Friday, August 31, 2007

Intermezzo musicale

…Non dire che hai abbandonato il sogno
Non c’è altro per noi a cui aggrapparci
Se non questo.
Non dire che hai abbandonato il sogno
Non c’è per noi altra strada
Se non questa
(Takeshi Kitano)
Scena finale di Zatoichi, di Takeshi “Beat” Kitano.

Thursday, August 30, 2007

Monkey business

Il potere, come tutte le droghe pesanti, dà dipendenza. In Brasile, secondo quanto riporta l'Independent, devono essere totalmente scimmiati. Leggere per credere.
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Di Leonard Doyle - Washington, 29 August 2007


Nel 2000, Time magazine scelse Marc van Roosmalen, un primatologo olandese, come uno degli “eroi del pianeta” per il suo lavoro in Amazzonia.

Ma nonostante la sua ricerca abbia condotto alla scoperta di cinque specie di scimmie e di un nuovo genere di primati, all'inizio di quest'anno è stato arrestato e condannato a quasi 16 anni di prigione. È ora fuori su cauzione, in attesa dell'appello, ma l'effetto sulla ricerca scientifica è stato drammatico.

Il crimine del dr. van Roosmalen consiste nell'aver mantenuto scimmie orfane (i cui i genitori sono stati uccisi dai cacciatori) in un rifugio a casa sua in Amazzonia senza i permessi appropriati.

L'indagine in loco richiede l'approvazione di fino a cinque enti governativi in Brasile. E possono essere necessari fino a due anni per ottenerla.

Il mese scorso, un congresso di biologi in America Latina ha visto 287 scienziati da 30 paesi firmare una petizione che dichiara che imprigionare il dr. van Roosmalen è “indicativo di una tendenza alla repressione governativa degli scienziati in Brasile”.

Si è ampiamente speculato sull'ipotesi che a condurre al suo arresto siano state le mazzette delle industrie del legname e della soia a causa delle sue azioni di alto profilo nel tentativo di proteggere la foresta pluviale dell'Amazzonia. Il Worldwide Fund for Nature (WWF) sta sostenendo la sua causa per portare il caso all'attenzione internazionale.

Gli scienziati brasiliani sono inoltre furiosi per il comportamento del governo. “La ricerca deve essere stimolata, non criminalizzata,” ha detto al New York Times Ennio Candotti, un fisico che è stato per i quattro anni scorsi il presidente della Società Brasiliana per il Progresso della Scienza, la principale associazione scientifica del paese. “Al contrario, abbiamo una situazione in cui burocrati fanatici considerano tutti colpevoli a meno che possano dimostrare la loro innocenza.” [...]

Gli scienziati dicono che gli sforzi brasiliani per eliminare la la bio-pirateria hanno passato i limiti. “Volevamo proteggere l'ambiente e la conoscenza tradizionale, ma la legislazione è così restrittiva da aver provocato abusi e mancanza di buonsenso,” ha detto Candotti. “Il risultato è paranoia e un disastro per la scienza. Ci sono dei talibani nel governo che dicono di difendere l'interesse nazionale, ma che finiscono per indebolirlo e danneggiarlo.“

Premio Caligola - Agosto '07: Mugabe!

Ho il piacere di comunicarvi che l'edizione di agosto, e prima in assoluto, del Premio Caligola - Il potere gli ha dato alla testa, è stata vinta dal presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe con il 64% dei voti. Netto il distacco dal secondo classificato Chavez, che ha raccolto il 24% dei favori del pubblico. L'idea di “combattere l'inflazione” stampando banconote da 200.000 dollari ha evidentemente conquistato la fantasia dei votanti con la sua totale incongruenza da mondo rovesciato.

Piuttosto apprezzata, comunque, oltre all'illusione di Mugabe di controllare l'economia, anche la pretesa di Chavez di comandare al tempo. Stranamente, non sembra aver impressionato più di tanto la trovata del governo cinese che decide di regolare anche l'aldilà, tant'è vero che l'unico voto è rimasto il mio (ebbene sì, amo il teatro dell'assurdo!): probabilmente ha pesato la scarsa influenza di tale interferenza sulla vita delle persone, al contrario della stampante magica di Mugabe che ha trasformato a tempo di record lo Zimbabwe – un tempo “granaio dell'Africa” – in un inferno in terra: si fosse limitato a legiferare nell'inferno vero, il popolo dello Zimbabwe non starebbe probabilmente cercando di fuggire dalla morte per fame.

Mugabe riceverà una targa ricordo e un kit Do it yourself: Suicide! completo di corda, sapone e barbiturici, oltre ad entrare nella lista dei finalisti per l'edizione annuale del Premio. Questo non gli impedirà di partecipare, eventualmente, alle prossime edizioni mensili, evento piuttosto probabile visti i precedenti: Robert Mugabe è senza dubbio un fuoriclasse tra i mad rulers attualmente in circolazione!

Wednesday, August 29, 2007

Parla come uccidi

È di oggi una notizia che, se confermata, segnerebbe ancora un preoccupante aumento della tensione tra USA e Iran:
Nella notte di martedì soldati americani hanno fatto irruzione in un hotel di Bagdad e hanno arrestato una decina di persone, tra le quali, secondo quanto riporta una stazione radio finanziata dagli USA, ci sarebbero sei membri di una delegazione iraniana, che si trovavano lì per discutere contratti con il governo iracheno.
L'ambasciata iraniana non ha confermato, ma ha rivelato che un impiegato dell'ambasciata e sei membri di una delegazione del ministero dell'energia iraniano si trovavano effettivamente allo Sheraton Ishtar Hotel, uno di quelli visitati dai soldati USA.
Questo mentre i media americani continuano a battere la grancassa, e non solo i canali televisivi come il solito Fox (vedi video in coda), ma anche testate come il Washington Post. Non è una novità: anche prima della guerra in Iraq i media liberal erano in prima fila nel diffondere la propaganda bellica. Philip Giraldi su AntiWar osserva:
In un editoriale del 21 agosto cavo, a titolo “più duri con l'Iran: la Guardia Rivoluzionaria è in guerra con gli Stati Uniti. Perchè non contrattaccare?” Il Post, che ospita regolarmente i neocons come Charles Krauthammer nei suoi editoriali, è stato uno dei principali cheerleader per la guerra in Iraq. L'editoriale accetta a scatola chiusa le dichiarazioni del Pentagono che sostiene che un terzo delle vittime tra le truppe degli Stati Uniti in Iraq è stato ucciso da munizioni avanzate fornite dall'Iran e che 50 membri della Guardia stanno operando per “facilitare l'addestramento di estremisti sciiti” a sud di Bagdad.
Ovviamente non vengono presentate prove a sostegno di questo teorema, che serve evidentemente a preparare la strada per una nuova guerra prima che il presidente Bush lasci l'ufficio, così come non ce ne sono mai state che giustificassero l'attacco all'Iraq. Tutto si basa sulla constatazione di un miglioramento qualitativo negli attacchi della resistenza, che viene attribuito senza dubbio all'interferenza iraniana, come se l'Iraq non avesse mai avuto un esercito moderno e professionale prima dell'invasione: i promotori della guerra trattano la logica come tratterebbero un nemico sul campo di battaglia.
L'azione militare riuscita contro un nemico che è stato dipinto finora come un altro “nuovo Hitler” potrebbe essere molto utile per i repubblicani nel 2008 per radunare ancora la gente intorno alla bandiera. Niente come una guerra o un attacco terroristico può far rivivere il fervore da allarme rosso. Incolpare l'Iran inoltre fornisce una spiegazione conveniente al perchè gli Stati Uniti abbiano fallito così malamente in Iraq: qualcun'altro “sta interferendo.”
Sarebbe il caso di cominciare a considerare i media per quello che sono, non mezzi di informazione ma semplici strumenti di propaganda al servizio del potere, come è facile verificare osservando il numero di esperti direttamente provenienti dal Pentagono che affollano i canali televisivi e ai quali è sempre concesso di diffondere “informazioni” senza contraddittorio. Ricordate la CNN? Poco più di un anno prima dell'11 settembre assunse personale militare specializzato dell'Airmobile Fourth Psychological Operations Group di stanza a Fort Bragg. Il compito principale di questo gruppo è la diffusione di “informazione selezionata”. Tradotto dalla neolingua: propaganda.



