Monday, December 19, 2011

Merry Xmas and a Happy Brave New World!



Ok, ok, lo so, non è bello lasciare il blog inattivo così a lungo, ma cosa volete farci, così è la vita.

Vorrei parzialmente rimediare con una chicca solo per intenditori: il romanzo Brave New World letto dal suo autore, Aldous Huxley, liberamente scaricabile a questo indirizzo:
swen.antville.org

E buoni sacrifici a tutti!


Thursday, September 29, 2011

Friday, December 24, 2010

Buon Natale (anche a Bernanke)!

Se non capite la vignetta, ordinate il libro consigliato nel post precedente.

Monday, December 20, 2010

A Natale regalate Cosa è il Denaro!

Interrompo brevemente il lungo letargo del Gongoro per un suggerimento da Usemlab per i vostri regali di Natale: Cosa è il denaro di Gary North, un libro fondamentale alla cui traduzione ho avuto l'onore di offrire il mio piccolo contributo.

E buon Natale a tutti!

___________________________

Di Francesco Carbone


Nel mio libro uscito a dicembre 2008, giusto in tempo per essere comprato e regalato, consigliavo tra le righe di comprare metalli, comprare qualche titolo azionario a prezzi stracciati, e conservare cash per poter fare buoni affari al momento giusto. Con 15 neuri, oltre a tanta cultura economica, tre consigli pratici che hanno reso sicuramente bene.

Chi lo regalò all'epoca fece sicuramente un gran figurone. In quei giorni si presentavano infatti le ultime occasioni per comprare oro a meno di 600 euro l'oncia e, mentre sui mercati tutti si scagazzavano addosso dalla paura, le borse offrivano prezzi da saldi su veramente tanti titoli, alcuni dei quali da allora hanno registrato anche performance del 1000%.

Forse i consigli contenuti in Cosa è il Denaro sono meno pratici e diretti ma il libro, in quanto a contenuti economici, è imperdibile. Trovo veramente inconcepibile per chiunque, oramai, giungere nuovamente alla vigilia di una prossima enorme crisi finanziaria economica che a mio avviso spazzerà via almeno la metà della ricchezza finanziaria mondiale, e non sapere ancora bene, in dettaglio, in profondità, cosa davvero sia il Denaro.

Tutti i mali economici di questo ultimo secolo dipendono direttamente o indirettamente da questa drammatica confusione teorica e pratica intorno al denaro. Il libro fa totale chiarezza, toglie ogni confusione. Se a qualcuno restasse della confusione dopo averlo letto, lo rilegga. E lo rilegga ancora. E poi magari si legga Inflazione Malattia Primaria e il mio Prevedibile e Inevitabile.

Io credo davvero che un libro così andrebbe regalato a chiunque si conosca. Al diavolo tutti gli altri superflui regali di Natale. Se avete conosciuto questo sito, se soprattutto avete avuto anche la fortuna di conoscerlo anni addietro, parandovi discretamente bene dall'antipasto 2008 di questa lunga crisi, non potete non regalarlo.

Credo sia vostro dovere morale contribuire a diffondere il messaggio di una moneta sana e onesta a tutte le persone che conoscete, lo stesso dovere morale che ha spinto me a spendere così tanto tempo intorno a questo sito, senza praticamente guadagnarci mai niente, se non rogne e sacrifici.

Che poi la gente a cui lo regalate lo leggerà o meno è un problema loro. Voi avrete la coscienza a posto sia nei loro confronti, sia nei confronti di chi si è dato da fare tutti questi anni per scrivere su questo sito, aggiornarlo, difenderlo e tenerlo in vita.

In ogni caso, un libro come Cosa è il Denaro dovrebbe trovarsi in ogni scaffale della propria personale libreria e in più copie, di modo da poterne regalare una alle persone speciali in visita. Il suo contenuto dovrebbe essere insegnato già a partire dall'asilo e dalle elementari. Bisognerebbe anche farci un cartone animato che possa sostituire degnamente quello divulgato dalla banca centrale europea, una roba indecente di pura disinformazione su cosa sia l'inflazione, il denaro, la politica monetaria. Chi ha prodotto quel video meriterebbe la condanna per frode intellettuale, se non che il potere di certificare le frodi intellettuali è tutto nelle mani dei loro amici.

