Tuesday, March 31, 2009

Monday, March 30, 2009

Il mito del Laissez Faire come responsabile della nostra attuale crisi #3

Il mito del laissez faire ed il marxismo dei media


Il mito che il laissez faire esista negli odierni Stati Uniti e sia responsabile della nostra attuale crisi economica è promulgato da persone che non conoscono praticamente niente della teoria economica solida e razionale o della natura reale del capitalismo laissez faire. Lo sposano a dispetto, o piuttosto a causa, della loro formazione nei principali college ed università del paese. Quando si tratta di questioni economiche, la loro formazione li ha immersi completamente nelle dottrine del tutto errate e perniciose di Marx e di Keynes. Sostenendo di vedere l'esistenza del laissez faire in mezzo a tale massiccia interferenza di governo a costituire il preciso opposto del laissez faire, tentano di riscrivere la realtà per farla conformare ai loro preconcetti ed alla loro visione del mondo marxista.

Essi assorbono le dottrine di Marx più nelle classi di storia, filosofia, sociologia e letteratura che in quelle di economia. Le classi di economia, pur se solitamente non marxisti essi stessi, offrono soltanto un rifiuto altamente insufficiente delle dottrine marxiste e dedicano quasi tutto il loro tempo a sposare il keynesismo ed altre, meno note dottrine anticapitaliste, come la dottrina della concorrenza pura e perfetta.

Pochissimi tra i professori ed i loro allievi hanno letto almeno una singola pagina dei testi di Ludwig von Mises, che del capitalismo è stato il principale teorico e conoscere quei testi è essenziale per comprenderlo. Quasi tutti sono quindi essenzialmente ignoranti riguardo all'economia solida.

Quando mi riferisco al sistema educativo ed ai media come marxisti, non intendo implicare che i loro membri favoriscano qualunque genere di rovesciamento violento del governo degli Stati Uniti o siano necessariamente persino fautori del socialismo. Ciò che intendo è che sono marxisti finché accettano le idee di Marx riguardo alla natura ed al funzionamento del capitalismo laissez faire.

Accettano la dottrina marxista secondo cui, in assenza di intervento governativo, l'interesse personale, il motivo del profitto – “l'ingordigia senza briglie” – degli uomini d'affari e dei capitalisti servirebbero a portare i salari al livello di minima sussistenza estendendo al contempo le ore di lavoro fino il massimo umanemente sopportabile, imporrebbero condizioni di lavoro sconvolgenti e spingerebbero i bambini piccoli a lavorare nelle fabbriche e nelle miniere. Indicano il tenore di vita miserabilmente basso e le terribili condizioni dei salariati durante i primi anni del capitalismo, particolarmente in Gran Bretagna, e credono che questo dimostri la loro ipotesi. Continuano argomentando che soltanto l'intervento governativo sotto forma di leggi pro-sindacati e salario minimo, leggi sull'orario massimo, proibizione legale del lavoro infantile e di mandati di governo riguardo alle condizioni di lavoro, abbia aiutato a migliorare la parte del salariato. Credono che l'abrogazione di questa legislazione determinerebbe un ritorno alle misere condizioni economiche dell'inizio del diciannovesimo secolo.

Vedono i profitti e l'interesse degli uomini d'affari e dei capitalisti come guadagni ingiusti e immeritati, estorti ai salariati – i presunti veri produttori – con l'equivalente della forza fisica, e quindi considerano i salariati come se fossero nella posizione degli schiavi virtuali (“schiavi del salario”) ed i capitalisti “sfruttatori” come fossero nella posizione di padroni virtuali di schiavi. A corollario di tutto ciò, considerano la tassazione di uomini d'affari e capitalisti per utilizzare i ricavati a favore dei salariati, in forme come la previdenza sociale, la medicina socializzata, la pubblica istruzione e l'edilizia popolare, come una politica che serve semplicemente a restituire ai salariati una certa parte del presunto bottino rubato nel corso del loro “sfruttamento.”

In completo accordo con Marx e la sua dottrina che sotto il capitalismo laissez faire i capitalisti espropriano tutta produzione del salariato oltre a quanto è loro necessario per il minimo vitale, essi assumono che l'intervento del governo non nuoccia che agli uomini d'affari ed ai capitalisti immorali, mai i salariati. Così non solo le tasse da pagare per i programmi sociali ma anche i più alti stipendi imposti dalla legislazione del salario minimo e pro-sindacati si suppone semplicemente che vengano sottratti dai profitti, senza un qualsiasi effetto negativo sui salariati, come la disoccupazione. Similmente per l'effetto dell'orario più breve imposto dal governo, delle condizioni di lavoro migliori e dell'abolizione del lavoro infantile: i più alti costi che ne risultano si suppone semplicemente che escano dal “surplus di valore” dei capitalisti, mai dal tenore di vita dei salariati stessi.

Questo è l'atteggiamento mentale dell'intera sinistra ed in particolare dei membri del sistema educativo e dei media. È una visione del motivo del profitto e dell'inseguimento dell'interesse materiale personale come inerentemente letali se non contrastati con la forza e controllati rigidamente tramite l'intervento del governo. Come dichiarato, è una visione che vede il ruolo degli uomini d'affari e dei capitalisti come paragonabile a quello dei padroni di schiavi, malgrado il fatto che gli uomini d'affari ed i capitalisti non impieghino e non possano impiegare pistole, fruste, o catene per trovare e tenere i loro operai ma soltanto l'offerta di migliori stipendi e condizioni di quelli che quegli operai possono trovare altrove.

Secondo le aspettative, il sistema educativo ed i media condividono il punto di vista di Marx secondo cui il capitalismo laissez faire è “un'anarchia della produzione,” nella quale gli uomini d'affari ed i capitalisti corrono in tondo come polli senza teste. Nella loro visione, la razionalità, l'ordine e la pianificazione emanano dal governo, non dai partecipanti al mercato.

Come dico, questa, e solo questa, è la struttura intellettuale della grande maggioranza dei professori di oggi e di diverse generazioni di loro predecessori. È ugualmente la struttura intellettuale dei loro allievi, che rispettosamente hanno assorbito i loro insegnamenti mal indirizzati ed alcuni dei quali sono poi diventati reporter e redattori di pubblicazioni come New York Times, Washington Post, Newsweek, Time e la stragrande maggioranza di tutti i altri giornali e periodici. È la struttura intellettuale dei loro allievi che ora sono i commentatori ed i redattori di praticamente tutte le principali reti televisive, come CBS, NBC, ABC e CNN. [9] Ed è all'interno di questa struttura intellettuale che i media ora tentano di capire ed informare sulla nostra crisi finanziaria.

Nella loro visione, il capitalismo laissez faire e la libertà economica sono una formula per l'ingiustizia e il caos, mentre il governo è la voce e l'agente della giustizia e della razionalità negli affari economici. Così saldamente sono attaccati a questa credenza, che quando vedono ciò che pensano essere la prova dell'ingiustizia e del caos su grande scala nel sistema economico, come nell'attuale crisi finanziaria, presumono automaticamente che sia il risultato del perseguimento dell'interesse personale e della libertà economica che permette di perseguirlo. Dato questo atteggiamento di base, il principio che guida i cosiddetti giornalisti contemporanei è che il loro lavoro sia di trovare gli uomini d'affari ed i capitalisti responsabili del male ed i funzionari di governo che hanno permesso loro di commetterlo e, infine, di identificare e sostenere le politiche di intervento e controllo governativo che si presume elimineranno la malvagità ed impediranno la sua ricorrenza in futuro.

I loro timore ed odio della libertà economica e del capitalismo laissez faire e la loro necessità di poterli denunciare come cause di tutto il male economico, sono così grandi che fingono, per loro stessi e per il loro pubblico, che esistano nel mondo di oggi, in cui è chiaro che non esistano neppure lontanamente. Proclamando che il laissez faire esiste e che è responsabile del problema, possono rivolgere l'intera forza del loro odio per la vera libertà economica ed il vero capitalismo laissez faire contro ogni frammento di libertà economica che riesca in qualche modo ad esistere, e che decidono di designare come bersaglio. Quel frammento, essi prospettano, è parte integrale della fame degli operai nell'inumano sfruttamento del lavoro che, nella loro ignoranza, danno per scontato che sia imposto dai capitalisti sotto il laissez faire. Il loro indottrinato pubblico – prodotto del sistema educativo contemporaneo come loro stessi – rapidamente li segue ed obbliga i loro sforzi a destare l'odio.

Il risultato è riassunto in parole come queste, comparse in uno degli stessi articoli del New York Times che ho citato prima:
“Abbiamo ora una rabbia e una repulsione collettiva, verso il nostro intero sistema finanziario ed è evidente che stiamo per avere un contraccolpo regolatore…” [con] un effetto straripamento verso altre industrie perché gli elettori hanno la percezione che “le grandi aziende sono animali che devono essere messi nelle loro gabbie.” [10]
In questo modo i nemici del capitalismo e della libertà economica possono continuare nella loro campagna di distruzione e devastazione economica. Usano l'accusa del “laissez faire” come una specie di leva per aumentare il potere del governo. Per esempio, all'inizio degli anni 30 accusarono il presidente Hoover di seguire una politica di laissez faire, proprio mentre interveniva nel sistema economico per impedire la caduta nei tassi salariali che era essenziale per arrestare il calo della domanda di manodopera con conseguente disoccupazione di massa. In base alla disoccupazione di massa che quindi risultò dall'intervento di Hoover, che riuscirono a ritrarre come “laissez faire,” hanno ingannato il paese convincendolo ad appoggiare gli ulteriori massicci interventi del New Deal.

Oggi, continuano a giocare lo stesso gioco. Denunciano sempre il laissez faire ed i suoi presunti fallimenti che esigono la necessità di essere superati con ancora più regolamentazioni e controlli del governo. Oggi, i massicci interventi non solo del New Deal, ma anche del Fair Deal, della New Frontier, della Great Society e di tutte le amministrazioni da allora, si sono aggiunti agli interventi molto importanti esistente fin dagli anni 20 ed ai quali Hoover aveva aggiunto molta sostanza. Ma ancora si presume che abbiamo il laissez faire. Sembra, a condizione che ognuno possa muoversi o persino respirare senza essere sotto il controllo del governo, che il laissez faire continui ad esistere, il che rende necessari ancora più controlli statali.

