Monday, December 31, 2007

Piccolo Glossario della Neolingua #22

“It is nonsense to place the blame on "money" for the tendencies of some people to value exchangeable goods highly as compared to some nonexchangeable goods. There is no force in the existence of the money economy that compels men to make such choices; money simply enables men to expand enormously their acquisition of exchangeable goods.”
(Murray N. Rothbard)
Anche questa volta il De Mauro ci tradisce, accontentandosi di una definizione di consumismo che, benché largamente accettata, non spiega affatto da cosa nasca tale fenomeno.
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Consumismo
Significato originario:
tendenza delle società capitalistiche a incrementare nuovi consumi ed esigenze, spec. per influsso dei mass–media


Che il consumismo sia un effetto collaterale e deleterio del capitalismo è un assunto largamente accettato. Peccato che, ancora una volta, si tratti di un astuto depistaggio operato dalla propaganda statalista: il capitalismo, infatti, si fonda sul risparmio e l'investimento dei beni capitali, ed è proprio la retorica dello stato sociale a spostare l'attenzione su produzione e consumo. Scriveva Keynes, l'ispiratore – forse involontario – delle politiche economiche degli ultimi decenni:
Due piramidi, due mausolei per i morti, sono due volte meglio di una; ma non così due ferrovie da Londra a York. Siamo così ragionevoli, ci siamo istruiti così da sembrare dei prudenti finanzieri, considerando attentamente prima di aumentare le difficoltà finanziarie dei posteri costruendogli case per viverci dentro, che non abbiamo una tale facile fuga dalle sofferenze della disoccupazione.
Non dovrebbe sfuggire il particolare che già di per sé, la “produzione” di opere inutili, giustificata dalla necessità di mantenere la piena occupazione, è una spinta ad un consumo di risorse irrazionale. Tenendo a mente le parole di Bastiat, dovremmo chiederci: cos'altro avrebbe potuto essere realizzato con i capitali investiti in gigantesche quanto inutili opere?

Ma soprattutto, non bisogna sottovalutare il fatto che il deficit spending dello stato è in gran parte finanziato non già dalle sole tasse, quanto dalla possibilità di stampare denaro dal nulla creando inflazione: la perdita progressiva di valore della moneta spinge così i consumatori a spenderla il più in fretta possibile. Senza bisogno di ricorrere ad esempi del passato, quali la Repubblica di Weimar, possiamo guardare allo Zimbabwe attuale, la cui inflazione è ormai fuori controllo e gli abitanti assaltano i negozi per disfarsi delle banconote velocemente svalutate. Nulla del genere è previsto nel sistema capitalista, in cui il denaro dovrebbe correttamente essere una merce accettata da tutti e non può essere creato a costo zero.

Ma non basta: oltre all'inflazione, il sistema attuale permette un'altra operazione inaccettabile in un sistema autenticamente capitalista: la moltiplicazione del credito ad opera delle banche. La banca non è più infatti un semplice luogo in cui depositare i propri beni capitali per ritrovarli intonsi nel momento del bisogno, ma un organismo che si può permettere di prestare più denaro di quello che ha in cassa. La moltiplicazione avviene nel momento in cui il prestito viene erogato a favore di un altro istituto bancario che, a sua volta, può prestare un ulteriore quantità di valuta, mantenendone nei propri forzieri solo una frazione dell'importo totale.

È il sistema del credito facile, quello che ha portato all'attuale crisi dei mutui subprime. Le banche si sovraespongono, sicure dell'intervento salvifico della banca centrale che, in caso di bisogno, inietterà liquido nel sistema, ovvero stamperà altro denaro per coprirne l'insolvenza, ovviamente creando altra inflazione. Questo ingegnoso sistema – ingegnoso finché i nodi non arrivano al pettine, cioè quando il valore del denaro tocca livelli così bassi che diventa impossibile per i consumatori far fronte alle loro esigenze basilari – è in realtà la vera sorgente del consumismo: non è altro che la logica risposta dei consumatori di fronte al valore percepito dei beni. Un bene di consumo, per quanto frivolo o effimero che possa essere, viene percepito, e non a torto, di valore superiore rispetto alla banconota a corso legale, il cui valore sa essere in costante calo.

In un sistema autenticamente capitalista la percezioen del valore sarebbe ben diversa. La moneta merce, ad esempio garantita dall'oro, manterrebbe inalterato il suo valore nel tempo, senza generare quindi l'urgenza alla spesa immediata: ad essere incentivato è quindi il risparmio, in altre parole posso rinunciare all'uovo di oggi sapendo di poter comprare una gallina domani. A differenza del sistema attuale, in cui se non compro l'uovo subito, è possibile che non sia più in grado di comprarlo al calar della sera.

E vorrei chiudere con le parole di Mises:
Osserviamo che sono i popoli impoveriti delle economie arretrate a dedicare la maggior parte del loro tempo e fatica all'aquisizione dei beni materiali e non gli abitanti ricchi delle economie avanzate. Non sono i poveri a professare così ferventemente il loro desiderio per una maggiore “soddisfazione spirituale” e a denigrare la malvagità del “materialismo” e del “consumismo.” Non perseguono i beni immateriali con lo stesso fervore. Non prendono lezioni in poesia francese per puro divertimento – anche quando è nelle loro possibilità. Non leggono la letteratura New Age né praticano yoga.

La sensibilità verso il “consumismo” è un affettazione in gran parte presente nei ricchi paesi occidentali. Questo parzialmente perché c'è più ricchezza materiale e consumo in questi paesi. Ma anche all'interno dei paesi occidentali, l'apprensione per il “materialismo” ed il “consumismo” è più prevalente fra l'intelligentsia relativamente ricca che fra i poveri o la classe media.

Sunday, December 30, 2007

La chiesa di Keynes

Di

[Articolo tratto da American Affairs, Volume VIII, Numero 3 (Luglio 1946).]


Il lavoro dall'ingombrante titolo Teoria Generale dell'Occupazione, dell'Interesse e della Moneta, oggi abbreviato comunemente come “Teoria Generale,” è stato pubblicato nel 1936. Aveva quindi soltanto dieci anni quando l'autore, John Maynard Keynes, è morto lo scorso aprile.

Probabilmente nessun altro libro ha mai prodotto in così poco tempo un effetto paragonabile. Ha disegnato, modificato e condizionato il pensiero economico nel mondo intero. Su di esso è stata fondata una nuova chiesa economica, completamente fornita di tutte le proprietà adeguate ad una chiesa, quale una sua propria rivelazione, una rigida dottrina, un linguaggio simbolico, una propaganda, un sacerdozio ed una demonologia.

La rivelazione, anche se scritta brillantemente, era tuttavia oscura e difficile da leggere, ma mentre ci si sarebbe potuti aspettare che questo ostacolasse la diffusione della dottrina, al contrario ha servito lo scopo della pubblicità facendo nascere scuole di esegesi e polemiche interminabili perché niente poteva essere definito. Non c'era una condizione esistente della società in cui la teoria poteva essere dimostrata o confutata tramite dimostrazione – né ce n'è una oggi.

Il momento in cui uscì il libro era tra i più fortunati. Per la società pianificata di cui stavano parlando, i socialisti avevano disperatamente bisogno di una formula scientifica. Il governo allo stesso tempo aveva necessità di una razionalizzazione per la sua spesa di deficit. L'idea del governo di assistenza sociale che stava prendendo piede sia qui che in Gran Bretagna – qui sotto il segno del New Deal – era in difficoltà. Non aveva risposta per coloro che continuavano a chiedere, “da dove vengono i soldi?” Era vero che il governo aveva ottenuto il controllo della moneta come strumento sociale e che la limitante tirannia dell'oro era stata rovesciata, ma il feticcio della solvibilità sopravviveva e minacciava di frustrare le grandi intenzioni sociali.

Proprio in questa crisi storica della politica sperimentale, con i socialisti persi in una selva oscura al confine fra l'Utopia ed il totalitarismo e con i governi alla deriva in un mare di valuta controllata, con la paura di avanzare ed incapace di tornare indietro, l'apparizione della teoria di Keynes sembrò una risposta alle preghiere. La sua azione era duplice. Ai pianificatori socialisti, offriva un insieme di strumenti algebrici, che, se usati secondo il manuale delle istruzioni, garantivano di produrre totale occupazione, equilibrio economico e giusta ridistribuzione di ricchezza, tutt'e tre insieme e con una precisione da regolo calcolatore – con la sola premessa che la società volesse davvero essere salvata. E la stessa teoria in virtù delle sue implicazioni logiche liberava l'assistenza sociale del governo dalla minaccia dell'insolvibilità.

Quella parola – insolvibilità – veniva svuotata di significato per un governo sovrano. Il budget equilibrato era una stranezza capitalista. La spesa di deficit non era quel che sembrava. Era in effetti investimento; ed usarla significava riempire un vuoto di investimenti – un vuoto generato dalla tendenza cronica ed incorreggibile della gente a risparmiare troppo. “C'è stata,” diceva, “attraverso la storia una cronica tendenza al risparmio più forte dell'incentivo a investire. La debolezza dell'incentivo a investire è sempre stata la chiave del problema economico.” Con investimento si suppose che intendesse l'uso del capitale nello spirito avventuriero.

