Wednesday, January 9, 2008

Perché i peggiori comandano

Articolo conciso quanto esplicito di Hoppe sulla perversa tendenza della democrazia a selezionare il peggio della società e consegnargli il bastone del comando: i Prodi, i Mastella, i Berlusconi e tutti gli altri brutti ceffi, non sono solo casi sfortunati, ma la logica conseguenza di un sistema sbagliato fin dalle sue fondamenta.

(Per la prima parte della traduzione ringrazio Gianluca Freda che l'ha inserita in un suo post.)

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Di Hans-Hermann Hoppe


Una delle affermazioni più largamente accettate dagli economisti politici è la seguente: qualunque monopolio è dannoso dal punto di vista dei consumatori. Il monopolio, nella sua accezione classica, è concepito come un privilegio esclusivo garantito ad un singolo produttore di un determinato bene o servizio, cioè come assenza di libero accesso ad un determinato settore della produzione. In altre parole, una sola azienda, A, può produrre un determinato bene, x. Ogni monopolista di questo tipo è dannoso per i consumatori poiché, essendo protetto dall’ingresso di potenziali nuovi concorrenti nel suo settore di produzione, il prezzo del prodotto di monopolio x risulterà più alto e la qualità di x più bassa che nel caso contrario.

Questa elementare verità è stata spesso invocata come argomento in favore dei governi democratici in opposizione al governo classico, monarchico o del principe. Questo perché in democrazia l’accesso alle strutture di governo è libero – chiunque può diventare primo ministro o presidente – mentre in una monarchia esso è ristretto al re e ai suoi eredi.

Tuttavia questo argomento in favore della democrazia ha una pecca fatale. Il libero accesso non è sempre una cosa positiva. Il libero accesso e la competizione nella produzione di beni sono un bene, ma la libera competizione nella produzione di mali non lo è. Il libero accesso al business della tortura e dell’assassinio di innocenti, oppure la libera competizione nel settore della contraffazione e della frode, ad esempio, non sono cose positive; sono il peggiore dei mali. Perciò che tipo di “business” è quello di un governo? Risposta: non è un ordinario produttore di beni venduti a consumatori volontari. E’ invece un “business” che si occupa di furto e di espropriazione – per mezzo di tasse e falsificazioni – e di recinzione di beni rubati. Dunque, il libero accesso al governo non produce risultati positivi. Al contrario, esso peggiora i problemi, cioè incrementa la malvagità.


Finché l'uomo è quel che è, in ogni società ci saranno persone che desiderano l'altrui proprietà. Qualche persona è più soggetta a questo sentimento di altre, ma gli individui imparano solitamente a non agire sulla base di tali sentimenti o persino si vergognano di averli. Generalmente soltanto pochi individui non riescono a sopprimere il loro desiderio per le proprietà altrui e vengono per questo trattate come criminali dai loro simili e limitati dalla minaccia della punizione fisica. Sotto il governo del principe, soltanto una singola persona – il principe – può dar seguito legalmente al desiderio per la proprietà di un altro uomo ed è questo a renderlo un potenziale pericolo e un “malvagio.”

Tuttavia, un principe è limitato nei suoi desideri redistributivi poiché tutti i membri della società hanno imparato a considerare la sottrazione e ridistribuzione della proprietà di un altro uomo come vergognosa ed immorale. Di conseguenza, guardano ad ogni azione del principe con il massimo sospetto. In aperto contrasto, dal momento dell'entrata in un governo, a chiunque è consentito di esprimere liberamente il suo desiderio per la proprietà altrui. Ciò che precedentemente veniva considerato immorale e di conseguenza è stato soppresso è ora considerato un sentimento legittimo. Chiunque può bramare apertamente ogni altrui proprietà in nome della democrazia; e chiunque può agire sulla base di questo desiderio per la proprietà di un altro, a condizione che riesca ad entrare nel governo. Quindi, in democrazia ciascuno si trasforma in in una minaccia.

Ne consegue che, sotto le condizioni democratiche, il popolare benché immorale ed anti-sociale desiderio per la proprietà di un altro uomo sia sistematicamente rinforzato. Ogni richiesta è legittima se affermata pubblicamente sotto la protezione speciale della “libertà di parola.” Tutto può essere detto e sostenuto e tutto può essere sottratto. Neppure il diritto di proprietà privata apparentemente più sicuro è esente dalle richieste redistributive. Peggio, grazie ad elezioni di massa, quei membri della società con poche o nessuna inibizione contro il furto della proprietà altrui, cioè gli a-moralisti abituali che sono i più talentuosi nell'assemblare maggioranze su una moltitudine di richieste popolari moralmente disinibite e reciprocamente incompatibili (efficienti demagoghi) tenderanno a guadagnarsi l'entrata nel governo ed a salire alle posizioni più alte. Quindi, una brutta situazione diventa ancora peggiore.