Il punto d'arrivo logico di questo processo è che un giorno tutti finiranno incatenati ad una parete, o per lo meno costretti a fare qualcosa di paragonabile a vivere in un codice di postale che si abbini con il suo numero della previdenza sociale. Allora il governo saprà di chiunque chi è, dov'è e che non può fare assolutamente niente senza la sua approvazione e permesso. E allora il mondo sarà sicuro contro chiunque tentasse di fare qualcosa che possa avvantaggiarlo e che quindi si presume debba nuocere ad altri. A quel punto, il mondo godrà di tutta la prosperità che deriva dalla paralisi totale.
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Note

[9] Per una confutazione completa di tutti gli aspetti di questa struttura intellettuale, vedi George Reisman, Capitalism: A Treatise on Economics (Ottawa, Illinois: Jameson Books, 1996), capitoli 11, 14 e passim.

[10] Jackie Calmes, loc.. cit.
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Link alla prima parte.
Link alla seconda parte.
Link all'articolo originale.

Sunday, March 29, 2009

Il mito del Laissez Faire come responsabile della nostra attuale crisi #2

L'intervento del governo è il vero responsabile della crisi


Al di là di tutto questo c'è il fatto ulteriore che la vera responsabilità della nostra crisi finanziaria si trova precisamente nell'enorme intervento del governo, soprattutto l'intervento del sistema della Federal Reserve nel tentativo di creare capitale dall'aria fritta, nella convinzione che la mera creazione di moneta ed il suo metterla a disposizione nel mercato del credito sia un surrogato del capitale creato producendo e risparmiando. Questa è una politica che ha perseguito dalla sua fondazione, ma con eccezionale vigore dal 2001, nei suoi sforzi per sormontare lo scoppio della bolla del mercato azionario la cui creazione aveva precedentemente ispirato.

La Federal Reserve ed altre parti del governo perseguono la politica della creazione della moneta e del credito in tutto ciò che fanno per incoraggiare e proteggere le banche private nel tentativo di ingannare la realtà facendo sembrare che sia possibile tenersi i propri soldi e prestarli allo stesso tempo. Questa duplicità si verifica quando individui o imprese depositano in banca dei contanti, che possono continuare ad usare per fare acquisti e pagare fatture con assegni piuttosto che usando la valuta. Nella misura in cui le banche hanno la possibilità e sono incoraggiate a prestare i fondi depositati in questo modo (solitamente tramite la creazione di nuovi depositi supplementari piuttosto che con il prestito di valuta), sono coinvolte nella creazione di nuova e supplementare moneta. I depositanti continuano ad avere i loro soldi ed i mutuatari hanno ora la massa dei fondi depositati. Negli ultimi anni, la Federal Reserve ha così incoraggiato questo processo, che i depositi generati sono stati pari a cinquanta volte le riserve di reali contanti delle banche, una situazione più che matura per l'implosione.

Tutti questa moneta nuova e supplementare che accede al mercato dei prestiti è un capitale fondamentalmente fittizio, in quanto non rappresenta beni d'investimento nuovi e supplementari nel sistema economico, ma piuttosto un mero trasferimento di parti della disponibilità esistente di beni d'investimento in mani diverse, per essere usato in modi diversi, meno efficienti, e spesso clamorosamente dispendiosi. L'attuale crisi immobiliare ne è forse l'esempio più lampante della storia.

Forse fino ad un trilione e mezzo di dollari o più di nuovo e supplementare capitale di soldi contabili è stato incanalato nel mercato immobiliare come risultato dei tassi d'interesse artificialmente bassi causati dalla presenza di un importo totale ancora più grande di nuova moneta supplementare nel mercato dei prestiti. A causa della natura a lungo termine del loro finanziamento, gli immobili sono particolarmente sensibili all'effetto dei bassi tassi d'interesse, che possono servire precisamente a ridurre i pagamenti mensili del mutuo e in questo modo aumentare corrispondentemente la domanda di case e dei mutui ipotecari necessari per finanziarla.

In alcuni anni, il risultato è stato un enorme aumento nella produzione e nell'acquisto di nuove case, il rapido aumento dei prezzi e un ulteriore aumento a spirale nella produzione e nell'acquisto di nuove case nell'attesa di un continuo rialzo dei loro prezzi.

Per misurare la scala della sua responsabilità, nel periodo a partire dal 2001, la Federal Reserve ha provocato un aumento nell'offerta di capitale contabile di più del 70 per cento della somma totale cumulativa che aveva creato in tutti gli 88 anni precedenti della sua esistenza: ovvero, quasi 2 trilioni di dollari. [5] Questo è stato l'aumento nell'importo con cui i depositi contabili delle banche hanno superato le loro riserve di soldi reali, cioè, i soldi che hanno a disposizione per pagare i depositanti che vogliono i contanti. La Federal Reserve ha causato questo aumento nel capitale illusorio per mezzo della creazione di qualsiasi riserva di banca nuova e supplementare fosse necessaria per realizzare un tasso d'interesse del fondo federale – ovvero, il tasso d'interesse pagato dalla banca sulla concessione e sulla richiesta di prestiti dalle riserve – molto al di sotto del tasso d'interesse dettato dal mercato. Per il triennio 2001-2004, la Federal Reserve ha spinto il tasso dei fondi federali sotto al 2 per cento e, da luglio 2003 a giugno 2004, la ha spinta ancora più in basso a circa l'un per cento.

La Federal Reserve ha inoltre permesso alle banche di operare con la percentuale di riserve di gran lunga più bassa di sempre. Considerando che in un mercato libero, le banche manterrebbero le riserve auree pari ai loro depositi contabili – o per lo meno in una proporzione sostanziosa dei loro depositi contabili [6] – la Federal Reserve negli ultimi anni ha reso loro possibile di operare con riserve irredimibili di moneta di carta minori del 2 per cento.

La Federal Reserve ha spinto giù il tasso dei fondi federali determinando un ampio aumento nell'offerta di capitale illusorio allo scopo di abbassare tutti i tassi d'interesse del mercato. Il capitale illusorio supplementare ha potuto trovare mutuatari soltanto a tassi d'interesse più bassi. L'obiettivo della Federal Reserve era di ottenere tassi d'interesse così bassi che non potessero compensare neppure il rialzo dei prezzi. Ha cercato deliberatamente di realizzare un tasso reale d'interesse sul capitale negativo, ovvero, un tasso sotto il tasso a cui i prezzi aumentano. Ciò significa che un prestatore, dopo aver ricevuto l'interesse dovuto per un anno, ha meno potere di acquisto di quel che aveva l'anno prima, quando aveva soltanto l'acconto iniziale.

Nel fare questo, lo scopo ultimo della Federal Reserve era di stimolare sia gli investimenti che le spese di consumo. Ha voluto che il costo per ottenere capitale fosse minimo così da essere investito sulla scala più vasta possibile ed affinchè la gente considerasse il risparmio di denaro una proposta perdente, il che l'avrebbe stimolata a spenderlo più velocemente. Più spesa, sempre più spesa era la sua preoccupazione, nella convinzione che questo sia ciò che è richiesto per evitare la disoccupazione su grande scala.

Per come le cose si sono sviluppate, la Federal Reserve ha realizzato il suo desiderio per un tasso reale d'interesse negativo, ma in misura molto superiore a ciò che voleva. Voleva per un tasso reale di rendimento negativo forse dell'uno o due per cento. Quello che ha realizzato nel mercato immobiliare è stato un tasso di rendimento reale negativo misurato dalla perdita di una parte importante del capitale investito. Nelle parole del New York Times, “Nell'anno passato da quando la crisi è cominciata, le istituzioni finanziarie mondiali hanno registrato intorno ad un valore di 500 miliardi di dollari in titoli garantiti da ipoteche. A meno che venga fatto qualcosa per arrestare il veloce declino dei valori degli immobili, queste istituzioni è probabile che registreranno da un trilione a un trilione e mezzo supplementare di dollari.” [7]

Questa ampia perdita di capitale nella debacle immobiliare è responsabile dell'incapacità delle banche di fare prestiti a molte imprese a cui normalmente potrebbero prestare e presterebbero. Il motivo per cui ora non possono agire in tal modo è che i fondi e la ricchezza reale che sono stati persi non esistono più e non possono quindi essere prestati a nessuno. La politica della Federal Reserve di espansione del credito basata sulla creazione di nuova e supplementare moneta contabile è servita così a dare capitale a mutuatari non degni che mai avrebbero dovuto averli in primo luogo privando altri, molto più degni interessati al credito del capitale di cui necessitano per rimanere in attività. La sua politica è stata di ridistribuzione e distruzione.

Il capitale che ha spinto ad essere mal investito e perso negli immobili è capitale che ora non è disponibile per ditte come Wickes Furniture, Linens 'N Things, Levitz Furniture, Mervyns ed innumerevoli altre, che hanno dovuto fallire perché non hanno potuto ottenere i prestiti che erano loro necessari per rimanere in attività. E, naturalmente, fra le prime vittime sono state le stesse banche principali. Le perdite che hanno sofferto hanno eliminato il loro capitale e le hanno messe fuori attività. E la lista dei caduti è destinata ad aumentare.

Ogni discussione sulla debacle immobiliare sarebbe incompleta se non comprendesse la menzione del consumo sistematico di liquidità attinta dalle case incoraggiata per parecchi anni dai media e da una professione di economia ignorante. Costante con gli insegnamenti del keynesismo secondo cui le spese di consumo sono le fondamenta della prosperità, hanno considerato il rialzo dei prezzi delle case come un mezzo potente per stimolare tali spese. Aumentare la liquidità dei proprietari di immobili, sostenevano, ha permesso loro di prendere in prestito i soldi per finanziare il consumo supplementare e per mantenere così il funzionamento dell'economia ad un ad alto livello. Come è risultato, tale consumo è servito a zavorrare molti proprietari con ipoteche che ora sono superiori al valore delle loro case, che non sarebbe successo se quelle ipoteche non fossero state maggiorate per finanziare il consumo supplementare. Questo consumo è la causa di un'ulteriore perdita di capitale in aggiunta al capitale perso in cattivi investimenti.

Una discussione sulla debacle immobiliare non sarebbe inoltre completa se non accennasse al ruolo delle garanzie di governo di molti mutui ipotecari. Se il governo garantisce l'acconto e l'interesse su un prestito, non c'è ragione per la quale un prestatore dovrebbe preoccuparsi per le qualificazioni di un mutuatario. Non perderà facendo il prestito, per quanto sbagliato possa risultare essere.