Questa idea era la base stessa della teoria. Dal risparmio eccessivo e dalla mancanza di investimenti veniva la disoccupazione. E quando da queste cause comparse la disoccupazione, così come era destinata a fare, in principio periodicamente e poi come male permanente, l'unica cura era che il governo spendesse. Fra gli strumenti algebrici c'era il famoso moltiplicatore per mezzo del quale gli esperti potevano determinare precisamente quanto il governo avrebbe dovuto spendere per generare la completa occupazione.

Brevemente quindi la teoria diceva che quando la gente non stava investendo abbastanza nel loro futuro per mantenersi tutti occupati il governo doveva farlo per loro. Dove e come il governo avrebbe trovato i soldi? Bene, in parte tassando i ricchi, che risparmiano notoriamente troppo; in parte prendendo in prestito dai ricchi; e, se necessario come un ultimo ricorso, stampandolo – e tutto era destinato a funzionare perché, dalla completa occupazione, la società in generale sarebbe diventata sempre più ricca. Alla fine le soddisfazioni economiche della vita sarebbero diventate a buon mercato, il tasso di interesse sarebbe caduto a zero ed infine la classe che viveva di rendita, cioè quella che viveva di interessi senza produrre, si sarebbe estinta senza dolore.

“Se ho ragione,” diceva,
supponendo che sia comparativamente facile rendere le merci capitali così abbondanti che l'efficienza marginale del capitale sia zero, questo può essere il modo più ragionevole di eliminare gradualmente molte delle caratteristiche discutibili del capitalismo. Perché una piccola riflessione mostrerà che enormi cambiamenti sociali deriverebbero dalla scomparsa graduale di un tasso di rendita sulla ricchezza accumulata. Un uomo sarebbe ancora libero di accumulare il suo reddito guadagnato con l'intenzione di spenderlo più avanti. Ma la sua accumulazione non crescerebbe. Sarebbe semplicemente nella posizione del padre del papa, che, quando lasciò il commercio, si portò una cassa di ghinee nella sua villa a Twickenham e pagò con esse le spese di famiglia come richiesto.
Ed in cosa il governo avrebbe speso i soldi? Preferibilmente, com'è naturale, per la creazione di impianti produttivi, cioè per aumentare la produzione di cose che soddisfano i desideri dell'essere umano; ma tale era l'importanza di mantenere ognuno completamente occupato che sarebbe stato meglio investire i soldi in monumenti e piramidi che non spenderli affatto.

“L'antico Egitto,” diceva,
era doppiamente fortunato, e senza dubbio doveva a questo la sua favolosa ricchezza, in quanto possedeva due attività, vale a dire la costruzione delle piramidi così come la ricerca dei metalli preziosi, i frutti dei quali, poiché non potevano rispondere alle esigenze dell'uomo essendo consumati, non marcivano in abbondanza. Nel Medio Evo costruivano cattedrali e intonavano cori. Due piramidi, due mausolei per i morti, sono due volte meglio di una; ma non così due ferrovie da Londra a York. Siamo così ragionevoli, ci siamo istruiti così da sembrare dei prudenti finanzieri, considerando attentamente prima di aumentare le difficoltà finanziarie dei posteri costruendogli case per viverci dentro, che non abbiamo una tale facile fuga dalle sofferenze della disoccupazione. Dobbiamo accettarle come risultato inevitabile dell'applicazione al comportamento dello Stato dei massimi che sono meglio calcolati per arricchire un individuo permettendogli di accumulare diritti al godimento che non intende esercitare ad alcun tempo definito.
A questo passaggio fanno raramente riferimento i keynesiani, forse perché non sono mai stati sicuri se intendeva che lo si prendesse seriamente. Avrebbe potuto tranquillamente essere uno degli atteggiamenti scherzosi di Keynes.

È significativo ricordare che la prima applicazione definita e cosciente della teoria è stata fatta dal New Deal; e quando nel terzo anno Roosevelt ha cominciato a dire che la spesa di deficit del governo deve essere considerata come un investimento nel futuro del paese, stava prendendo le parole direttamente dalla teoria di Keynes. I risultati promessi non sono arrivati; la disoccupazione non è stata curata. Questo disappunto, dicono i fedeli, non era dovuto ad un difetto della teoria ma semplicemente e soltanto al fatto che la spesa di deficit non è andata abbastanza lontano. I deficit dovrebbero essere coraggiosamente maggiori.

È forse ancor più significativo che nel suo stesso paese fosse considerato un pericoloso luminare e che il governo britannico non fu in grado di servirsi del suo genio finché non arrivò il momento in cui si trovò in una posizione economica molto difficile. Aveva già abbandonato la parità aurea, fingendo di farne una questione morale; ed allora, quando la mentalità britannica cambiò da quella di paese creditore a quella di debitore, ciò di cui il Ministero del Tesoro aveva bisogno era qualcuno che potesse coprire la nudità dell'eresia finanziaria con un opaco drappeggio plausibile ed allo stesso tempo dare alla sterlina controllata uno scintillio che sostituisse il lustro perduto della sterlina d'oro. E così accadde che il signor Keynes venne assunto dal Ministero del Tesoro britannico come suo principale consigliere, inserito nel consiglio della Banca d'Inghilterra ed elevato al rango di Baron Keynes di Tilton.

La letteratura fondata su Keynes è dogmatica. Keynes stesso non lo era. Alla fine del suo libro si chiede improvvisamente se avesse potuto funzionare. Erano le sue idee “una speranza visionaria?” Erano correttamente radicate “nei motivi che governano l'evoluzione della società politica?” Erano “gli interessi che contrasteranno più forti e più evidenti di quelli che serviranno?” Non ha fatto il tentativo di rispondere alle sue stesse domande. Ci sarebbe voluto un altro libro, disse, per indicare le risposte anche solo in abbozzo.
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Garet Garrett (1878-1954) fu un giornalista ed autore americano noto per le sue valutazioni sul New Deal e sulla partecipazione degli Stati Uniti alla Seconda Guerra Mondiale. Vedi i suoi libri nel Mises Store. Vedi i suoi articoli su Mises.org. Commenta sul blog.

Vedi anche "Who is Garet Garrett?" di Jeffrey Tucker.

Link all'articolo originale.

Saturday, December 29, 2007

Blog per pensare

El Boaro mi coinvolge nel Thinking Blogger Award, una specie di catena di Sant'Antonio del web in cui bisogna citare cinque “blog che fanno pensare”. Essendo il Gongoro uno zombie che gira per il mondo con una bambolina vudù in mano, ho pensato bene di non allarmare la sua superstizione interrompendo la catena.

Innanzitutto le regole:
a) Partecipare solo se si è stati nominati
b) Lasciare un link al post originario inglese
c) Inserire nel post il logo del Thinking Blogger Award
d) Nominare i cinque blogger che stimolano intellettualmente

Ed ecco i cinque nominati, non ci ho pensato molto su, sono i primi che mi sono venuti in mente:

1) Xiaodong People, e non sto neanche a spiegare il perché.
2) Tra Cielo e Terra, un ottima postazione per ricercare misteri esoterici e non.
3) Liberty Soldier, letteralmente una sana incazzatura.
4) Invece dell'istruzione, blog nuovo di pacca che mi va di incoraggiare.
5) Infine un blog straniero, The Brave New World Order, dedicato al sincromisticismo che non sono sicuro di aver capito bene cos'è, ma mi fa andare fuori giri i neuroni lo stesso.

Bene, non mi sono impegnato molto, ma spero sia sufficiente per scampare la maledizione!

Friday, December 28, 2007

La Bhutto uccisa; Osama anche

Il 2 novembre scorso, l'ex premier pakistano Benazir Bhutto uccisa ieri, in un'intervista concessa a David Frost affermava che tra i responsabili dell'attentato fallito del 19 ottobre ci potesse essere Saeed Sheikh, e che quest'ultimo fosse anche l'assassino di Osama Bin Laden.
Questo è il video dell'intervista.



Mentre a questo link potete trovare la storia di Saeed Sheikh e dei suoi collegamenti con l'ISI e l'11 settembre.


Il mercato influenzato

Nel difendere l'idea del libero scambio ci si sente spesso accusare di prendere le parti delle peggiori corporazioni e multinazionali, che la vulgata corrente, ben addestrata dai media asserviti al potere, identifica con il mercato.

Nulla è in realtà più lontano dal vero: chi difende il libero mercato è proprio, invece, il primo accusatore della letale complicità tra governi e industrie influenti, che grazie alle generose donazioni elargite alla classe politica possono servirsi dello stato come di un arma per eliminare la fastidiosa concorrenza, e di conseguenza impedirne gli effetti virtuosi nel miglioramento dell'offerta.

