Wednesday, October 31, 2007

Col cerino in mano

Avevo scritto degli incendi in Grecia, e di come la macchina statale si fosse dimostrata inadeguata ad affrontarli.

Nei più recenti e devastanti incendi in California i mezzi pare non siano mancati – se non altro nelle foto e nei video si vedono dei vigili del fuoco, e non solo dei contadini disperati con taniche e pompe – ma il bilancio è stato comunque drammatico.

Riscaldamento globale, cambiamento climatico, sabotaggio di Al Qaeda? Su chi sia il responsabile media e politici lasciano volare la fantasia. In questo articolo tratto da Mises.org si offre una spiegazione, decisamente più realistica e fondata.

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Di William L. Anderson


Mentre gli incendi in California ed altrove bruciano foreste, abitazioni e attività commerciali, e mentre procede un'evacuazione tipo Katrina, gli ecologi e i media lanciano nuovi proclami: questi disastri sono i risultati del riscaldamento globale.

Secondo una recente puntata del programma radio “60 Minutes” e nuovi proclami sulla CNN, il riscaldamento globale ha causato questi ultimi disastri e se desideriamo avere meno incendi in futuro dobbiamo “cambiare il nostro stile di vita” adesso.

Dichiara una pubblicazione ambientalista:
Gli incendi che consumano la California del sud sono straordinari: è straordinario che abbiano distrutto così tante abitazioni. È straordinario che siano cominciati così rapidamente ed abbiano bruciato così intensamente. Ed è straordinario che stiano esaurendo le formidabili risorse antincendio di una regione abituata agli incendi.

Ma in avvenire, potrebbero diventare ordinari.

Gli scienziati già hanno legato l'aumentate frequenza e intensità degli incendi al cambiamento climatico e gli scienziati sono sicuri che le circostanze che saranno provocate dal riscaldamento globale renderanno soltanto le circostanze più mature per gli incendi.
Dice Anderson Cooper della CNN, introducendo “Pianeta in pericolo:”
Allo scoccare della prossima ora… l'immagine intera. Questi incendi ne sono davvero una parte. Fuoco, siccità, riscaldamento globale, cambiamento climatico, disboscamento, tutto è collegato, stasera, 9:00 p.m. Orientale… “Pianeta in pericolo” comincia tra solo 30 minuti.
Ci sono persino degli scienziati che forniscono una “foglia di fico” per questa nuova teoria degli incendi di foreste, come questo recente articolo di Science:
L'attività degli incendi di foreste negli Stati Uniti occidentali è considerata ampiamente in aumento negli ultimi decenni, tuttavia né l'estensione dei cambiamenti recenti né il grado a cui il clima può guidare cambiamenti regionali negli incendi sono stati documentati sistematicamente. Gran parte della discussione pubblica e scientifica sui cambiamenti degli incendi negli Stati Uniti occidentali è focalizzata preferibilmente sugli effetti della storia dell'utilizzazione del territorio nel diciannovesimo e ventesimo secolo. Abbiamo compilato una base di dati completa di grandi incendi nelle foreste degli Stati Uniti occidentali dal 1970 e la abbiamo paragonata con dati idroclimatici e della superficie terrestre. Qui, mostriamo che una grande attività degli incendi è aumentata improvvisamente e segnatamente alla metà degli anni '80, con maggiore frequenza di grandi incendi, maggiore durata dell'incendio e con stagioni di incendi più lunghe. Gli aumenti più grandi si sono presentati a media elevazione, nelle foreste nordiche delle Montagne Rocciose, dove i dati storici di utilizzazione del territorio hanno relativamente poco effetto sui rischi di incendio e sono strettamente associati alle temperature più alte di primavera e estate ed all'anticipato scioglimento della neve in primavera.
La traduzione è questa: la gestione governativa delle foreste è stata ottima; il riscaldamento globale è la causa dei moderni incendi di foreste che stanno consumando un'enorme superficie nell'ovest americano. Forse è conveniente che scienziati pagati dal governo ci dicano che il problema reale è l'impresa privata che produce tutta quell'anidride carbonica che si presume stia uccidendoci tutti.

C'è un piccolo problema, tuttavia, nella secolare ormai gestione governativa delle foreste occidentali, che ci ha messo nella situazione culminata inevitabilmente in ciò a cui stiamo assistendo ora. Un recente documento di Alison Berry del Property and Environment Research Center indica un colpevole molto diverso – ma familiare – il governo federale.

Scrive Berry:
Per la maggior parte del ventesimo secolo, la politica federale antincendio degli Stati Uniti si è focalizzata sulla soppressione di tutti gli incendi nelle foreste nazionali. L'obiettivo era di proteggere la risorsa del legname e le comunità rurali, ma questa politica ha ignorato l'importanza ecologica del fuoco. Le foreste nordamericane si sono evolute con il fuoco per migliaia di anni. Il fuoco restituisce sostanze nutrienti ai terreni, incoraggia lo sviluppo di alberi più vecchi e resistenti al fuoco e promuove la crescita dei semenzali.

Decenni di esclusione dal fuoco hanno prodotto dense foreste non caratteristiche in molte zone. Alcune foreste, che precedentemente sono bruciate leggermente ogni 15-30 anni, ora sono soffocate dalla vegetazione. Se si incendiano, queste foreste scoppiano in conflagrazioni di intensità molto maggiore rispetto ai livelli storici. Le erbe, gli arbusti e i virgulti nel sottobosco ora formano una scaletta combustibile, per mezzo della quale le fiamme possono arrampicarsi sulla sommità della foresta, distruggendo interi boschi.

Il problema del fuoco è esacerbato dalla diminuizione delle raccolte federali di legname dalla fine degli anni '80. In assenza di fuoco e con ridotte raccolte di legname e pulizia, gli alberi di piccolo diametro sono proliferati. Alberi affannati competono per acqua limitata, luce solare e spazio vitale.
Per capire come siamo arrivati a questo punto, dobbiamo ricordarci che abbiamo a che fare con vecchie eredità politiche. In primo luogo, l'Accordo sulla Louisiana del 1803 ha messo tutte le nuove terre occidentali nelle mani del governo federale. Anche oggi, il governo possiede più della metà di tutte le terre occidentali.

In secondo luogo, la presidenza di Theodore Roosevelt ci ha dato più della sola belligeranza e della retorica anti-business; ci ha dato anche le politiche socialiste della terra statale. Roosevelt fu influenzato fortemente da Gifford Pinchot, un progressista convinto che lo stato fosse un migliore gestore della terra dell'impresa privata. Secondo Wikipedia:
Pinchot ha cercato di cambiare la politica pubblica sulla terra da una che disperdeva le risorse in tenute private in una che manteneva la proprietà e l'amministrazione federali della terra pubblica. Era un progressista che credeva fortemente nel Movimento dell'Efficienza. L'uso più economicamente efficiente delle risorse naturali era il suo obiettivo; lo spreco era il suo grande nemico. I suoi successi, in parte, erano basati sulle conoscenze personali che cominciò a sviluppare come allievo a Yale e continuarono nella sua carriera. La sua partecipazione personale al processo di reclutamento condusse ad un alto esprit de corps nel servizio forestale e gli permise di evitare sostegni politici partigiani. Pinchot ha capitalizzato la sua esperienza professionale per guadagnare aderenti in un'era in cui la professionalità e la scienza erano grandemente stimate. Rese un'alta priorità professionalizzare il servizio forestale; a tale scopo aiutò a fondare la scuola di silvicoltura di Yale come fonte di uomini altamente addestrati.
Al tempo, i taglialegna tagliavano grandi distese nelle foreste private ed alcuni conservazionisti lanciarono l'allarme, temendo che tutte le foreste degli Stati Uniti avrebbero potuto presto sparire (come tante altre gravi previsioni, questa non ha aveva alcuna base nei fatti, ma era ciononostante un attrezzo retorico utile a propagare il timore tra il pubblico e per rafforzare lo stato).

Nell'istituzione del servizio forestale degli Stati Uniti, l'amministrazione Roosevelt cercò di seguire un percorso fra il preservazionismo totale come sostenuto da John Muir ed il movimento per la vendita delle terre del governo ai proprietari privati, comprese le aziende del legname. Invece, il governo enfatizzò la sua “esperienza” contro gli interessi “a breve termine” degli interessi privati e questo significava l'applicazione delle proprie politiche. Scrive Berry:
Il servizio forestale è stato creato nel 1905 per controllare le riserve forestali della nazione e da allora in poi l'agenzia ha adottato una politica nazionale di soppressione del fuoco. Lo storico di incendi Stephen Pyne nota che durante i primi anni, fu necessario per il servizio forestale dimostrare le sue qualificazioni. Molti silvicoltori allora conoscevano il valore dei “leggeri incendi” per eliminare la vegetazione nel sottobosco, ma il servizio forestale voleva distinguersi da questa pratica corrente dei coltivatori rurali e degli nativi americani. Il servizio forestale insistette che avrebbe dovuto controllare le riserve forestali precisamente perché offriva qualcosa di diverso dalle pratiche della frontiera….

