Tuesday, September 30, 2008

Uomini di paglia

“L'impulso ad aquistare, l'inseguimento del guadagno, dei soldi, della più grande somma di denaro possibile, ha in sé niente a che fare con il capitalismo. … Questa concezione naïf del capitalismo deve essere scartata una volta per tutte nell'asilo della storia culturale.
L'avarizia sfrenata non è per niente l'equivalente del capitalismo, e ancor meno del suo “spirito.”
(Max Weber)
Dopo aver ascoltato per l'ennesima volta, in questi giorni di tracollo del modello economico statale, di “fallimento del mercato,” penso sia il momento di svelare l'inconsistenza e la falsità di alcune insinuazioni rivolte, da destra e da sinistra, a chi sostiene il libero mercato e il laissez faire, considerate le cause di ogni immoralità. E poiché la disinformazione economica trova il suo fondamento nella propaganda ideologica, le accuse che vorrei trattare non sono tanto quelle di natura economica, quanto quelle che riguardano l'etica, quelle che vorrebbero dipingere i sostenitori del capitalismo – come nella citazione di Weber – con i colori della grettezza, dell'egoismo e dell'avidità.

L'accusa rivolta forse più di frequente è di pensare che tutto nella vita sia economia, che non ci sia nient'altro al di là del massimo profitto individuale. In realtà si tratta del classico “uomo di paglia,” utile per svalutare il libero mercato e l'economia austriaca costruendo ad hoc un'immagine distorta dei libertari che li sostengono. Un Mises, o un Rothbard, mai, in nessuna occasione, hanno affermato qualcosa di simile.

Il cosiddetto homo oeconomicus è semmai un protagonista di altre scuole di economia, un essere alla continua ricerca di sempre più denaro, e di null'altro: da qui all'illusione di rendere tutti felici stampando banconote e distribuendole il passo è senza dubbio molto breve. Al contrario, la scuola austriaca di economia, identificando nel valore qualcosa di più di un semplice numero su un pezzo di carta, rifiuta l'esistenza di questa creatura mitologica, e afferma che il valore, lungi da poter essere estrapolato con qualche astrusa equazione, è un concetto prettamente soggettivo che nasce nella mente degli uomini. E poiché essi agiscono spesso in base a motivi che non hanno nulla a che vedere con il mercato, è evidente che l'uomo riconosce del valore in oggetti non monetari, o non economici che dir si voglia.

Ciò che l'economia afferma a proposito di queste azioni il cui obiettivo non è monetario, è che anch'esse sono soggette alle leggi dell'economia: ovvero, un uomo che agisca verso un tale obiettivo esprime in ogni caso una preferenza – sceglie di agire in quel modo perché ha scelto quello scopo a scapito di altri – e va incontro ad un costo, perché impegna tempo ed energia, che sono risorse finite. Definire questo ragionamento come una “riduzione” dell'essere umano ad un robot consumista è quindi un vero e proprio rovesciamento di significato.

Un'altra accusa frequente è quella dell'individualismo, presentato in genere come un'auto-emarginazione e un conflitto dell'individuo contro la società. Anche in questo caso, niente di più lontano dal vero. I libertari comprendono perfettamente l'importanza della cooperazione tra gli uomini e vedono la società come il naturale habitat in cui l'individuo può svilupparsi al meglio. Scriveva Mises che “se un conflitto tra l'interesse della comunità nella sua interezza e l'interesse particolare dell'individuo fosse realmente esistito, gli uomini sarebbero stati del tutto incapaci di collaborare nella società.”

Il fatto è che i collettivisti amano pensare alla comunità come ad un tutto omogeneo, in cui ogni individuo è indistinguibile dall'altro, e tendono ad identificare ogni dissenso con un conflitto: una visione piuttosto lontana dalla realtà. Il libertario riconosce invece che la vera essenza della società è la varietà, che gli interessi, i desideri, gli scopi di ciascuno differiscono, e come appena visto, ben oltre la sfera puramente economica. Ed è la proprietà privata a permettere a uomini che non hanno esattamente gli stessi desideri e bisogni di convivere armonicamente.

Di conseguenza, anche l'accusa di sostenere soltanto gli “interessi di particolari individui” si dimostra infondata: chi promuove il libero mercato sostiene in effetti gli “interessi particolari” di tutti gli individui, poiché una società più sana è un individuo più sano, e viceversa. Sempre Mises:
C'è la tendenza a dimenticare che la struttura fisiologica dell'umanità e l'unità di vedute ed emozioni che sorge dalla tradizione creano un'ampia similarità di opinioni riguardo i desideri ed i mezzi per soddisfarli. È precisamente questa similarità di opinioni che rende possibile la società. Dal momento che hanno obiettivi comuni, gli uomini sono in grado di vivere insieme.