E' dalla diffusione di libri come Cosa è il Denaro che dipende quel lumicino di speranza da tenere sempre acceso, per poter riprendere un domani la strada della libertà e della prosperità, anche in paesi culturalmente devastati (perlomeno dal punto di vista economico) come questo qua.

Oramai restano ancora pochi giorni per poter ordinare e ricevere il libro per tempo, prima di Natale. Quindi datevi da fare: più ne comprate, più risparmiate, più bene fate alla cultura economica di questo paese.

Wednesday, July 28, 2010

Pagina 33

Interrompo brevemente il giusto riposo del Gongoro per una breve comunicazione: la razzonave statale Collective Hope, da tempo data per dispersa, è stata avvistata oggi nella sezione “Cultura & Scienza” di Libero. Si ignorano i fini di questa missione.

(La pagina è – ovviamente – la 33...
)



A seguire il testo del trafiletto.


Le disastrose avventure dei burocrati dello spazio

Alcune strisce tratte dal fumetto “Collective Hope. Burocrati Nello spazio” (pp72, euro 9,99), firmato da Flavio Tibaldi, pubblicato sull'inserto settimanale “9” allegato a uno dei più prestigiosi quotidiani greci, Eleftherotypia, e ora diffuso in Italia dall'editore Leonardo Facco attraverso i siti www.movimentolibertario.it e www.usemlab.com. Il genere è quello, classico, della distopia che descrive società in cui l'individuo è solo un piccolo ingranaggio da sfruttare. Qui a dominare la scena è un governo mondiale guidato da un imprecisato leader che tutto controlla e tutto sorveglia. Ai suoi piedi vivacchia uno stuolo di funzionari baciapile adepti della “tecno-democrazia”. Un giorno questo super-Stato planetario tenta l'impresa immane di costruire un'astronave gigantesca a immagine e somiglianza del “Grande Leader” e della sua truppa, appunto la Collective Hope, per poi lanciarla alla ricerca di un nuovo pianeta dopo che la Terra è stata devastata da una guerra. Inutile dire che, invece di mettere in salvo l'umanità, l'utopia centralista infila una bêtise statalista dietro l'altra. Vuole prevedere tutto e non vede nulla. Per l'autunno è annunciato il secondo volume.


Infine, sul blog dell'autore dell'articolo, Marco Respinti, la versione “extended” del testo:

Il pensiero libertarian, anche a fumetti


Saturday, July 3, 2010

Giuseppe, ministro dell’agricoltura

In un universo governato dalla Legge di Murphy è abbastanza naturale essere condannati a ripetere all'infinito gli stessi errori.

Come si dice, la storia insegna ma nessuno la sta a sentire, proprio come accade nelle aule dei centri d'indottrinamento statale.


E dire che, come ben illustra in questo brano Frank Chodorov, gli errori economici che finiscono inevitabilmente per rendere schiavi gli uomini li ripetiamo ormai da migliaia di anni, e stanno pure scritti nel libro più letto al mondo...
___________________________

Di Frank Chodorov


Molto, molto tempo prima di Freud, un uomo chiamato Giuseppe si costruì la reputazione di saper interpretare i sogni; il Faraone lo chiamò per spiegare ciò che il suo subconscio aveva prodotto – qualcosa che riguardava sette vacche grasse e sette vacche magre.

Precisiamo delle note biografiche sul personaggio: Giuseppe aveva già mostrato di possedere doti speciali, che gli avevano garantito la preferenza del padre sui fratelli; ciò creò attorno a lui l’invidia di coloro i quali non tollerano violazioni al principio che tutti gli uomini sono uguali, e costoro tentarono di ristabilire condizioni di parità eliminandolo dalla circolazione.