Inoltre, il servizio forestale aveva bisogno di un messaggio semplice riguardo al fuoco nei boschi. Non avrebbe servito l'agenzia tentare di istruire il pubblico sulle differenze fra gli usi adatti ed inadeguati del fuoco; “la propaganda non prospera sulle piccole differenze”…. Quindi, il servizio forestale ha adottato un'inequivocabile posizione anti-incendio. Più tardi, il messaggio anti-incendio dell'orsetto Smokey – “soltanto voi potete prevenire gli incendi nei boschi” – si trasformerà in una delle campagne pubblicitarie più efficaci della storia.
Questa forma di gestione era consistente con il ”movimento dell'efficienza” nel quale, secondo Wikipedia,
Gli aderenti sostenevano che tutte le funzioni dell'economia, della società e del governo erano flagellate dallo spreco e dall'inefficienza. Tutto sarebbe migliorato se gli esperti avessero identificato i problemi e li avessero riparati. Il risultato fu un forte sostegno per la costruzione di università di ricerca e scuole di commercio e di ingegneria, di agenzie municipali di ricerca, così come la riforma degli ospedali e delle scuole mediche. Il capo più noto era forse l'ingegnere Frederick Winslow Taylor, che affermava che c'era sempre “un modo migliore” di risolvere un problema.
In poche parole, lo stato ne sa di più. Durante gran parte del ventesimo secolo, le foreste del governo sono state “gestite” principalmente per servire gli interessi del legname e spesso sono state agganciate a palesi politiche di sovvenzione delle falegnamerie. Anche se l'industria del legname ha prosperato in queste circostanze, c'erano due problemi. In primo luogo, c'era la questione del calcolo economico in cui il valore delle cose dipendeva tanto dai capricci politici del congresso e del ramo esecutivo quanto dal valore che tali risorse avrebbero avuto in un mercato libero.

In secondo luogo e più importante per la situazione attuale, la politica della gestione delle foreste e della soppressione del fuoco subì cambiamenti importanti. Mentre il servizio forestale temporaneamente sospese la sua politica “orso Smokey”, un'ondata di enormi incendi nel 1988, compresa la conflagrazione al parco nazionale di Yellowstone in cui vigeva una politica del “lascialo bruciare”, condusse ad un'enorme protesta pubblica (o più specificamente, politica), che portò all'abbandono di tale politica ed il Congresso ancora una volta richiese la soppressione del fuoco.

Durante gli ultimi anni '80 e particolarmente durante le amministrazioni Bush I e Clinton, il governo ha cominciato a spingere aggressivamente la legge per le specie in pericolo come modo di “conservare” le foreste occidentali. Facendo un voltafaccia dalla sua politica di consentire alle ditte del legname il taglio delle foreste occidentali, le politiche sono state cambiate “per lasciare le foreste assolutamente sole,” una politica che ha cambiato il carattere delle foreste.

Per una cosa, nessun taglio ha significato che gli alberi si sarebbero sviluppati molto più fittamente, rendendo le foreste così dense che è diventato inevitabile per incendi che una volta erano procedure di trasformarsi in conflagrazioni. Mentre queste politiche erano popolari tra gli ecologisti, erano disastrose per la gente che una volta dipendeva per vivere dal taglio del legname. (Lasciatemi inoltre precisare che molte delle direttive anti-taglio e anti-estrazione dell'amministrazione Clinton hanno avuto l'effetto di impoverire quelle contee che ebbero la sfrontatezza di votare per gli avversari politici di Clinton nelle elezioni presidenziali. Se questo fu coincidenza o disegno è lasciato alla decisione del lettore.)

Ma mentre i taglialegna se ne andavano, i milionari arrivavano. La gente ricca che desiderava andarsene dalle affollate città della West Coast si costruì nuove residenze nelle zone adiacenti alle foreste nazionali. Tuttavia, i governi dominati dagli ecologisti hanno rifiutato a questi proprietari di abitazioni il permesso di spianare la terra vicino alle loro case, il che significa che se le foreste vicine avessero preso fuoco, le loro case quasi certamente sarebbero bruciate con esse. L'applicazione della legge per le specie in pericolo per impedire ai proprietari di abitazioni di rimuovere i vicini rischi d'incendio naturali inoltre ha contribuito ad assicurare che le nuove case fossero vulnerabili al fuoco.

Ciò è particolarmente vero nelle montagne litoranee della California del sud, in cui si è verificata l'ultima onda di incendi. La gente ha costruito le sue “case da sogno” sulle alture più fresche e più sceniche, sperando che il pericolo del fuoco rimanesse soltanto un pericolo e non diventasse una realtà. Le politiche federali e statali, citando la legge per le specie in pericolo, hanno proibito specificamente ai diversi proprietari terrieri di proteggere le loro case e proprietà cambiando il paesaggio vicino per diminuire i pericoli del fuoco.

I fuochi sono naturali in quanto si sono sempre presentati sulla terra e continueranno a farlo. Il reale problema con gli incendi attuali, tuttavia, è il governo. I governi – in nome “dell'amministrazione scientifica” ed “ecologica” – hanno grossolanamente pasticciato con l'ambiente naturale. La politica ambientale ha operato sul presupposto – come così eloquentemente dichiarato da Lew Rockwell – che “la proprietà privata è il nemico.” Egli scrive che gli ecologisti credono che:
La natura è un fine in sé. Per questo deve essere posseduta pubblicamente, cioè dallo stato. Lo stato, nella sua amministrazione di questa terra, non deve farci nulla. Non devono esserci incendi controllati, sfoltimento degli arbusti, taglio, o persino turismo. Possiamo ammirarla da lontano, ma il lavoro delle mani umane non deve intervenire mai.
Effettivamente, vediamo il prodotto di tali politiche: totale distruzione dell'habitat umano ed animale.

Quelle specie in pericolo che la legge si supponeva dovesse proteggere sono inghiottite insieme alle case da milioni di dollari che gli ecologisti odiano. Eccolo qua lo stato che “protegge” la natura. In effetti, il governo si è occupato dell'ambiente naturale più o meno come le forze armate degli Stati Uniti si sono occupate del Vietnam: per “salvarlo” l'hanno distrutto.
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William Anderson, studioso aggiunto del Mises Institute, insegna economia all'Università Statale di Frostburg. Mandagli una mail. Leggi i suoi articoli. Commenta sul blog.

Tuesday, October 30, 2007

Piccolo Glossario della Neolingua #15


The post-office clerk is the prototype of future man. Streams of blood have been shed for the realization of this ideal.
(Ludwig von Mises)

È ormai diventata un'abitudine il dover assistere ad interminabili dibattiti e polemiche sulla necessità di nuove regole in ogni ambito della vita civile, invero questa del riscrivere le regole sembra essere l'attività principale di ogni parlamento che si rispetti, quella che ne giustifica l'enorme quantità di risorse sottratte alla comunità. Ma è così? È davvero necessaria questa casta di legislatori e questa inflazione di regole, o serve solo a farci dimenticare il significato delle parole?
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Regola
Significato originario:
1 l’ordine costante che si riscontra nello svolgimento di una certa serie di fatti: fenomeni che si verificano con, senza una r.; eccezione alla r., caso anomalo, irregolare
2a formula che prescrive il modo di agire in un caso determinato o in una particolare attività, in base all’esperienza o alla convenzione: individuare, stabilire una r., attenersi, contravvenire alle regole, r. di comportamento, di vita; per tua, vostra norma e r., per introdurre una precisazione sul comportamento proprio o altrui, spec. in modo polemico
2b gramm., norma che prescrive un determinato uso linguistico
2c mat., metodo pratico per la risoluzione di problemi o l’esecuzione di calcoli
3 relig., insieme di norme e prescrizioni basilari che disciplinano la vita di un ordine religioso, generalmente fissate dal suo fondatore: la r. francescana, dei benedettini | testo scritto che riporta tali norme e prescrizioni
4 moderazione, misura, freno: parlare, mangiare, bere senza r.
5 condizione normale, abituale, consueta: andare a dormire alle due di notte è ormai la r.