Tuesday, August 28, 2007

In-convenienti

Ma tu guarda il caso e la coincidenza!
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Testimoni in processo militare muoiono in incidente

HONOLULU, 26 agosto (UPI) - Alcuni soldati dell'esercito degli Stati Uniti morti la settimana scorsa in Iraq in un incidente di elicottero dovevano testimoniare in un processo per omicidio del loro ex superiore.


La KITV di Honolulu ha riportato domenica che alcuni dei soldati morti nell'incidente erano attesi per testimoniare nel processo del sgt. di prima classe Trey Corrales, che è accusato di aver provocato la morte di un detenuto iracheno quest'anno.

Corrales, che era nello stesso platone con base alle Hawai dei soldati uccisi nell'incidente di mercoledì, si presume abbia sparato ripetutamente al detenuto il 23 giugno. È accusato di aver inoltre ordinato al suo subalterno e collega difensore, Christopher Shore, di continuare a sparare all'uomo. Il detenuto è morto per quelle ferite.

Secondo l'ex avvocato militare Earle Partington la scomparsa dei testimoni potrebbe dimostrarsi negativa per l'accusa nel processo contro i due uomini.

La vergogna di Atene

Lo stato non è solo epicentro di ogni cospirazione, è anche sorgente infinita di teorie cospiratorie necessarie a nascondere la sua natura criminale: come era prevedibile, il premier greco Karamanlis ed esponenti di Nea Dimokratia, partito al governo, hanno cominciato a diffondere l'idea di un complotto dietro al disastro ancora in pieno svolgimento nel paese, confortati dalle parole, diffuse dai canali televisivi, del nostro Frattini che parla – sorpresa! – di “nuova forma di terrorismo”. Il complotto è la foglia di fico che il governo ha scelto per coprire le sue vergogne.

Ma cari i miei parassiti, non me ne frega nulla di chi c'è dietro, i piromani più o meno organizzati ci sono sempre stati e continueranno ad esserci finché esiste l'obbrobrio rappresentato dalla proprietà di stato. Non me ne frega nulla mentre i villaggi ancora bruciano insieme al futuro dei loro abitanti, mentre l'unico aiuto che viene dallo stato nella maggior parte dei casi sono gli avvisi di abbandonare le case. La vergogna che vi seguirà nella tomba, l'orrenda responsabilità, è l'assoluta impotenza, la totale incapacità di proteggere – dal fuoco, dai terroristi, da quello che volete: la polizza non comprendeva tutto, forse? – le stesse persone a cui avete strappato metà del frutto del loro lavoro, una quantità di risorse a disposizione che non vi impedisce ora di parlare di “minaccia asimmetrica” (i neocon han fatto scuola).

Asimmetrica, sì: perché da una parte abbiamo una forza della natura e dall'alltra degli scherzi di natura, dei parassiti incompetenti e criminali. Chi punterebbe un euro svalutato sui secondi?




Monday, August 27, 2007

Piccolo Glossario della Neolingua #7


Un termine usato ed abusato dai difensori dello stato in quanto definisce una delle giustificazioni più in voga per la sua esistenza: la protezione dei deboli dai soprusi dei forti (o dei pochi nei confronti dei molti). In realtà il risultato di tale tutela non potrebbe essere più lontano da quello che dovrebbe essere il vero significato della parola.
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Tutela
Significato originario:
1 dir., istituzione per cui un interdetto o un minore orfano o con genitori incapaci di esercitare la patria potestà viene affidato a un tutore che lo rappresenti e ne amministri i beni
2 dir.intern., particolare regime giuridico istituito per i paesi che, posti sotto la protezione dell’ONU, vengono affidati all’amministrazione fiduciaria di un altro stato fino al raggiungimento dell’indipendenza
3 estens., salvaguardia, difesa: la t. dell’ordine pubblico, del patrimonio ambientale [quadro 19]

Tutela è un termine strettamente correlato con l'età infantile adottato dallo stato in riferimento ai cittadini: ancora una volta possiamo notare come lo stato si identifichi – o tenti almeno di creare questa identificazione – con una persona adulta, un padre putativo insomma, che veglia su un popolo bambino e quindi irresponsabile per definizione, nonostante il popolo sia composto in gran parte di adulti da cui ci si aspetta in effetti un comportamento responsabile in tutte le loro azioni. Ma si sa, la dottrina statalista non teme le contraddizioni.


Nella realtà tale “tutela” statale si traduce con la creazione di discriminazione e favoritismi, con l'assegnare diritti da una parte sottraendoli dall'altra, negando quindi così qualsiasi illusione di parità ed uguaglianza, guarda caso proprio gli ideali a cui l'attività di tutela dello stato pretende di ispirarsi. Come al solito, si sfrutta un termine positivo per nascondere il vero, inconfessabile scopo, nient'altro che il vecchio ma sempre efficace divide et impera: la possibilità di ottenere privilegi e parte del bottino fiscale favorisce la nascita di mille lobby e associazioni in perenne contrasto tra loro, poiché ogni conquista di ciascuno di questi gruppi è automaticamente un ulteriore furto – di diritti e di risorse – ai danni di tutti gli altri.


Ho appena scritto sull'efficacia della tutela statale dell'ambiente, miliardi di euro versati annualmente dai contribuenti solo per ritrovarsi vittime impotenti del fuoco come uomini delle caverne. Il punto è che la capacità di distruzione degli incendi è moltiplicata dall'abbandono in cui versano le zone boschive, un tempo ripulite e protette dagli stessi abitanti, ora disinteressati perché abituati ad attendere l'intervento dello stato (per il quale hanno abbondantemente pagato), ovvero del vero proprietario di tali territori. Altrove, la tutela dell'ambiente raggiunge apici tragicomici: in Kenya il divieto di uccidere le scimmie ha finito per creare una generazione di primati spudorati, che appena gli uomini si avviano nei campi per lavorare si riversano nei villaggi che saccheggiano, prendendosi gioco delle donne alle quali si divertono a tirare pietre.

Primati quindi con più diritti delle donne, donne con più diritti degli uomini, e così via. In Svezia, così spesso portata ad esempio di “socialismo che funziona”, il delirio della tutela statale non è da meno: si è deciso che gli uomini devono urinare da seduti come le donne, e parecchi locali pubblici si sono già adeguati. Jasper Gerard scrive sull'English Spectator, "un uomo che urina in piedi si ritiene che trionfi nella sua mascolinità e, per estensione, degradi le donne.” In Norvegia la legge è già applicata nelle scuole, vera e propria fucina della Nuova Umanità. In Germania la campagna è cominciata con un gadget.

In pratica, ogni differenza, per quanto naturale, tra gli oggetti tutelati dallo stato dev'essere eliminata, in aperta contraddizione con l'assunto della tutela a protezione delle differenze. Assunto che, ovviamente, torna utile quando c'è da distribuire parte della refurtiva fiscale:

Secondo la legge per le minoranze, le minoranze linguistiche hanno diritto ai mezzi finanziari necessari per incentivare l'uso della propria lingua nelle scuole e negli uffici pubblici. Nel 2001 il governo ha finanziato 47 progetti scolastici che vertevano sull'uso della lingua minoritaria, per un totale di 5,5 milioni di Euro. Complessivamente erano però stati presentati 180 progetti. Durante l'anno scolastico 2002/03 lo Stato ha finanziato 92 progetti su 112 presentati.
Progetti che vengono finanziati da tutti, a prescindere dall'interesse di ciascuno nelle lingue minoritarie: quando si tratta di pagare, non gliene frega niente a nessuno se pisci in piedi o da seduto...

Saturday, August 25, 2007

Fuoco greco

Vivo nel centro di Atene, è agosto e fuori sembra che nevichi. Ma non è neve: è la cenere del monte Ymittos che brucia, mentre un'enorme nube di fumo oscura il cielo della città.

La stagione degli incendi in Grecia ha raggiunto la dimensione della tragedia. Dozzine di focolai in Attica, Evoia, Peloponneso. Decine di morti finora, mentre il vento spinge le fiamme verso le prime case di Atene. La distruzione peggiore, al momento, sembra essere quella occorsa nei pressi di Zacharo, sulla costa occidentale del Peloponneso, sulla cui splendida spiaggia di Kaiafa ho passato le vacanze.


