Monday, March 16, 2009

Le opportunità politiche del vero liberalismo

Articolo di Mises tratto da Planning for Freedom, in origine pubblicato su Farmand il 17 febbraio 1951, che nonostante i 50 anni trascorsi illustra bene la radice della profonda crisi attuale, e si affida alle casalinghe perché convertano al liberalismo i loro mariti. Purtroppo la dissoluzione della famiglia ha fatto prima, e le casalinghe non sono più giudiziose ma disperate.

(Il file audio MP3 di questo articolo, letto da Floy Lilley, si può scaricare da qui).
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Di Ludwig von Mises


L'atteggiamento di molti eminenti campioni del vero liberalismo oggi è alquanto pessimista. Essi vedono che gli slogan al vetriolo di socialisti ed interventisti ottengono dalle masse una risposta migliore del freddo ragionamento di uomini giudiziosi.

La maggioranza degli elettori è composta da persone ottuse e mentalmente inerti a cui non piace pensare e che sono facilmente ingannate dalle allettanti promesse di pifferai irresponsabili. Complessi d'inferiorità inconsci e invidia spingono la gente verso i partiti della sinistra. Si rallegrano delle politiche che confiscano la maggior parte del reddito e del patrimonio degli imprenditori di successo senza afferrare il fatto che queste politiche nuocciono i loro stessi interessi materiali. Scartando tutte le obiezioni sollevate dagli economisti, credono fermamente di poter ricevere molte belle cose in cambio di niente.

Anche negli Stati Uniti, la gente – nonostante stia godendo del più alto tenore di vita mai raggiunto nella storia – è pronta a condannare il capitalismo come vile economia della scarsità e ad abbandonarsi a sognare ad occhi aperti un'economia dell'abbondanza in cui ognuno otterrà tutto “secondo i suoi bisogni.” La situazione per la libertà e la prosperità materiale è disperata. Il futuro appartiene a demagoghi che non sanno far altro che dissipare il capitale accumulato dalle generazioni precedenti. L'umanità sta sprofondando in un ritorno degli Anni Bui. La civiltà occidentale è condannata.

L'errore principale di questo diffuso pessimismo è la convinzione che le idee distruttiviste e le politiche della nostra epoca siano sgorgate dal proletariato e che si tratti di una “rivolta delle masse.” In realtà, le masse – proprio perché non sono creative e non sviluppano le filosofie proprie – seguono i capi. Le ideologie che hanno prodotto tutti gli inganni e la catastrofi del nostro secolo non sono un successo della folla. Sono il prodotto di pseudostudiosi e pseudointellettuali. Sono state propagate dalle poltrone delle università e dai pulpiti, sono state diffuse dalla stampa, dai romanzi e dalle rappresentazioni teatrali, e dai film e dalla radio. Gli intellettuali hanno convertito le masse al socialismo ed all'interventismo. Queste ideologie devono il potere che hanno oggi al fatto che tutti i mezzi di comunicazione sono stati affidati ai loro sostenitori e quasi tutti i dissidenti sono stati virtualmente imbavagliati.

Quel che serve per invertire l'onda è di cambiare la mentalità degli intellettuali. Poi le masse seguiranno a ruota.

Ancora, non è vero che le idee del vero liberalismo ugualmente siano troppo complicate per rivolgersi alla mente impreparata dell'elettore medio. Non è un'operazione disperata spiegare ai salariati che l'unico mezzo per aumentare i salari per tutti coloro che desiderano trovare un lavoro e guadagnare un salario è di aumentare la quota pro capite di capitale investito. I pessimisti sottovalutano le capacità mentali “dell'uomo comune” quando asseriscono che non può afferrare le disastrose conseguenze di politiche che abbiano come risultato il deterioramento del capitale. Perché tutti i “paesi sottosviluppati” chiedono l'aiuto americano ed il capitale americano? Perché piuttosto non si aspettano un aiuto dalla Russia socialista?

L'apice delle politiche di tutti i sedicenti partiti e governi progressisti è di aumentare artificialmente i prezzi di prodotti vitali oltre il punto che avrebbero raggiunto nei mercati del capitalismo indisturbato del laissez-faire. Soltanto un'infinitesima frazione del popolo americano è interessata al mantenimento di un prezzo elevato per lo zucchero. L'immensa maggioranza degli elettori americani sono compratori e consumatori, non produttori e venditori, di zucchero. Ciò nonostante il governo americano è impegnato fermamente in una politica di alto prezzo dello zucchero limitando rigorosamente sia la produzione nazionale che l'importazione di zucchero dall'estero.