Che l'intero creato risponda a delle regole, e che da queste regole dipenda la sua esistenza, è un fatto evidente. La regola non è altro che la mappa – imposta dalla realtà materiale – dei confini di ogni creatura, all'interno dei quali soltanto è assicurata la vita. Gli esseri viventi non devono far altro che imparare a riconoscere queste regole ed osservarle con scrupolo, aiutati in questo da chi li ha preceduti e generati, e il loro soggiorno nel mondo materiale sarà lungo e soddisfacente.

Eccezione in questa regola generale della realtà pare essere l'uomo. Forse per il fatto che la trasmissione della conoscenza e delle esperienze avviene principalmente per mezzo della parola, l'uomo è arrivato a credere di essere lui a scrivere le sue regole. In realtà, le regole da cui dipende nascono con lui, e le leggi scritte, da sempre, non ne sono che la trasposizione in parole. Da un articolo di Tibor Machan:
Per esempio, nessuno deve uccidere, rapinare, rapire, o aggredire un'altra persona. Questi sono principi universali di condotta umana. Essi sono, per usare la terminologia kantiana, categoricamente veri per guidare l'interazione umana, in ogni tempo, in ogni luogo.
Tuttavia, poiché l'uomo è animale sociale che costituisce gerarchie all'interno del gruppo basate sull'oggettivo apporto del singolo alla comunità, ecco che tende a riconoscere agli individui gerarchicamente più elevati maggiore autorità nella conoscenza e nell'applicazione delle regole.
Fra gli animali in cui si è stabilita una gerarchia le contese dirette ovviamente risultano diminuite, ma la competizione tuttavia continua attraverso le cosiddette «lotte simboliche» fatte di sguardi minacciosi o d'assunzione d'atteggiamenti aggressivi, che però non producono danni. Questi comportamenti sono presenti soprattutto presso i carnivori di grossa taglia dotati di armi d'offesa molto efficaci, come ad esempio i lupi, e vengono accettati supinamente dai più deboli: in questo modo la violenza e lo spreco d'energie ne risultano limitati. Ogni scontro infatti indebolisce tutti, anche i vincitori (almeno per un po' di tempo), i quali potrebbero cadere vittime essi stessi di qualche predatore.
Ed è più o meno a questo punto che compie il peccato originale: la facoltà di scrivere e imporre le regole consente di cambiarle onde favorire non più la sopravvivenza della specie ma la permanenza di alcuni singoli individui ai più alti scalini della scala gerarchica, a prescindere dall'apporto fornito alla società. L'autorità si separa dal valore, le leggi vengono cambiate e non servono più ad assicurare l'esistenza, al contrario da quel momento agli albori della storia l'umanità intraprende una strada di massacri in crescendo, fino ai nostri giorni, in cui le guerre falciano milioni di persone a botta. La classe dominante, conscia del potere della legge, passa gran parte del suo tempo a riscriverla, generando confusione e rendendo difficile ricordare la legge naturale:
D'altro canto, che le cinture di sicurezza vadano allacciate non è universalmente vero: ci possono essere moltissime circostanze in cui è falso. O ancora, che il 40% dei propri guadagni vada versato alle autorità legali, anche questo manca l'universalità di parecchio, ammesso e non concesso che abbia un qualche fondamento.

Così, quando simili editti vengono tradotti in leggi, nonostante l'apparenza basata sulla pompa e la circostanza – “legge firmata,” “entrare nei libri di legge,” etc. – non riescono ad essere leggi bona fide. Sono leggi false e incontreranno larga resistenza da coloro che se ne rendono conto, che sanno che gli editti non si applicano su di loro. Questi editti, quindi, violano il principio della regola di legge.
La proliferazione di leggi e regolette, quindi, diventa una priorità della classe dominante, indispensabile per mantenere la posizione di privilegio. Effetto di questa frenetica attività legislativa è la burocratizzazione della società, vero e proprio cancro che assorbe sempre maggiori risorse, ma non solo: proprio come in un tumore le “cellule” che ne sono contagiate impazziscono, e rivolgono lo scopo della loro esistenza non più alla conservazione, ma alla distruzione. Scriveva infatti Mises nel suo Burocrazia:
Nel decennio precedente la Prima Guerra Mondiale, la nazione più avanzata sulla strada della regolamentazione burocratica, assistette all'apparizione di un fenomeno del tutto nuovo: il movimento giovanile. Branchi turbolenti di ragazze e ragazzi disordinati vagavano per la nazione, facendo gran rumore e mancando alle lezioni. Con parole roboanti annunciavano il salmo di un'età dll'oro. tutte le generazioni precedenti, enfatizzavano, erano state semplicemente stupide; la loro incapacità ha trasformato la terra in un inferno. Ma la generazione nuova non vuole più supportare la gerontocrazia, la supremazia della senilità impotente e imbecille. Di conseguenza la gioventù comanderà. Essi distruggeranno tutto ciò che è vecchio e inutile, rifiuteranno tutto ciò che era caro ai loro genitori, sostituiranno nuovi valori e ideologie reali e sostanziali a quelli antiquati e falsi della civiltà capitalista e borghese, e costruiranno una nuova società di giganti e superuomini.

Monday, October 29, 2007

Specchio, specchio delle mie brame...

Capita talvolta che la furia mistificatrice degli apparati statali, ormai abituato da una stampa in genere asservita e servile a non dover rispondere delle proprie responsabilità, superi il limite della credibilità rivelandosi nella sua spudoratezza e meritandosi una reprimenda persino dai suoi stessi vertici, preoccupati per il rischio di inceppare la macchina della propaganda che alimenta il mito dello stato giusto e onnipotente.

Del resto, se i falchi di Washington che considerano i fallimenti delle avventure belliche USA come distorsioni di una stampa poco collaborazionista si sono inventati i giornalisti embedded, che male c'è se la FEMA, scottata dalla scandalosa gestione del dopo-Katrina, decide di farne proprio a meno, dei giornalisti, e di farsi la conferenza stampa in casa? Così la FEMA si guarda allo specchio e si piace, e lo fa sapere al mondo; leggere per credere, da un articolo di Al Kamen dal Washington Post:
La FEMA ha davvero imparato la lezione di Katrina. Anche la sua gestione dei mezzi di comunicazione è migliorata drammaticamente. Per esempio martedì, mentre gli incendi infuriavano in California, Harvey E. Johnson, l'amministratore delegato, ha organizzato un incontro con la stampa all'una di pomeriggio.

I reporter sono stati avvisati soltanto 15 minuti prima, rendendo improbabile che si potessero presentare in molti agli uffici della FEMA.

È stato dato un numero 800 per chiamare, benchè fosse una linea di “solo ascolto”, secondo l'avviso: nessuna domanda. Parti dell'incontro sono state trasmesse in diretta da Fox News (vedi il video di Fox News della conferenza stampa caricato dal sito Think Progress), MSNBC e da altre fonti.

Johnson stava in piedi dietro un leggio ed ha cominciato con una descrizione generale prima di dire che avrebbe risposto ad alcune domande. Le prime domande erano sulle “merci” spedite nella California del sud e su come i funzionari si sono occupati delle persone che si rifiutavano di evacuare. Ha risposto eloquentemente.

Era apparentemente abbastanza familiare con i reporter – in un caso, sembra chiamare “Mike” un reporter – e gli è stata rivolta una domanda stranamente interna riguardo “che cosa significa avere una dichiarazione di emergenza rispetto ad una dichiarazione di catastrofe” firmata dal presidente. Ancora una volta ha spiegato con calma.

“Siete finora soddisfatto della risposta della FEMA?” ha chiesto un reporter. Un altro lo ha interrogato riguardo alle “lezioni apprese da Katrina.”

“Sono finora molto felice con la risposta della FEMA,” Johnson ha detto molto serenamente, con entusiasmo, “una performance di squadra molto efficiente.”

“E così penso che ciò che realmente state vedendo sia il beneficio dell'esperienza, della buona direzione ed della buona collaborazione,” ha detto Johnson, “nessuna delle quali erano presenti in Katrina.” (Allora non era Michael Chertoff il capo del DHS?) Molto liscio, molto professionale. Ma qualcosa non sembrava giusto. I reporter stavano lanciando troppi assist. Nessuno ha chiesto notizie sui rimorchi con formaldeide per i senzatetto degli incendi. Ed i media hanno sembrato dare a Johnson tutta la giornata per lustrare senza sosta la grandezza della FEMA.