Un numero considerevole di mutui ipotecari avevano tali garanzie. Per esempio, un articolo del New York Times descrive il ministero degli Immobili e dello Sviluppo Urbano come “agenzia che ha unto la ruota delle ipoteche per i compratori al primo acquisto assicurando miliardi di dollari in prestiti.” L'articolo descrive come il ministero ha ridotto progressivamente i suoi standard per i prestiti: “le famiglie non hanno più dovuto provare di aver avuto cinque anni di reddito stabile; tre anni erano sufficienti… ai prestatori è stato concesso di impiegare propri esperti piuttosto che affidarsi ad un gruppo selezionato dal governo… i prestatori non hanno più dovuto intervistare di persona la maggior parte dei mutuatari assicurati dal governo o mantenere succursali fisiche,” perché l'approvazione del governo per garantire l'assicurazione sull'ipoteca era diventata automatica.

L'articolo del Times continua descrivendo come “prestatori” del calibro di Countrywide Financial, che era fra i più grandi e prominenti, “sono sorti per servire coloro la cui cattiva storia creditizia li rendeva ineleggibili per prestiti di prima fascia a basso interesse.” Nota il fatto che “Countrywide firmò un impegno governativo a mettere in atto “sforzi creativi dinamici” per estendere la proprietà di case alle minoranze ed agli americani a basso reddito.” [8] “Sforzi creativi dinamici” è una buona descrizione di ciò che i prestatori hanno fatto nell'offerta di tipi bizzarri di mutui come quelli che richiedono il pagamento del “solo interesse,” e poi permettendo di evitare anche il pagamento dell'interesse aggiungendolo al totale del conguaglio (tali mutui erano adatti ai bisogni di quei compratori il cui motivo per l'acquisto era di poter vendere non appena i prezzi delle case sarebbero ancora aumentati a sufficienza).

Proprio mentre un gran numero di case veniva comprato sulla base di una convinzione infondata in un rialzo infinito dei loro prezzi, così anche un gran numero di complessi derivati finanziari veniva venduto sulla base della convinzione infondata che il sistema della Federal Reserve avesse realmente il potere che sostiene di avere di rendere le depressioni impossibili – un potere che i media e la maggior parte dei professionisti dell'economia hanno ripetutamente affermato.

I derivati hanno avuto una così cattiva stampa che è necessario precisare che la polizza d'assicurazione su una casa è un derivato. E molti dei derivati che sono stati venduti e che ora stanno generando problemi di insolvibilità e fallimento, vale a dire i “credit default swaps (CDS),” erano polizze d'assicurazione in una forma o nell'altra. Il loro difetto era che, diversamente dalle ordinarie assicurazioni di proprietà immobiliari, non avevano una lista sufficiente di esclusioni.

Le politiche sulla proprietà immobiliare fanno esclusioni per cose come i danni causati dalla guerra e, in molti casi, secondo i rischi speciali della zona, dei terremoti e degli uragani. Nello stesso modo, i derivati più complessi dovrebbero fare un'esclusione per le perdite derivanti dal crollo finanziario provocato dalla massiccia espansione del credito patrocinata dalla Federal Reserve (se è impossible nella realtà scrivere una tale esclusione, perché molte delle perdite possono accadere prima che la natura della causa diventi evidente, allora tali derivati non dovrebbero essere scritti ed il mercato non li scriverà più a causa dei rischi inaccettabili a cui espongono). Ma i decenni di lavaggio del cervello da parte del governo, dei media e del sistema educativo avevano convinto quasi tutti che tale crollo non fosse più possibile.

La fede nell'impossibilità delle depressioni ha svolto lo stesso ruolo nella creazione e nella vendita dei “titoli di debito collateralizzati (CDO).” Qui disparati mutui sulle case sono stati impacchettati insieme e delle assicurazioni sono state emesse su di essi. In molti casi, i grandi compratori hanno impacchettato insieme le collezioni di tali assicurazioni ed hanno emesso ulteriori assicurazioni su quelle assicurazioni. Con sempre più proprietari di abitazioni che mancavano i pagamenti dei loro prestiti, il risultato è stato che nessuno può direttamente giudicare il valore di queste assicurazioni. Per farlo, sarà necessario districarle fino al livello dei diversi mutui di partenza. Tali grovigli di assicurazioni potrebbero non essere mai venduti in un mercato non sopraffatto dalla propaganda che le depressioni sono impossibili sotto l'amministrazione governativa del sistema finanziario.

Per concludere, una discussione sulla debacle immobiliare non sarebbe completa se non comprendesse la menzione delle forme di estorsione virtuale che sono servite ad incoraggiare i prestiti a mutuatari non degni. Quindi, l'enciclopedia online Wikipedia scrive,
La Legge di Reinvestimento della Comunità [CRA] … è una legge federale degli Stati Uniti destinata ad incoraggiare le banche commerciali e le associazioni di risparmio per soddisfare le esigenze dei mutuatari in tutti i segmenti delle loro comunità, compreso i quartieri a basso e medio reddito … le regolamentazioni della CRA danno ai gruppi della comunità il diritto di commentare o protestare circa la non conformità alla CRA delle banche. Tali osservazioni potrebbero aiutare o bloccare l'espansione pianificata delle banche.
Il significato di queste parole è che la Legge di Reinvestimento della Comunità dà il potere “a gruppi della comunità,” di determinare in un aspetto importante il successo o il fallimento finanziario di una banca. Soltanto se sono soddisfatti perché la banca sta facendo abbastanza prestiti a mutuatari ai quali altrimenti deciderebbe di non prestare, sarà consentito di aver successo. Il più prominente di tali gruppi della comunità è ACORN.

L'ambiente che ha permesso un atto quale la CRA comprende le minacce di accusare le banche di razzismo se scelgono di non fare i prestiti a gente per cui il prestito è troppo rischioso e che capita appartengano a questo o a quell'altro gruppo minoritario. Le minacce di calunnia si adattano come un guanto all'intimidazione di vari enti governativi che esercitano potere discrezionale sulle banche e sono nella posizione di danneggiarle se non aderiscono ai desideri delle agenzie. Le stesse questioni si applicano a prestatori di mutuo diversi dalle banche.

Ciò che questa vasta analisi delle reali cause della nostra crisi finanziaria ha mostrato è che è l'intervento del governo, non un mercato libero o un capitalismo laissez faire, ad essere il responsabile in ogni aspetto essenziale.
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Note

[5] Arrivo a queste cifre calcolando i depositi contabili totali nel gennaio del 2001 e nell'agosto del 2008 come la somma di quelli contenuti nel M1, i conti “sweep” compilati dalla Federal Reserve Bank di St. Louis ed i depositi del fondo di investimento mutualistico del mercato monetario, sia al dettaglio che istituzionali. Da questi rispettivi totali sottraggo le riserve di banca totali a partire dalle stesse date. Poi sottraggo il risultato per il 2001 da quello per il 2008 e divido la differenza della somma calcolata per il 2001.

[6] Se la creazione dei soldi contabili al di sopra delle riserve di contanti è in effetti un tentativo di frode, come ho descritto in precedenza, allora segue che un mercato libero richiederebbe in realtà una riserva del 100 per cento.

[7] Joe Nocera, “Shouldn't We Rescue Housing?” 18 ottobre 2008, p.B1.

[8] David Streitfeld e Gretchen Morgenson, “The Reckoning, Building Flawed American Dreams,” 19 ottobre 2008, p.A26.
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Link alla prima parte.
Link alla terza parte.
Link all'articolo originale.

Saturday, March 28, 2009

Il mito del Laissez Faire come responsabile della nostra attuale crisi #1

George Reisman, autore di Capitalism: A Treatise on Economics (Pdf), riassume le false convinzioni su cui si fonda il mito del laissez faire quale responsabile della crisi, indicandone la fonte così come il punto d'arrivo. Non è in effetti difficile immaginare dove può condurre un sistema che ha deciso che la libertà è un male.

Prima parte di tre.
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Di George Reisman


I mezzi di informazione stanno creando un nuovo grande mito storico. È il mito che la nostra crisi finanziaria attuale sia il risultato della libertà economica e del capitalismo laissez-faire.

Il tentativo di dare la colpa al laissez-faire è confermato facilmente da una ricerca su Google dei termini “crisi + laissez-faire.” Nella prima pagina di risultati, o nelle pagine web a cui quei risultati si riferiscono, compaiono dichiarazioni del seguente tipo:
  • “La crisi dei mutui è laissez-faire finito male.”
  • “Sarkozy [Nicolas Sarkozy, presidente francese] ha detto “l'economia del laissez-faire, l'‘autoregolazione’ e l'idea che il ‘mercato onnipotente’ ne sappia sempre di più sono finite.„
  • “L'ideologia americana del laissez-faire, come praticata durante la crisi dei subprime, era tanto semplicistica quanto pericolosa,” suggerisce Peer Steinbrück, il ministro delle finanze tedesco.”
  • “Paulson incolpa l'approccio laissez-faire per la crisi finanziaria….”
  • “È l'au revoir ai giorni del laissez-faire.” [1]
Recenti articoli del New York Times offrono ulteriori conferme. Per esempio, un articolo dichiara che “gli Stati Uniti hanno una cultura che celebra il capitalismo laissez-faire come l'ideale economico….” [2] Un altro articolo ci dice che “per 30 anni, il sistema politico della nazione è stato sbilanciato a favore della liberalizzazione del commercio e contro nuove regole.” [3] In un terzo articolo, una coppia di reporter afferma che “dal 1997, il sig. Brown [il Primo Ministro britannico] è stata una voce potente dietro l'abbraccio del partito laburista ad una filosofia economica di stile americano con una leggera regolamentazione. Il metodo del laissez-faire ha incoraggiato le banche del paese a espandersi internazionalmente ed inseguire i ritorni in campi molto distanti dalla loro missione centrale di attirare dei depositi.” [4] Persino la Gran Bretagna è descritta come avente un “approccio laissez-faire.”

La mentalità esposta in queste dichiarazioni è così completamente ed assolutamente in disaccordo con il significato reale del laissez-faire che potrebbe descrivere come laissez-faire la politica economica della vecchia Unione Sovietica nei suoi ultimi decenni. Con questa logica, così dovrebbe descrivere la politica di Brezhnev e dei suoi successori di permettere agli operai dei collettivi agricoli di coltivare per proprio conto lotti di dimensione fino ad un acro e di venderne i prodotti nei mercati agricoli delle città sovietiche. Secondo la logica dei media, anche quello sarebbe “laissez-faire” – almeno in confronto al periodo di Stalin.