Politiche simili sono adottate per i prezzi del pane, della carne, del burro, delle uova, delle patate, del cotone e di molti altri prodotti agricoli. È un grave strafalcione chiamare questa procedura indiscriminatamente una politica pro-agricoltori. Meno di un quinto della popolazione totale degli Stati Uniti dipende dall'agricoltura per vivere. Tuttavia gli interessi di queste persone riguardo ai prezzi di vari prodotti agricoli non sono identici. Il lattaio non è interessato ad un prezzo alto, ma ad un prezzo basso per il frumento, il foraggio, lo zucchero ed il cotone. I proprietari delle aziende avicole sono danneggiati dai prezzi elevati di tutti i prodotti agricoli ad eccezione di polli e uova. È evidente che i coltivatori di cotone, uva, arance, mele, pompelmi e mirtilli siano pregiudicati da un sistema che aumenti i prezzi dei generi alimentari di base. La maggior parte dei capitoli della cosiddetta politica pro-agricoltura beneficia soltanto una minoranza della popolazione agricola totale a scapito della maggioranza, non solo di quella non agricola ma anche di quella agricola.

Le cose a malapena sono diverse in altri campi. Quando gli operai delle ferrovie o gli operai delle industrie delle costruzioni, sostenuti da leggi e pratiche amministrative apertamente implementate contro i loro datori di lavoro, indulgono in limitazioni della produzione ed altri dispositivi che si presumono destinati a “creare più posti di lavoro,” stanno tosando ingiustamente l'immensa maggioranza dei loro concittadini. I sindacati dei tipografi aumentano i prezzi dei libri e dei periodici e così vanno a toccare tutte le persone che vogliono leggere ed imparare. Le cosiddette politiche pro-lavoratori determinano una situazione in cui ogni gruppo di salariati è impegnato a migliorare le proprie condizioni a scapito dei consumatori, ovvero dell'enorme maggioranza.

Nessuno oggi sa se è di più quello che sta guadagnando dalle politiche che favoriscono il gruppo a cui egli stesso appartiene di quello che perde a causa delle politiche che favoriscono tutti gli altri gruppi. Ma è certo che tutti sono colpiti avversamente dal calo generale nel rendimento dello sforzo e della produzione industriali che queste presunte politiche benefiche inevitabilmente determinano.

Fino ad alcuni anni fa, i fautori di queste inadeguate politiche provavano a difenderle precisando che la loro incidenza riduce solo il patrimonio ed il reddito dei ricchi a beneficio delle masse a spese solo di parassiti inutili. Non c'è bisogno di esporre la fallacia di questo ragionamento. Anche se, per amor di discussione, ammettessimo la sua conclusione, dobbiamo renderci conto che, con l'eccezione di alcuni paesi, questo fondo “surplus” dei ricchi è già stato esaurito. Neppure il sig. Hugh Gaitskell, successore di sir Stafford Cripps come Fuhrer dell'economia della Gran Bretagna, non potrebbe evitare di dichiarare che “non ci sono abbastanza soldi da togliere ai ricchi d'Inghilterra per aumentare ulteriormente i livelli di vita.”

Negli Stati Uniti la politica di “spennare i ricchi” non s'è ancora spinta tanto avanti. Ma se la tendenza della politica americana non sarà molto presto completamente invertita, la più ricca di tutte le nazioni dovrà tra pochi anni affrontare la stessa situazione.

Tale essendo la situazione, le prospettive per una rinascita genuinamente liberale possono sembrare propizie. Almeno il cinquanta per cento degli elettori sono donne, la maggior parte delle quali casalinghe o future casalinghe. Per il buonsenso di queste donne un programma di prezzi bassi sarà un forte richiamo. Certamente spenderanno la loro scheda elettorale per candidati che affermino, “liberarsi perentoriamente da tutte le politiche e le misure destinate ad aumentare i prezzi oltre il livello del mercato libero! Eliminare tutte queste cianfrusaglie del sostegno dei prezzi, dei prezzi di parità, delle tariffe e delle quote, degli accordi intergovernativi di controllo del prodotto, ecc! Astenersi dall'aumentare la quantità di moneta in circolazione e dall'espandere il credito, da tutti i tentativi illusori di abbassare il tasso di interesse e dalla spesa di deficit! Ciò che vogliamo sono prezzi bassi.”

Alla fine queste mogli giudiziose riusciranno persino a convincere i loro mariti.

Nel Manifesto del comunismo, Karl Marx e Frederick Engels asserivano, “i prezzi bassi dei relativi prodotti sono l'artiglieria pesante con cui il capitalismo abbatte tutti i muri cinesi.” Possiamo sperare che questi prezzi bassi abbattano anche il più alto di tutti i muri cinesi, ovvero quelli eretti dalla follia delle cattive politiche economiche.
Esprimere tali speranze non è soltanto un pio desiderio.

1 comment:

Enrico said...

Mi sa che era un po' troppo ottimista per quanto riguarda il buon senso delle casalinghe... :)