Questo perverso meccanismo è ben illustrato in questo articolo di Jeffrey Tucker, al quale il raffreddore stagionale non ha impedito di mantenere la lucidità.
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Protezionismo e naso chiuso

Di Jeffrey Tucker


Eccomi qui davanti al banco della farmacia, con un forte raffreddore, starnutendo ed elemosinando un prodotto che contenga pseudoefedrina, che funziona come un magico stura-naso. La roba disponibile immediatamente contiene invece la sostanza dal suono simile denominata fenilefrina, che potrebbe anche essere un placebo. Semplicemente, non funziona, e quasi tutti lo sanno.

Potete ancora comprare il buon vecchio prodotto dal farmacista, ma sarete sospettati per questa grave azione. Il governo, vedete, dice che la gente compra la vecchia roba e la trasforma in metanfetamina. Ecco perchè il congresso e l'amministrazione hanno passato la legge contro l'epidemia di metanfetamina del 2005, che raziona la quantità che potete comprare e richiede che dimostriate la vostra identità e firmiate uno speciale formulario.

E sì, questa legge fa ora parte della mostruosità chiamata Patriot Act. Ho trattato l'intera questione l'anno scorso, ma quest'anno ho davvero cominciato a sentire puzza di bruciato, a proposito di cui scrivo poco sotto.

“Grazie Bush” ho mormorato mentre firmavo il documento sotto lo sguardo del farmacista, addestrato per trattarmi come un possibile criminale.

È davvero notevole. Due anni fa, acquistare il Mucinex non era diverso dall'acquistare dentifricio o shampoo. Oggi, è un grosso problema e vi fa finire su una certa lista del governo come possibili sospetti. E sì, arrestano la gente che ne acquista troppo, come un raffreddato William Fousee di New York ha scoperto all'inizio di quest'anno.

I dati che dimostrano una crisi nazionale di uso del meth non mi sembrano poi così gravi, con i rapporti dei test positivi in aumento sul posto di lavoro equilibrati dai rapporti di un uso diminuito fra i giovani.

Comunque, ci si deve sorprendere di una legge nazionale che interessa così drammaticamente la salute di milioni di persone per arrestare qualche tizio che si fa la metanfetamina nel suo scantinato. Per salvarci da noi stessi, il governo ci ha reso molto più difficile il rimanere sani.

Le leggi vengono approvate per un motivo. Se non la salute, quale possibile motivazione potrebbe avere il governo per l'imposizione di questa legge? Possibile che sia per creare una base di dati nazionale sul naso chiuso? Probabilmente no.

Proviamo per un attimo a seguire i soldi. A quanto pare la maggior parte di tutta la pseudoefedrina sia prodotta molto economicamente in Cina ed in India, molto più economicamente di quanto possa esser fatto negli Stati Uniti o in Europa. Ciò che questo significa è che queste aziende non hanno gruppi di pressione a Washington che possano efficacemente spingere il loro prodotto.

Confrontatelo con la fenilefrina, il cui maggiore fornitore mondiale è situato in Germania. L'azienda è chiamata Boehringer-Ingelheim, secondo la MSNBC. Ha sviluppato la droga nel 1949 come gocce per gli occhi. Durante gli ultimi due anni, virtualmente ogni fornitore di farmaci per il raffreddore ha cambiato la sua formula per includere la droga di Boehringer. Alcuni continuano a rendere la vecchia formula disponibile ma soltanto con uno speciale accesso.

È possibile che il movimento contro la meravigliosa pseudoefedrina ed a favore dell'inutile fenilefrina sia realmente una forma di protezionismo travestito? Che si tratti in realtà di ricompensa per l'azienda ben collegata a scapito delle aziende senza collegamenti?

Se questo suona cinico, date un'occhiata a questo. Sembra che i nostri amici a Boehringer Ingelheim siano piuttosto interessati alla politica americana, con il 73% delle sue donazioni che vanno ai candidati repubblicani per l'ufficio federale. Potete vedere che Boehringer ha persino un PAC situato a Ridgefield, nel Connecticut. Qualcuno con più tempo di me deve controllare e vedere come le persone che ha sostenuto per il Congresso abbiano votato a favore della Legge che ha provocato un massiccio spostamento verso il loro prodotto, e ha quasi spinto il suo prodotto concorrente fuori dal mercato.

Ah, e guardate qui. Risulta che questa azienda ha speso 1,85 milioni di dollari in lobbying nel 2005, un enorme aumento rispetto a tutti gli anni precedenti.

L'anno seguente ha speso 922.000, mentre la spesa è calata nel 2007.

E qui c'è il rapporto annuale di Boehringer per il 2006, che annuncia trionfalmente che “il commercio della fenilefrina ha continuato a crescere ad un ad alto livello.” (Il loro rapporto 2007 non è ancora online.)

Ora, prima di darmi del pazzo cospirazionista, considerate questa stupefacente coincidenza. La principale azienda che trae beneficio dalla a legge – passata in nome della patriottica guerra contro la droga – che efficacemente marginalizza la principale concorrenza e dà una spinta al suo inferiore prodotto ha speso milioni in lobbying e donazioni per la campagna durante lo stesso anno in cui la legge è stata approvata. Non c'è traccia di alcuna spesa notevole prima che la spinta per la legge fosse cominciata e la spesa è calata da quando la legge è passata.

Così lasciatemi uscire dal coro per dire quello che ogni persona ragionevole sospetterebbe fortemente. Il motivo per cui non potete avere gli efficaci Mucinex e Sudafed senza dover passare attraverso molti ostacoli non è in realtà la caccia ai dipendenti da metanfetamina negli scantinati. È in realtà il racket in corso a Washington per cui la legge viene usata per avvantaggiare produttori influenti in combutta con la classe politica a scapito di produttori meno influenti e del popolo americano, che dovrebbe avere la libertà di scegliere.

Ricordate: c'è una storia come questa dietro praticamente tutto ciò che il governo fa. Se comprendete questo, potete capire perchè la gente come Albert Jay Nock disse che lo stato è sempre ed ovunque il nemico.
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Jeffrey Tucker è redattore di Mises.org. Mandagli una mail. Commenta sul blog.

Le meraviglie dell'ONU

L'ONU sta lavorando con la Marvel Comics per produrre una serie di fumetti in cui i supereroi, in veste di peacekeeper, lavoreranno al fianco dell'organizzazione per liberare il mondo dai conflitti e dalle malattie. Lo ha rivelato al Financial Times Camilla Schippa dell'ufficio per le collaborazioni delle Nazioni Unite:
L'idea originariamente è venuta al film-maker francese, Romuald Sciora, che stava lavorando ad altri progetti dell'ONU e sta facendo un DVD sull'organizzazione internazionale che sarà distribuito agli studenti con i libri a fumetti.
Evidentemente, ben consci delle difficoltà degli studenti nella lettura, all'ONU hanno pensato bene di produrre materiale video e fumetti, dei quali ci si può limitare a guardare le colorate figure.
L'ultima iniziativa dell'ONU non sarà la prima volta che i fumetti sono stati usati per scopi politici negli Stati Uniti. Durante la seconda guerra mondiale, i supereroi furono rappresentati all'attacco del regime nazista in Germania. Allora Captain America della Marvel, insieme ad altri personaggi come Superman, furono rappresentati mentre picchiavano Adolf Hitler.
Insomma, una squallida operazione di propaganda indirizzata ai più giovani. Ci sarebbe da domandarsi per quanta parte dei sentimenti interventisti dell'epoca ed attuali sono responsabili le avventure fantascientifiche dei supereroi: ma certo, i ragazzi non si devono chiedere le ragioni della guerra, né devono indagare sugli scopi della politica. Ecco allora Captain America e Superman (eroi che diversi anni dopo – ironia della sorte – furono accusati di essere simboli e strumenti di propaganda al servizio dell'imperialismo americano: prima no, però), ecco il nuovo progetto dell'ONU.

Come al solito, la “buona causa” giustifica il ricorso a bieche forme di propaganda. Ovviamente gli studenti non avranno la possibilità di indagare più a fondo sull'effettiva bontà o meno della causa di turno, ma si divertiranno molto con i disegni multicolori della Marvel. Nel frattempo guarderanno con sempre maggiore meraviglia al succedersi del giorno e della notte, questo curioso fenomeno dalle ragioni misteriose quasi quanto la fame nel mondo.

Thursday, December 27, 2007

Bananas

Inevitabile corollario al post precedente, Woody Allen si unisce alla revoluciòn, in questa divertente scena dalla commedia Bananas (Il dittatore dello stato libero di Bananas, '71)...

Tropico e il cancro

Non so se avete mai giocato a Tropico, un gioco della Poptop (la stessa di Shattered Union, un bel gioco di strategia su di una possibile futura guerra civile americana) non recentissimo ma molto divertente, in cui si assume il ruolo di presidente di un'isola tropicale. C'è tutto: politica, con la possibilità di brogli, corruzione, persecuzione e anche di non indire elezioni, diplomazia, tasse. Insomma, si può condurre alla prosperità il proprio piccolo paradiso tropicale o trasformarsi in uno spietato dittatore, divertendosi anche a indagare le reazioni di ciascuno degli abitanti, che in casi estremi possono anche rivoltarsi e cercare di rovesciare il regime.