Circostanze strane lo posero al servizio di Potiphar, un potente egiziano presso cui fece rapidamente carriera grazie alla sue doti, finchè la moglie di Potiphar tentò senza successo di sedurlo e, scornata dal rifiuto del giovane, lo accusò di averla voluta sedurre, ciò che portò Giuseppe in prigione. Qui mostrò le sue capacità di divinazione ai compagni di cella, uno dei quali fu preso a servizio dal Faraone e, sapendo che il suo padrone voleva interpretare i sogni dai quali era angosciato, suggerì di ricorrere al parere del nostro eroe.


Giuseppe fu chiamato a palazzo e offrì rapidamente la risposta al Faraone: l’Egitto avrebbe presto affrontato l’esperienza del ciclo economico, spesso chiamato “boom and bust cycle”. Come poteva saperlo ? Per mezzo della Divinazione, uno strumento più potente delle capacità dell'attuale Harvard School of Economics.

A questo punto, ricevuto il favore del Faraone, Giuseppe elaborò un piano: il boom sarebbe sicuramente accaduto, ma il bust forse non si sarebbe verificato con certezza: si poteva aggirare il volere di Jehova costruendo delle riserve durante gli anni di boom. Un ministro dell’agricoltura avrebbe curato l’attuazione del piano, e Giuseppe si offrì per il ruolo. Il Faraone, senza il consenso del Senato, che all’epoca non era necessario, approvò questa decisione; invece di giurare sulla Bibbia o sulla Costituzione, gli diede un anello ed un catena d’oro; invece di un’automobile, una biga; inoltre possiamo pensare che Giuseppe avesse molti assistenti, segretarie e un ufficio spazioso.

A questo punto Giuseppe non aveva più bisogno di interpretare i sogni: era l’amministratore del principale settore dell’economia. La prima cosa che fece fu approvare una legge, che naturalmente fu una legge sulla tassazione: un quinto della produzione durante gli anni di boom doveva essere sottratto agli agricoltori per essere messo da parte; questa tassa sul reddito doveva essere imponente, se è scritto che il grano fu accumulato come la sabbia sulla spiaggia.

Poi, come previsto, arrivò la depressione; non è chiaro se fu provocata dalla sovrapproduzione o dal sottoconsumo, e a quel tempo i professori non avevano scoperto le teorie economiche moderne. Si racconta che ci fu carestia, senza specificare quale incidente la causò, se pestilenza, siccità, oppure il sabotaggio dell’economia dovuto a sette anni di pesante tassazione. Ma da come il racconto si conclude possiamo pensare che il nostro pianificatore avesse idee chiare su come sarebbe finita la vicenda: con la schiavitù della classe produttiva dell’Egitto.

La fame colpiva il regno del Faraone, che chiese al ministro dell’agricoltura di utilizzare il grano immagazzinato per sfamare il popolo; Giuseppe ovviamente eseguì l’ordine, ma ad un prezzo: quando il popolo aveva la ricchezza, si era preso i suoi soldi, ora che il popolo non aveva i soldi si prese il bestiame in cambio del grano accumulato. “ E Giuseppe diede loro pane in cambio dei cavalli, e delle greggi, e delle mandrie”.

Ma la fame continuò a colpire il popolo come è ovvio, poichè il loro capitale era scomparso, e senza capitale non c’è produzione. Quindi il popolo, per sopravvivere nel capitalismo di stato di Giuseppe, chiese allo stato di trovargli un lavoro, allo stipendio stabilito dallo stato, che era pari alla mera sussistenza; si offrirono al Faraone come servi in cambio di pane. “E Giuseppe disse al popolo: vi ho guidato fino a questo punto e ho dato la vostra terra al Faraone, e voi la coltiverete”. Il che equivale a dire che nazionalizzò la terra ed il mercato del lavoro.

Il piano funzionò alla perfezione per il Faraone e Giuseppe, ma c’è da credere che qualcuno fosse colpito da un fatto: la perdita del diritto di proprietà. La cronaca degli eventi non cita questo fatto, ma solamente le migrazioni di contadini da una terra all’altra agli ordini di Giuseppe. Gli schiavi si rivoltarono ? Giuseppe utilizzò il noto strumento delle purghe per eliminare i migranti in eccesso ? Non lo sappiamo, ma in assenza di spiegazioni lo possiamo pensare.