Il capitalismo laissez-faire ha un significato definito, che viene totalmente ignorato, contraddetto e davvero insozzato da dichiarazioni come quelle sopra citate. Il capitalismo laissez-faire è un sistema politico economico basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione nel quale i poteri dello stato sono limitati alla protezione dei diritti dell'individuo contro l'uso aggressivo della forza fisica. Questa protezione si applica all'uso aggressivo della forza fisica da parte di altri privati individui, di governi stranieri e, soprattutto, del proprio governo. In quest'ultimo caso si realizza con mezzi quali una costituzione scritta, un sistema di divisione dei poteri e di pesi e contrappesi, una dichiarazione dei diritti esplicita e la vigilanza perpetua da parte di una cittadinanza con il diritto di possedere e portare armi. Nell'ambito del capitalismo laissez-faire, lo stato consiste essenzialmente solo di una forza di polizia, di tribunali, e di una struttura per la difesa nazionale, che scoraggia e combatte coloro che iniziano l'uso della forza fisica. E niente di più.

L'assurdità assoluta delle dichiarazioni che sostengono che l'attuale ambiente politico-economico degli Stati Uniti in un certo senso rappresenti il capitalismo di laissez-faire diventa ancora più luminosamente ovvio quando si tiene presente il ruolo estremamente limitato del governo sotto il laissez-faire e considera i seguenti fatti a proposito degli attuali Stati Uniti:

1. La spesa pubblica negli Stati Uniti è pari attualmente a più del quaranta per cento del reddito nazionale, ovvero, la somma di tutti gli stipendi, profitti ed interesse guadagnati nel paese. Questo senza contare nessuna delle enormi spese fuori-budget come quella sul conto delle imprese governative Fanny Mae e Freddie Mac. Né comprende alcuna delle recenti spese per “salvataggi” di ogni sorta. Questo significa che sostanzialmente il governo si appropria di più di quaranta dollari ogni cento di rendimento contro la volontà dei singoli cittadini che producono quel rendimento. I soldi e i beni in questione sono consegnati al governo solo perché i singoli cittadini desiderano restar fuori dalla prigione. La loro libertà per avere i loro propri redditi ed uscita è violata così su una scala colossale. In opposizione, nell'ambito del capitalismo di "laissez faire", la spesa pubblica sarebbe su così scala modesta che una tariffa di reddito pura potrebbe essere sufficiente per sostenerla. Le imposte sul reddito corporative e diverse, l'eredità e di utile del capitale e la previdenza sociale e le tasse di Assistenza sanitaria statale non esisterebbero.

2. Ci sono attualmente quindici ministeri federali, nove dei quali esistono per il reale scopo di interferire rispettivamente con gli immobili, i trasporti, la sanità, l'educazione, l'energia, l'estrazione mineraria, l'agricoltura, il lavoro e il commercio e virtualmente tutti al giorno d'oggi guidano quotidianamente calpestano uno o più aspetti importanti della libertà economica dell'individuo. Sotto il capitalismo laissez-faire, undici dei quindici ministeri cesserebbero di esistere e rimarrebbero soltanto i ministeri della giustizia, della difesa, dell'interno e del tesoro. All'interno di quei ministeri, inoltre, sarebbero fatte ulteriori riduzioni, quale l'abolizione del fisco nel Ministero del Tesoro e della divisione antitrust del Dipartimento di Giustizia.

3. L'interferenza economica degli odierni ministeri è rinforzata ed amplificata da più di cento enti e commissioni federali, i più noti dei quali includono, oltre alla IRS, FRB e FDIC, FBI e CIA, EPA, FDA, SEC, CFTC, NLRB, FTC, FCC, FERC, FEMA, FAA, CAA, INS, OHSA, CPSC, NHTSA, EEOC, BATF, DEA, NIH e NASA. Nell'ambito del capitalismo laissez-faire, tutte queste agenzie e commissioni sarebbero eliminate, con l'eccezione della FBI, che sarebbe ridotta alle funzioni legittime del controspionaggio e di combattere i crimini contro la persona o la proprietà che avvengono attraverso i confini degli stati.

4. Per completare questo catalogo dell'interferenza di governo e del suo calpestare ogni vestigia del laissez-faire, alla fine del 2007, l'ultimo anno completo di cui i dati sono disponibili, il Registro Federale conteneva settantatremila pagine complete di dettagliate regolamentazioni del governo. Questo rappresenta un aumento di più di diecimila pagine dal 1978, proprio gli anni in cui il nostro sistema, secondo uno degli articoli del New York Times citati sopra, “è stato sbilanciato a favore della liberalizzazione del commercio e contro nuove regole.” Nel capitalismo laissez-faire, non ci sarebbe un Registro Federale. Le attività dei restanti ministeri governativi e dei loro uffici sarebbero controllate esclusivamente da una legislazione debitamente promulgata, non dalle regole scritte da non eletti funzionari di governo.

5. E, naturalmente, a tutto questo si deve aggiungere l'ulteriore vasto apparato di leggi, dipartimenti, agenzie e regolamentazioni al livello statale e locale. Sotto il capitalismo laissez-faire, anche questi per la maggior parte verrebbero completamente aboliti e quello che ne rimarrebbe rifletterebbe lo stesso genere di radicali riduzioni nella dimensione e nel raggio dell'attività di governo come quelli effettuati a livello federale.

Ciò che questo breve resoconto ha mostrato è che il sistema politico-economico degli Stati Uniti di oggi è così distante dal capitalismo laissez-faire da essere più vicino al sistema di uno stato di polizia. La capacità dei media di ignorare tutta l'enorme interferenza governativa esistente oggi e di caratterizzare il nostro sistema economico attuale come uno di laissez-faire e di libertà economica li caratterizza come quantomeno illusori, se non profondamente disonesti.
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Note

[1] Vedi http://www.volunteertv.com/international/headlines/29762874.html.

[2] Steve Lohr, “Intervention Is Bold, but Has a Basis in History,” 14 ottobre 2008, p.A14.

[3] Jackie Calmes, “Both Sides of the Aisle See More Regulation,” 14 ottobre 2008, p.A15.

[4] Landon Thomas Jr. e Julia Werdigier, “Britain Takes a Different Route to Rescue Its Banks,” 9 ottobre 2007, il p.B7.
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Link alla seconda parte
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Link alla terza parte.
Link all'articolo originale.

Thursday, March 26, 2009

Premio Caligola - Marzo '09

I problemi di connessione hanno intralciato anche i lavori della giuria del Premio Caligola - Il potere gli ha dato alla testa, che questo mese arriva con un po' di ritardo: ci sarà meno tempo per votare, ma il rito democratico potrà essere celebrato anche questa volta. Ed è un sollievo, perché i candidati sono stati ancora una volta capaci di prestazioni all'altezza.

Per cominciare, e ormai è un classico, uno dei tanti provvedimenti a cui i “nuovi poteri” dei comuni ci hanno abituati, e parlo del “divieto di cornetto” dell'assessore al Commercio di Roma Davide Bordoni. Tranquilli, non si tratta di una nuova politica sulla fedeltà coniugale – non ancora, perlomeno – ma del disgustoso divieto di vendere cornetti e gelati nelle ore notturne. Un perfetto esempio di come l'unico metodo che questi dittatori in erba sappiano usare nell'affrontare qualsiasi problema è il divieto di ogni piccolo piacere quotidiano, colorando così la nostra cosiddetta democrazia di tinte parodisticamente religiose.

Anche il nostro secondo concorrente si presenta con un classico del Premio, ovvero il “problema demografico,” ed ovviamente proviene dalla Gran Bretagna. Si tratta di Jonathon Porritt, consigliere verde di Gordon Brown, e la sua proposta di riduzione della popolazione, seppur poco originale, gli assicura la candidatura per almeno due motivi: il primo è la completezza della sua performance. Troviamo infatti nell'articolo del Times praticamente tutti i temi tradizionali della più fondamentalista dottrina verde: scientismo, terzomondismo, pauperismo, ingegneria sociale, il tutto generosamente condito di strabordante arroganza. Il secondo motivo è la verità che involontariamente Porritt ci rivela: tali sedicenti “adoratori della natura” in realtà la natura – in primis quella umana – la odiano. Non accettano la vita come così come offerta dalla natura, sono convinti di doverla piegare alla propria pianificazione “illuminata,” non rispettano la legge naturale ma osservano dall'alto in basso gli altri esseri viventi e ne vogliono – munificamente – decidere le sorti.

Chicca finale, la risposta ellenica alla rivolta popolare dei mesi scorsi, una legge che ha suscitato ilarità generale anche oltre i confini greci. Il governo greco sta infatti promulgando una norma che mette fuorilegge cappucci e passamontagna. I dettagli della legge non sono ancora chiari – si prospettano massicce retate sulle piste da sci e coprifuoco nelle giornate di pioggia – ma non può sfuggire l'assoluta inadeguatezza, e il senso di irrealtà che ne deriva, di chi vorrebbe risolvere le questioni suscitate dai più gravi disordini di piazza dai tempi della dittatura militare vietando alla gente di coprirsi il volto. È anche vero, però, che per risolvere i problemi alla radice avrebbe dovuto usare il nostro kit, che a questo punto gli auguriamo sinceramente di vincere.

Adeste fidelis, votate e ricordate: affrettatevi, per la cerimonia di marzo il rito è abbreviato.

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Roma: «coprifuoco» per gelati e cornetti caldi.


ROMA - E dopo l'una di notte, mai più. Mai più cornetto caldo dal fornaio verso l'alba, niente gelati artigianali tirando tardi nelle serate primaverili, o un pezzo di pizza e una birra alle ore piccole. Cambiano le regole della «movida» notturna romana e non solo nel centro storico: dalla metà di marzo i laboratori artigianali dovranno chiudere un'ora dopo la mezzanotte in tutta la città. All'interno del locale si potrà continuare a lavorare, ma niente più vendite fino alle cinque del mattino e oltre. E «per laboratorio artigianale — puntualizza l'assessore al Commercio Davide Bordoni — si intende cornettifici, paninerie, panifici, gelaterie, yogurterie, friggitorie, pizze a taglio... L'una di notte ci sembra un orario congruo, che permette di esercitare bene la propria attività e che dovrebbe soddisfare tutti».