Naturalmente, la ragione potrebbe essere che le domande erano poste da funzionari della FEMA nella parte dei reporter. Veniamo a sapere che le domande sono state fatte da Cindy Taylor, direttore delegato della FEMA per gli affari esteri e “da Mike” Widomski, direttore delegato agli affari pubblici. Il direttore degli affari esteri John “Pat” Philbin ha fatto una domanda ed un altra è arrivata da qualcuno che sembrava essere l'aiuto stampa Ali Kirin.
L'oste che chiede a se stesso: “è buono il mio vino?”

Sunday, October 28, 2007

Il dolce suono

Visto che si parlava di alieni, vi presento la mio aliena preferita: Leeloo (Milla Jovovich) in una scena mozzafiato dal Il quinto elemento (The Fifth Element '97) di Luc Besson, per conto mio il film di fantascienza più divertente in assoluto. L'ironia, il ritmo, la creatività visiva sopperiscono egregiamente alla debolezza del soggetto. Bravi anche Bruce Willis ma soprattutto Gary Oldman nel ruolo del malvagio generale Zorg.

Saturday, October 27, 2007

Mangiapane a UFO

Ultimamente ho notato una certa inflazione di teorie cospirazioniste: mentre negli USA la Fox attribuisce gli incendi californiani ad Al-Qaeda, dalle nostre parti per spiegare dei fenomeni inconsueti si ricorre addirittura agli alieni. E per via ufficiale!

Ricordate lo strano caso di Canneto di Caronia, il paesino in provincia di Messina dove si verificarono nelle case strani incendi per autocombustione? Leggete un po' qual è il risultato di due anni di alacre lavoro del gruppo di studio creato dalla Presidenza del Consiglio. Dall'articolo del
Giornale:
Il gruppo di studio, coordinato da Francesco Mantegna Venerando, coordinatore regionale del comitato della Protezione civile siciliana, e composto da tecnici di carabinieri, aeronautica, marina e da un ricercatore della Nasa, dopo 24 mesi di analisi, è arrivato alla conclusione che Canneto di Caronia sia stata colpita da fenomeni elettromagnetici di origine artificiale, capaci di generare una grande potenza concentrata, fasci di microonde ad altissima frequenza. Ma qual è la possibile causa? Niente di naturale. E gli esperti si sbizzarriscono: al primo posto c'è l'ipotesi della sperimentazione di una misteriosa arma segreta militare, ma subito dietro ci sono, appunto, gli Ufo. «Tecnologie militari evolute anche di origine non terrestre – si legge nel testo – potrebbero esporre in futuro intere popolazioni a conseguenze indesiderate. Gli incidenti di Canneto di Caronia potrebbero essere stati tentativi di ingaggio militare tra forze non convenzionali oppure un test non aggressivo mirato allo studio dei comportamenti e delle azioni in un indeterminato campione territoriale scarsamente antropizzato».
Quindi qualcuno può testare misteriose armi non convenzionali sul territorio italiano senza render conto a nessuno, tutto quello che si riesce ad ottenere sono solo ipotesi; e cosa lo paghiamo a fare un apparato di difesa, allora?
A supporto della tesi, i numerosi avvistamenti di extraterrestri concentrati, guarda caso, proprio nella stessa fascia di territorio siciliano, quella di Canneto di Caronia. Nel tempo, e soprattutto da quando gli incendi misteriosi hanno tolto la pace alle famiglie che abitano nella piccola frazione, numerose sono state le testimonianze – anche fotografiche e video - di persone che hanno giurato di avere visto oggetti luminosi volanti.
Ecco: ancora non ci siamo liberati dagli islamofascisti che già arrivano gli alieni!

“Kill the bugs!”

Ian Smith, il partigiano Johnny, Mugabe

A Laputa pare ci siano problemi, il dispaccio telepatico è più stringato del solito, ma come al solito interessante. Si tratta di alcuni appunti sullo Zimbabwe, di quando ancora si chiamava Rhodesia e Mugabe poteva soltanto sognare i metodi per la trasmutazione del granaio d'Africa in una specie di ground zero alimentare.
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Di Giovanni Pesce


Anni fa lo Zimbabwe era chiamato South Rhodesia ed era stato governato dal 1965 al 1980 da tale Ian Douglas Smith.

Era una ex-colonia britannica così chiamata “in memoria di” di Sir Cecil Rhodes, (1853-1902) uomo che aveva fatto delle concessioni mineraria lo scopo della sua vita; non per nulla l’impresa monopolista della produzione dei diamanti “De Beers” è stata fonadata da Cecil.

Ian Smith, nativo della Rodesia, durante la WWII aveva fatto parte della RAF e:
…., il 22 giugno 1944, al ritorno da una missione a caccia di convogli e treni, il suo Spitfire fu colpito dalla contraerea e dovette paracadutarsi sulle montagne a nord di La Spezia. Dopo una serie di fortunate fughe in cui riuscì ad evitare la cattura, incontrò un contadino italiano che lo condusse al sicuro in una caverna vicino a Vallescura e, anche se gli fu offerto rifugio da un ricco italiano proprietario di un mulino, preferì unirsi ai partigiani e partecipare alle loro operazioni per i successivi cinque mesi. In quel periodo incontrò un prigioniero di guerra inglese evaso ed insieme ad altri tre fuggiaschi, marciarono a nord oltre le alpi per unirsi alle forze americane nel sud della Francia. Dopo un'ardua prova di 23 giorni, durante i quali soffrì anche il congelamento dei piedi, raggiunsero le linee americane.

La missione di Ian era uno “strafing” dalla valle del Po al Basso Piemonte; sulla stazione di Alessandria fu colpito dalla contraerea tedesca e decise di rientrare in Corsica ma, peggiorando le condizioni del velivolo, preferì lanciarsi in una zona collinosa (località Valle Scura della frazione S.Pietro d’Olba, del comune di Urbe-SV) dove la presenza partigiana garantiva una significativa probabilità di aiuto.
Il wealthy Italian milliner era un tale Gianni Pesce (omonimo, ndr) di Tiglieto (Ge) e i partisans erano le formazioni “azzurre” quelle composte prevalentemente da militari dell’esercito o dell’aeronautica.
Ian partecipò alla liberazione di Alba i primi giorni di Ottobre 1944 e il 23 Novembre 1944 traversò le Alpi per riunirsi alle formazioni militari alleate.
Durante la liberazione di Alba, nella stessa formazione di Ian Smith militava anche un tale Beppe Fenoglio, in seguito scrittore de “Il Partigiano Johnny”.

E’ ipotizzabile che l’idealizzazione di Ian Smith si sia stata la base per creare il personaggio del partigiano Johnny; il mulino di Johnny invece era quello di Gianni Pesce.

Il ruolo che Ian svolse in quel periodo era il collegamento con il comando alleato responsabile del Monferrato, “stecca” che a partire da marzo 1945 passò proprio a Beppe Fenoglio, in quanto cultore della lingua inglese.

Infatti il Maresciallo Alexander comandante delle operazioni militari alleate, aveva deciso di rallentare l’offensiva in Italia ed ai partigiani in montagna toccò il compito di resistere fino a primavera.

Ian Smith rientrato in Rhodesia si dedicò all’agricoltura e poi alla politica, diventando Presidente della Rhodesia nel 1965. E’ stato un governante molto discusso per via di un certo taglio con la politica inglese e per il segregazionismo ovvero un “apartheid” a favore dei bianchi.

In realtà Ian Smith aveva tagliato i legami con la British South Africa Company e stampato moneta rhodesiana così nella scena mondiale venne dipinto come un “pericoloso leader nazionalista”.

La British South Africa Company era stata creata da Cecil Rhodes avendo come riferimento la mitica Compagnia delle Indie.
Ma il peggio doveva ancora venire; il potere finanziario mondialista creò una rivolta interna ed alla fine della Rhodesian Bush War, Ian Smith stesso dovette accordarsi per consegnare, con il beneplacito mondiale, la Rhodesia nelle mani dello ZANU di Robert Mugabe.

Sic transeat gloria mundi.

Thursday, October 25, 2007

Non voto perché

Riporto dal sito Libertari.org di Leonardo Facco il testo integrale del Manifesto del non voto, che sottoscrivo volentieri.
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Con questo manifesto si vuole portare all’attenzione degli elettori l’inutilità di quel gesto ammantato di “sacralità” che si chiama voto. Sarebbe facile fare demagogia sugli alti stipendi dei politici, sui benefici di cui godono, delle false promesse elettorali, degli sperperi compiuti con i nostri soldi di “cittadini – sudditi – contribuenti” e tutte le altre malefatte che quotidianamente gli organi di informazione portano alla nostra attenzione. Ma l’aspetto fondamentale è porsi la domanda: “perché votare?”

