Monday, December 8, 2008

«Do you think we imprison people on a whim?»

Ecco un film che ha ottenuto molta meno notorietà di quanta ne meritasse, molto probabilmente perché il sistema pervasivo di controllo della DDR che descrive è, ogni giorno di più, così simile a quello, presunto libero, in cui stiamo vivendo. Opprimente e amaro, Das Leben der Anderen (Le vite degli altri, '06) di Florian Henckel von Donnersmarck è una coinvolgente analisi del conflitto tra stato e individuo, che dovrebbe servire da monito su ciò che aspetta la società alla fine della strada collettivista. Consigliato vivamente.


5 comments:

Anonymous said...

Bellissimo film. Purtroppo si nota la regia tedesca, con le sue riprese statiche ed inconfondibili, alla Derrik, per intenderci. Ma nel complesso un must.

Paxtibi said...

In questo caso però la regia alla tedesca l'ho trovata perfettamente adeguata.

Anonymous said...

La parte più triste e mortifera è quella relativa ai momenti che la spia vive "fuori dal lavoro": appartamento spoglio, pasti e serate privi di colore, di un qualunque spunto. Anche gli affetti sono ridotti all'anonimo e raro atto meccanico.
Come se la vita potesse esistere solo nei termini dettati da un regolamento... e cessasse laddove il regolamento stesso non la prevede o disciplina.


Jorge Perro Liberista.

Paxtibi said...

Già. Nel “paradiso” collettivista l'individuo ha un senso solo in quanto ingranaggio intercambiabile della macchina statale.
Una figata, guarda: per fortuna tra non molto saremo finalmente liberi dalla proprietà e dal profitto e potremo godere di questa unità consapevole globale.
Non vedo l'ora.

Thomas Morton said...

Il film è bellisimo, concordo. Non mi pare, però, che abbia ottenuto poca notorietà. Oscar per il miglior film straniero.