Molte delle vittime sono morte cercando di salvare le loro case, abbandonati dal meccanismo statale, che ancora una volta si è dimostrato inadeguato in quello che dovrebbe essere il suo primo compito: proteggere i cittadini. Inadeguato perché, per quanto il numero degli incendi possa essere eccezionale (e in gran parte di origine dolosa), il problema non è certo nuovo da queste parti, ogni estate bruciano ettari di boschi.


Di fronte ad un fronte di fuoco tanto impressionante, la protezione civile greca ha messo in campo tutti i suoi mezzi aerei (ricordiamo che la gran parte delle zone colpite non sono facilmente raggiungibili via terra): 19 Canadair e 18 elicotteri. In molte zone, ovviamente, non li hanno neanche visti. Il sindaco di Styra, in Evoia, ha appena protestato in diretta perché l'unico aereo attivo nella zona è stato dirottato in gran fretta alla periferia di Atene che sta bruciando. Le forze dei vigili del fuoco, che già lamentano le prime vittime, sono state integrate da specialisti dell'esercito, in numero di 60 (!).


19 aerei e 18 elicotteri: neanche uno per ogni focolaio acceso in questo momento. Questa la capacità di protezione dello stato greco dal fuoco, il nemico più concreto che ogni estate minaccia e distrugge vite umane e proprietà, mentre i politici si riempiono la bocca di parole come eroismo, solidarietà, unità, come sempre in questi casi.


Ma al di là delle parole, andiamo a vedere come gli stessi politici hanno preferito impegnare le risorse economiche del paese negli anni passati, risorse sottratte ai cittadini in cambio della promessa di proteggerli. Per cominciare, da Wikipedia: la Grecia destina approssimativamente il 4.3% del suo PIL alla spesa militare, la quarta più alta percentuale in Europa. [...] La Grecia è stata terza nel mondo per la spesa militare nel 2004.


A marzo di quest'anno la Grecia ha siglato un contratto di quasi nove milioni di dollari con la Raytheon per una fornitura di munizioni ed altre attrezzature militari. L'anno passato ha acquistato 30 F-16C/D per un totale di circa due miliardi di dollari, l'anno prima un totale di 333 carri armati usati – 183 Leopard 2A4s e 150 Leopard 1A5 – dalla Germania, al prezzo di 270 milioni di euro. Nel 2003 è stata la volta di 12 AH-64D Apache Longbow dalla Boeing, con opzione per altri quattro. Il programma di spesa, già approvato, per gli anni dal 2006 al 2010 ammonta a 11,39 miliardi di euro, e prevede l'acquisto, tra l'altro di: 20 elicotteri da trasporto, 6 fregate, 5 ricognitori, 400 mezzi corazzati per il trasporto truppe.


Non è specificato quale tremendo nemico la Grecia si stia preparando ad affrontare con un simile volume di fuoco, pagato a così caro prezzo con il lavoro dei contribuenti greci. Certamente però non è il nemico che in questo momento sta devastando il territorio ellenico, la sua ricchezza, la sua bellezza, la vita dei suoi figli, che imperversa incontrastato ben all'interno dei suoi confini. Di fronte a questo nemico, così noto e così aggressivo, lo stato è impotente, si spera e si prega che il vento cali.


In chiusura, da Eleftherotypia:
Il comando dei vigili del fuoco ed il ministro responsabile dell'ordine pubblico Vyronas Polydoras sapevano da marzo delle enormi carenze del servizio antincendio di Lakonia. In un documento ufficiale, vero e proprio “campanello d'allarme”, i responsabili del servizio antincendio di Sparta segnalavano deficienze e debolezze di personale e mezzi. [...]

Per concludere, sempre nello stesso documento, il quale ha già valore di prova d'accusa, in tutta la Lakonia erano attivi 60 vigili del fuoco, nella stragrande maggioranza graduati ed autisti, mentre il 60% dei veicoli del comando di Sparta hanno più di 15 anni, cosicché soffrono frequenti guasti e sono quindi molto spesso fuori servizio.

Friday, August 24, 2007

Il crimine paga

Ora che le armi di sterminio di massa di Saddam e l'esportazione della democrazia si sono rivelate praticamente agli occhi di tutti per quello che erano, delle patetiche menzogne usate per giustificare la guerra e mascherare le sue vere motivazioni, è piuttosto in auge l'idea che la ragione del conflitto sia da cercare nel controllo delle risorse, nel petrolio.

Vediamo alcuni fatti.
Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD) è il maggior consumatore di petrolio tra le organizzazioni statali negli Stati Uniti e nel mondo.

Il consumo militare di combustibile rende il Dipartimento della Difesa il singolo più grande consumatore di petrolio negli Stati Uniti.

Il consumo militare di combustibile per velivoli, navi, veicoli di terra ed infrastrutture varie rende il DoD il singolo più grande consumatore di petrolio negli Stati Uniti.

Secondo l'Energy Support Center Fact Book 2004 della difesa degli Stati Uniti, durante l'esercizio fiscale 2004, il consumo militare di combustibile degli Stati Uniti è aumentato a 144 milioni di barili. Circa 40 milioni di barili in più rispetto all'uso militare medio in tempo di pace.

A proposito, 144 milioni di barili sono 395.000 barili al giorno, quasi quanto il consumo giornaliero di energia dell'intera Grecia.

L'esercito degli Stati Uniti è il maggior acquirente di petrolio al mondo.

Nell'edizione almanacco del 1999 della pubblicazione Dimensions della Defense Logistic Agency, è stato dichiarato che la DESC (Defense Energy Support Center) ha acquistato più prodotti petroliferi raffinati di qualunque altra singola organizzazione o paese al mondo. Con un preventivo annuale di 3.5 miliardi di dollari, la DESC ottiene ogni anno quasi cento milioni di barili di prodotti petroliferi. Abbastanza combustibile per far viaggiare mille automobili intorno al mondo per 4.620 volte.

Questo budget è molto aumentato negli ultimi anni: il DoD ha speso 8,2 miliardi in energia nell'anno fiscale 2004.

Il GI americano è il soldato che consuma più energia mai visto su un campo di battaglia. [In media, utilizza quasi 40 volte più combustibile dell'iracheno medio]

L'esercito ha calcolato in 40 milioni di galloni di combustibile il costo di tre settimane di combattimento in Iraq, un importo equivalente alla benzina consumata da tutti gli eserciti alleati uniti durante i quattro anni della seconda guerra mondiale.

Ora, la produzione dell'Iraq prima del 1990, era di 3 milioni di barili al giorno, quantità mai più raggiunta negli anni successivi. Anzi, negli ultimi anni, dopo l'invasione del 2003, la produzione è stata in continuo calo, fino ai livelli attuali intorno ai due milioni di barili al giorno. Tutto ciò nonostante 2,7 miliardi di dollari in fondi per la ricostruzione spesi dagli USA nel settore petrolifero. Se la guerra fosse stata progettata per “rubare” il petrolio dell'Iraq, avremmo di fronte il caso più stupido nella storia del crimine. Piuttosto, quella cifra di 2,7 miliardi di dollari dovrebbe far nascere il sospetto, cifra resa possibile solo dalla guerra, fondi che, prima, non erano disponibili.

Nella ricerca delle motivazioni, dei colpevoli, la migliore risorsa è sempre l'antica domanda “cui bono”. La risposta è che la guerra è un mezzo perfetto per trasferire ricchezza nelle tasche di chi la guerra la organizza, ed in quelle dei suoi complici. E se nel processo grandi quantità di ricchezza – per non parlare della ricchezza rappresentata dalle vite umane – vengono distrutte, non è affatto un problema per questi criminali, anzi: è proprio questo il motore del loro guadagno, ogni nuova distruzione è l'occasione per un nuovo bottino, per una nuova rapina ai danni della collettività.

Andate a vedere le cifre stanziate per l'Iraq Investment and Reconstruction Task Force, e confrontatele con i risultati della ricostruzione in Iraq: a Bagdad, la capitale, ancora mancano la luce, l'acqua. Eppure, per garantire queste ed altre fondamentali risorse agli iracheni, i contribuenti americani hanno pagato e continuano a pagare.