Il voto è indissolubilmente legato al concetto di democrazia e quest’ultima all’idea di libertà; sembra che partecipando alle elezioni che si tengono periodicamente ci si possa sentire immancabilmente liberi. I nostri rappresentanti non perdono occasione per ricordarci che votare è un nostro diritto – dovere e che senza questo “rito pagano” non ci potrebbe essere una convivenza civile e saremmo costretti a vivere in una situazione di caos e di guerra perenne tra gli individui. Peccato che troppo spesso ci si dimentica che nella Germania nazista Adolf Hitler fu eletto democraticamente dal popolo sovrano e che tutte le dittature comuniste (passate e presenti) si definiscono “democratiche”. Solo questi esempi dovrebbero fare riflettere sul binomio democrazia uguale libertà.

Perché votare allora? Ogni volta che ci rechiamo ad un seggio elettorale ci sembra di partecipare alla vita pubblica e di essere fautori del destino della nazione ma le cose stanno veramente così?

Innanzi tutto il concetto di delega è completamente disatteso, in tutti gli ordinamenti giuridici esistono le figure del mandante e del mandatario, nel quale il secondo è obbligato a compiere degli atti giuridici ben definiti per conto del primo. I nostri rappresentanti si comportano secondo questi dettami? No, e si rifanno al dettato costituzionale, un’ottima scusa. La costituzione la rispettano solo quando interessa loro. Rispettano i limiti che gli vengono posti? Chi controlla che tali limiti vengano rispettati?

Per qualunque politico lavorare significa emanare leggi ma tali leggi vengono rispettate da loro stessi? Il caso mele vi ricorda qualcosa? In che misura tali leggi sono di una qualche utilità per il resto della società?

Un ulteriore aspetto da analizzare è quello dei burocrati statali: casta che rappresenta la continuità perenne tra il succedersi dei vari governi. In quale istituzione i lavoratori possono votare i loro datori di lavoro? Qualsiasi cittadino che non ha la “fortuna” di lavorare per lo Stato può scegliere il proprio capo? A quali conseguenze porta questa commistione di interessi? Il politico di turno sarà indipendente dal burocrate? Fino a che punto il burocrate influenzerà il “nostro” mandatario?

A tutte queste domande (e a molte altre che chiunque è in grado di porsi) ciascuno di noi darà le risposte che riterrà più opportune, ma sottrarsi a riflettere su questi argomenti significa arrendersi ad una sorta di karma che decide il nostro destino e soprattutto a perdere la propria dignità di persona in grado di esercitare le proprie facoltà di critica.

Per concludere è utile citare due aforismi che ben rappresentano quanto sopra esposto.
“Lo Stato è quella grande finzione in virtù della quale tutti cercano di vivere alle spalle di tutti” (F. Bastiat).

“La politica è l’arte di cercare guai, trovarne anche se non ce ne sono, fare una diagnosi scorretta e praticare una cura sbagliata” (Sir E. Benn).

Fate circolare il messaggio!


Movimento Libertario

Wednesday, October 24, 2007

Allons enfants de l'Eurafrique!

Si è pronunciato a favore di un nuovo ordine mondiale nel suo primo intervento all'ONU; ha tradito la volontà dei suoi compatrioti sulla costituzione europea; ha dato il suo decisivo apporto alla creazione della polizia paramilitare europea; ora monsieur le président Nicolas Sarkozy si allarga, e da Tangeri, in Marocco, rilancia in un accorato appello ai popoli del Mediterraneo la sua idea di un'unione eurafricana. Da Le Monde:
“A tutti i mediterranei (...) voglio dire che è venuto il momento di mettere tutte le loro forze e tutto il loro cuore nella costruzione dell'Unione del Mediterraneo,” ha dichiarato dinanzi a dirigenti aziendali, al corpo diplomatico e a rappresentanti delle autorità marocchine.

Il mondo mediterraneo non ha cessato da secoli “di esitare tra la civilizzazione e la barbarie,” ha sottolineato Nicolas Sarkozy in un discorso dai toni lirici, nel quale non ha esitato a drammatizzare gli argomenti.

“Ciò che è in gioco è assolutamente decisivo (...) per il futuro dell'umanità,” ha detto. “Nel Mediterraneo si deciderà se le civiltà e le religioni si faranno o meno la più terribile delle guerre (...), se il Nord ed il Sud si affronteranno (...), se il terrorismo, l'integralismo, il fondamentalismo riusciranno ad imporre al mondo il loro programma di violenza ed intolleranza.”
Chissà se secondo Sarkò l'occupazione di Iraq e Afghanistan sono da annoverare tra gli atti di barbarie o le conquiste della civiltà, o se tra i fondamentalismi rientra anche quello dello stato ebraico. Ne dubito, soprattutto se si dovesse scoprire che una certa mail non sia priva di qualche fondamento.
“Qui si guadagnerà tutto o si perderà tutto,” ha avvertito Nicolas Sarkozy, perché è anche “attraverso il Mediterraneo” che l'Africa e l'Europa potranno “pesare insieme” “sul destino del mondo ed il corso della mondializzazione.” L'Unione Mediterranea sarà “il perno dell'Eurafrica, questo grande sogno capace di sollevare il mondo,” ha dichiarato.
Eurafrica? Quale, quella che era in guerra con l'Oceania? A parte gli scherzi, proviamo a riflettere: questo bellimbusto ha già scavalcato la volontà popolare sul mini-trattato europeo, ora si inventa l'Eurafrica, che non mi pare facesse parte del programma presentato e votato dai francesi. Se è un rappresentante, di quali interessi, visto che non si tratta esattamente di quelli dei suoi elettori?
Metterà in cima alle sue priorità la cultura, l'istruzione, la sanità, il capitale umano, la lotta contro le diseguaglianze e la giustizia, ha proseguito. “Sarà inizialmente un'unione di progetti ma con uno scopo: trasformare il Mediterraneo nel più grande laboratorio al mondo del co-sviluppo, dove lo sviluppo si decide insieme e si controlla insieme.“
Ecco, se non altro ce lo dice in faccia che per lui i “popoli del Mediterraneo” non sono altro che topi da laboratorio, su cui eseguire i suoi esperimenti sociali. Se poi qualcosa dovesse andare storto poco male, l'importante è che a decidere del nostro sviluppo siano Sarkozy, Gheddafi e compagnia bella. Insieme.

«E giò contro 'sto mür!»

Se mi chiedeste qual è, secondo me, la figura eroica più potente della storia del cinema, senza troppe esitazioni vi risponderei: il Lulù Massa di Gian Maria Volontè. Il protagonista de La classe operaia va in paradiso di Elio Petri ('71), film di denuncia della condizione dei lavoratori nelle fabbriche del nord, ma ancor di più atto d'accusa verso i sindacati traditori e collusi, il movimento studentesco ideologizzato e ostaggio del sogno di una rivoluzione impossibile, e soprattutto verso l'annullamento del singolo che fuori dalla fabbrica si completa con l'adesione ai dogmi di partito: alla fine, l'unica umanità che si salva, seppur nella sconfitta, è quella di Lulù e dei suoi compagni. Film di denuncia dal realismo impietoso e sofferto, interpretazione da Oscar di Gian Maria Volontè, musiche di Morricone, La classe operaia va in paradiso rimane uno delle vette più alte di un cinema italiano che ormai sa raccontare solo le vacanze degli idioti.


Tuesday, October 23, 2007

Premio Caligola - Ottobre '07

Ancora una volta è un italiano il favorito per la vittoria del Premio Caligola (“Il potere gli ha dato alla testa”) di ottobre, anche se dovrà superare l'agguerrita concorrenza di due campioni africani. I pronostici sono tutti per lui, l'ineffabile ministro dell'Economia e Finanze Tommaso “Bamboccione” Padoa-Schioppa, che dopo aver dissanguato per bene i contribuenti italiani si lascia andare ad una serie di apprezzamenti che a molti hanno ricordato le brioches di Maria Antonietta. Doppio cognome e mezzo cervello, il ministro ha ipotecato il trofeo.

Detto del nostro rappresentante, ritroviamo una vecchia conoscenza. Avevo previsto, se ricordate, nuove partecipazioni di Robert “The Curse” Mugabe al premio, e infatti eccolo qui, impegnato a perseguire degli agricoltori per aver coltivato la terra: essendo bianchi, non ne avevano il diritto. Il razzismo misto a comunismo ed alla perniciosa follia di questo dittatore da operetta non finirà mai di stupirmi.