D'altra parte, si racconta che una delegazione di egiziani andò da Giuseppe e disse: “Tu hai salvato le nostre vite: fai che troviamo il favore del nostro Padrone, e saremo gli schiavi del Faraone”. Erano ormai scesi a patti col collettivismo e si adattavano a qualunque proposta arrivasse dal burocrate.

Giuseppe dovette comunque fare concessioni alla proprietà provata, probabilmente per incoraggiare l’incremento di produzione tassabile; affittò ad alcuni egiziani la terra che prima essi possedevano. L’ammontare dell’affitto era un quinto della produzione annuale. Mediante questa ulteriore decisione, come ci informa lo storico Flavio, Giuseppe stabilì la sua autorità sull’Egitto ed incrementò i profitti dei monarchi che vennero dopo il Faraone.

Ma il morale delle forze produttive si ridusse tanto che, quando conquistatori esterni invasero l’Egitto, non incontrarono resistenza; chi non aveva niente da perdere decise di non combattere, ed anche i monarchi dovettero pregare i vincitori di garantirgli lavori nella nuova amministrazione. E scese la polvere sulla civiltà dei Faraoni.
___________________________

Traduzione di Massimiliano “El Pasador” Belloni

Tuesday, June 29, 2010

La politica oppio dei popoli

Nuovo interessante articolo di Gian Piero de Bellis di panarchy.org sui nefasti effetti della politica nella vita civile.
___________________________

La politica oppio dei popoli
(e i politicanti imbonitori furfanti)

Di Gian Piero de Bellis


Passato. Nei secoli passati la trasmissione della cultura nell’Europa Occidentale ha avuto come protagonista la Chiesa Cattolica che aveva saputo preservare il patrimonio classico (greco e latino) e l’aveva diffuso durante il MedioEvo. Questa attività culturale diede vita anche alla formazione di università e scuole che si moltiplicarono in tutta Europa e permisero alla Chiesa di avere un dominio quasi esclusivo sui processi di formazione dell’individuo. Questo monopolio culturale della Chiesa, come tutti i monopoli, portò inesorabilmente, nel corso del tempo, ad un crescente oscurantismo che si manifestò come incapacità ad accettare il metodo scientifico e la libera ricerca. La riproposizione pura e semplice del passato e l’uso della fede come sostegno del potere (ecclesiastico e non), hanno generato guasti enormi per la religione intesa come spiritualità e hanno condotto all’emergere della religione come una ideologia che giustificava lo sfruttamento e i patimenti subiti sulla terra in vista di una ipotetica ricompensa ultraterrena.

È quindi più che comprensibile che tutti coloro che, nell’epoca moderna, si sono pronunciati a favore del rinnovamento (ad es. liberi pensatori, socialisti, anarchici, radicali, ecc.) hanno sviluppato un forte anti-clericalismo e un acceso sentimento contrario alla religione. Nel 1843 Marx espresse chiaramente questa posizione di rigetto della religione come manipolazione affermando nella sua Critica della filosofia del diritto di Hegel: “La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. È l'oppio dei popoli.” Da allora, almeno negli ambienti progressisti e illuminati, la religione è stata considerata, puramente e semplicemente, come “l’oppio dei popoli”.

Presente. L’emergere dello stato nazionale (dopo la Rivoluzione Francese), l’esproprio di buona parte delle proprietà della Chiesa in tutti i paesi d’Europa, la fine del potere temporale del Papato, la secolarizzazione delle società moderne, l’istituzione della scuola di stato, questi e molti altri accadimenti storici hanno minato il potere della Chiesa e ne hanno distrutto il monopolio culturale. Di certo a partire quanto meno dalla Prima Guerra Mondiale, lo scontro di idee e di gruppi ha avuto poco o nulla a che fare con la religione e quasi tutto a che vedere con un nuovo fenomeno culturale di massa: la politica.