La guerra pochi hanno il potere di deciderla, ma tutti la devono pagare.

E la pagano: con le loro vite.

Thursday, August 23, 2007

Boom and bust

Bisogna ammetterlo: dei servizi che solo lo stato può fornire esistono. Eccome se esistono!

Buona visione.

Quando lo Stato diventa falsario

Riporto un'ottimo pezzo di Marco Bollettino pubblicato da Luogocomune sulla truffa del fiat money, ovvero del denaro-carta straccia “garantito” dal corso legale, geniale invenzione dello stato alla base di tutte le maggiori crisi finanziarie. Consiglio a chi vorrebbe chiarirsi meglio le idee sull'argomento di seguire il link all'articolo originale e leggersi anche la discussione che ne è seguita, in cui il buon Marco dimostra tutto il suo talento didattico spiegando chiaramente e semplicemente i problemi provocati da tale sistema monetario.
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Di Marco Bollettino (Ashoka)


Spesso, quando si assiste ad un dibattito sul tema “signoraggio” viene proposto, come soluzione, di affidare allo Stato la stampa delle banconote, sull'esempio di quanto fatto da Abramo Lincoln nell'Ottocento, prima del suo assassinio.

Ma cosa è successo, nella storia, quando uno Stato si è stampato la sua cartamoneta a corso forzoso?

Basta una parola per descriverlo, ovvero “inflazione”.

Vediamone tre esempi, tra cui gli Stati Uniti di Abramo Lincoln.

La rivoluzione americana

Il comportamento dei neonati Stati Uniti d'America durante la guerra di indipendenza illustra perfettamente ciò che i governi sono tentati di fare quando possono emettere moneta a piacimento. Come fa notare (1) lo storico William Graham Sumner, mentre nel maggio del 1775 stava approntando i preparativi per la guerra contro la Gran Bretagna, il Congresso fu messo di fronte al dilemma di come finanziare e rifornire l'esercito che l'avrebbe combattuta.

L'idea di ricorrere alla tassazione dei cittadini delle ex-colonie non fu presa nemmeno in considerazione e si decise invece di ricorrere alla stampa di una moneta di carta, il Continental dollar, e di immetterla sul mercato, con la promessa di accettarlo in pagamento per eventuali tasse future.

Quello era anche il metodo scelto dal Congresso per “stabilizzare” la quantità di banconote in circolazione. Si chiedeva infatti ai singoli stati di ricorrere alla tassazione...

... per “ritirare dal mercato” quei certificati e dar modo così al Congresso di stamparne altri senza che questi si deprezzassero eccessivamente.

La cosa non funzionò.

Gli Stati, infatti, si guardarono bene dall'imporre nuove tasse (dopotutto erano una delle ragioni della guerra!) e così i certificati rimasero in circolazione, deprezzandosi nei confronti dei “dollari di metallo” ogni giorno di più. Vennero tentati provvedimenti “dirigisti” per cercare di mantenere artificialmente alto il potere d'acquisto del Continental: venne dichiarato “nemico del paese” chi rifiutava quelle banconote come pagamento oppure chi le accettava ma con sovrapprezzo rispetto alla moneta metallica, vennero istituiti dei calmieri dei prezzi ma ovviamente fu tutto inutile.

I prezzi continuarono a salire ed il tentativo di “controllare i prezzi dei beni” non fece altro che farli sparire dal mercato. Quel cibo però serviva per mantenere i soldati, pagati con i Continental, e vennero quindi fatte approvare apposite leggi che consentissero ai militari di confiscare ciò che serviva loro e “lasciare in garanzia” certificati di debito dello Stato.

In parallelo continuavano a circolare dollari metallici e quindi osservando il rapporto di cambio tra le banconote governative e le monete metalliche possiamo stimare l'inflazione monetaria.

Alla fine della guerra quel pezzo di carta emesso dallo Stato non valeva più nulla tanto che fu coniato il modo di dire “not worth a Continental” (non vale un Continental) per indicare un oggetto di scarsissimo valore. In tantissimi furono rovinati ma non tutti i contemporanei giudicarono l'operazione come un disastro. Per Benjamin Franklin, anzi, il Continental fu una “macchina meravigliosa” che pagò e tenne rifornito l'esercito, si pagò da solo attraverso il suo deprezzamento e funzionò come una tassa equa.

Per lo Stato, certamente, funzionò bene, ma per i cittadini americani?

La rivoluzione francese

A pochi anni di distanza, nel vecchio continente, si stava consumando la Grande Rivoluzione che ci ha tramandato i valori della libertà, uguaglianza e fraternità, accompagnati però dal Terrore di Stato e dalla moneta di carta straccia per eccellenza: l'assegnato.

Le necessità della macchina statale erano sempre le stesse: la Francia rivoluzionaria era assediata e bisognava difenderla, pagare i soldati e rifornirli. In più, questa volta, vi erano da finanziare grandiosi progetti pubblici e sussidi sul pane per tenere buono il burrascoso popolo parigino.

Si stamparono 400 milioni di assegnati nel 1790, poi altri 800, in un'escalation che portò, nel 1795, alla stampa di 33 miliardi di assegnati per coprire le spese statali. A quel punto l'assegnato aveva un potere d'acquisto che era solo più un seicentesimo di quello iniziale per cui si pensò di cambiare.

Si introdusse un'altra moneta, il mandato, che nominalmente valeva 30 assegnati, e si ripartì con la spinta inflazionistica: nel giro di pochi mesi, da febbraio ad agosto del 1796, la nuova moneta era già scesa al 3% del suo valore iniziale.

Ci pensò Napoleone Bonaparte a reinstaurare il sistema monetario metallico, intuendo che fosse più popolare e più saggio per lui depredare le nazioni conquistate invece dei suoi concittadini.

Lincoln, i Greenbacks e la guerra civile

Il campione indiscusso (con John Kennedy) dei sostenitori della moneta di Stato rimane però Abramo Lincoln con i suoi Greenbacks.

Anche qui, nulla di nuovo sotto il sole: una guerra (stavolta civile) da combattere e la necessità di integrare le maggiori entrate garantite dalle nuove tasse e tariffe imposte, con ulteriore liquidità senza ricorrere a prestiti che avrebbero avuto condizioni molto svantaggiose.

Invece di “andare per strada a chiedere prestiti,” tuonavano voci dai banchi del Congresso, “preferiamo affermare la dignità ed il potere del Governo di emettere le proprie banconote.” E così fu, dal febbraio 1862.

150 milioni di banconote di valore legale per il pagamento di tutti i debiti privati, delle tasse e per l'acquisto di terra e... di titoli di stato.

Le conseguenze furono quelle che ogni economista si aspetterebbe, portando alla scomparsa dalla circolazione delle monete metalliche, al deprezzamento dei Greenbacks e quindi, nel luglio dello stesso anno, ad una nuova emissione governativa: altri 150 milioni.

Alla fine della guerra erano stati stampati più di 400 milioni di Greenbacks ed il cambio con il dollaro (metallico) era sceso dalla parità al 39%.

Conclusioni

Ogni volta che il governo si è arrogato il potere di stampare cartamoneta a corso legale (e forzoso) si è assistito sempre a disastri inflazionistici il cui effetto netto è stato redistribuire il reddito da chi veniva aveva un salario fisso e veniva pagato in moneta deprezzata a chi invece era il beneficiario delle commesse statali o poteva effettuare vantaggiose speculazioni.

Siete ancora pronti ad affidare al governo la stampante?


(1) William Graham Sumner, The Financier and the Finances of the American Revolution, 2 vols. (1891; repr. New York: Burt Franklin, 1970)
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Sullo stesso argomento, dello stesso autore:


Bankestein revisited, dal baratto al baratro

Capitolo 1: La creazione della moneta

Capitolo 2: La moneta diventa "di stato"

Capitolo 3 Nascita del debito pubblico e fallimento dello Stato

Balle e bolle

Alcune delle ultime notizie sulla bolla immobiliare USA all'epicentro della crisi finanziaria di questi giorni, da leggere tenendo a mente che il mercato immobiliare e il suo indotto coprono un quarto dell'economia Usa:

La Accredited Home Lenders Holding Co. ridurrà il suo personale di più della metà, e non accetterà nessuna richiesta di prestito negli Stati Uniti.