Storicamente, la selezione di un principe avveniva con l'incidente della sua nascita nobile e la sua sola qualificazione personale era tipicamente la sua formazione come futuro principe e tutore della dinastia, della sua condizione e dei suoi possedimenti. Ciò non assicurava che un principe non sarebbe stato cattivo e pericoloso, naturalmente. Tuttavia, vale la pena di ricordarsi che ogni principe che è venuto a mancare nel suo dovere primario di conservazione della dinastia – che ha rovinato il paese, causato agitazione, conflitti e dispute civili, o altrimenti messo in pericolo la posizione della dinastia – ha affrontato il rischio immediato di essere neutralizzato o assassinato da un altro membro della sua stessa famiglia. In ogni caso, tuttavia, anche se l'incidente della nascita e della sua formazione non esclude che un principe potrebbe diventare cattivo e pericoloso, allo stesso tempo l'incidente di una nascita nobile e di una formazione da principe non preclude neanche che potrebbe rivelarsi un dilettante inoffensivo o persino una persona buona e morale.

In contrasto, la selezione dei capi di governo per mezzo di elezioni popolari rende quasi impossibile che una persona buona o inoffensiva possa mai arrivare al vertice. I primi ministri ed i presidenti sono selezionati per la loro provata efficienza come demagoghi moralmente disinibiti. Quindi la democrazia virtualmente assicura che soltanto uomini malvagi e pericolosi arriveranno al vertice del governo. Effettivamente, come conseguenza della libera concorrenza e selezione politica, coloro che salgono si trasformeranno in individui sempre più malvagi e pericolosi, tuttavia in quanto custodi provvisori ed intercambiabili soltanto raramente verranno assassinati.

A questo proposito non si può evitare di citare H.L. Mencken. “I politici,” nota con il suo caratteristico spirito, “raramente se non mai arrivano [all'ufficio pubblico] solo per merito, almeno negli stati democratici. A volte, per dirla tutta, accade, ma soltanto per una specie di miracolo. Normalmente vengono scelti per motivi piuttosto diversi, il principale dei quali è semplicemente il loro potere di impressionare ed incantare gli intellettualmente meno privilegiati…. Si avventurerà mai uno di loro a dire solo la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità circa la situazione del paese, straniero o domestico? Eviterà mai uno di loro di fare promesse che sa di non poter mantenere – che nessun essere umano potrebbe mantenere? Pronuncerà mai uno di loro una parola, per quanto ovvia, capace di allarmare o allontanare anche solo uno del mucchio enorme di fessi che si affollano al truogolo pubblico, abbandonati alla mammella che diventa sempre più sottile, sperando contro la speranza? Risposta: forse per alcune settimane all'inizio…. Ma non dopo che aver affrontato in pieno la questione e la lotta è razionalmente cominciata…. Prometteranno ad ogni uomo, donna e bambino nel paese qualunque cosa lui, lei od esso desiderano. Tutti gireranno per la terra cercando occasioni per rendere ricchi i poveri, per rimediare l'irrimediabile, per salvare l'insalvabile, per separare l'inseparabile, per spegnere l'infiammabile. Tutti loro cureranno le verruche con le loro parole e pagheranno il debito pubblico con soldi che nessuno dovrà guadagnare. Quando uno di loro dimostrerà che due volte due sono cinque, un altro dimostrerà che sono sei, sei e mezzo, dieci, venti, n. In breve, si disferanno del loro carattere di uomini ragionevoli, candidi e sinceri e semplicemente diventeranno candidati, dediti soltanto alla raccolta di voti. Tutti allora sapranno, ammesso e non concesso che alcuni di loro non lo sappiano già ora, che in democrazia i voti si conquistano non con il buon senso ma con l'assurdità e si applicheranno al lavoro con un caloroso ya-hoo! La maggior parte di loro, prima che l'eccitazione sia finita, si auto-convinceranno davvero. Il vincitore sarà chiunque prometterà di più con la minor probabilità di mantenere qualcosa.”
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Hans-Hermann Hoppe [mandagli una mail], che Lew Rockwell chiama “un tesoro internazionale,” è senior fellow al Ludwig von Mises Institute, professore di economia all'università del Nevada a Las Vegas e redattore del The Journal of Libertarian Studies.
Democrazia: il dio che ha fallito è il suo ottavo libro. Visita il suo sito.

Link all'articolo originale.

2 comments:

Anonymous said...

C'è una soluzione, la DEMOCRAZIA con la C.

Ora bisognerebbe disporre di alcuni dati statistici che non posseggo ma procederemo per ipotesi.

Supponiamo che statisticamente gli idioti siano 9 su 10.

E che i ladri e i farabutti siano 1 su 10.

Ora abbiamo il problema di delegare a qualcuno il potere esecutivo.

La Democrazia con la C esclude gli idioti per concorso.

La Democrazia con la C tende ad escludere i ladri e i farabutti per sorteggio.

Con un po' di Culo si può sperare di avere un governo decente.

Maurizio said...

Grazie, molto interessante.

Segnalo un post correlato di David Friedman, che esamina la democrazia dal punto di vista della teoria dei giochi.