A completare il terzetto di finalisti il governo nigeriano, che per mano dei suoi funzionari all'immigrazione ferma alla frontiera nientepopodimeno che: Bill Gates, scambiato per un immigrato ciuccia-welfare
(!) in cerca di comoda sistemazione alle spalle dei contribuenti nigeriani. È vero, si tratta solo di un simpatico siparietto da avanspettacolo, ma illustra così bene la stolida ottusità delle burocrazie governative che gli si può ben concedere qualche chance di vittoria.

Alle urne! Alle urne!

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Padoa-Schioppa: "Le tasse? Bellissime. Un modo civile di contribuire ai servizi"

ROMA - "Le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili quali istruzione, sicurezza, ambiente e salute". Tre giorni dopo la polemica su i "bamboccioni" il ministro Tommaso Padoa-Schioppa discute su tasse e welfare nello studio di "In mezz'ora" di Lucia Annunziata sui Rai 3.

"Ci può essere insoddisfazione sulla qualità dei servizi che si ricevono in cambio - ha aggiunto - ma non un' opposizione di principio sul fatto che le tasse esistono e che si debbano pagare".

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Agricoltori bianchi in tribunale per aver coltivato la terra


Dieci agricoltori bianchi sono comparsi ieri in tribunale nello Zimbabwe accusati di coltivare raccolti sulla loro terra – in un paese in cui milioni di persone avranno bisogno di aiuti alimentari entro i prossimi mesi.

Il caso nel distretto di Chegutu, 70 miglia a sud-ovest di Harare, espone la perversità delle politiche del presidente Robert Mugabe. L'agricoltura commerciale era il sostegno dell'economia nei giorni in cui lo Zimbabwe era ancora un esportatore di cibo.

Dal 2000, quando il governo ha cominciato ad espropiare i poderi posseduti dai bianchi, in molti casi con la violenza, il settore agricolo è sprofondato e l'economia è andata in caduta libera, con un'inflazione al 6.600 per cento, la più alta nel mondo.

Il Programma Mondiale per l'Alimentazione valuta che sfamerà 4,1 milioni di Zimbabweani, un terzo della popolazione, entro la fine dell'anno.

Ora il gruppo di Chegutu è accusato di violazione del Consequential Provisions Act, che ha dato alle poche centinaia di coltivatori bianchi rimasti la scadenza finale del 30 settembre per lasciare le loro terre e case. L'aula di tribunale di Chegutu dell'era coloniale era piena dei cosiddetti “veterani di guerra,” strenui sostenitori di Mugabe e “beneficiari” che aspettano di ricevere le proprietà se i 10 dovessero essere condannati.

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Gates rifiutato dalla Nigeria


UNO degli uomini più ricchi del mondo, nonché re del software mondiale, sir William Gates, si è visto negare un visto per entrare in Nigeria perché i funzionari hanno pensato che volesse approfittare dei loro servizi sociali.

La Nigeria, che è famosa per l'incalcolabile numero di vedove con ricchi conti in banca che che necessitano di riciclaggio da parte di occidentali idioti, voleva la prova che Gates non si sarebbe stabilito in Nigeria per sempre.

Come molti paesi del terzo mondo, come il Regno Unito, la cui reputazione di essere un inferno è accompagnata dalla bizzarra convinzione dei funzionari dell'immigrazione che la gente desideri disperatamente di andare a vivere lì, sembra che Gates abbia dovuto superare parecchi ostacoli prima di riuscire a passare.

Piccolo Glossario della Neolingua #14

Per mettere il mondo nel giusto ordine, dobbiamo prima mettere ordine nella nazione; per mettere ordine nella nazione, dobbiamo prima mettere ordine in famiglia; per mettere ordine in famiglia, dobbiamo prima coltivare la nostra vita personale; dobbiamo ordinare il nostro cuore.
(Confucio)

Apparentemente inoffensivo, il lemma rappresentante è la chiave di volta dell'inganno democratico: contrariamente a quanto saggiamente suggerito da Confucio, infatti, l'illusione collettivista prevede un ordine che viene dall'alto per distribuirsi uniformemente nella società, privandoci tutti del controllo sulle nostre vite.
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Rappresentante
Significato originario:
1 p.pres. ⇒ rappresentare
2 agg. raffigurante, simboleggiante
3 agg., s.m. e f. che, chi opera in nome e nell’interesse di altri individui, organi o collettività: r. di una categoria, di un partito politico
4 s.m. e f. estens., chi simboleggia o rispecchia i caratteri salienti di un’epoca, di un movimento, di una corrente artistica: i rappresentanti del Romanticismo
5 s.m. e f. dir.civ., persona che per legge o per procura agisce in nome e per conto di altri: r. processuale
6 s.m. e f. dir.comm. ⇒ rappresentante di commercio


Nel mondo del commercio, il rappresentante è sempre una “seconda scelta” rispetto al titolare, una persona di fiducia che lo sostituisce in occupazioni che quest'ultimo non può adempiere e non è necessario che lo faccia in prima persona. Com'è logico, nessun imprenditore delegherebbe un sottoposto per concludere gli affari più importanti. Allo stesso modo tutti noi, nella nostra vita privata, in rarissime occasioni ci affidiamo ad altri, mai in quelle che più ci interessano.

Eppure, quando si tratta di “politica” siamo ben disposti a delegare a persone che non conosciamo se non attraverso i media o qualche opuscolo, che a loro volta non ci conoscono affatto – addirittura dalle quali ci guarderemmo bene dall'acquistare un'auto usata – ebbene a costoro deleghiamo tutto ciò che riguarda la nostra vita pubblica ma sempre più anche quella privata: quante ore dovremmo lavorare, per che salario, come spostarci, la nostra sicurezza, persino come regolare le nostre relazioni affettive.

Alla pratica di delegare le proprie responsabilità individuali ad un'autorità superiore si viene educati fin dalla scuola, quando è facile farla accettare come logica e naturale: nei bambini il senso di responsabilità è ancora in nuce, limitato dalla loro incapacità di affrontare la vita che li rende dipendenti dai genitori per la soddisfazione di bisogni primari. La scuola, che dovrebbe consegnar loro gli strumenti per progredire verso l'indipendenza, è invece strutturata come una prigione, o una caserma, o un convento, dove si insegna a delegare ancora più responsabilità di quanto facciano in famiglia. Scrive John Taylor Gatto: “la scuola è una condanna a 12 anni di reclusione dove le cattive abitudini sono l'unico curriculum che si apprenda davvero.”

Su queste basi si fonda l'illusione che sia possibile evitare di coltivare il proprio spirito ed ottenere comunque una società giusta ed ordinata. Non solo, la gran maggioranza delle persone crede che solo un'autorità superiore possa mantenere l'ordine, imponendolo, nella convinzione che l'individuo non sia in grado di controllare in prima persona le proprie azioni. A queste persone non è stato dato modo di imparare a gestire se stesse, non deve quindi stupire se considerano l'uomo incapace di farlo. Semmai stupisce la fiducia di costoro nella democrazia rappresentativa: com'è possibile che quest'uomo altrimenti irresponsabile acquisti nuove, quasi divine caratteristiche all'atto di assumere la rappresentanza?

Diceva sempre il saggio Confucio: “quel che cerca l’uomo superiore è in lui stesso; quel che cerca l’uomo dappoco è negli altri.” Il democratico quello che manca lo trova o crede di trovarlo, confortato in questo da tutti i mezzi di comunicazione, nel politico. La verità è che, ineducato alla responsabilità, quindi bloccato in una condizione infantile, si affida – così come si sottometteva al volere degli insegnanti negli anni della scuola
– a chi ai suoi occhi incarna l'ideale della figura paterna: colui a cui si delegano le responsabilità e che provvede per le necessità degli altri.

Il pollo cresciuto in batteria non crederà mai che possa esistere l'aia. Cosa succederebbe se la vedesse?

CIArpame

Quando uno crede di averle viste tutte, fa un giro nei blog e... che dire? C'è ancora qualcuno che crede che la guerra al terrorismo sia una cosa seria? No, perché neanche la stessa CIA pare essere di questo avviso. Oppure, semplicemente, si divertono un mondo a prenderci per il sellino. L'immagine che vedete, per quanto incredibile possa sembrarvi, è il logo ufficiale “Terrorist Buster” del Counterterrorist Center della CIA. È tutto molto divertente, ma ora scusatemi, vado a controllare se per caso c'è qualche divinità babilonese nel frigorifero, ho sentito degli strani rumori...