In Arizona, la First National Bank Holding Co. di Scottsdale chiuderà le sue sezioni di mutui immobiliari in Virginia, North Carolina e Nevada.

La HSBC di Londra, la più grande banca europea, chiuderà un suo ufficio a Carmel nell'Indiana, tagliando 600 posti di lavoro.

La Lehman, una dei maggiori sottoscrittori di titoli immobiliari di Wall Street, eliminerà 1.200 posti di lavoro e chiuderà una sua agenzia a Irvine.

Più di 50 istituti di credito sono falliti quest'anno, compresi due dei maggiori.

I pignoramenti sono raddoppiati in luglio rispetto allo stesso mese dello scorso anno, e i pagamenti in ritardo sono ai loro più alti livelli dall'ultima crisi immobiliare nei primi anni novanta.

Ora, per chi è informato sull'economia austriaca nulla di tutto ciò è inatteso, è semmai una triste conferma dell'esattezza dell'analisi misesiana del ciclo economico boom and bust. Tutto previsto, e annunciato anche con largo anticipo dagli economisti austriaci.

Perché allora nei media a larga diffusione non si trovano mai le loro analisi, neanche ora che le loro previsioni si sono rivelate esatte, a differenza di quelle di tutti gli analisti e commentatori che in questi anni hanno frequentato i canali televisivi e i giornali principali, e che da essi continuano a disinformare il loro pubblico?

Scalfari, giusto per fare un esempio, il 12 agosto scriveva:
Proprio per impedire che ciò accada e soprattutto per recuperare la fiducia dei risparmiatori e degli operatori, le Banche centrali hanno deciso di concerto di iniettare liquidità nei mercati con prestiti a breve e brevissimo termine ai sistemi bancari, accompagnando queste operazioni con inviti alla calma e solenni assicurazioni che la crisi è circoscritta, le insolvenze limitate, la liquidità comunque garantita e i "fondamentali" senza alcun contraccolpo. Non avevano altra strada, le Banche centrali, che stanno facendo egregiamente il loro lavoro. Riassorbire l'eccesso di liquidità quando non sarà più necessario non è tecnicamente difficile.
Perché la sua opinione viene pubblicata, e considerata autorevole, per giunta, quando ad ogni giorno che passa viene smentito dai fatti? Si permette anche di suggerire “soluzioni” per affrontare la crisi in Italia:
Il rallentamento nella crescita impone di concentrare l'azione del governo su quell'obiettivo. E quindi: favorire gli accordi governo-sindacati in favore della produttività; concentrare la spesa pubblica sui lavori pubblici e le infrastrutture; procedere a ulteriori sgravi fiscali sul lavoro e all'ulteriore sostegno dei bassi redditi.
L'autorevolezza dovrebbe essere misurata dalla provata capacità, dall'esattezza dell'analisi e dalla precisione delle previsioni. Nel nostro mondo rovesciato, autorevole è invece, a prescindere, un parere promosso dai media: il mezzo è il messaggio, come diceva qualcuno.

Wednesday, August 22, 2007

Sulla cospirazione e sul complottismo

« Al futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero è libero, quando gli uomini sono differenti l'uno dall'altro e non vivono soli... a un tempo in cui esiste la verità e quel che è fatto non può essere disfatto. Dall'età del livellamento, dall'età della solitudine, dall'età del Grande Fratello, dall'età del Bispensiero... tanti saluti! » (Winston Smith, 1984)
Ricevo e pubblico volentieri da un collega gongoro questa riflessione sul cospirazionismo. Come indica chiaramente il sottotitolo del blog, io considero lo stato come la vera e fondamentale cospirazione. Fondamentale perché è il motore di tutte le altre: ogni lobby, ogni gruppo di potere più o meno vasto infatti cospira con esso per ottenere i vantaggi che nascono dalla sua posizione di monopolio nel fornire servizi vitali e dalla sua facoltà di scrivere e imporre leggi. Se è vero che l'assenza di uno stato non garantirebbe la scomparsa delle cospirazioni, è certo che ne limiterebbe alquanto l'influenza.

Non deve sorprendere quindi se capita di scoprire elementi dei servizi infiltrati tra i semplici cittadini che cercano di informarsi autonomamente una volta compreso che né l'istruzione pubblica né il sistema dei media descrivono una realtà razionalmente accettabile. Diffondere altre informazioni false, provocare reazioni collettive da poter incanalare a piacimento, manipolare e screditare teorie che negano quelle ufficiali, sono tutti metodi buoni per mantenere le menti delle masse – già occupate con continue distrazioni e spettacoli – lontane da qualsiasi dubbio sulle “verità” dei governi e da qualsiasi indagine personale, metodi necessari quando la semplice denigrazione non è più sufficiente, ma soprattutto indispensabili per creare nuove realtà fittizie per la fase successiva: quella in cui saremo in guerra con l'Eurasia, e saremo sempre stati in guerra con l'Eurasia...

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Di Giovanni Pesce



C’è qualcosa di non chiaro sul metodo di manifestarsi dei complottisti.

Un articolo riportato su Wikipedia ne tratta alcuni aspetti, ma è mia esperienza che il rapporto tra realtà e finzione gestito tra le interazione tra agenti della cospirazione e cultori dell’indagine complottista sia alquanto bisognoso di uno studio ad hoc. Per organizzare uno studio la migliore base di partenza è quella di spiegare il mio punto di vista; altri correggeranno i punti più oscuri ed aggiungeranno idee migliori delle mie.

Avrei dovuto tradurre l’articolo citato, ma Google è più bravo di me; se avete dimestichezza con la lingua imperiale andate su Wikipedia altrimenti traducetelo con Google, scomponendo l’articolo almeno in tre pezzi.

Notevole è lo studio dell’aspetto psicologico: purtroppo nell’articolo si tratta solo di persone singole che aderiscono a dei laboratori di pensiero, infatti sia gli agenti complottisti che i cultori della materia complottista si radunano in piccoli gruppi dove le legge del gruppo impone dei modi di operare e di pensiero, con bias confermativi e creazione di dissonanze cognitive di gruppo.

Il gruppo può denigrare le altrui teorie e creare solidarietà tra i suoi componenti con più forza dell’azione individuale. Quindi il processo di identificazione nel gruppo è un aspetto particolarmente potente nell’attività di manifestazione dei complottisti di ambedue le origini. Come in un teatro l’azione della claque può influenzare la valutazione individuale di uno spettacolo.

Di sicuro il terreno dove prospera il complottismo è quello povero di certezze: là dove non sono dimostrabili in pieno le tesi e le teorie. Occorre prestare molta attenzione al gestore del mainstream che ha la capacità di rendere dimostrabile o non dimostrabile quello che tecnicamente è dimostrabilissimo. Quindi i gestori del mainstream fanno sicuramente parte degli agenti della cospirazione almeno nel fatto di dichiarare legittime o illegittime alcune teorie; ovvero costruiscono la giustificazione della storia.

Dall’altra parte i cultori dello studio della cospirazione, paragonati a coloro i quali si industriano per organizzare una legittima difesa, sono animati da uno spirito particolare tale per il quale possono essere tacciati di sconfinare nella paranoia; anch’io penso che talvolta ciò sia vero. Ma se una persona di media capacità intellettiva si danna l’anima per trovare il bandolo della matassa storica è forse paranoico?

Pasolini in “Scritti Corsari” diceva “io so, ma non ho le prove” ed il mainstream l’ha denigrato facendolo diventare mediaticamente anormale. Io con la mia bicicletta mentale, vado in giro a cercare brandelli di notizie, puntando verso le “discese ardite e le risalite”; ero solo prima e continuo ad esserlo ora. Trovo conforto solo nell’avvicinarmi alla soluzione di questo Sudoku storico; starei male se non potessi neanche tentare di fare ciò.

Nell’articolo citato di Wikipedia si afferma che ambienti di isolamento sociale e impoverimento politico favoriscono lo sviluppo di idee cospirazioniste e conseguente disillusione; io penso che i due fenomeni siano correlati ma non è certo quale sia la causa e quale l’effetto. Lo studio della cospirazione ti porta ad essere solitario, aspetto da non sottovalutare.