Anche se in realtà non è così: gli abitanti del centro chiedevano che le serrande dei laboratori fossero abbassate alle 22 «come in tutta Europa»; i titolari di bar e ristoranti volevano come orario massimo di apertura per questo tipo di attività la mezzanotte. Un cornetto caldo di notte o all'alba? «Va bene la mattina a colazione», per Viviana Piccirilli Di Capua, leader degli abitanti del centro. «Si può andare al bar, oppure al forno alle sei di mattina — è la risposta di Dino Gasperini, il delegato del sindaco Gianni Alemanno per il centro storico — Il problema è che i laboratori artigiani con la scusa di questa dizione vendevano alcol, vino e birra ben oltre le due di notte, quando chiudono i bar e i ristoranti». «Non c'era alcuna regola — aggiunge ancora l'assessore Davide Bordoni — la legge regionale prevede addirittura la chiusura alle 22 di notte, noi gli diamo la possibilità di restare aperti fino all'una. Sono laboratori, possono continuare a lavorare. Ma chi vendeva kebab o piazza al taglio stava aperto fino all'alba e creava problemi di sicurezza e di ordine pubblico». La decisione del Campidoglio arriva esattamente alla vigilia dello scadere di altri divieti: da domani sera, infatti, nei luoghi del divertimento serale della capitale, da Campo de' Fiori a San Lorenzo, da Trastevere a Testaccio, dopo quasi due mesi si ritorna alla vendita di bevande in bottiglia e di alcolici anche dopo le nove di sera. Erano stati proibiti il 17 gennaio, in seguito alle risse di Campo de' Fiori. «Dopo un periodo di forte stretta per rimettere in tranquillità Campo de' Fiori — ha spiegato Gianni Alemanno — pensiamo di poter allentare per non creare problemi agli albergatori e agli esercizi commerciali. Ma se c'è una ripresa della "movida" incontrollata, torneremo alla situazione precedente». E l'opposizione ironizza: «Si priva Roma della tradizione del cornetto o del gelato — afferma il capogruppo del Pd Umberto Marroni — e si ridà l'alcol in bottiglia. Ormai le ordinanze sono in base agli umori degli assessori ».

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La popolazione britannica deve scendere a 30 milioni, dice Porritt


Jonathon Porritt, uno dei principali consiglieri verdi di Gordon Brown, avvertirà che la Gran-Bretagna deve drasticamente ridurre la sua popolazione se vuole costruire una società sostenibile.

La richiesta di Porritt verrà fatta alla conferenza annuale di questa settimana della Optimum Population Trust (OPT), di cui è mecenate.

L'associazione rilascerà una ricerca che suggerisce che la popolazione britannica dev'essere portata a 30 milioni se il paese vuole alimentarsi in modo sostenibile.

Porritt ha detto: “La crescita demografica, più lo sviluppo economico, sta mettendo il mondo sotto una terribile pressione.

“Ogni abitante della Gran Bretagna ha molto più effetto sull'ambiente di quelli dei paesi in via di sviluppo, quindi tagliare la nostra popolazione è un modo per ridurre quell'effetto.”

La crescita demografica è uno dei problemi ambientali politicamente più sensibili. Le questioni che solleva, comprese la religione, la cultura e le politiche sull'immigrazione, si sono dimostrate troppo tossiche per la maggior parte dei gruppi verdi.

Tuttavia, Porritt sta conquistando sostegno scientifico. Il professor Chris Rapley, direttore del Museo della Scienza, userà il congresso dell'OPT, che si terrà alla Società Statistica Reale, per avvertire che la crescita demografica potrebbe contribuire a far deragliare i tentativi di tagliare le emissioni di gas serra.

Rapley, che precedentemente ha guidato l'indagine antartica britannica, ha detto che l'umanità stava emettendo ogni anno l'equivalente di 50 miliardi di tonnellate di CO2 nell'atmosfera.

“Dobbiamo tagliarla dell'80% e la crescita demografica lo renderà molto più difficile,” ha detto.

Tali opinioni sulla popolazione hanno spaccato il movimento verde. George Monbiot, un autore prominente sulle questioni verdi, ha criticato i sostenitori del problema demografico, spiegando che l'“implacabile” sviluppo economico è una minaccia maggiore.

Molti esperti credono che, dal momento che gli europei e gli americani hanno un effetto tanto squilibrato sull'ambiente, il mondo trarrebbe giovamento più dalla riduzione delle loro popolazioni che di quelle dei paesi in via di sviluppo.

Questo fa parte del pensiero dietro la richiesta dell'OPT che la Gran-Bretagna tagli la popolazione a 30 milioni – approssimativamente dov'era nella tarda epoca vittoriana.

Si calcola che la popolazione della Gran Bretagna crescerà dagli attuali 61 ai 71 milioni entro il 2031. Alcuni politici sostengono una riduzione.

Phil Woolas, il ministro dell'immigrazione, ha detto: “Non potete avere sostenibilità con un aumento della popolazione.”

Il leader conservatore, David Cameron, inoltre ha suggerito i bisogni della Gran Bretagna “una strategia coerente” sulla crescita demografica.

Malgrado queste osservazioni, tuttavia, questo fine settimana sia il governo che i portavoce dei conservatori hanno preso le distanze da ogni politica demografica.

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Il governo greco vuole arrestare i dimostranti che portano cappucci o maschere


Il governo greco ha detto mercoledì di voler dare alla polizia il potere di arrestare i dimostranti che portano cappucci o maschere.

L'obiettivo sarebbe di ridurre la violenza pubblica che è seguita ai gravi tumulti della fine dell'anno scorso, ha detto il governo.

I funzionari del ministero della Giustizia hanno detto che il progetto di legge sarà presentato al Parlamento nelle prossime settimane.

La Grecia è stata turbata in dicembre dai tumulti seguiti all’uccisione da parte della polizia di un ragazzo di 15 anni.

Da allora, la violenza dei gruppi anarchici e gli attacchi dei militanti di estrema sinistra hanno generato un dibattito sulle regole su sorveglianza e privacy in un paese tradizionalmente tollerante delle dimostrazioni pubbliche.

Ma gli attacchi dai gruppi locali anarchici alle proprietà del governo ed altri obiettivi considerati simboli del capitalismo sono diventati sempre più comuni ad Atene.

L'ufficio centrale di Atene di un deputato conservatore è stato fatto oggetto di incendio doloso, che ne ha danneggiato l'entrata ma non ha provocato feriti, ha rivelato la polizia mercoledì sera.

Il deputato, Kyriakos Mitsotakis, è il figlio di un ex primo ministro e fratello del ministro degli affari esteri Dora Bakoyannis, entrambi conservatori.

Il venerdì, giovani anarchici incappucciati con asce e mazze hanno attaccato il quartiere dello shopping dell'alta società di Atene, danneggiando più di 60 negozi.

“Quello che è accaduto venerdì è stata l'ultima goccia. Questo non può più continuare,„ ha detto mercoledì il portavoce parlamentare conservatore Panos Panayiotopoulos. “Deve finire adesso. Questo significa che qualcosa dev’essere fatto: devono essere approntate delle misure e quelle misure devono essere efficaci.„

I partiti d’opposizione hanno criticato la proposta come tentativo di distrarre l'attenzione del pubblico dalla sicurezza inadeguata.

“Santo cielo, davvero pensano che questo genere di misura risolva il problema?„ l’anziano socialista Evangelos Venizelos ha detto al Parlamento.

Il governo ha promesso di riorganizzare parti della forza di polizia, con l’aiuto della polizia di Londra, a seguito dei tumulti di dicembre.

Molti legislatori conservatori stanno richiedendo una revisione del divieto per la polizia di entrare nei campus universitari - dove i rivoltosi si rifugiano spesso - e di vaste limitazioni per quanto riguarda l'uso della videosorveglianza.

Wednesday, March 25, 2009

Tuesday, March 24, 2009

Chi manipola l'oro

Questo articolo mi è stato segnalato da Leonardo Facco alcuni giorni fa, e anche se ora non è già più attualissimo l'ho tradotto comunque perché dà un'idea di come il prezzo dell'oro venga pesantemente manipolato, con ogni evidenza dai governi, e con ogni probabilità per spingere i mercati nella direzione voluta.

Ogni volta che si verificano nei mercati convulsi ed apparentemente ingiustificati movimenti dei prezzi, qualcuno sta certamente manovrando dietro le quinte, Un qualcuno il cui scopo, almeno in questo caso, dovrebbe essere la cosa più facile da indovinare.
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Di Patrick A. Heller


Venerdì 6 marzo, i tassi del leasing per l'oro sono diventati negativi per un giorno. Questo significa che chiunque avesse voluto prendere in prestito dell'oro avrebbe ricevuto un sovrappiù oltre ad ottenere un prestito in oro gratis.

Nessuna persona sensata sceglierebbe di perdere soldi prestando oro fisico, oltre al rischio di non vedersi mai restituito l'oro. Tuttavia, se qualcuno (come il governo degli Stati Uniti) avesse voluto deprimere il prezzo dell'oro, questa è una tattica per provare a raggiungere lo scopo.

L'unica conclusione a cui posso giungere è che una gran quantità di oro fisico sia apparsa improvvisamente il 6 marzo sul mercato con l'unico obiettivo di spingere giù il prezzo dell'oro. Le quantità erano tanto grandi che quasi certamente non avrebbero potuto arrivare da soggetti privati. Considerato che la maggior parte delle banche centrali del mondo sono ora compratori netti di riserve auree, non dovrebbero essere la fonte di questo oro. Per eliminazione, il sospetto cade sul governo degli Stati Uniti come definitivo soggetto responsabile di questa plateale azione per manipolare il prezzo dell'oro.

Naturalmente, il governo degli Stati Uniti non vorrebbe essere identificato come la causa di questa anomalia di leasing. Invece, tale manipolazione è stata quasi certamente condotta da molteplici partner commerciali del governo degli Stati Uniti.

Questa tattica demolitrice è riuscita ad allontanare ulteriormente il prezzo dell'oro dal livello dei 1.000 dollari – almeno temporaneamente. La settimana scorsa, i portavoce di un certo numero di aziende statunitensi in difficoltà (come Citigroup e JPMorgan Chase) rilasciavano improvvisamente dichiarazioni su di un ritorno al profitto o almeno sul non bisogno di ulteriori prestiti di governo (come General Motors). I valori delle azioni erano risaliti mentre il prezzo dell'oro era calato.

Ma (e c'era sempre un “ma”) questi enormi sforzi per abbassare il prezzo dell'oro sembrano essere agli sgoccioli. In primo luogo, queste “dichiarazioni positive” avevano seri sostenitori, come il presidente di Citigroup che ha affermato che, ignorando oggetti straordinari come i cattivi prestiti, la banca ha ottenuto un reddito di gestione nei primi due mesi del 2009.

Poi la società di assicurazioni AIG ha ceduto alle pressioni ed ha rivelato che una parte enorme dei più di 150 miliardi in prestiti che aveva ricevuto è stata in realtà passata come salvataggio ad altre aziende (comprese JPMorgan Chase e Citigroup). In effetti, quasi tutti questi soldi sono stati reindirizzati a quei partner commerciali del governo degli Stati Uniti che probabilmente sono stati complici nella manipolazione del prezzo dell'oro.