Monday, October 22, 2007

«I'm doing my part»

Tratto da un romanzo di Robert A. Heinlein e diretto da Paul Verhoeven, Starship Troopers (Fanteria Dello Spazio, '97) è un film a torto spesso sottovalutato, quando in realtà è allo stesso tempo parodia dei film d'azione shoot'em up (riuscendo ad essere, tra l'altro, un ottimo film del genere) e satira impietosa della guerra e della sua propaganda. “Kill the bugs” e “Service Guarantees Citizenship” sono gli slogan ricorrenti del film, il futuro descritto è quello di una società utopica sotto un governo mondiale di cui pian piano scorgiamo i risvolti tenebrosi. Da sottolineare, infine, il casus belli, l'asteroide su Buenos Aires che giustifica l'attacco ad un pianeta dall'altra parte della galassia: sono davvero stati loro, gli insetti, a lanciarlo? Verhoeven lascia che sia il sito della propaganda federale a dircelo, allo spettatore decidere se crederci. In tal caso, ovviamente, lascerà la sala convinto di aver assistito soltanto ad un divertente shoot'em up.


Sunday, October 21, 2007

La cruna dell'ago

Sempre più disgustati dalla cosca al potere come al solito impegnata a proteggere se stessa ed i suoi privilegi con veri e propri attacchi allo stato di diritto, rinfranchiamo lo spirito con una notizia tratta da Repubblica che dimostra la persistenza di qualche forma di vita intelligente in Italia. È il resoconto dell'esperienza di Enzo Rossi, imprenditore marchigiano di successo:
Per un mese ha provato a vivere con lo stipendio di un operaio. Dopo 20 giorni ha finito i soldi. Enzo Rossi, 42 anni, produttore della pasta all'uovo Campofilone, ha deciso allora di aumentare di 200 euro al mese, netti, gli stipendi dei suoi dipendenti, che sono in gran parte donne. Ha dichiarato di essersi vergognato, perché non è riuscito a fare nemmeno per un mese intero la vita che le sue operaie sono costrette a fare da sempre. Ha detto che "è giusto togliere ai ricchi per dare ai poveri".
Il quotidiano progressista non poteva certo lasciarsi sfuggire quest'ultima battuta, che sottolinea con la domanda: “Signor Rossi, per caso non sarà comunista?” Al cronista sfugge evidentemente il piccolo particolare che la sottrazione in questione è avvenuta spontaneamente, a seguito di una decisione unilaterale del “padrone.” Che infatti spiega: "No. Non sono marxista. Sono un ex di destra. Ex perché quelli che votavo non sanno fare nemmeno l'opposizione". Orrore e raccapriccio: lo spettro dell'antipolitica!

Non è strano? Mentre i sindacati confederali – unica difesa dei lavoratori verso l'avidità criminale dei padroni, ricordiamolo – organizzano un referendum-farsa per creare la falsa impressione di un appoggio popolare al protocollo sul welfare, già da tempo sottoscritto con Governo e Confindustria e immodificabile, del benessere dei lavoratori finisce per interessarsi proprio uno dei loro peggiori nemici: un imprenditore. Che non ha bisogno della solidarietà imposta dalla cosca per comprendere che chi lavora per lui merita rispetto e considerazione.
“Secondo l'Istat, il costo della vita è aumentato di 150 euro al mese. Per quelli come me non sono nulla. Per gli operai 150 euro al mese in meno sono quasi 2.000 all'anno, e questo vuol dire non pagare le rate della macchina o non comprare il computer al figlio.”
E ancora:
“Da due anni le cose vanno davvero bene, e mi posso definire benestante. Non è giusto che sia solo io a goderne. Il valore aggiunto derivato dalla trasformazione della farina e delle uova deve portare benefici sia ai contadini che mi danno la materia prima che ai lavoratori della fabbrica.”
Fin qui, atmosfera da libro Cuore, si immagina la gioiosa eccezione del ricco folgorato dalla luce divina che passa con il cammello per la cruna dell'ago, ma c'è dell'altro: a quanto pare, dietro la decisione ridistributiva del signor Rossi non c'è soltanto la solidarietà, l'umana empatia, ma – sorpresa! – anche un vero e proprio calcolo economico (oh no!):
“E poi, lo confesso, io ho aumentato i salari anche perché sono un egoista. Secondo lei, come lavora una madre di famiglia che sa di non poter arrivare a fine mese? Se è in paranoia, dove terrà la testa, durante il lavoro? Le mani calde delle mie donne che preparano la pasta sono la fortuna della mia azienda. E' giusto che siano ricompensate.”
Ma come, questa è la logica del profitto, quella che rende i ricchi sempre più ricchi e gli schiavi sempre più schiavi! Com'è possibile che abbia fatto guadagnare ai lavoratori 200 euro netti al mese? Sarà una bufala, se i sindacalisti, paladini dei lavoratori, non ci sono mai riusciti, Enzo Rossi non può esistere. Benvenuto quindi nella terra dei gongori.

Chinotto galeotto

Non è stato ancora deciso, perché bisogna prima raggiungere la piena capacità operativa, ma credo che in tempi ragionevolmente brevi l’Europa potrà contare su uno strumento nuovo ed efficace per difendere ed estendere i valori su cui si fonda.
(Antonio Martino, ex ministro della Difesa)

Nel 2003 venne lanciata dalla Francia l'idea di costituire una Forza di Gendarmeria Europea, composta solo da forze di polizia a status militare: la Gendarmeria francese, l’Arma dei Carabinieri, la Guardia Civile spagnola, la Guardia Nazionale Repubblicana portoghese, la Marechaussee reale olandese. A disposizione dell’Unione Europea, ma anche dell’ONU, della NATO, dell’OSCE o di ogni organismo o coalizione (di volenterosi, immagino) internazionale vi possa venire in mente. Ora questa idea si è tradotta in realtà.

Aiutatemi a ricordare: in quale parte del programma di governo era inserita questa priorità?
Il Ministro della Difesa Arturo Parisi è giunto oggi [18/10] a Velsen, nei pressi di Amsterdam, dove, insieme ai rappresentanti dei Governi di Francia, Olanda, Portogallo e Spagna, ha firmato, nella storica tenuta di Waterland, il Trattato istitutivo della Forza di Gendarmeria Europea (EUROGENDFOR - EGF). La riunione è stata presieduta dal Ministro della Difesa olandese Eimert van Middelkoop, chairman di EGF per l’anno 2007.
L’Italia è riuscita a distinguersi: oltre a mettere a disposizione la caserma "Generale Chinotto" di Vicenza per il Quartier Generale, partecipa con il contingente più numeroso, l’Arma dei Carabinieri, che ha anche fornito il prezioso contribuito dell'esperienza maturata in missioni all’estero dalle MSU (Multinational Specialized Units), “la cui formula - affermava Martino nel 2006 - si è rivelata vincente in tutti i Paesi dove sono state impiegate: dai Balcani all’Iraq” (“Annichiliscilo!”). La caserma Chinotto, tra l'altro, ospita già il Coespu, il corpo di addestramento di istruttori di polizia con status militare provenienti in prevalenza da Paesi in via di sviluppo, al cui comando c'è il generale Leso, quello della Somalia, Kossovo, Genova. Una cosa è certa: i gendarmi europei sapranno maneggiare gli elettrodi alla perfezione.

Così eccoci qua con la nostra bella polizia paramilitare, agli ordini di organismi in cui non abbiamo voce in capitolo, di cui spesso non sappiamo nulla. Gerard Batten, dell'Independence Party inglese ha giudicato molto preoccupante “il fatto che il trattato renda chiaro che la Gendarmeria Europea è una forza sovra-nazionale, cosicché le sue comunicazioni e archivi verranno mantenuti segreti, e opererà con uno status diplomatico.” Vale a dire che “nel momento in cui un'operazione ha avuto inizio in una nazione “ospite,” questa non avrà più giurisdizione sulle attività della forza,”

Sono tutti segni che vanno in una direzione precisa, la creazione di un governo europeo totalitario e pervasivo, attraverso la sospensione delle libertà e dei pochi diritti residui. Sempre la Francia, per bocca del suo premier Sarkozy – in evidente orgasmo pianificatore – ripropone ad esempio l'idea del “comitato dei sette saggi”, un tentativo palese di allontanare sempre più il governo dai governati.

Tutto questo con i nostri soldi. È con il nostro lavoro che stanno trasformando l'Europa in un gulag a cielo aperto. A proposito: per aggiungere al danno la beffa, l'organizzazione sarà esente da tassazione, sia diretta che indiretta.