C’è una tecnica di disinformazione della “millefoglie”, ovvero per nascondere una verità si creano 999 altre foglie più o meno vere; chi vuole si ferma ad un certo livello, chi vuole può andare avanti “da solo”.

Se vi volete fermare alla prima osteria, va bene lo stesso; ma se la “vostra” emotività vi dice di proseguire allora proseguite in questo cammino emozionante. Non sarete per caso simili al Gen Jack D. Ripper (Jack lo Squartatore n.d.t.), presente nel film Dr. Strangelove, che deluso e solitario pensa ad un complotto comunista di fluoridizzazione dell’acqua per fiaccare e impurificare i preziosi fluidi vitali?

Tuesday, August 21, 2007

Premio Caligola - Agosto '07

Qual è la notizia più rappresentativa del potere fuori controllo, quale la migliore rappresentazione di statalismo estremo? Parte con l'edizione agostana il Premio Caligola - Il potere gli ha dato alla testa, con una lotta serrata tra tre candidati agguerritissimi. Votate anche voi!
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Zimbabwe: Emessa banconota da 200 mila dollari locali

La banca centrale dello Zimbabwe ha emesso ieri una nuova banconota 'record' del valore di 200 mila dollari locali, nel tentativo di arginare l'inflazione. Con questa cifra, ufficialmente equivalente a 13 dollari Usa, ma pari a un solo dollaro Usa al mercato nero, si potrà acquistare un chilo di zucchero.

L'inflazione ufficiale in Zimbabwe è calcolata intorno al 5 mila percento, ma secondo stime del Fondo Monetario Internazionale diffuse ieri, in realtà è molto più alta, e potrebbe entro fine anno raggiungere il 100 mila percento. In Zimbabwe la rovina sociale, economica, sanitaria, educativa e politica è totale; il Paese è falcidiato da malattie e povertà; la disoccupazione è ormai all'80 percento, mentre oltre il 60 percento della popolazione dell'ex granaio d'Africa si ciba solo grazie agli aiuti internazionali.

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Il sigillo del Partito sulle reincarnazioni del Budda

Pechino (AsiaNews) – Dal 1° settembre tutte le reincarnazioni del Budda per essere vere dovranno avere l’approvazione del governo comunista cinese. L’Amministrazione statale per gli affari religiosi ha infatti decretato che dal prossimo mese i cosiddetti “Budda viventi” devono avere il riconoscimento del governo, se non vogliono essere bollati come “illegali” o “invalidi”. La norma stabilisce che tutte le reincarnazioni devono fare richiesta di approvazione ai dipartimenti provinciali o nazionali, a seconda “della loro fama o influenza”. La nuova regola, pubblicata sul sito governativo, serve per “mantenere ordine nel buddismo tibetano e creare una società armoniosa”.
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Venezuela, l'ultima di Chavez "Lancette avanti di mezz'ora"

L'annuncio del bizzarro provvedimento è stato dato dallo stesso Chavez nel corso di un torrenziale e non sempre lucidissimo soliloquio in diretta, della durata di ben sette ore, coinciso con la trasmissione del programma 'Alo, Presidente!' alla radio nazionale. A far da spettatore, e da occasionale interlocutore, il solo ministro per la Scienza e la Tecnologia, Hector Navarro.

Il leader di Caracas non ha fornito indicazioni approfondite per giustificare il mutamento di orario, se non uno sbrigativo: "E' una questione di metabolismo, il cervello umano è condizionato dalla luce solare". Navarro a sua volta ha giustificato la trovata del presidente spiegando che la maggiore durata del tempo diurno "agevolerà tutti i venezuelani, nel lavoro e nello studio".

«A suitcase-bomb!»

Dustin Hoffman, Robert de Niro, in Wag the Dog (1997) di Barry Levinson.
Forse non era solo una commedia...


Monday, August 20, 2007

Da Padilla alla brace

"No citizen shall be imprisoned or otherwise detained by the United States except pursuant to an Act of Congress."
(Title 18, section 4001(a) of the U.S. Code)
Con il verdetto emesso il 16 agosto da una giuria abbigliata “patriotticamente” di bianco, rosso e blu contro Josè Padilla la giustizia di stato si allontana sempre più dal concetto stesso di giustizia, avviandosi sempre più decisamente verso il puro arbitrio esercitato da chi può, ovvero da chi detiene il potere.

In realtà semplice teppista di strada, utile idiota su cui montare un caso progettato per puntellare l'idea del “nemico tra noi” propagandata dallo stato, Padilla venne accusato inizialmente di aver cospirato per far esplodere una
”bomba sporca” sul territorio degli Stati Uniti, ma di tale accusa tanto strombazzata all'epoca non c'è più traccia nella sentenza finale. Sentenza che si basa sul concetto di “supporto materiale”, che in pratica consente di accusare di terrorismo chiunque sia entrato in contatto con membri di organizzazioni terroristiche o sospette tali (ma spesso questi sedicenti terroristi si rivelano essere agenti dei servizi segreti, la cui principale occupazione, ad una ricerca appena approfondita, pare essere proprio la continua creazione di minacce esterne ed interne), a prescindere dalla sua effettiva appartenenza e dalle sue azioni. Il procedimento di giustizia trasformato in un processo alle intenzioni.

Se a questo aggiungiamo l'utilizzo di informazioni estorte per mezzo di tortura, e di altre palesemente
costruite, il quadro che abbiamo di fronte è quello di una vera e propria inquisizione, che va molto al di là del singolo caso: il suo vero scopo è la ridefinizione della giustizia da applicazione imparziale della legge a strumento nelle mani dello stato, che viene di fatto dichiarato ad essa superiore. Del resto, se i diritti sono emessi dallo stato e non ad esso preesistenti, lo stato in qualsiasi momento può revocarli, invocando il bene comune come giustificazione. Quale sarebbe questo bene nel momento in cui mi vengono negati i miei diritti non è dato sapere: mistero della fede.

Ad oggi a finire nelle rete sono stati perlopiù piccoli
delinquenti, sbandati, paranoici e visionari di ogni tipo, soggetti deboli di fronte alla giustizia e facili da accusare conquistando un certo consenso, ma l'obiettivo vero siamo tutti noi e i nostri diritti, che si vengono a trovare in una posizione sempre più subordinata rispetto alla volontà dello stato, unico soggetto davvero libero nella nostra società. Allo stato, infatti, nulla può essere imposto.

Piccolo Glossario della Neolingua #6


Confusion over the meaning of this key word may seem strange. For liberty is not a new issue in the world. Presumably it has been a concern of mankind from the very dawn of his existence.

(F.A. Harper)
Il termine più importante, quello che che ad ogni uomo dovrebbe essere più caro perché esprime la sua vera natura, e che per questo è da sempre attaccato con ogni mezzo dal potere. Una parola che ormai non trova quasi più posto nella società, il cui significato in fondo così preciso è stato disperso in un uragano semantico che lo ha stravolto. Cerchiamo di ritrovarlo.
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Libertà
Significato originario:
1a l’essere libero, la condizione di chi è libero: vivere in l., avere la l. di dire, di fare, godere della l. di muoversi, dare, concedere la l. a qcn.
1b stato di chi non è prigioniero: rimettere i detenuti in l.
2 facoltà dell’uomo di agire e di pensare in piena autonomia: l. religiosa, di pensiero, di parola, di voto, di culto, di opinione, di espressione
3a estens., l’essere esente da legami, responsabilità, oneri: concedere poca, molta l. ai figli, essere geloso della propria l.
3b condizione di indipendenza da legami, spec. di carattere sentimentale: non si vuole sposare poiché tiene troppo alla sua l.
3c pausa: prendersi un giorno di l. dal lavoro
4 indipendenza di una comunità politica dalla dominazione straniera o da una dittatura interna, godendo di libere istituzioni: perdere, riconquistare la l., vincere, morire, lottare per la l.
5 mancanza di controllo nel comportamento o nel linguaggio: parlare, agire, esprimersi con l., con troppa l.
6 condizione di chi può agire nella vita pratica secondo le proprie scelte, grazie a un potere specifico riconosciutogli dalla legge: l. economica, di commercio, di scambio, d’insegnamento
7 stato selvatico o brado di animali: animali in l.
8 affrancamento, liberazione: l. dal bisogno, dalla paura
9 fig., affrancamento dell’anima dal peccato, da una schiavitù spirituale o dal corpo
10a filos., nella filosofia scolastica, capacità dell’uomo di determinare le proprie azioni scegliendo tra due o più alternative ugualmente possibili
10b filos., nell’idealismo, consapevole accettazione della necessità universale da parte del singolo individuo
11 dir., insieme di garanzie che regolano o vietano le costrizioni alle quali potrebbe essere costretto o impedito chi ne è titolare in qualsivoglia manifestazione o situazione della vita privata o sociale