Una volta che il pubblico ha saputo che tali aziende hanno riscosso più soldi dal salvataggio del governo federale di quanto precedentemente rivelato, il rally del mercato azionario si è arrestato. Il prezzo dell'oro ha cominciato a recuperare. A meno che il governo degli Stati Uniti possa uscir fuori rapidamente con un'altra tattica, mi aspetto che il prezzo dell'oro aumenti generalmente col passare del tempo.

Nel frattempo, la domanda di oro fisico ha di nuovo preso il volo. La Zecca degli Stati Uniti è al momento lontana dal soddisfare la domanda di lingotti d'oro e di American Eagle d'argento e la settimana scorsa ha annunciato una sospensione indefinita dei piani per battere edizioni del 2009 e edizioni speciali per collezionisti. Ancora, la Zecca degli Stati Uniti ha inoltre annunciato che questa settimana non accetterà neanche gli ordini dei principali distributori per le Eagles d'oro o d'argento.

Sul mercato all'ingrosso, le forniture di American Eagles d'oro e d'argento sono sparite rapidamente. I premi di queste monete sono schizzati verso l'alto. Alcuni rivenditori devono declinare gli ordini poichè non sanno quando potranno adempierli o che premi dovranno pagare per acquistare la merce. La mia precedente previsione che per la fine di aprile sarebbe diventato quasi impossibile trovare qualsiasi articolo valutato in oro o argento fisico per una consegna ragionevole sta cominciando ad avverarsi.

All'Esposizione Nazionale della Moneta dell'Associazione Numismatica Americana a Portland, in Oregon, lo scorso fine settimana, la domanda di 10 e 20 dollari degli Stati Uniti in oro era ancora solida. Con simili monete da collezionista trattate ai prezzi più alti della storia, tuttavia, alcuni venditori stanno raccomandando ai loro clienti di studiare la possibilità di vendere o scambiare per lingotti d'oro. Di conseguenza, penso che la gran parte dell'aumento dei prezzi sia già accaduto. Potrebbe essere un buon momento per ottenere un profitto.

Monday, March 23, 2009

Saturday, March 21, 2009

Operazioni Safehaven

Il dispaccio che questa settimana ci giunge dal nostro corrispondente in quel di Laputa racconta di una serie di manovre strategiche intorno all'oro eseguite all'ombra delle operazioni militari dalle potenze in guerra, così come visto dal punto di vista privilegiato dell'isola volante. In effetti vien da pensare che la vera “guerra” sia stata quella combattuta sui mercati dell'oro, mentre la tragedia in via di svolgimento sui campi di battaglia non fosse che l'inevitabile corollario di sacrifici umani da offrire al totem del potere politico-economico.

Senza indulgere troppo in questi tetri pensieri vi lascio alla lettura di questo inquietante dispaccio con un caldo augurio di buon fine settimana.
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Di Giovanni Pesce


Oltre alle battaglia militari, durante la WW2 sono state combattute delle manovre parallele tese alla conquista dell’oro appartenente al nemico.
Tutti gli Stati hanno fatto ricorso a questo tipo di guerra e non sono mancati episodi degni di essere raccontati.

Infine ma non per ultime sono state predisposte delle operazioni di Safe haven (porto sicuro) per recuperare i denari e l’oro dalla possibile predazione dei governi vincitori.

Cominciamo dall’inizio:

I tedeschi si impadronirono delle riserve auree polacche, che erano state trasferite in Romania prima l'invasione nazista della Polonia.

La Francia riuscì a salvare la “cassa” inviando il proprio tesoro parte negli Usa e parte a Dakar.
Il Belgio aveva invece affidato i propri averi alla Francia.

Le autorità olandesi inviarono le loro riserve auree in Inghilterra, ma una loro nave che trasportava 11.012 chilogrammi di oro, colpì una mina ed affondò nei pressi della costa; nel 1942, i nazisti recuperarono l’oro che era a bordo.

Altri paesi europei omisero di prendere tutte le precauzioni e le amministrazioni naziste sequestrarono le riserve auree non appena conquistarono il governo del paese.

Gli USA dichiararono nel febbraio 1944 che non avrebbero più riconosciuto il trasferimento di oro depredato dalle forze dell’Asse e inoltre dichiararono che non avrebbero comprato oro da paesi che non avessero rotto le relazioni con l'Asse. Inghilterra e l'Unione Sovietica fecero simili dichiarazioni.

Nel maggio 1944, Samuel Klaus, assistente speciale per il Dipartimento del Tesoro, propose un piano per una missione in paesi neutrali per affrontare il problema del patrimonio nascosto nazista.

Nei mesi di luglio e agosto del 1944, furono stipulati gli accordi di Bretton Woods.

Quegli accordi tralaltro invitavano i paesi neutrali a prevenire il trasferimento di attività in paesi occupati.
Il 14 agosto 1944, gli Stati Uniti, Regno Unito, Svizzera stipularono un accordo che prevedeva che la Svizzera riducesse gli scambi con i nazisti.

Il 6 dicembre 1944, fu organizzata l'Operazione Safehaven, la più conosciuta e la più grande operazione lanciata gli alleati per recuperare i beni saccheggiati dai nazisti, ma non a completo favore del governo Usa.

Il 10 dicembre 1944, il Dipartimento di Stato pubblicò un documento che sollecitava un soft-line verso la Svizzera.

In Svizzera, Allen Dulles, stazione principale OSS, sfruttò i suoi contatti con il Vaticano per collaborare all’operazione Safe haven.

Documenti declassificati mostrano che il prelato sloveno, Gregorio Rozman, cercò di organizzare il trasferimento di grandi quantità di oro nazista, discretamente depositato nelle banche svizzere durante la guerra. Il vescovo era stato inviato a Berna con l'aiuto di amici di Dulles all'interno del servizio di intelligence.

Nel febbraio 1945, la Conferenza di Yalta quantificò le riparazioni che sarebbe state richieste alla Germania.

Dulles utilizzò i contatti ecclesiastici anche per concordare la resa tedesca in Italia.(Operazione Sunrise)

In aprile 1945,un agente OSS (X2) a Berna aveva messo in luce una grande quantità di informazioni sui fondi nazisti:
  • Oro e obbligazioni saccheggiate in Europa
  • Ulteriori fondi inviati dalla Deutsche Verkehrs-Kreditbank di Karlsruhe a Basilea.
  • Azioni e obbligazioni detenute a Zurigo da imprese private per il partito nazista.
  • Conti in franchi svizzeri accreditati su conti privati in diverse banche svizzere.
  • Cassa e immobili posseduti nel Liechtenstein.
  • Oltre 2 milioni di franchi in possesso Reichsbank in Svizzera.
  • Quarantacinque milioni di Reichsmarks in conti in banche svizzere.
Nel frattempo il gruppo OSS-Vaticano organizzò una rat-line verso l’Argentina dove venne trasferita una grande quantità di risorse tedesche (umane e valutarie).

Il denaro nazista scorreva in un cerchio da Germania in Vaticano poi in Argentina e poi di nuovo in Germania.
L'economia Argentina ebbe un magico beneficio dall'afflusso di denaro nazista.

Non furono i governi a beneficiarne ma un piccolo gruppi di oligarchi.

Thursday, March 19, 2009

Stato d'ebbrezza

In questo articolo Mark Crovelli riflette sulla presunta efficacia delle leggi contro la guida in stato d'ebbrezza. Un classico caso in cui l'opportunismo politico viene spacciato come sicurezza per il cittadino, e in cui la propaganda rivela la sua potenza nei confronti della logica.
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Le leggi sulla guida in stato d'ebbrezza sono assurde

Di Mark R. Crovelli


La domanda se dobbiamo o no avere leggi draconiane che proibiscono la guida in stato d'ebbrezza in questo paese è legata ad un'altra domanda cruciale, ma troppo spesso trascurata: le leggi sulla guida in stato d'ebbrezza riducono realmente l'incidenza della guida in stato d'ebbrezza rendendo così le nostre strade ed autostrade più sicure? Se rispondiamo affermativamente a questa domanda, e decidiamo con nostra soddisfazione che le leggi sulla guida in stato d'ebbrezza la riducono realmente e rendono le nostre strade più sicure, allora potremmo essere giustificati se pensiamo che le leggi sono utili e proteggono il pubblico. Se, dall'altro lato, determiniamo che le leggi in realtà non riducono l'incidenza della guida in stato d'ebbrezza né rendono le nostre strade più sicure, allora faremmo bene a chiederci se abbiamo davvero bisogno di queste leggi. Dove sarebbe l'utilità, dopo tutto, nel multare, imprigionare e terrorizzare gli automobilisti americani, se questa crudele azione di polizia non avesse l'effetto di rendere le nostre strade dei luoghi più sicuri?

Io sostengo in questo articolo che queste leggi in realtà non riducono l'incidenza della guida in stato d'ebbrezza. Quindi, è del tutto assurdo che lo stato sprechi ogni anno miliardi di dollari per dar la caccia ai guidatori ubriachi, per processarli nei tribunali, multarli di somme astronomiche ed incarcerarli, quando potrebbe efficacemente rendere le strade e le autostrade d'America altrettanto sicure allentando le leggi statali per la concessione di licenze per taxi e limousine.

Per poter argomentare la mia posizione, devo per prima cosa fare alcune iniziali osservazioni sulla guida in stato d'ebbrezza. In primo luogo, è importante notare che quando un uomo si trova dietro il volante di un'automobile da ubriaco sta assumendosi un rischio. La sua decisione di guidare ubriaco potrebbe provocargli un orribile incidente in cui perderà la sua vita, la vita di un altro automobilista o di altre persone accanto a lui, o un incidente in cui rimarranno feriti seriamente o mutilati lui o altri. Se accadesse davvero uno di questi scenari, il guidatore ubriaco affronterebbe delle pene gravi – potrebbe morire nell'incidente, rimanere per sempre paralizzato o sfigurato, o affrontare le accuse di assalto o omicidio se danneggia altre persone. Queste pene potenziali per la guida in stato d'ebbrezza esistono anche in assenza di leggi rigide promulgate dallo stato. Ovvero, anche se non ci fossero leggi che proibiscono il guidare da ubriaco in questo paese, persone che hanno scelto di guidare da ubriaco ed hanno provocato ferite gravi ad altri, comunque affronterebbero gravi conseguenze legali per le loro azioni – oltre alle possibili lesioni e morte che potrebbero causare a loro stessi.