Personalmente, dopo le prime partite in cui ho cercato di mantenere alta la soddisfazione e di far progredire armoniosamente la mia piccola nazione, ho scoperto il piacere maligno di vessare il popolo mantenendolo nell'ignoranza e nella miseria, cancellando le elezioni e formando un blocco di potere con banchieri ed esercito, ai quali soltanto ho garantito ottime entrate. L'isola ovviamente si è trasformata velocemente in una specie di inferno, tecnologicamente e culturalmente arretrato. Gli oppositori politici assassinati o imprigionati, le frontiere chiuse, e forze di polizia pronte a soffocare nel sangue ogni minimo moto rivoluzionario. Inutile dire che le mie entrate personali hanno però raggiunto livelli mai visti prima.

In breve, ho provato l'ebbrezza di questo cancro dell'umanità chiamato potere, che tanto più può essere goduto quanto più consente di liberare i propri istinti peggiori. Se per mantenere alta la soddisfazione del popolo dovevo rinunciare ad una parte dei miei privilegi e della mia ricchezza, instaurando un regime di terrore potevo disinteressarmene, anzi: tormentare i poveri sudditi mi procurava ore e ore di grande sollazzo.

Mi direte: ma sei tu ad essere malato, nessuno del resto impone di giocare in quel modo. È vero, e certamente questi istinti fanno parte della mia psiche, il potere che il gioco mi ha permesso di sfruttare li ha solamente portati alla luce. Ma d'altro canto non ho alcun motivo di immaginare che possa accadere qualcosa di diverso ad altre persone. Questi istinti vivono all'interno di ciascuno di noi, nascono e si sviluppano con noi, e il processo di crescita e maturazione non è altro che apprendere a controllarli, a renderli inoffensivi. E tale compito è reso più semplice dalla presenza degli altri, dalla necessità di giungere a compromessi per vivere proficuamente in società.

Ma allorché il potere fornisce la possibilità di non preoccuparcene, questi istinti, con la loro promessa di inconfessabili piaceri tornano prepotentemente a regnare su di noi, come nei primissimi anni della nostra vita in cui, esseri irragionevoli, eravamo convinti che il mondo esistesse soltanto in funzione della soddisfazione di ogni nostra esigenza. Questo è il cancro del potere: un male che rende gli uomini irrazionali e malvagi bambini e, purtroppo, non solo per gioco.

Wednesday, December 26, 2007

Denaro facile, menzogne facili

Di Llewellyn H. Rockwell, Jr.


Strano come il periodo di campagna elettorale conduca al solito dramma politico sulle tasse. I repubblicani hanno imparato per la strada difficile che non dovrebbero mai aumentarle, almeno non in maniera visibile. Accusano i democratici di progettare aumenti segretamente. I democratici negano, ma spostano l'attenzione sul debito crescente e suggeriscono che risolvere il problema richiederà serie misure. Queste serie misure potrebbero comprendere dei sacrifici. Gli elettori sono sospettosi. E così le linee per la battaglia sono tracciate.

Questa osservazione è provocata dal fatto disgustoso che il presidente Bush sta percorrendo il paese dicendo che non aumenterà mai le tasse. Nel frattempo, è uno dei più grandi sperperatori della storia. Quando si tratta della sua guerra, spenderà con noncuranza. È stato lo stesso anche nella spesa domestica, ma per pochi casi di alto profilo in opposizione a programmi che favoriscono i suoi nemici politici.

Se questo fosse il 19° secolo, il dibattito ed il dramma avrebbero un senso. Alcuni politici ritengono che i soldi pubblici siano lì per arraffarli. Altri pensano che la gente debba tenerseli. Così fu.

Ciò che sembra essere una battaglia di ideologia fondamentale e filosofia politica è, invece, una totale illusione nel nostro tempo.

C'è un motivo: la banca centrale. È questa che ha cambiato tutto. Non sono più le tasse il sistema principale con cui il governo federale garantisce la propria liquidità e finanzia il suo impero. Se lo stato dovesse tassarci per tutto quel che spende, il paese sarebbe palesemente e fiscalmente in fallimento anziché essere segretamente e finanziariamente di fatto in fallimento.

Questo è stato parzialmente vero per quasi cento anni, ma le limitazioni alla capacità della Fed di stampare tutto il denaro di cui il governo ha bisogno sono state sistematicamente eliminate, ogni anno di più. Più denaro lo stato necessita, e più chiede alla Fed di eseguire il suo trucco finanziario.

Così oggi ci sono due modi con cui lo stato può sottrarre denaro alla popolazione: rubare o contraffare. La classe politica preferisce il secondo al primo. Qual è il la cosa migliore per il paese e l'economia, le tasse o l'espansione del credito? È una risposta difficile. I repubblicani hanno ragione dicendo che nuove tasse possono causare recessione. I democratici hanno ragione dicendo che il governo semplicemente non può continuare ad accumulare debito per sempre senza preoccuparsi del risultato.

Discutibilmente, l'espansione monetaria è peggiore perché coltiva la menzogna politica per cui lo stato può spendere e spandere quanto vuole e non accumulare mai. Questa è la grande menzogna che le banche centrali permettono. Le menzogne più piccole vengono sotto forma delle promesse di non aumentare le tasse. Bush è il signore di una Fed che continua ad abbassare i tassi di interesse anche di fronte alle ripercussioni delle precedenti espansioni di credito, come quella nel mercato immobiliare.

Infatti, il credito inflazionistico ha un costo. Diminuisce il potere di acquisto del dollaro. Ci rapinano ogni anno e non fa alcuna differenza morale il fatto che ci siamo abituati. Questa pratica provoca inoltre tremende distorsioni economiche. Il credito inflazionistico ha l'effetto di sovvenzionare alcuni settori oltre i livelli sostenibili e genera ondate di errori imprenditoriali (e del consumo). Lo stesso ciclo economico può venir steso direttamente sul portone del tempio del denaro.

Così la vera domanda da porre è: chi vuole fare qualcosa per limitare il potere della Fed? La risposta è nessuno, eccetto Ron Paul. I repubblicani e i democratici amano la Fed per la sua magica capacità di creare risorse dall'aria fresca. È la Fed che garantisce i titoli che il governo utilizza per aumentare il suo reddito. È la Fed che rende possibile per questi titoli di non sopportare alcun genere di rischio poiché, diversamente dal debito delle società private e dei governi locali, sono garantiti contro il fallimento.

Ron Paul porta l'attenzione su questa questione ad ogni stazione della campagna. Questo da solo è la prova che non va dicendo agli elettori soltanto ciò che desiderano ascoltare. Chi vuole sentir parlare della politica monetaria? Ben pochi, finché lui non ne ha fatto una questione.

Ora abbiamo una generazione di giovani che sono improvvisamente informati che c'è qualcosa di profondamente sbagliato in un sistema che dà alla classe politica ed alla macchina burocratica una cambiale in bianco per fare qualunque cosa vogliano, mentre ancora permette ai repubblicani di fingere di essere conservatori fiscali. Il suo libro The Case for Gold attira sempre nuova attenzione ed è giusto così perché presenta una spiegazione razionale ed un programma per ristabilire una moneta onesta controllata dalla gente e non dal governo.

Qual è l'argomento più forte a favore dell'oro? Che fermerebbe l'inflazione ed il ciclo economico? Questi sono benefici ma non il principale. Il gold standard limiterebbe pesantemente lo stato, e questa è l'essenza della libertà. Forzerebbe la classe politica a venire da noi a chiederci aumenti di imposta ogni qualvolta volesse espandersi e subito dopo la popolazione, con ogni probabilità, direbbe di no. Questa è la ragione per cui i politici odiano l'oro.

Ricordatevi di questo quando il dibattito sulle tasse si infiammerà di nuovo. È vero che nuove tasse sarebbero terribili. Sarebbe anche ottimo tagliare di più le tasse. Ma è inutile parlare soltanto di questa forma di innalzamento del reddito quando l'altra forma continua ad essere il grande, innominabile soggetto della vita politica americana. Se lo stato spende ed accumula debito, verrà il giorno in cui qualcuno dovrà pagare il conto.

Limitando la questione alle tasse, tuttavia, la classe politica prova a tirare una cortina sui vostri occhi. Manteneteli aperti e seguite il denaro alla fonte.
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Llewellyn H. Rockwell, Jr. è presidente del Ludwig von Mises Institute di Auburn, in Alabama, editore di LewRockwell.com ed autore di Speaking of Liberty. Vedi il suo archivio su Mises.org. Mandagli una mail. Commenta sul blog.

Link all'articolo originale.