Nell’epoca contemporanea la politica ha rimpiazzato del tutto la religione come tema di discussione e molla per l’azione delle masse. Mentre in passato si manifestava lo scontro tra cattolici e protestanti per l’affermazione (e imposizione) del proprio credo religioso, nel corso del XX secolo si è assistito alla lotta tra destra e sinistra per affermare (e imporre) la propria visione politica.

Queste due fazioni rivali, la destra e la sinistra, non solo hanno sostenuto due modelli di organizzazione sociale apparentemente diversi ma hanno anche presentato la politica in due modi apparentemente diversi.

Per gli esponenti della sinistra, la politica è una cosa sublime; tutto è o deve essere politica e quindi anche il personale è politico. In sostanza la sinistra esprime una visione totalizzante della politica.

Per gli esponenti della Destra, la politica è una cosa sporca (secondo la presunta affermazione di Mussolini) e in quanto cosa sporca va lasciata fare alle persone pure, cioè a loro. In sostanza la destra abbraccia una visione totalitaria della politica.

Tenendo conto delle vicende storiche, tra visione totalizzante e visione totalitaria le differenze sono risultate poi praticamente inesistenti, con gli uni che proclamavano e proclamano tuttora: morte ai fascisti, e gli altri che proclamano e continuano a proclamare: morte ai comunisti. Forse non più con la stessa foga e le stesse parole, ma sempre con la stessa voglia di esclusività nell’occupazione del potere.

Da queste contrapposizioni fasulle, da queste diatribe prive di senso, se ne esce solo attraverso una analisi fattuale di che cos'è stata e di cos'è tuttora la politica. A questo riguardo ci aiutano alcune affermazioni di commentatori e critici acuti della società occidentale.

Ambrose Bierce nel suo The Devil’s Dictionary (Il Dizionario del Diavolo) offre due definizioni di politica:
  1. “A means of livelihood affected by the more degraded portion of our criminal class.” [Un mezzo per guadagnarsi da vivere utilizzato dalla parte più spregevole della nostra classe criminale].
  2. “A strife of interests masquerading as a contest of principles. The conduct of public affairs for private advantage.” [Un conflitto di interessi mascherato da contesa per l’affermazione di principi. Conduzione di affari pubblici per guadagni privati].
Come giornalista egli aveva continuamente sotto gli occhi il sistema americano di spartizione del bottino (lo “spoil system”) attraverso il quale il partito vincente si accaparrava posti di lavoro e mazzette per i suoi seguaci e sostenitori.

Un altro giornalista americano, H. L. Mencken ha qualificato gli uomini politici come "men who, at some time or other, have compromised with their honour, either by swallowing their convictions or by whooping for what they believe to be untrue." [persone che, prima o poi, sono venute a patti con il loro onore, o abbandonando le loro convinzioni o dichiarandosi a favore di quello che esse sanno essere falso].

In Europa, Paul Valéry nella sua raccolta di scritti Regards sur le monde actuel, 1931, ha giustamente rimarcato che “La politique fut d’abord l’art d’empêcher les gens de se mêler dans ce qui le regarde.” [La politica fu fin dal principio l’artifizio di impedire che le persone si occupassero di ciò che li riguarda].

Ciò richiama molto bene un altro modo di vedere la politica che dobbiamo alla lingua tagliente di Groucho Marx: “La politica è l'arte di cercare un problema, trovarlo dappertutto, diagnosticarlo in modo errato e applicargli i rimedi sbagliati” (da una segnalazione di Tobia Cavalli).

E si potrebbe proseguire con citazioni ancora più dissacranti e devastanti in cui la politica appare come uno strumento per generare l’odio tra le persone e per spingerle a commettere azioni efferate (genocidi, persecuzioni, espulsioni di massa, ecc.).

