Il dispaccio che questa settimana ci giunge dal nostro corrispondente in quel di Laputa racconta di una serie di manovre strategiche intorno all'oro eseguite all'ombra delle operazioni militari dalle potenze in guerra, così come visto dal punto di vista privilegiato dell'isola volante. In effetti vien da pensare che la vera “guerra” sia stata quella combattuta sui mercati dell'oro, mentre la tragedia in via di svolgimento sui campi di battaglia non fosse che l'inevitabile corollario di sacrifici umani da offrire al totem del potere politico-economico.
Senza indulgere troppo in questi tetri pensieri vi lascio alla lettura di questo inquietante dispaccio con un caldo augurio di buon fine settimana.
___________________________Senza indulgere troppo in questi tetri pensieri vi lascio alla lettura di questo inquietante dispaccio con un caldo augurio di buon fine settimana.
Di Giovanni Pesce
Oltre alle battaglia militari, durante la WW2 sono state combattute delle manovre parallele tese alla conquista dell’oro appartenente al nemico.
Tutti gli Stati hanno fatto ricorso a questo tipo di guerra e non sono mancati episodi degni di essere raccontati.
Infine ma non per ultime sono state predisposte delle operazioni di Safe haven (porto sicuro) per recuperare i denari e l’oro dalla possibile predazione dei governi vincitori.
Cominciamo dall’inizio:
I tedeschi si impadronirono delle riserve auree polacche, che erano state trasferite in Romania prima l'invasione nazista della Polonia.
La Francia riuscì a salvare la “cassa” inviando il proprio tesoro parte negli Usa e parte a Dakar.
Il Belgio aveva invece affidato i propri averi alla Francia.
Le autorità olandesi inviarono le loro riserve auree in Inghilterra, ma una loro nave che trasportava 11.012 chilogrammi di oro, colpì una mina ed affondò nei pressi della costa; nel 1942, i nazisti recuperarono l’oro che era a bordo.
Altri paesi europei omisero di prendere tutte le precauzioni e le amministrazioni naziste sequestrarono le riserve auree non appena conquistarono il governo del paese.
Gli USA dichiararono nel febbraio 1944 che non avrebbero più riconosciuto il trasferimento di oro depredato dalle forze dell’Asse e inoltre dichiararono che non avrebbero comprato oro da paesi che non avessero rotto le relazioni con l'Asse. Inghilterra e l'Unione Sovietica fecero simili dichiarazioni.
Nel maggio 1944, Samuel Klaus, assistente speciale per il Dipartimento del Tesoro, propose un piano per una missione in paesi neutrali per affrontare il problema del patrimonio nascosto nazista.
Nei mesi di luglio e agosto del 1944, furono stipulati gli accordi di Bretton Woods.
Quegli accordi tralaltro invitavano i paesi neutrali a prevenire il trasferimento di attività in paesi occupati.
Il 14 agosto 1944, gli Stati Uniti, Regno Unito, Svizzera stipularono un accordo che prevedeva che la Svizzera riducesse gli scambi con i nazisti.
Il 6 dicembre 1944, fu organizzata l'Operazione Safehaven, la più conosciuta e la più grande operazione lanciata gli alleati per recuperare i beni saccheggiati dai nazisti, ma non a completo favore del governo Usa.
Il 10 dicembre 1944, il Dipartimento di Stato pubblicò un documento che sollecitava un soft-line verso la Svizzera.
In Svizzera, Allen Dulles, stazione principale OSS, sfruttò i suoi contatti con il Vaticano per collaborare all’operazione Safe haven.
Documenti declassificati mostrano che il prelato sloveno, Gregorio Rozman, cercò di organizzare il trasferimento di grandi quantità di oro nazista, discretamente depositato nelle banche svizzere durante la guerra. Il vescovo era stato inviato a Berna con l'aiuto di amici di Dulles all'interno del servizio di intelligence.
Nel febbraio 1945, la Conferenza di Yalta quantificò le riparazioni che sarebbe state richieste alla Germania.
Dulles utilizzò i contatti ecclesiastici anche per concordare la resa tedesca in Italia.(Operazione Sunrise)
In aprile 1945,un agente OSS (X2) a Berna aveva messo in luce una grande quantità di informazioni sui fondi nazisti:
- Oro e obbligazioni saccheggiate in Europa
- Ulteriori fondi inviati dalla Deutsche Verkehrs-Kreditbank di Karlsruhe a Basilea.
- Azioni e obbligazioni detenute a Zurigo da imprese private per il partito nazista.
- Conti in franchi svizzeri accreditati su conti privati in diverse banche svizzere.
- Cassa e immobili posseduti nel Liechtenstein.
- Oltre 2 milioni di franchi in possesso Reichsbank in Svizzera.
- Quarantacinque milioni di Reichsmarks in conti in banche svizzere.
Il denaro nazista scorreva in un cerchio da Germania in Vaticano poi in Argentina e poi di nuovo in Germania.
L'economia Argentina ebbe un magico beneficio dall'afflusso di denaro nazista.
Non furono i governi a beneficiarne ma un piccolo gruppi di oligarchi.
2 comments:
Sarebbe interessante a sto punto riconsiderare i bombardamenti "per sbaglio" inflitti dalle forze dell'asse e dagli alleati poco prima di certi accordi... tipo Sciaffusa :P
A Laputa prevale l'opinione che si sia trattato di un "Pesce d'Aprile"
(1 Aprile 1944).
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