Il sostegno per le leggi dure che puniscono la guida in stato d'ebbrezza si basa sul presupposto che queste pene inerenti ed onnipresenti per la guida da ubriaco, (come la morte, lo sfregio o un ergastolo in prigione), non fungeranno da efficace fattore dissuasivo. Chi guida ubriaco, si sostiene, non prenderà in considerazione la possibilità di essere coinvolto in uno spettacolare incidente che o lo ucciderà, o lo spedirà in prigione, (a causa del suo “giudizio alterato,” per usare il gergo preferito), il che significa che lo stato deve muoversi e creare delle pene supplementari per la guida in stato d'ebbrezza che scoraggino ulteriormente l'atto. Lo stato, allora, entra in gioco con pene dure per chi guida mentre è ubriaco o alterato dall'alcool, nella speranza (o almeno, così si sostiene), di rendere le nostre strade e autostrade più sicure riducendo il numero degli autisti alterati sulla strada.

(Devo sottolineare nel passaggio che quando lo stato proclama di voler rendere le nostre strade più sicure proscrivendo e perseguitando i guidatori ubriachi dovrebbe essere preso con un grano di sale, come minimo. Circa 1 milione di americani muoiono ogni 25 anni sul sistema stradale socializzato americano e lo stato non ha fatto virtualmente niente per riformare queste trappole mortali a parte concentrare la sua attenzione sui guidatori ubriachi. I pianificatori socialisti delle strade americane apparentemente si preoccupano soltanto se i guidatori ubriachi uccidono delle persone, e non interessa loro affatto se i driver rimangono uccisi per la propria negligenza, cattiva gestione e tipica incompetenza socialista [pdf].)

Suona tutto così ragionevole: a causa del loro “giudizio alterato,” i guidatori ubriachi non si preoccupano del pericolo di morte o di danneggiare altre persone, quindi lo stato deve implementare leggi dure che scoraggino ancora di più la guida in stato d'ebbrezza. Il problema in questa idea, tuttavia, è che le pene dello stato per la guida in stato d'ebbrezza sono estremamente clementi se confrontate a ciò che potrebbe eventualmente accadere come conseguenza naturale del guidare ubriaco – come la morte, lo sfregio o una vita in prigione. Come tale, nel migliore dei casi è da ingenui pensare che la forma relativamente mite di punizione statale possa in qualche modo dissuadere un uomo dal guidare da ubriaco, quando neppure il rischio di morire l'ha potuto scoraggiare dall'agire in tal modo.

In altre parole, quello che lo stato ed altri gruppi in fuga dalla logica vorrebbero farci credere è quanto segue:
A. Quando un uomo è ubriaco, il suo “giudizio alterato” gli fa trascurare la possibilità di un incidente orribile che potrebbe uccidere o danneggiare lui o qualcun'altro. Come conseguenza del trascurare questo rischio, è probabile che si decida comunque a guidare da ubriaco.

B. Questo stesso uomo ubriaco, che crede di poter ingannare la morte sull'autostrada, vedrà improvvisamente la luce, spegnerà il suo motore, e tornerà a casa a piedi se lo stato semplicemente lo minaccia con una notte in guardina se guida.
Se esaminiamo queste proposte senza lasciare che l'emozione annebbi il nostro giudizio, non è ovvio che se un uomo pensa di poter guidare fino a casa evitando di uccidersi o danneggiare altre persone (a causa del suo “giudizio alterato”), probabilmente penserà proprio la stessa cosa sull'evitare le punizioni relativamente miti della polizia? Cosa potrebbe mai spingerci a pensare che minacciare un uomo di una punizione più mite di quella che potrebbe risultare come conseguenza naturale delle sue azioni lo dissuaderà dal fare qualcosa, quando non ci riesce la minaccia delle più severe punizioni naturali? Non è simile a ciò che accade quando la polizia tenta di scoraggiare il “base-jumping” nei parchi nazionali minacciando di multare chi salta? Se un uomo pensa di poter evitare la naturale e severa potenziale punizione del salto da un dirupo, (ovvero, sfracellarsi su delle rocce centinaia di metri più in basso), cosa potrebbe mai spingerci a credere che la minaccia di una multa di 500 dollari lo fermi?

Il mio argomento può essere riassunto nella seguente proposizione:

Se un uomo è inebriato al punto in cui è un pericolo per sé e per gli altri automobilisti, e crede di essere capace di evitare di uccidersi o ferire altri sulla strada, allora è altrettanto probabile che creda di poter evitare di esser fermato dalla polizia.

È vero, lo riconosco, che le leggi statali sulla guida in stato d'ebbrezza probabilmente dissuadono qualcuno dal guidare con dell'alcool nelle vene. Qualche persona è probabile venga dissuasa dal guidare fino a casa dal ristorante dopo aver consumato due o tre bicchieri di vino, ed alcuni studenti di college probabilmente designano un autista in modo da non dover tutti guidare per tornare a casa da una festa. Gran cosa. Dissuadere queste persone dal guidare ubriachi si potrebbe ottenere altrettanto efficacemente e senza creare stati di polizia eliminando tutte le leggi di licenza per taxi e limousine negli Stati Uniti, il che drasticamente ridurrebbe il costo ed aumenterebbe l'offerta di trasporto sobrio per gli americani. Se i taxi e le limousine negli Stati Uniti fossero a poco prezzo come nel Messico, per esempio, davvero pensate che gli americani sceglierebbero di guidare da inebriati nello stesso numero in cui lo fanno adesso? Se la mamma ed il papà potessero prendere un taxi a poco prezzo per andare al ristorante ed entrambi bere tre o quattro bicchieri di vino, e tornare a casa sicuri, non pensate che sceglierebbero di agire in tal modo? Non lo preferirebbero piuttosto che ritrovarsi con la mamma che affronta un altro pranzo sans vin come “autista designato,” mentre il papà tracanna whisky? E non pensate che gli studenti di college preferirebbero andare alla festa al sicuro in una limousine poco costosa – con un bar all'interno – piuttosto che guidare tutti individualmente e pericolosamente dopo avere bevuto? Per concludere, non pensate che l'alcolizzato grave preferirebbe fare una corsa sicura e a poco prezzo alla sua locale osteria e tornare a casa in sicurezza, piuttosto che svegliarsi nella prigione della contea? Il fatto che egli non agisca in tal modo già ha qualcosa a che fare con il fatto che un giro in taxi probabilmente gli costerebbe più del suo conto al bar.

Non è quindi necessario sprecare miliardi di dollari per dare la caccia a chi ha bevuto qualche bicchiere di vino a pranzo, per processarlo in tribunale e quindi condannarlo alla prigione – specialmente quando queste leggi non avranno effetto su quelle persone davvero pericolosamente inebriate e che credono sia di poter guidare fino a casa in sicurezza, che di evitare di essere fermato dalla polizia. Come al solito, la fonte di un serio male sociale si trova nelle leggi e nelle regolazioni dello stato e la soluzione si trova nel regno del libero mercato.

Wednesday, March 18, 2009

Monday, March 16, 2009

Le opportunità politiche del vero liberalismo

Articolo di Mises tratto da Planning for Freedom, in origine pubblicato su Farmand il 17 febbraio 1951, che nonostante i 50 anni trascorsi illustra bene la radice della profonda crisi attuale, e si affida alle casalinghe perché convertano al liberalismo i loro mariti. Purtroppo la dissoluzione della famiglia ha fatto prima, e le casalinghe non sono più giudiziose ma disperate.

(Il file audio MP3 di questo articolo, letto da Floy Lilley, si può scaricare da qui).
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Di Ludwig von Mises


L'atteggiamento di molti eminenti campioni del vero liberalismo oggi è alquanto pessimista. Essi vedono che gli slogan al vetriolo di socialisti ed interventisti ottengono dalle masse una risposta migliore del freddo ragionamento di uomini giudiziosi.

La maggioranza degli elettori è composta da persone ottuse e mentalmente inerti a cui non piace pensare e che sono facilmente ingannate dalle allettanti promesse di pifferai irresponsabili. Complessi d'inferiorità inconsci e invidia spingono la gente verso i partiti della sinistra. Si rallegrano delle politiche che confiscano la maggior parte del reddito e del patrimonio degli imprenditori di successo senza afferrare il fatto che queste politiche nuocciono i loro stessi interessi materiali. Scartando tutte le obiezioni sollevate dagli economisti, credono fermamente di poter ricevere molte belle cose in cambio di niente.

Anche negli Stati Uniti, la gente – nonostante stia godendo del più alto tenore di vita mai raggiunto nella storia – è pronta a condannare il capitalismo come vile economia della scarsità e ad abbandonarsi a sognare ad occhi aperti un'economia dell'abbondanza in cui ognuno otterrà tutto “secondo i suoi bisogni.” La situazione per la libertà e la prosperità materiale è disperata. Il futuro appartiene a demagoghi che non sanno far altro che dissipare il capitale accumulato dalle generazioni precedenti. L'umanità sta sprofondando in un ritorno degli Anni Bui. La civiltà occidentale è condannata.

L'errore principale di questo diffuso pessimismo è la convinzione che le idee distruttiviste e le politiche della nostra epoca siano sgorgate dal proletariato e che si tratti di una “rivolta delle masse.” In realtà, le masse – proprio perché non sono creative e non sviluppano le filosofie proprie – seguono i capi. Le ideologie che hanno prodotto tutti gli inganni e la catastrofi del nostro secolo non sono un successo della folla. Sono il prodotto di pseudostudiosi e pseudointellettuali. Sono state propagate dalle poltrone delle università e dai pulpiti, sono state diffuse dalla stampa, dai romanzi e dalle rappresentazioni teatrali, e dai film e dalla radio. Gli intellettuali hanno convertito le masse al socialismo ed all'interventismo. Queste ideologie devono il potere che hanno oggi al fatto che tutti i mezzi di comunicazione sono stati affidati ai loro sostenitori e quasi tutti i dissidenti sono stati virtualmente imbavagliati.

Quel che serve per invertire l'onda è di cambiare la mentalità degli intellettuali. Poi le masse seguiranno a ruota.

Ancora, non è vero che le idee del vero liberalismo ugualmente siano troppo complicate per rivolgersi alla mente impreparata dell'elettore medio. Non è un'operazione disperata spiegare ai salariati che l'unico mezzo per aumentare i salari per tutti coloro che desiderano trovare un lavoro e guadagnare un salario è di aumentare la quota pro capite di capitale investito. I pessimisti sottovalutano le capacità mentali “dell'uomo comune” quando asseriscono che non può afferrare le disastrose conseguenze di politiche che abbiano come risultato il deterioramento del capitale. Perché tutti i “paesi sottosviluppati” chiedono l'aiuto americano ed il capitale americano? Perché piuttosto non si aspettano un aiuto dalla Russia socialista?