Se tutto ciò è stato ed è tuttora vero, allora come spiegare e giustificare il fatto che molti, soprattutto tra coloro che si dichiarano progressisti e illuminati, continuano ancora ad avere una visione miracolistica della politica, a voler fare politica e incoraggiano tutti a occuparsi di politica come se questa fosse davvero un impegno indispensabile ed utile e non una attività criminale e una presa in giro colossale? Forse perché, anche le persone sensate non hanno ben chiaro che cosa è davvero la politica. Se è così allora c’è bisogno (a) di produrre una definizione più esatta e più penetrante della “politica” e (b) per coloro che vogliono impegnarsi in un movimento di rinnovamento occorre prospettare un impegno personale e sociale più entusiasmante, convincente e soprattutto sensato che li porti al superamento della politica.

Futuro. Per inventare un futuro di rinnovamento è necessario conoscere a fondo il passato e il passato ci fa scoprire parallelismi interessanti e al tempo stesso inquietanti che mostrano il ricorrere di alcuni fenomeni storici indesiderabili. Questa ripetizione delle vicende storiche più negative è possibile solo in quanto, coloro che ignorano la storia, finiscono per commettere sempre gli stessi errori.

Le sette religiose che si combattevano per l’affermazione della vera fede, non sono scomparse, hanno solo cambiato nome, si chiamano partiti politici. Il monopolio culturale che manipolava i cervelli e promuoveva l’oscurantismo non è finito con la Chiesa Cattolica, è solo passato di mano: adesso è appannaggio dello Stato nazionale e del suo Ministero della (D)Istruzione (dei cervelli). Le cosiddette guerre di religione in cui si voleva imporre a tutti la propria visione di fede e di vita non sono finite, anzi si sono moltiplicate, come guerre mondiali, lotte tribali, conflitti nazionali, in altre parole, guerre politiche.

Per farla breve, siamo passati dal clericume al laicume, dall’altare in chiesa all’altare della patria, dalle illusioni create dalla religione alle illusioni create dalla politica. Chi ha notato tutto ciò non può arrivare che alla seguente conclusione-constatazione che aggiorna una vecchia formulazione e offre al tempo stesso una lucida definizione della politica: La politica è l’oppio dei popoli.

Lasciate perdere il calcio, la televisione, i divertimenti; questi sono spesso solo strumenti subordinati e manipolati dalla politica la quale, attraverso i politicanti, veri imbonitori furfanti, agisce come un gas invisibile e inodore che circola dappertutto e annebbia il cervello degli individui (illudendo, corrompendo, sviando, snervando, offuscando e così via).

Per questo la costruzione del futuro sarà opera di movimenti che vanno al di là della politica e già fin d’ora non solo si pongono contro la politica come pretesa al monopolio dei cervelli e dei comportamenti di tutti ma prefigurano già un modello sociale post-politico.

Un movimento di liberazione degli individui deve andare quindi necessariamente contro la politica (ed essere quindi post-politico) perché, se fosse un movimento politico e avesse successo, sarebbe destinato quasi inevitabilmente a trasformarsi in partito politico riproponendo così tutta il vecchio sudiciume e i soliti imbrogli.

Per questo, la lotta contro l’oppressione dello stato, cioè contro il massimo esponente della politica, non è una battaglia politica ma un conflitto per l’affermazione dei propri diritti civili (alla libertà, all’autonomia, all’autodeterminazione, all’autogestione o comunque si voglia caratterizzare la libertà di decisione della persona). La lotta di liberazione dallo statismo ha bisogno quindi non di un movimento politico ma di un movimento o di una rete per i diritti civili in vista del superamento della politica, cioè delle contrapposizioni fasulle che si risolvono poi nella subordinazione materiale di tutti a un potere e a una ideologia dominanti (lo stato o qualunque altra sia la denominazione o forma che assume il potere monopolistico).

Al posto delle contrapposizioni inventate occorre fare emergere la varietà, volontariamente scelta per sé e rispettata negli altri, degli stili di vita. In sostanza, l’obiettivo del movimento per i diritti civili sono le società parallele volontarie nello spazio aperto (al posto degli stati territoriali oppressivi nei pollai o recinti nazionali).

Ma questo è un altro discorso che non si può affrontare qui in poche parole; e forse è meglio lasciare che ognuno scopra per conto suo il nuovo e se lo inventi giorno per giorno nella sua vita.