54 piani di morbidezza

Il pappamento europeo ha proclamato, com'è ovvio solennemente, la carta europea dei diritti fondamentali, tanto fondamentali che sono ben 54. Consiglio attenta lettura nella versione commentata dall'allegro popolo di Xiaodong, procuratevi però una buona quantità di antiemetici.

Domande: se l'Europa tutta è un
organismo sociale, a quale parte dell'organismo corrisponde l'organo politico che emette i diritti?

La
carta servirà a pulirsi ad emissione completata?

E la catena si può tirare, o dobbiamo evitare per non sprecare acqua preziosa? Ma soprattutto, perché ce la passano attorno ai polsi?

Tuesday, December 25, 2007

«HO! HO! HO!»

È arrivato Babbo Natale anche sul blog del Gongoro! Ma... aspettate... ma no! È di nuovo Al Bundy! Buon Natale a tutti, ho, ho ,ho!



Il valore della scelta

Ricordate il caso Liberty Dollar? Ecco la risposta di Ron Paul: il 13 dicembre ha presentato una proposta di legge alla Camera dei Rappresentanti che aprirebbe il mercato della valuta alla libera competizione, e mi premeva segnalarla in quanto va a colpire direttamente nel cuore della truffa inflazionistica.

La vera legge anti-contraffazione è questa.

Vai Ron, falli neri!

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Dichiarazione che Introduce la Libera Concorrenza nella Legge sulla Valuta

13 dicembre 2007

Rep. Ron Paul, M.D.


Madame Speaker, mi levo per introdurre la Libera Concorrenza nella Legge sulla Valuta. Questo atto eliminerebbe due sezioni del codice degli Stati Uniti che, anche se progettate apparentemente per punire i contraffattori, sono state invece usate dal governo per chiudere le zecche private. Come misura anti-contraffazione, queste sezioni sono superflue, poichè 18 USC 485, 490 e 491 già assegnano l'autorità sufficiente per punire i contraffattori.

Le due sezioni che questa proposta di legge abroga, 18 USC 486 e 489, sono scritte così vagamente da limitare effettivamente ogni forma di conio privato dal competere con i prodotti della zecca degli Stati Uniti. Permettendo che tali statuti rimangano in vigore come misura prendi-tutto incoraggia meramente all'abuso prosecutorio. Un particolare egregio esempio recente è quello del Liberty Dollar, in cui gli agenti federali hanno sequestrato valuta privata per un valore di milioni di dollari tenuti da una zecca privata a nome di migliaia di persone da tutto il paese.

A causa di quasi un secolo di politica monetaria inflazionistica da parte della Riserva Federale, il dollaro USA si trova a livelli storicamente bassi. Gli investitori di tutto il mondo stanno evitando il dollaro e milioni di americani vedono i loro stipendi, i risparmi e le pensioni erosi dall'inflazione crescente. Ci troviamo sul precipizio di un crollo monetario senza precedenti e di conseguenza molte persone hanno cominciato a cercare alternative al dollaro.

Come promotore della concorrenza nelle valute, credo che il popolo americano dovrebbe essere libero di scegliere il tipo di valuta che preferisce usare. La capacità dei consumatori di adottare valute alternative può contribuire a mantenere il governo e la Riserva Federale onesta, così come la minaccia che un'ulteriore inflazione induca sempre più persone ad abbandonare l'uso del dollaro può trattenere il governo dallo svalutare la valuta. Come monopolisti, tuttavia, la Riserva Federale e la Zecca temono la concorrenza ed estrometterebbero con la forza i competitori usando il sistema della corte federale e la minaccia della confisca dei beni piuttosto che competere nel mercato.

Una società libera dovrebbe evitare questo tipo di azione di forza e la Legge per la Libera Concorrenza nella Valuta prenderebbe le prime misure necessarie a liberare il mercato per le valute concorrenti. Invito i miei colleghi a sostenere questa proposta di legge.

Monday, December 24, 2007

Premio Caligola - Dicembre '07

Ultima edizione del Premio Caligola - Il potere gli ha dato alla testa per l'anno di grazia 2007, in attesa del concorso finale che incoronerà l'autorità più degenerata dell'anno. Ancora una volta la scelta è stata difficile, del resto è ormai assodato che l'autorità, anche in dosi minime, possiede il magico potere di sconvolgere i neuroni e far perdere il senso della realtà e della misura.

È proprio il caso del primo candidato, che non è un politico, né un dittatore o un monarca, ma un semplice “esperto,” carica infima ma sufficiente, a quanto pare, per far provare l'ebbrezza del potere. Si tratta di un poco noto (anzi: assolutamente sconosciuto fino ad oggi) esperto medico australiano, che dall'alto della sua conoscenza si permette di proporre una tassa sui bambini, e addirittura sgravi fiscali per chi si fa sterilizzare, il tutto con il nobile scopo di salvare il pianeta. Ci si domanda per chi, visto che nel mondo ideale di Barry Walters – questo il nome del simpatico svitato – non ci saranno più uomini nel giro di una generazione.

La seconda candidatura è conquistata invece da un corpo di polizia, quella di New York resa famosa da tanti film e serie tv, che ha deciso di interpretare la sicurezza in maniera del tutto originale: non si tratta più di proteggere il pacifico cittadino, ma di spaventarlo a morte. Devo ammettere di non essere riuscito a comprendere appieno il senso di questa tattica, se è vero che anche la fiera spaventata è la più pericolosa, non si capisce perché dovrebbe funzionare diversamente la psiche dell'eventuale malintenzionato. I turisti e i semplici passanti di New York, in ogni caso, ringraziano per il divertente show quella che, con involontaria ironia, è stata chiamata “intelligence division.”

Infine, poteva mancare un concorrente italiano? Ovviamente no, ecco quindi la festosa candidatura della nostra camera dei deputati, che in un paese che affonda miseramente nella palta di una crisi economica inarrestabile trova il coraggio di tagliare il tetto agli stipendi dei “grand commis” pubblici che non si sa come era riuscito a passare al senato. Tra le raccomandazioni per sistemare le loro puttane in lucrose trasmissioni televisive, i festini a base di droga e l'ostentato disprezzo per il contribuente più volte sbeffeggiato, la nostra classe politica sembra lanciata a superare persino la fama dell'imperatore che dà il nome al nostro concorso.


A voi la decisione, e che lo spirito del Natale illumini la vostra scelta al momento di infilare la scheda nell'urna. Viva il voto, viva la democrazia, viva la scatenata follia di questo mondo in rovina!

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Tassa un bambino e salva il pianeta

Pensereste che avere bambini sia già sufficientemente costoso. Non è così, dice un esperto medico australiano che sta richiedendo che le coppie siano tassate di 5.000 dollari australiani (5.700 $) a testa per ogni bambino “extra” - che sarebbe ogni bambino oltre i due. Il professor Barry Walters pensa persino che i genitori dovrebbero subire una tassa annuale fino a 800 dollari – per tutta la vita.

Ma aspettate, c'è un lato positivo nella faccenda. Sottometersi al discutibile programma potrebbe contribuire a conservare il pianeta, scrive nell'ultimo numero del Medical Journal of Australia. La tassa a vita taglierebbe semplicemente le emissioni di biossido di carbonio della prole supplementare, spiega. In più, le coppie che si faranno sterilizzare sarebbero eleggibili per delle quote di carbonio.

Tenendo conto del suo parere sull'impronta del carbonio dei bambini, non sorprende che l'esperto di Perth sia un duro critico dell'indennità di 4.000 dollari che l'Australia assegna per ogni bambino. Pagare i nuovi genitori per ogni bambino provoca più bambini, più emissioni ed un “cattivo comportamento per l'effetto serra”. Invece, ha scritto, dovrebbe essere sostituito con “un'imposta-bambino” sotto forma d'una tassa del carbonio in conformità con il principio “chi inquina paga”.

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Ufficiale della NYPD Intelligence Division: “siamo nel business dello spaventare la gente”


Nessuno li vede arrivare. Non ci sono lampeggianti, nessuna sirena. Il Suburban nero scivola semplicemente fuori dal traffico della Fifth Avenue ed entra in una zona di parcheggio vietato davanti all'Empire State Building. Pochi istanti più più tardi, quattro uomini si rovesciano fuori in caschi da combattimento ed armatura pesante: due armati di mitragliatrici; gli altri, di doppiette a canne mozze.

I turisti con le loro macchine fotografiche smettono di chiacchierare e fissano questa nuova presenza intimidatrice, sulle loro facce un misto di curiosità e di timore. Anche gli smaliziati new yorker, molti dei quali lavorano nel centro di Manhattan, appaiono impressionati.

A poca distanza dal marciapiede, Abad Nieves osserva lo svolgimento della scena. Nieves è un detective della divisione di intelligence del reparto della polizia di New York (NYPD). Casualmente bardato in pantaloni e giubbotto di cuoio nero, controlla la risposta della gente che bighellona nella zona. Qualcuno sta prendendo nota o filmando? Qualcuno sembra particolarmente sorpreso dall'apparizione improvvisa di uno squadra pesantemente armata della NYPD?