Sgombriamo subito il campo dalla prima distorsione di significato: non esistono gradi di libertà. La libertà c'è o non c'è, o si è liberi o non lo si è. Da nessuna parte, tra le molte definizioni del vocabolo, troviamo il concetto di gradazione. Anche le proposizioni parlare, agire, esprimersi con troppa libertà, dove l'avverbio troppa indica in modo indefinito una quantità, sottintendono che ci sia una linea ben precisa di demarcazione oltre la quale questa libertà d'espressione non è più accettabile.

La definizione esatta di libertà è lo stato di chi non è prigioniero, e ha quindi la facoltà di agire e di pensare in piena autonomia. Le varie definizioni non sono che applicazioni di questo concetto basilare. Se un individuo non ha la possibilità di esercitare tale facoltà, possiamo tranquillamente affermare che si trova in una condizione di prigionia di qualche tipo (la prigionia infatti, a differenza della libertà, si può misurare per gradi).

Dal momento in cui ad un uomo viene imposta una qualsiasi azione, un pensiero, un comportamento, egli non è più libero: come in una prigione, deve obbedire anche contro la sua volontà. L'inganno dei gradi di libertà serve a mascherare questo dato di fatto, si può così affermare che un certo numero di regole possano venire imposte senza intaccare la libertà, o addirittura anche per favorirla, succede negli stati democratici così come in quelli comunisti.

La seconda distorsione è conseguente alla prima: stabilita l'esistenza di gradazioni di libertà, si diffonde il concetto che la libertà – la troppa libertà – può essere dannosa. Si sfrutta quindi un caso in cui l'uso del termine libertà definisce non tanto il termine in sé quanto un comportamento sociale scorretto (di solito la locuzione sta per: “esprimersi in modo eccessivamente volgare”), ovvero una frase idiomatica, come definizione principale. Tracciare una linea di demarcazione oltre la quale la libertà non può venir esercitata non è più visto come negazione della stessa e quindi forma di aggressione, ma come accessorio indispensabile al suo esercizio, mentre l'idea di libertà non limitata da norme arbitrarie – che, ripetiamolo, è l'unica vera libertà – viene caricata di significati negativi, trasformata in una mistura di spregiudicatezza, aggressività e indifferenza.

In realtà la libertà può essere limitata solo a seguito di una violazione del principio di non aggressione: è questo che rende possibile giudicare se la libertà è stata utilizzata per compiere azioni dannose per gli altri – e ovviamente, solo a posteriori – e se quindi quella dell'aggressore può essere a sua volta violata. Non si può che presumere che le azioni umane abbiano finalità positive finché non si palesano nella realtà, ne consegue che l'atto di limitare la libertà d'azione di un individuo sia da considerarsi esso stesso un'aggressione indebita, in quanto precedente ad una possibile azione dell'individuo in questione ai danni di altri. Tra l'altro, dal momento che nessuno può sapere in anticipo quando e se mai una persona dovesse decidere di aggredirne un'altra, se decidiamo di limitare la sua libertà come forma di protezione dovremmo impedirle qualsiasi movimento.

Come un serpente che si morde la coda, l'idea di limitare arbitrariamente la libertà contraddice se stessa, poiché si realizza con un'aggressione verso l'individuo mentre si giustifica con la necessità di proteggerlo da potenziali aggressioni alla sua libertà. È invece pieno diritto dell'individuo difendersi dall'atto aggressivo costituito dalla limitazione della propria libertà. Il problema della neolingua è proprio questo: a forza di trasformare le parole nel loro opposto queste finiscono per perdere le loro qualità di simboli coerenti utili a descrivere la realtà ed a comprenderla. E quando avremo perso queste capacità, il dogma sarà l'unica descrizione del reale possibile.

Meeting old friends

Breve intermezzo comico con questo frammento da Take the money and run (Prendi i soldi e scappa, 1969), di Woody Allen che riesce sempre a farmi sorridere.

Saturday, August 18, 2007

Chiesa marziale

Di legge marziale negli USA se ne parla già da tempo, anche se raramente sulla stampa mainstream (come si parla di ritorno alla coscrizione obbligatoria, sono in fondo due cose intimamente collegate). Ogni tanto però saltano fuori notizie, come questa della KSLA segnalata da Cryptogon, che lasciano capire come – lungi dall'essere un'ipotesi da complottisti – quella della legge marziale sia una possibilità ben concreta, di cui in realtà si sono già studiati tutti i particolari.

Nell'evenienza di una crisi come quella causata dall'uragano Katrina (ma sarebbe meglio dire dalla negligenza delle autorità preposte, come stabilito da una recente
sentenza), che forse, a questo punto, potremmo considerare una “prova generale” di qualcosa che ancora dobbiamo vedere, e magari stavolta non ci sarà bisogno di attendere la furia degli elementi: ci sono sempre i terroristi, quelli che “odiano le nostre libertà,” non dimentichiamolo. Del resto, pianificare e mettere in atto emergenze per sfruttarne politicamente le conseguenze è una delle attività in cui lo stato riesce meglio, senza dubbio.
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Potrebbe mai la legge marziale in America tramutarsi in realtà? Alcuni temono che un attacco affatto nucleare, biologico o chimico sul territorio degli Stati Uniti la potrebbe innescare. KSLA News 12 ha scoperto che il clero aiuterebbe il governo con il loro potenzialmente maggiore problema: Noi.

La confisca delle armi è esattamente ciò che è accaduto durante lo stato d'emergenza dopo l'uragano Katrina a New Orleans, insieme alla rilocazione forzata. Anche le truppe degli Stati Uniti arrivarono, qualcosa ben più facile ora fare, grazie all'eliminazione dell'anno scorso dell'atto 1878 Comitatus Posse, che aveva proibito alle truppe dell'esercito degli Stati Uniti la sorveglianza sul terreno americano.

Se la legge marziale venisse promulgata qui nel paese, come rappresentato nel film “The Siege,” calmare i timori pubblici ed placare il dissenso sarebbe critico. E questo è esattamente ciò che la squadra di risposta del Clero contribuì a realizzare nel dopo-Katrina.

Il dott. Durell Tuberville serve da cappellano per i vigili del fuoco di Shreveport e per l'ufficio dello sceriffo di Caddo. Tuberville ha detto della missione della squadra del clero, “la cosa primaria che diciamo a qualcuno è: cooperiamo ed risolviamo questo problema e quindi appianeremo le differenze una volta che la crisi sarà finita.”

Tali squadre di risposta del clero camminerebbero su un filo durante la legge marziale fra le richieste del governo da un lato, contro i desideri del pubblico dall'altro. “In molti casi, questi religiosi sarebbero già conosciuti nei quartieri in cui stanno contribuendo a diffondere quella situazione,” assicura Sandy Davis. È direttore dell'ufficio di Homeland Security e della preparazione all'emergenza di Caddo-Bossier.

Per le squadre del clero, uno degli strumenti più importanti nell'aiutare a calmare il pubblico o ad obbedire alla legge è la bibbia in se, specificamente la Lettera ai Romani, 13. Come
spiegaTuberville : “perché il governo è stabilito dal signore, sapete. E, questo è ciò che crediamo nella fede cristiana. Questo è ciò che è dichiarato nelle scritture.”

Volete vendere l'Oro? Vendetelo agli Italiani!