Saturday, October 20, 2007

I Titani Boemi

Per chiudere in gloria una settimana piuttosto “demoniaca”, passata tra sette segrete e strani rituali, il dispaccio telepatico da Laputa di questo weekend ci riporta ancora una volta tra le ombre ed i misteri del famoso bosco “boemo”, per scoprire cos'altro si nasconde in quelle fratte.
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Due Titani gemelli (Dollaro e Uranio) che provengono dal medesimo Bohemian Grove.

Di Giovanni Pesce


Non avevo mai pensato che il Dollaro e la Bomba fossero parenti; ma dopo le discussioni di ieri sera al Club di Lower Manhattan mi sono dovuto ricredere prendendo atto di quanto vicine fossero le loro origini.

Il nome dollaro è una modifica fonetica del nome tallero (tallero => dollaro), moneta comune della Mittel-Europa, che era stato coniata, in primis, dagli Asburgo, nei primi anni del 500, utilizzando l’argento di una miniera di St Joachym, località boschiva della Boemia nord occidentale a 6 km dal confine con la Germania.

I primi talleri avevano da una parte l’immagine di St Joachym e dall’altra una croce ed ebbero quel nome tallero in quanto provenienti dalla Valle di St Joachym (St Joachym.sthal => St Joachymsthaller => thaller).

In realtà gli Asburgo volevano fare concorrenza alle monete d’oro i Gulden olandesi e fecero coniare i Joachymsthaller Gulden detti volgarmente talleri, per cercare di farli accettare come sostituti di quelli olandesi. Potrei annoiarvi a morte con le teorie sul signoraggio e sul conio delle monete, ma evito la noiosa questione e cambio argomento.

A St Joachymsthal c’era, all’inizio del secolo scorso, pure l’unica miniera conosciuta di pechblenda ovvero l’uranite ovvero quel materiale che dava origine all’uranio, strumento base per l’atomica. Già Madame Curie fece largo uso di pechblenda per i suoi studi, e così pure tutti gli scienziati atomici degli anni '20 e '30. A lei, Marya Sklodowska Curie, di origine polacche, fu dedicato un altro elemento, che sarà nominato polonio per onorare la sua patria di nascita.

Con la concessione dei Territori abitati dai Sudeti al governo tedesco, nell’autunno 1938, Hitler,occupando il distretto di Karlovy Vary, divenne l’unico possessore di miniere di materiale utile alla produzione dell’atomica.

Al Club di Lower Manhattan ancora si ricordano la fatica sostenuta per far accettare alla comunità mondiale l’esclusiva dell’estrazione dell’uranio a Dr. Hitler; comunque si decise di chiamare l’operazione con il nome di Sudeti proprio per sviare i sospetti.

Il nostro Enrico Fermi aveva ottenuto, in quegli anni, una borsa di studio dalla Fondazione Rockefeller per migliorare gli studi sulla scissione atomica ed il luogo deputato per questi studi era la Germania hitleriana; da questi due elementi si può immaginare che gli appetiti tedeschi sulla regione abitata dai Sudeti comprendessero anche un certo desiderio dell’unico uranio disponibile al mondo e possiamo ipotizzare che la lunga manus della finanza atlantica avesse avuto un ruolo nella vicenda. I giacimenti africano del Congo e della Nigeria (Yellow-cake) ancora dovevano essere scoperti.

Così gli studi delle bombe atomiche tedesche poterono essere portati ad un livello tecnico eccezionale: erano pronte in Germania negli anni 44 e 45 armi atomiche strategiche e tattiche, sia a fusione che a fissione. Era disponibile anche una certa quantità di uranio impoverito, ottimo elemento per bucare le corazze; tralaltro si ipotizza che l’unica bomba tedesca che ha bucato la corazza ed è esplosa all’interno della corazzata italiana “Roma” il 9 settembre 1943, fosse all’uranio impoverito.

Quindi se era disponibile l’uranio impoverito allora a maggior ragione era disponibile in Germania l’uranio arricchito. La comunità scientifica sta incominciando in questi anni a prendere atto dei risultati tedeschi e dei fallimenti tecnici USA nella corsa all’atomica. Ma la finanza USA, con accordi Dulles-Wolff, aggiustò le cose e così la versione ufficiale della Storia ci racconta la favoletta del progetto Manhattan.

Ma perche la Storia ci ha raccontato dei Territori dei Sudeti? Anche in questo caso si è operato un transfert geografico come a Caporetto ed Ustica; nominando il luogo sbagliato si è spostata l’attenzione in aree secondarie che poco centravano con la vera operazione. Nel caso dei Sudeti, la zona geografica che l’Amministrazione Hitler veramente desiderava era parte della Boemia e le Montagne Metallifere; per gli altri Territori abitati dai Sudeti tra la Cecoslovacchia e la Polonia non c’era molto interesse, tant’è che vennero consegnati alla Polonia.

Da sempre i ragazzi del Club si innamorano delle miniere; hanno fatto fuoco e fiamme per impadronirsi del sottosuolo del Congo o del Niger, utilizzando tutti i trucchi del mestiere. Quando poi si parla di materiali strategici, allora il gioco vale la candela ed è permessa pure la guerra; tanto a morire sarà solo la povera gente.

Ancora si discute sullo scherzetto che Rockefeller fece a Nobel per impadronirsi delle concessioni di Baku sul Caspio.

Appena Rocky ebbe le concessioni di Baku, il compagno Koba andò al potere.

I ragazzi del Club, che gente!!!!

Friday, October 19, 2007

Pausacaffè

Notizie preoccupanti sul fronte della libertà d'espressione su internet. Copio da Civile.it:
Con la nuova dizione il sito, anche gratuito, anche gestito da un privato, diventa prodotto editoriale. Ogni blog personale diventa prodotto editoriale, soggetto alla normativa sulla stampa, con limitazioni in caso di sequestro, ma responsabilità penali aggravate in caso di denuncia penale.

L'attività editoriale diventa tale anche se svolta da non imprenditori. Basta pubblicare su internet.
Ovviamente:
Su internet il controllo e' piu' facile. E imporre procedure burocratiche per l'apertura di un blog sara' il modo migliore per far finire l'internet Italiana. Ricordate: il disegno di legge e' uscito in pieno agosto 2007. Come tutte le leggi che vogliono migliorare la vita di noi tutti.
Questa modifica (consiglio di leggere il testo completo sul sito) è stata approvata il 12 ottobre. Ogni commento mi pare superfluo, meglio allora fare una “pausa caffè” e riderci sopra con una simpatica storiella antistatalista inviatami da un collega gongoro.
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Un ingegnere, un contabile, un chimico, un informatico e un impiegato pubblico si incontrano e ognuno di loro si vanta di avere un cane meraviglioso

Per dimostrarlo, l'ingegnere chiama il suo cane – Radicequadra, facci vedere cosa sai fare! – Il cane va alla lavagna e disegna un cerchio, un quadrato e un triangolo.

Niente a
ffatto sorpreso, il contabile ordina al suo – Vai Bilancio, mostraci le tue competenze! – Il cane va in cucina, prende 4 biscotti e li allinea perfettamente sul tavolo, 2 da una parte e 2 dall'altra

Il chimico allora dice al suo – Fialetta, fai il solito numero! – Il cane apre il frigo, prende un litro di latte, un bicchiere da 10 cc e versa circa 5 ml senza far cadere una goccia"

L'informatico si impressiona, ma chiama il suo animale – Discofisso, falli neri! – Il cane si piazza davanti al computer, lo avvia, fa partire l'antivirus, scarica le mail e risponde a due di quelle.

I 4 si girano verso il impiegato pubblico, che era rimasto in disparte con l'aria un po' annoiata, e, con scherno, dicono – E il tuo cosa sa fare?

– Pausacaffè, al lavoro! – Il cane si alza, mangia i biscotti, beve il latte, cancella tutti i files del computer, incula il cane dell'ingegnere, subito giura che, facendolo, si è fatto male alla schiena, quindi compila il foglio per infortunio sul lavoro con 6 mesi di congedo malattia.

Lucy on the Screen with Devil

È ufficiale: uno dei “club” più esclusivi del mondo è entrato a far parte della cultura popolare: in questo episodio di Lucy, the Daughter of the Devil i protagonisti partecipano proprio ad una “cerimonia” del Bohemian Grove. I protagonisti del cartoon? Lucy, figlia del Diavolo; suo papà, appunto, che l'ha designata ad essere l'anticristo; DJ Jesus, ovvero il messia, e il suo aiutante Giuda, oltre ad un commando di due preti ed una suora inviati dal Vaticano per eliminare la minaccia satanica. Non ci sono più i cartoni (e le cospirazioni...) di una volta! :)