Oggi Nieves non vede nulla di eccessivamente sospetto, ma è compiaciuto che lo schieramento abbia generato una forte impressione. Conosciuta come Hercules team, esegue apparizioni multiple in tutta la città ogni giorno. Le posizioni sono scelte in risposta ad intelligence specifica o semplicemente per fornire un'esposizione di forza in luoghi di alto profilo.

“La risposta che otteniamo solitamente è: porca p...” dice Nieves. “Che è la reazione che vogliamo. Siamo nel business dello spaventare la gente – solo vogliamo spaventare la gente giusta.”

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E alla fine la Camera tagliò i tagli


Taglia, taglia, scusate il bisticcio, stanno tagliando i tagli. L'ultimo a essere soppresso è stato il tetto agli «stipendi d'oro». Passato al Senato, è stato cancellato alla Camera. Anzi, d'ora in avanti i «grand commis» pubblici potranno guadagnare anche di più. Alla faccia di tutte le promesse intorno al bisogno di sobrietà. E di tutti gli italiani che faticano ad arrivare a fine mese. Eppure, dopo tante retromarce nella sbandierata moralizzazione avviata solo per placare l'indignazione popolare, pareva che almeno questo principio fosse acquisito: chi lavora per la sfera pubblica (dai ministeri alle Regioni, dalle aziende di Stato alle municipalizzate) non deve avere buste paga, liquidazioni e pensioni troppo alte. Per mille motivi. Perché le nomine sono spesso dovute non alle capacità professionali ma alle amicizie giuste. Perché in cambio di certi appannaggi non viene chiesta talora efficienza ma piuttosto «gentilezze» al partito di riferimento. Perché nel mondo privato, tirato in ballo a sproposito, chi guadagna molti soldi deve anche render conto agli azionisti del proprio operato (nei Paesi seri) e non mangia contemporaneamente a due greppie: i contratti deluxe del libero mercato e le sicurezze del sistema pubblico.

Piccolo Glossario della Neolingua #21

“A society that does not recognize that each individual has values of his own which he is entitled to follow can have no respect for the dignity of the individual and cannot really know freedom.”
(Friedrich Hayek)
Analizziamo stavolta un lemma che ricorre spesso nei discorsi degli uomini di stato, apparentemente nel rispetto del suo significato, in realtà distorcendolo quel tanto che basta per giustificare la loro posizione ed imporre le loro decisioni.
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Collettività
Significato originario:
1 l’essere collettivo, comune a più individui: la c. di un bene
2 pluralità di persone considerate come insieme unitario, come comunità politica o sociale: il fatto ha impressionato la c., agire nell’interesse della c., la c. nazionale

Il termine collettività deriva dal verbo latino colligere, ovvero raccogliere, ed esprime il concetto di più persone raccolte insieme da un fine comune. È più o meno un sinonimo di società, e subisce la stessa distorsione di significato, sottile ma decisiva, che Mises con la solita lucidità aveva ben esplicitato:
Il peggiore nemico del pensiero libero è la tendenza a ipostatizzare, cioè, attribuire un'entità sostanziale alle costruzioni o ai concetti mentali.

Nelle scienze dell'azione umana il caso più cospicuo di questo errore è il modo in cui il termine società è impiegato dalle varie scuole della pseudo-scienza. Non è dannoso impiegare il termine per indicare la cooperazione di individui uniti in attività per raggiungere fini definiti. È un preciso aspetto delle azioni di diversi individui che costituisce ciò che chiamiamo società o “grande società.” Ma la società in sé non è una sostanza, né un potere, né un essere agente. Solo gli individui agiscono. Alcune delle azioni degli individui sono dirette dall'intenzione di cooperare con altri. La cooperazione degli individui determina una situazione che il concetto della società descrive. La società non esiste al di là dei pensieri e delle azioni delle persone. Non ha “interessi” e non punta a nulla. Lo stesso è valido per tutti le altre collettività.

L'ipostatizzazione non è meramente un errore epistemologico e non fuorvia soltanto la ricerca di conoscenza. Nelle cosiddette scienze sociali spesso serve aspirazioni politiche ben precise sostenendo una maggiore dignità della collettività rispetto all'individuo o persino attribuendo l'esistenza reale soltanto al collettivo e negandola all'individuo, chiamandola pura astrazione.

In altre parole, alla collettività vengono attribuite le caratteristiche del ben noto Leviatano di hobbesiana memoria, sottintendendo un corso di azioni unitario il cui fine sarà ovviamente definito dalla guida politica: tant'è vero che, a fianco di collettività, è usuale il ricorso ad altri termini quali coesione, benessere generale, crescita, o il riferimento di una meta che la società dovrebbe raggiungere, proprio come se di un singolo organismo si stesse trattando.

Non dovrebbe essere difficile notare come l'unico scopo in grado di ottenere effettivamente una certa coesione, l'unica meta che consente di essere indicata come comune a tutti i componenti la collettività, sia la guerra. Come compresero perfettamente i neocon, quando scrivevano nel loro PNAC della necessità di “un evento catastrofico e catalizzatore, come una nuova Pearl Harbor” per stringere le fila della società americana, unirla, sotto la minaccia di un nemico spietato e deciso a distruggerla. E non è una sorpresa, soprattutto se consideriamo che i neocon sono seguaci della dottrina di Leo Strauss, il quale
egge a fondo La Repubblica e Le Leggi (oltre a Senofonte, autore che gli ispira lo studio sulla tirannide) e dal primo dialogo citato riprende il terribile passo della "nobile menzogna", uno dei più controversi luoghi della filosofia politica del grande filosofo ateniese, riattualizzandolo: infatti, poiché nella concezione di Strauss solo pochi eletti, gli aristòi, i migliori per natura, hanno la capacità di vedere il volto segreto dell'essere e la sua negatività originaria, [...] essi, ovvero i "guardiani", hanno il dovere di affettare - o comunque di mettere in scena con grande convinzione - se non la fede, una forte simpatia per essa e per i suoi valori, perché solo la religione è in grado di stabilizzare il quadro politico e di operare come efficace instrumentum regni, frenando il relativismo immanente al democraticismo di matrice giacobina e al liberalismo moderni e fornendo la materia prima per una theologia civilis ancorata a valori che pretendono di spacciarsi come transtemporali.
Una visione fortemente elitaria del potere, quindi, in nome del quale deve essere sacrificata sia la libertà dell'individuo che la verità, e la cui realizzazione può e, in ultima analisi, deve passare per la guerra. Questo intrinseco legame tra collettivismo e guerra non era sfuggito a rothbard, che nel suo saggio War collectivism notava, tra le altre cose, come le stesse forze produttive del paese furono trascinate, senza troppi sforzi, nell'impresa bellica dello stato:
Fu apparentemente necessaria la più gigantesca guerra di tutta la storia per dare all'idea della cooperazione un simile posto nel programma economico generale come quello che i fornitori d'acciaio del paese cercarono di dare alla propria industria quasi dieci anni fa con il breve accordo amichevole fra il giudice Garyand ed il presidente Roosevelt.

È vero che i rapporti del tempo di guerra fra il governo e le acciaierie a volte furono tesi, ma lo sforzo e la dura minaccia del controllo governativo delle risorse furono diretti generalmente alle piccole imprese, come Crucible Steel, che aveva rifiutato testardamente di accettare i contratti di governo.

Nell'industria siderurgica, infatti, erano le grandi acciaierie – U.S. Steel, Bethlehem, Republic, etc. – che, all'inizio della guerra, avevano in primo luogo sollecitato il controllo governativo dei prezzi e dovettero spingere un governo talvolta confuso ad adottare quello che alla fine diventò il suo programma. Il motivo principale era che i grandi produttori d'acciaio, felici dell'enorme aumento dei prezzi dell'acciaio nel mercato come conseguenza della richiesta bellica, erano ansiosi di stabilizzare il mercato su un prezzo elevato ed assicurarsi così a lungo termine una posizione di profitto per la durata della guerra.
Ed è così che, nel solo interesse del potere – ovvero di un ben preciso gruppo di individui – le forze produttive di un popolo vengono trasformate in forza di distruzione, rivelando con la morte di milioni di individui la grande menzogna, l'attribuzione di qualità che sono soltanto dell'individuo alla collettività tutta. Ma a quel punto, tristemente, è ormai troppo tardi.

È una delle poche cose divertenti nel nostro piuttosto monotono mondo che coloro che oggi si agitano più decisamente contro il collettivismo e la minaccia rossa siano proprio quelli che hanno tartassato, corrotto, adulato e tormentato perché lo stato intraprendesse tutti i passi successivi che conducono direttamente al collettivismo.
(Albert Jay Nock: Impostor Terms, Atlantic Monthly, February 1936.)