L'apice delle politiche di tutti i sedicenti partiti e governi progressisti è di aumentare artificialmente i prezzi di prodotti vitali oltre il punto che avrebbero raggiunto nei mercati del capitalismo indisturbato del laissez-faire. Soltanto un'infinitesima frazione del popolo americano è interessata al mantenimento di un prezzo elevato per lo zucchero. L'immensa maggioranza degli elettori americani sono compratori e consumatori, non produttori e venditori, di zucchero. Ciò nonostante il governo americano è impegnato fermamente in una politica di alto prezzo dello zucchero limitando rigorosamente sia la produzione nazionale che l'importazione di zucchero dall'estero.

Politiche simili sono adottate per i prezzi del pane, della carne, del burro, delle uova, delle patate, del cotone e di molti altri prodotti agricoli. È un grave strafalcione chiamare questa procedura indiscriminatamente una politica pro-agricoltori. Meno di un quinto della popolazione totale degli Stati Uniti dipende dall'agricoltura per vivere. Tuttavia gli interessi di queste persone riguardo ai prezzi di vari prodotti agricoli non sono identici. Il lattaio non è interessato ad un prezzo alto, ma ad un prezzo basso per il frumento, il foraggio, lo zucchero ed il cotone. I proprietari delle aziende avicole sono danneggiati dai prezzi elevati di tutti i prodotti agricoli ad eccezione di polli e uova. È evidente che i coltivatori di cotone, uva, arance, mele, pompelmi e mirtilli siano pregiudicati da un sistema che aumenti i prezzi dei generi alimentari di base. La maggior parte dei capitoli della cosiddetta politica pro-agricoltura beneficia soltanto una minoranza della popolazione agricola totale a scapito della maggioranza, non solo di quella non agricola ma anche di quella agricola.

Le cose a malapena sono diverse in altri campi. Quando gli operai delle ferrovie o gli operai delle industrie delle costruzioni, sostenuti da leggi e pratiche amministrative apertamente implementate contro i loro datori di lavoro, indulgono in limitazioni della produzione ed altri dispositivi che si presumono destinati a “creare più posti di lavoro,” stanno tosando ingiustamente l'immensa maggioranza dei loro concittadini. I sindacati dei tipografi aumentano i prezzi dei libri e dei periodici e così vanno a toccare tutte le persone che vogliono leggere ed imparare. Le cosiddette politiche pro-lavoratori determinano una situazione in cui ogni gruppo di salariati è impegnato a migliorare le proprie condizioni a scapito dei consumatori, ovvero dell'enorme maggioranza.

Nessuno oggi sa se è di più quello che sta guadagnando dalle politiche che favoriscono il gruppo a cui egli stesso appartiene di quello che perde a causa delle politiche che favoriscono tutti gli altri gruppi. Ma è certo che tutti sono colpiti avversamente dal calo generale nel rendimento dello sforzo e della produzione industriali che queste presunte politiche benefiche inevitabilmente determinano.

Fino ad alcuni anni fa, i fautori di queste inadeguate politiche provavano a difenderle precisando che la loro incidenza riduce solo il patrimonio ed il reddito dei ricchi a beneficio delle masse a spese solo di parassiti inutili. Non c'è bisogno di esporre la fallacia di questo ragionamento. Anche se, per amor di discussione, ammettessimo la sua conclusione, dobbiamo renderci conto che, con l'eccezione di alcuni paesi, questo fondo “surplus” dei ricchi è già stato esaurito. Neppure il sig. Hugh Gaitskell, successore di sir Stafford Cripps come Fuhrer dell'economia della Gran Bretagna, non potrebbe evitare di dichiarare che “non ci sono abbastanza soldi da togliere ai ricchi d'Inghilterra per aumentare ulteriormente i livelli di vita.”

Negli Stati Uniti la politica di “spennare i ricchi” non s'è ancora spinta tanto avanti. Ma se la tendenza della politica americana non sarà molto presto completamente invertita, la più ricca di tutte le nazioni dovrà tra pochi anni affrontare la stessa situazione.

Tale essendo la situazione, le prospettive per una rinascita genuinamente liberale possono sembrare propizie. Almeno il cinquanta per cento degli elettori sono donne, la maggior parte delle quali casalinghe o future casalinghe. Per il buonsenso di queste donne un programma di prezzi bassi sarà un forte richiamo. Certamente spenderanno la loro scheda elettorale per candidati che affermino, “liberarsi perentoriamente da tutte le politiche e le misure destinate ad aumentare i prezzi oltre il livello del mercato libero! Eliminare tutte queste cianfrusaglie del sostegno dei prezzi, dei prezzi di parità, delle tariffe e delle quote, degli accordi intergovernativi di controllo del prodotto, ecc! Astenersi dall'aumentare la quantità di moneta in circolazione e dall'espandere il credito, da tutti i tentativi illusori di abbassare il tasso di interesse e dalla spesa di deficit! Ciò che vogliamo sono prezzi bassi.”

Alla fine queste mogli giudiziose riusciranno persino a convincere i loro mariti.

Nel Manifesto del comunismo, Karl Marx e Frederick Engels asserivano, “i prezzi bassi dei relativi prodotti sono l'artiglieria pesante con cui il capitalismo abbatte tutti i muri cinesi.” Possiamo sperare che questi prezzi bassi abbattano anche il più alto di tutti i muri cinesi, ovvero quelli eretti dalla follia delle cattive politiche economiche.
Esprimere tali speranze non è soltanto un pio desiderio.

Sunday, March 15, 2009

Le Idi di Marzo

Il nuovo dispaccio da Laputa è curiosamente telepatico: stavamo giusto parlando dell'antica Roma, ed ecco che il nostro inviato Giovanni Pesce ci ricorda cosa successe circa duemila anni fa proprio in questo giorno, il 15 di marzo. Una di quelle date che a Laputa fanno sempre nascere accese discussioni tra gli abitanti, le idi di marzo sembrano essere una ricorrenza importante soprattutto dalle parti di Roma.

Quindi, se vivete da quelle parti, i laputiani consigliano di restare in casa, magari a leggere il Gongoro, sorseggiando del vino magari allungato col miele (ma, per precauzione, fatelo assaggiare alla moglie, prima).
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Di Giovanni Pesce


Largo Argentina in Roma, (41.53 43 76 N 12 28 36 37 E) è una vasta area che è stata scelta come location di una delle più famose cospirazioni della Storia: le Idi di Marzo del 44 AC quando il dittatore Giulio Cesare fu pugnalato a morte..

Quel tragico evento , infatti, si è consumato davanti all’attuale capolinea del tram 8, quello che collega il centro di Roma con i quartieri di Monteverde.
(Per i non romani, ma amanti del teatro, l’indicazione esatta è il marciapiede opposto davanti all’ingresso del Teatro Argentina).

Come nelle migliori tradizioni, ne ”l’omicidio Cesare” è stata organizzata per il mainstream una vulgata che individua in una sola persona la responsabilità dell’accaduto, nonostante il gruppo di cospiratori fosse ben numeroso.

Come “lone gunman “ ci viene proposto Bruto, la cui azione è stata resa più turpe per via della parentela acquisita con Giulio Cesare; alla storia rimane, infatti, la frase “Tu quoque, Brute, fili mihi”.

La causa nascosta era probabilmente una congiura tra un gruppo di oligarchi che temevano una diminuzione del proprio potere decisionale non appena Giulio Cesare avesse conquistato la Dittatura; cosi questi gentlemen si riunirono in un club e organizzarono un’azione clamorosa per fermare la presa di potere da parte di Giulio Cesare.

Nelle congiure rivolte “ad personam” uno dei punti essenziali è il coinvolgimento del “vice“ per questi motivi:
  • Chi meglio del vice può aiutare i congiurati?
  • Chi meglio del vice farà carriera immediata?
  • Chi meglio del vice potrà depistare la commissione d’indagine?
E Bruto è proprio il vice di Cesare, e come spesso accade verrà messo da parte in un secondo momento.

L’azione nei confronti di Cesare prevedeva una scenografia massima: invece dei soliti sicari in azione nel silenzio della notte si preferì la formula “in plain sight”, ovvero fu scelta la gradinata della Curia di Pompeo, il posto più in vista di tutta Roma.

Quel giorno del 44 a.c. la Curia di Pompeo veniva utilizzata come luogo di assemblea per i senatori, mentre la gradinata veniva utilizzata per accogliere gli spettatori del Teatro di Pompeo; tra Curia e teatro esisteva il Portico di Pompeo.

A poca distanza esiste ancora Portico d’Ottavia, antica sede del mercato del pesce ed ora punto di riferimento della comunità ebraica di Roma.

Sono passati molti anni e nel 1978 D.C., Largo Argentina è stata riutilizzata come scenario per il caso Moro.

Infatti a Largo Argentina , nel sottopassaggio tra via Florida e Via Arenula venne ritrovata la prima lettera di rivendicazione del sequestro Moro.
Quel sottopassaggio che ora non esiste più, ma aveva un’ entrata posizionata a 41.53 41 18 N 12 28 35 32 E.

Navigando su Via Florida e la sua continuazione Via delle Botteghe Oscure si arriva a Via Caetani, via nella quale è stata ritrovata la R4 con il corpo di Aldo Moro.

Via Caetani e la strada che divide in due l’ex- Teatro di Balbo: da una parte l’emiciclo tuttora visibile con qualche difficoltà nel palazzo Caetani, dall’altra la sezione quadrata in restauro.

Il punto esatto di stazionamento della R4 è a 41.53 39 00N 12 28 42 33E.

Comunque anche la data scelta per il caso Moro è molto simile 16 Marzo: il giorno successivo alle Idi di Marzo.

Il 15 ed il 16 Marzo erano, per i romani, i giorni dedicati al Baccanale, festa pagana dedicata a Bacco dio del vino e alle Baccanti, graziose assistenti del dio stesso.
Purtroppo questa festa bellissima non durò molto e fu proibita dal Governo Romano.

Invece nello scorso millennio (15 Marzo 1978), Carmine Pecorelli scrisse:

Mercoledì 15 marzo il quotidiano “Vita sera” pubblica in seconda pagina un necrologio sibillino: “2022 anni dagli Idi di marzo il genio di Roma onora Cesare 44 a.C.-1978 d.C.” . Proprio le idi di marzo del 1978 il governo Andreotti presta il suo giuramento nelle mani di Leone Giovanni. Dobbiamo attendere Bruto? Chi sarà? E chi assumerà il ruolo di Antonio, amico di Cesare? Se le cose andranno così ci sarà anche una nuova Filippi?».

Tutto il mondo è paese.