 Lettera aperta

al Presidente della Repubblica Italiana, on. Giorgio Napolitano
al Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Romano Prodi
al Ministro di Economia e Finanze, on. Tommaso Padoa Schioppa




Egregi onorevoli,

siamo un gruppo di Italiani che si interessano di Economia e Mercati. Ci incontriamo da cinque anni nel sito www.usemlab.com, dove discutiamo anche di teoria economica, pubblichiamo analisi, e seguiamo con crescente preoccupazione le vicende dell’economia mondiale.

Il recente riaffiorare del dibattito sull’idea di dismettere parte delle riserve auree del nostro Paese ci è apparso, purtroppo, questa volta più deciso del solito.

Abbiamo sempre dedicato un particolare interesse al mercato dell’oro, anche sulla base degli insegnamenti della Scuola Austriaca di Economia (dei maestri Mises, Rothbard e premio Nobel Hayek), la quale da sempre auspica il ritorno a una moneta onesta.

Di fronte alla idea di alienare le riserve auree del Paese ci sentiamo pertanto obbligati ad avanzare la proposta contenuta in questo documento, che intendiamo divulgare il più possibile.

Quando per esigenze particolari di cassa arriva il momento di vendere i gioielli di famiglia, è tradizione italiana fare in modo che rimangano in famiglia. Si cerca lo zio ricco, il cugino che ha fatto fortuna, il fratello che è stato più saggio, e si vende a loro.

E’ un po’ la versione italiana, famigliare, dell’americana convinzione che l’Oro appartenga al popolo, benché esso venga custodito nei forzieri della Banca Centrale.

Quindi perché non vendere agli Italiani l’Oro delle nostre riserve, se proprio lo si deve vendere?

Noi siamo convinti che se si dovesse addivenire ad una realizzazione del malaugurato proposito, l’operazione dovrebbe essere considerata alla stregua di tutte le altre privatizzazioni di patrimonio demaniale, messe in atto in questi anni, ed essere riservata agli Italiani!

Con in più la non trascurabile differenza che, essendo l’Oro alienabile in lotti molto piccoli accessibili a tutti, tale privatizzazione dovrebbe essere riservata al Popolo Italiano, agli Italiani Qualunque. Dovrebbero essere esclusi i soliti gruppi di potere economico che hanno fatto la parte del leone nelle privatizzazioni già avvenute. Basandoci sull'ammontare stimato di circa 2000 tonnellate, spetterebbe una oncia a ciascun Italiano.

Nella speranza di incontrare orecchie attente e cuori sensibili a questo accorato appello, distintamente vi salutiamo,

Firmato:

Lo Staff di USEMLAB

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Friday, August 17, 2007

Nuove mosse contro l'Iran

Mentre a Bischkek, capitale del Kirghizistan dove è riunita l'organizzazione per la cooperazione di Shangai (un'alleanza asiatica che aspira a bilanciare il predominio economico e politico dell'occidente) il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad – evidentemente in risposta alle notizie sul possibile inserimento della Guardia rivoluzionaria nella lista delle organizzazioni terroristiche – ha affermato che lo scudo spaziale statunitense è una minaccia per tutta l'Asia, dai comandi americani a Baghdad continuano ad arrivare accuse all'Iran.

BAGHDAD (Reuters) - di Ross Colvin
L'Ambasciatore statunitense in Iraq ha esposto le conseguenze di un eventuale ritiro delle truppe Usa dal paese, avvertendo che una simile mossa aprirebbe le porte ad "una grande avanzata iraniana" che potrebbe mettere in pericolo gli interessi di Washington nella regione. L'ambasciatore Ryan Crocker ha anche accusato Tehran di voler indebolire il governo iracheno guidato dalla maggioranza sciita, in modo da riuscire "a controllarlo in un modo o nell'altro". L'Iran continua a negare di aver contribuito ad addestrare le milizie sciite che operano in Iraq.
Ma su cosa si basa questa certezza dell'intensificazione del coinvolgimento iraniano nel conflitto iracheno? Leggiamo su Global Research:
Gli USA accusano l'Iran per le vittime dei suoi stessi attacchi
Di Gareth Porter
Nella sua conferenza stampa del 5 agosto, Odierno, comandante in seconda delle truppe degli Stati Uniti in Iraq, ha incolpato l'Iran dell'aumento nella quantità di vittime USA attribuibili alle milizie sciite, affermando che avrebbe “aumentato il suo supporto a questi gruppi, secondo il rapporto di settembre” – un riferimento al molto pubblicizzato rapporto del generale David Petraeus sulla strategia degli Stati Uniti. [...]

Ha ripetuto l'accusa in un'intervista con Michael R. Gordon che il New York Times ha pubblicato in prima pagina l'otto agosto sotto il titolo, “per gli Stati Uniti bombe fornite dall'Iran stanno uccidendo più truppe in Iraq.” In quell'intervista, ha dichiarato dell'Iran, “penso che desiderino influenzare la decisione che potenzialmente dovrebbe arrivare a settembre.”

Quello che Odierno ha inquadrato in termini di politica iraniana, tuttavia, può essere spiegato molto più semplicemente dal fatto che l'esercito degli Stati Uniti ha organizzato più operazioni contro l'esercito del Mahdi di Moqtada Al-Sadr durante la primavera e l'estate.

Il comando degli Stati Uniti non ha fornito alcuna statistica sugli obiettivi deile sue operazioni degli ultimi mesi, ma i resoconti su tali operazioni rivelano un grafico di aumentanti attacchi degli Stati Uniti al personale dell'esercito del Mahdi dal marzo 2007.

Fra il 26 aprile ed il 30 giugno, il comando degli Stati Uniti a Bagdad ha annunciato dozzine di operazioni militari a Bagdad – la vasta maggioranza a Sadr City – solamente allo scopo di catturare o uccidere sciiti appartenenti a quelle che sono state chiamate “cellule segrete” – un termine usato per descrivere le unità dell'esercito del Mahdi che si presumono essere sostenute dall'Iran.
E qui sarebbe bene chiedersi: ma davvero è necessario alla guerriglia sciita irachena il supporto esterno dell'Iran? Non c'è già in giro una certa abbondanza di esperti istruttori nelle tattiche militari da quando Bremer decise di sciogliere l'esercito iracheno (con conseguente licenziamento di 400.000 iracheni), e l'aumento di armi in possesso della resistenza non aveva forse un'altra origine, come è stato scoperto di recente? Del resto, non serve la logica quando si possono semplicemente ripetere le stesse panzane fino a farle accettare per vere, cosa che già Goebbels ben sapeva. Ma le mosse USA non si limitano alla propaganda. Infatti, lontano dai riflettori...
Gli Stati Uniti armano Ryiad
di Elisa Borghi
Si svolge tra le proteste di Teheran, il tour diplomatico in Medioriente del segretario di Stato americano Condoleezza Rice e del ministro della Difesa Robert Gates. Dalla capitale iraniana ieri si sono levate critiche durissime nei confronti dell'amministrazione Usa (e questa non è una novità) di fronte all'annuncio della stessa Rice che l'aiuto militare americano destinato allo stato di Israele, nel decennio 2008-2018 aumenterà sino a superare la somma dei 30 miliardi di dollari. In pratica 9 miliardi in più rispetto al decennio precedente. E che anche l'assistenza militare Usa destinata all'Egitto si gonfierà fino a quota 13 miliardi per lo stesso periodo. La notizia, attesa da giorni, era stata anticipata nel week end dai quotidiani americani New York Times e Washington Post che la legavano ad un'altra rivelazione, non confermata ma neppure smentita da Washington: quella di una serie di nuove, e ricchissime, commesse militari americane che interesserebbero cinque Paesi del Golfo Persico: le monarchie di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar, Bahrein et Oman.
La partita continua...

Update: anche la Russia alza la tensione. Dalla
Reuters:
Russia, Putin: riprenderanno voli bombardieri a lungo raggio
La Russia ripristinerà la pratica in uso ai tempi dell'Unione sovietica di far volare in modo permanente i suoi bombardieri a lungo raggio fuori dal proprio territorio, secondo quanto dichiarato dal presidente russo Vladimir Putin.

"Abbiamo deciso di ripristinare i voli strategici dell'aviazione russa in modo permanente", ha detto Putin ai giornalisti durante un'esercitazione militare fatta insieme alla Cina e a quattro stati dell'Asia centrale sulle montagne degli Urali.