Al Bundy's Christmas

Anche il Gongoro sente l'atmosfera festiva, e si prepara al Natale con questa scena tratta da Married with children, una delle sit-com più divertenti e di successo della tv americana, in cui il protagonista Al Bundy, vero e proprio working class hero, vive un sogno americano alla rovescia: ex campione di football ai tempi della scuola, si ritrova commesso in un negozio di scarpe da donna, con una moglie le cui uniche occupazioni sono lo shopping e la tv, un figlio sfigato e onanista e una figlia che colleziona boyfriend. Felicità! :-)

Sunday, December 23, 2007

Il Piano

C'è un male che che affligge l'umanità, che attraverso i secoli ne minaccia la sopravvivenza stessa, che impedisce la legittima ricerca della felicità a cui ogni uomo anela. Questo male, questo cancro, è il potere, ovvero la presunzione dell'uomo di elevarsi al di sopra della legge e del diritto, e di governare gli altri. È da tale presunzione che originano tutte le tragedie del genere umano, le ingiustizie, la schiavitù. Ed è un male così ostinato e subdolo da infettare anche le aspirazioni più pure dell'uomo, ed usarle a suo vantaggio.

Già nel 1850 un grande pensatore francese, Frédéric Bastiat, nel suo saggio
La Legge, ammoniva del pericolo che si nascondeva negli scritti di molti autori di quel periodo, che nel promuovere una società più giusta – come invocata dalle masse di oppressi – ponevano se stessi su un al di sopra della stessa: tutti avevano un Piano, e questo Piano doveva essere imposto al popolo per raggiungere l'agognata libertà. Era la nefasta presunzione dell'uomo che si crede Dio, e fa del suo Piano un culto.

Questo è un brano di quel suo libro magistrale, che potete trovare integralmente sul sito PanArchia.
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Di Frédéric Bastiat


Non è sorprendente che i secoli diciassettesimo e diciottesimo abbiano ritenuto il genere umano come una materia inerte in attesa, che riceve tutto, forma, immagine, stimoli, movimento e vita da un grande Principe, da un grande Legislatore, da un grande Genio. Questi secoli si nutrivano dello studio dell'Antichità, e l'Antichità ci offre in effetti dappertutto, in Egitto, in Persia, in Grecia, a Roma, lo spettacolo di alcuni uomini che manipolano a loro piacere l'umanità asservita attraverso la forza o l'inganno. Che cosa mostra ciò? Il fatto che, poiché l'essere umano e la società sono perfettibili, l'errore, l'ignoranza, il dispotismo, la schiavitù, la superstizione, devono accumularsi di più all'inizio dei tempi. Il torto degli scrittori che ho citato non è quello di aver constatato il fatto, ma di averlo proposto, come regola, all'ammirazione e all'imitazione delle generazioni future. Il loro torto è quello di avere ammesso, con una incredibile assenza di senso critico, e sulla base di una convenzione puerile, ciò che è inammissibile, vale a dire la grandezza, la dignità, la moralità e il benessere di queste società fittizie dell'antichità, di non aver compreso che il corso della storia produce e diffonde la luce della civiltà; che, mano a mano che la civiltà si diffonde, la forza passa dalla parte del Diritto, e la società riprende possesso di sé stessa.

E in effetti, qual è l'operato politico di cui noi siamo testimoni? Non è altro che lo sforzo istintivo di tutti i popoli verso la libertà. [*]

E cos'è la Libertà, questa parola che ha la potenza di far battere tutti i cuori e di agitare il mondo intero, che cos'è se non l'insieme di tutte le libertà, libertà di coscienza, d'insegnamento, d'associazione, di stampa, di movimento, di lavoro, di scambio; in altri termini, l'esercizio franco, per tutti, di tutte le facoltà che non nuocciono ad alcuno; in altre parole ancora, la distruzione di tutti i dispotismi, anche il dispotismo legale, e la riduzione della Legge al suo solo attributo razionale, che è di regolarizzare il Diritto individuale di legittima difesa o di reprimere l'ingiustizia.

Questa tendenza del genere umano, occorre convenirne, è accesamente ostacolata, in particolare nel nostro paese, dal funesto atteggiamento, frutto dell'insegnamento classico, - comune a tutti gli scrittori, di porsi al di fuori dell'umanità per modificarla, organizzarla e istruirla a modo loro. Infatti, mentre la società si agita per realizzare la Libertà, i grandi uomini che si pongono al suo comando, imbevuti dei principi del diciassettesimo e diciottesimo secolo, non pensano altro che a piegarla sotto il dispotismo filantropico delle loro trovate sociali e a farle portare docilmente, secondo l'espressione di Rousseau, il giogo della pubblica felicità, come essi l'hanno immaginata.

Lo si è visto bene nel 1789. Non era ancora stato distrutto del tutto l'apparato legale dell'Ancien Régime, che ci si è subito preoccupati di sottomettere la nuova società ad altre disposizioni artificiali, partendo sempre da questo punto fisso: l'onnipotenza della Legge.
Saint-Just. «Il Legislatore dispone dell'avvenire. Spetta a lui volere il bene. Spetta a lui rendere gli esseri umani ciò che egli vuole essi siano.»

Robespierre. «La funzione del governo è quella di dirigere le forze fisiche e morali della nazione verso i fini della sua istituzione.»

Billaud-Varennes. «Occorre ricreare il popolo che si vuole rendere libero. Poiché occorre distruggere antichi pregiudizi, cambiare antiche abitudini, perfezionare i sentimenti depravati, tenere a freno i bisogni superflui, estirpare vizi inveterati; occorre dunque una azione forte, un impulso veemente...
Cittadini, l'inflessibile austerità di Licurgo divenne a Sparta la base indistruttibile della Repubblica; il carattere debole e fiducioso di Solone ripiombò Atene nella schiavitù. In questo parallelismo sta tutta la scienza di governo.»

Lepelletier. «Considerando a qual punto il genere umano si è degradato, mi sono convinto della necessità di operare una rigenerazione totale e, se così mi posso esprimere, di creare un nuovo popolo.»
Lo si vede, gli individui non sono nient'altro che dei materiali grezzi. Non sta a loro di volere il bene; - essi ne sono incapaci, - spetta al Legislatore, secondo Saint-Just. Gli individui non sono altro che ciò che egli vuole essi siano.

Seguendo Robespierre, che copia letteralmente Rousseau, il Legislatore comincia con il determinare il fine istituzionale della nazione. A quel punto i governi non hanno altro da fare che dirigere verso quel fine tutte le forze fisiche e morali. La nazione stessa resta sempre passiva in tutto ciò, e Billaud-Varennes ci insegna che essa non deve avere che i pregiudizi, le abitudini, le simpatie e i bisogni che il Legislatore autorizza. Egli arriva a dire che l'inflessibile rigidità di un uomo è la base della repubblica.

Si è visto che, nel caso in cui il male è così grande che i magistrati ordinari non sono in grado di porre rimedio, Mably consigliava la dittatura per far fiorire la virtù. “Ricorrete, egli dice, a una magistratura straordinaria, in carica temporaneamente e con notevoli poteri. L'immaginazione del cittadino deve essere colpita.” Questo insegnamento non è andato perduto. Sentiamo Robespierre:
«La base del governo repubblicano è la virtù, e il suo strumento, in attesa che essa metta radici, è il terrore. Noi vogliamo sostituire, nel nostro paese, la morale all'egoismo, la probità all'onore, i principi agli usi, i doveri alle buone azioni, il dominio della ragione alla tirannia della moda, il disprezzo del vizio al disprezzo del malessere, la fierezza all'insolenza, la grandezza d'animo alla vanità, l'amore della gloria all'amore del denaro, le buone persone alla buona compagnia, il merito all'intrigo, la genialità allo spirito brillante, la verità allo scalpore, l'attrazione della felicità ai fastidi della voluttà, la grandezza dell'uomo alla piccolezza dei grandi, un popolo magnanime, potente, felice, a un popolo amabile, frivolo, miserabile, vale a dire tutte le virtù e tutti i miracoli della Repubblica a tutti i vizi e a tutto il ridicolo della monarchia.»
A quale alto livello al di sopra del resto dell'umanità si pone qui Robespierre!
E notate la circostanza nella quale egli parla, Egli non si limita ad esprimere il desiderio di un grande rinnovamento dell'animo umano, egli non si limita nemmeno al fatto che essa risulterà da una normale amministrazione. No, egli vuole realizzarlo lui stesso attraverso il terrore. Il discorso, da cui è estratto questo puerile e pesante ammasso di posizioni contrapposte, aveva per oggetto di esporre i principi morali che devono dirigere un governo rivoluzionario.
Notate che, quando Robespierre viene a chiedere la dittatura, non è soltanto per respingere lo straniero e combattere le fazioni; è per far prevalere attraverso il terrore, e innanzitutto a spese della Costituzione, i suoi propri principi morali. La sua pretesa non chiede niente di meno che di estirpare dal paese, attraverso il terrore, l'egoismo, l'onore, gli usi, le buone maniere, la moda, la vanità, il gusto del denaro, la buona compagnia, l'intrigo, lo spirito arguto, il desiderio e la miseria. Solamente dopo che lui, Robespierre, avrà compiuto questi miracoli - come li chiama a ragione - egli permetterà alle leggi di riprendere il loro corso. - Eh! miserabili, che vi credete così grandi, che giudicate l'umanità così piccola, che volete tutto riformare, riformate prima voi stessi, questo sarebbe già abbastanza.

Nonostante tutto, in generale, i signori Riformatori, Legislatori, e Pubblicisti non chiedono di esercitare sull'umanità un dispotismo immediato. No, essi sono troppo moderati e troppo filantropi per pretendere ciò. Essi non reclamano altro che il dispotismo, l'assolutismo, l'onnipotenza della Legge. Soltanto essi aspirano a fare la Legge.

Per mostrare come questa strana inclinazione degli spiriti sia stata universale, in Francia, avrei dovuto non solo ricopiare tutto Mably, tutto Raynal, tutto Rousseau, tutto Fénelon, e lunghi estratti di Bossuet e Montesquieu, dovrei anche riprodurre per intero il processo verbale delle riunioni della Convenzione. Ma me ne guarderò bene, e rinvio il lettore a prendere visione direttamente di quei documenti.

Si pensa certo che questa idea abbia attratto Bonaparte. Egli l'ha abbracciata con ardore e l'ha messa energicamente in pratica. Considerandosi alla maniera di un chimico, egli non vide nell'Europa che una materia grezza su cui effettuare esperimenti. Ma ben presto questa materia si è manifestata come un potente reagente. Una volta privo di quasi tutte le sue illusioni, Bonaparte, a Sant'Elena, sembrò riconoscere che vi è una qualche iniziativa nei popoli, e si mostrò meno ostile alla libertà. Questo non gli impedì tuttavia di lasciare come testamento questo insegnamento a suo figlio: “governare significa diffondere la moralità, l'istruzione e il benessere.”

È forse a questo punto necessario mostrare attraverso delle citazioni noiose e stucchevoli da dove provengono Morelly, Babeuf, Owen, Saint-Simon, Fourier? Io mi limiterò a presentare al lettore alcuni estratti del libro di Louis Blanc sull'organizzazione del lavoro.
«Nel nostro piano, la società riceva lo stimolo dal potere.» (Pagina 126).
In che consiste lo stimolo che il Potere dà alla società? Nell'imporre il piano di M. L. Blanc. D'altro lato, la società, è il genere umano. Dunque, in definitiva, il genere umano riceve lo stimolo da M. L. Blanc. Affari suoi, dirà qualcuno. Senza dubbio il genere umano è libero di seguire i consigli di chicchessia. Ma non è così che M. L. Blanc vede la cosa. Egli intende che il suo piano sia convertito in Legge, e di conseguenza imposto con la forza dal potere.
«Nel nostro progetto, lo Stato non fa che dare al lavoro un insieme di leggi (vi pare poco), in virtù delle quali il movimento industriale può e deve compiersi in tutta libertà. Esso (lo Stato) non fa altro che porre la libertà su di un piano inclinato (nient'altro) di modo che essa discenda, una volta che essa vi è stata posta, attraverso la forza delle cose e il decorso naturale del meccanismo stabilito.»
Ma qual è questo piano inclinato? - Quello indicata da M. L. Blanc. – Non conduce per caso verso il baratro? – No, esso porta alla felicità. – Come mai allora la società non si pone spontaneamente su questa via? - Il motivo è che essa non sa ciò che vuole ed ha bisogno di uno stimolo - Chi le darà questo stimolo? – Il potere. – E chi darà impulso al potere? - L'inventore del meccanismo, M. L. Blanc.
Non usciamo mai da questo ragionamento circolare: da una parte l'umanità passiva e dall'altra un grande uomo che la mobilita attraverso l'intervento della Legge. Una volta incamminata su questa strada, la società godrà forse almeno di qualche libertà? - Senza dubbio. - E di quale libertà si tratta?
«Diciamolo una volta per tutte: la libertà consiste non soltanto nel DIRITTO accordato, ma nel POTERE concesso all'individuo di esercitare e sviluppare le sue facoltà, sotto il dominio della giustizia e sotto la salvaguardia della legge.»
«E questa non è affatto una distinzione inutile: il significato è profondo, le sue conseguenze immense. Infatti, non appena si ammette che occorre all'individuo, per essere veramente libero, il POTERE di esercitare e di sviluppare le sue facoltà, ne risulta che la società deve a ciascuno dei suoi membri una istruzione appropriata, senza la quale lo spirito umano non può dispiegarsi, e gli strumenti di lavoro, senza i quali l'attività umana non può procedere. Ora, attraverso l'intervento di chi la società offrirà a ciascuno dei suoi membri l'istruzione appropriata e gli strumenti di lavoro necessari, se non attraverso l'intervento dello Stato?»
Così la libertà non è altro che il potere. - In che cosa consiste questo Potere? - Nel possedere l'istruzione e gli strumenti di lavoro. - Chi garantirà l'istruzione e gli strumenti di lavoro? - La società, è suo compito - Attraverso l'intervento di chi la società garantirà gli strumenti di lavoro a coloro che ne sono privi? - Attraverso l'intervento dello Stato - A chi li prenderà lo Stato? Spetta al lettore di trovare la risposta e di vedere dove conduce tutto ciò.

Uno dei fenomeni più strani del nostro tempo, e che stupirà probabilmente molti dei nostri nipoti, è il fatto che la dottrina che si basa su questa triplice ipotesi, l'inerzia radicale dell'umanità, l'onnipotenza della Legge, l'infallibilità del Legislatore, sia il simbolo sacro del partito che si proclama totalmente democratico. È vero che si professa anche sociale. In quanto democratico, ha una fede illimitata nell'umanità. In quanto sociale, la mette al di sotto della melma.

Quando si tratta di diritti politici, quando si tratta di far uscire dal suo seno il corpo legislativo, oh! allora, a suo avviso, il popolo possiede la scienza infusa; esso è dotato di un tatto ammirabile; la sua volontà è sempre nel giusto, la volontà generale non può fallire. Il suffragio non potrebbe essere abbastanza universale. Nessuno deve alla società alcuna garanzia. La volontà e la capacità di scegliere bene sono sempre date per scontate. Può forse il popolo sbagliarsi? Non siamo forse nel secolo dei lumi? Che cosa dunque! Deve essere il popolo eternamente sotto tutela? Non ha esso conquistato i suoi diritti attraverso parecchi sforzi e sacrifici? Non ha esso forse dato abbastanza prove della sua intelligenza e della sua saggezza? Non è giunto alla sua maturità? Non è forse nello stato di giudicare in maniera autonoma? Non conosce forse i suoi interessi? Vi è forse un uomo o una classe che osi rivendicare il diritto di sostituirsi al popolo, di decidere e di agire in sua vece? No, no, il popolo vuole essere libero, e sarà libero. Vuole dirigere i suoi propri affari, e li dirigerà.

Ma per il Legislatore, una volta terminati i comizi elettorali, oh! allora la musica cambia. La nazione rientra nella passività, nell'inerzia, nel nulla, e il Legislatore acquista l'onnipotenza. A lui spetta inventare, dirigere, stimolare, organizzare. L'umanità non ha che da lasciarsi fare; l'ora del dispotismo è suonata. E notate che la cosa è inevitabile; perché questo popolo, fino allora così illuminato, così dotato di moralità, così perfetto, non ha più alcuna inclinazione, o, se le ha, esse lo trascinano tutte verso il degrado.


[*] Perché un popolo sia felice, è indispensabile che gli individui che ne fanno parte siano previdenti, prudenti, e abbiano quella fiducia gli uni nei confronti degli altri, che nasce dalla sicurezza.
Ora, l'essere umano non può raggiungere queste cose se non attraverso l'esperienza. Egli diventa previdente quando ha sofferto per non aver previsto, prudente, quando la sua temerarietà è stata sovente punita, ecc.
Ne risulta che la libertà comincia sempre per essere accompagnata dai mali che derivano dall'uso sconsiderato che se ne fa.
Di fronte a questo spettacolo, vi sono sempre delle persone che chiedono che la libertà sia messa al bando.
"Che lo Stato, essi dicono, sia previdente e prudente per tutti quanti."
A questo riguardo, io mi domando:
1. È ciò possibile? Può nascere uno Stato dotato di esperienza da un popolo che ne è privo?
2. Ad ogni modo, ciò non significa forse soffocare l'esperienza al suo nascere?
Se il potere impone gli atti individuali, come potrà l'individuo imparare dalle conseguenze dei suoi atti? Sarà dunque per sempre sotto tutela?
E lo Stato avendo tutto comandato sarà responsabile di tutto.
Vi è in tutto ciò un focolaio di rivoluzioni, e di rivoluzioni senza sbocco, poiché esse saranno opera di un popolo al quale, impedendo l'esperienza, si vieta il progresso.
(Pensiero ripreso dai manoscritti dell'autore)