I razzostoppisti

Mentre i cinesi viaggiano anche nel tempo, gli americani arrancano nella nuova corsa alla conquista dello spazio, e si vedono costretti a chiedere passaggi, pensate un po', ai russi.
Con 370 voti a favore e 58 contrari, lo scorso mercoledì la Camera ha passato una deroga alla legge di non proliferazione del 2000. La legge vieta i contratti governativi con paesi che si considera aiutino la Corea del Nord e l'Iran a sviluppare capacità nucleare, segnala la BBC. Il senato aveva passato una deroga simile solo alcuni giorni prima. Ora dev'essere firmata dal presidente Bush per entrare in vigore.

Lo scorso aprile, l'amministratore della NASA Michael Griffin aveva informato il Congresso che, poiché costruire un Soyuz da uso singolo richiede tre anni, il passaggio della deroga entro il 30 settembre era “urgente,” per concedere tempo sufficiente ai Russi per costruire la nave spaziale, permettendo ad un programma di riempire il vuoto fra l'ultimo volo dello Shuttle previsto per il tardo 2010 e il posizionamento di Ares-Orion, che dovrebbe essere pronto al più presto nel 2015.

Lungi dall'essere un “affare fatto,” la deroga apre soltanto la strada per le trattative con la Russia per un contratto per trasportare gli astronauti ed il carico all'ISS nella loro nave spaziale Soyuz.
Com'è logico, dopo le tensioni a seguito della crisi osseta, diversi politici e funzionari americani si sono chiesti se la Russia avrebbe accettato di buon grado i biglietti andata e ritorno per gli astronauti americani, ma dalla Russia arrivano voci confortanti: gli affari sono affari, si sa, tanto più che, ora, i russi si trovano a “vendere” in una posizione di forza.

Monday, September 29, 2008

La psicanalisi come arma

Quante volte, esprimendo idee radicali e contrarie allo status quo ed agli assunti comunemente accettati ci si vede affibbiare il marchio del “malato mentale”, della persona “con dei problemi,” in altre parole di veder squalificare dall'interlocutore le idee di cui ci si è fatti portatori come il frutto di una personalità disturbata, interlocutore che eviterà così di contrastarle nel merito? Molto spesso, sicuramente, in questi tempi di grandi inganni politici e mediatici, di grandi menzogne accettate supinamente purché diffuse con la forza dell'autorità.

In questo quadro piuttosto triste sono di grande conforto le considerazioni sempre centrate e mai prive di arguta ironia di Murray Rothbard. In questo articolo tratto dal suo discorso programmatico al congresso dal titolo Asclepius a Siracusa: Thomas Szasz, umanista libertario, Rothbard sferza impietoso i fanatici della psicanalisi usata come arma per neutralizzare subdolamente le voci del dissenso.

(Il seguente brano è stralciato dalle pp. 333-350 degli atti del congresso. Questo saggio è riprodotto dal sito di Ludwig von Mises, con il permesso di Jeffrey A. Schaler, editore e proprietario del sito di Szasz, www.szasz.com.)
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Di Murray N. Rothbard


Thomas Szasz è giustamente onorato per la sua battaglia prode e coraggiosa contro l'internamento obbligatorio di innocenti in nome della “terapia” e dell'umanitarismo.

Ma mi vorrei concentrare stasera su una battaglia meno nota benché complementare di Szasz: contro l'uso della psicanalisi come arma per allontanare e disumanizzare la gente, le idee ed i gruppi che l'analista non gradisce. Piuttosto che criticare o disputare le idee o azioni delle persone sul loro merito, corretto o errato, giusto o sbagliato, buono o cattivo, queste sono spiegate dall'analista come causate da una certa forma di nevrosi. Sono idee o azioni di persone nevrotiche, o “malate:” così se le persone stesse non devono essere incarcerate in istituti come “malati di mente,” le loro idee o attitudini possono essere trattate in questo modo.

Il presupposto non proferito, naturalmente, è che le idee o le azioni congeniali all'analista non necessitano di “spiegazione” con teorie psicanalitiche o altre psicodinamiche. Dal momento che non hanno bisogno di “spiegazione,” l'implicazione è che siano normali, corrette e buone, benché naturalmente nessun analista, nel suo ruolo di personificazione della ”scienza libera da giudizi di valore,” sia stato mai beccato a usare tali termini. Perché se lo facesse, dovrebbe prendere seriamente le idee o le azioni dei suoi avversari, ed esporre così facendo una teoria morale esplicita. Non potrebbe allontanarlo come “malato” o come persona che ha unicamente la necessità di essere “spiegata.”

Nella sua eccellente critica della nuova disciplina della “psico-storia,” specializzata in questo tipo di metodologia, l'eminente storico Jacques Barzun usa il concetto “ psicologizzare,” che recisamente definisce come
la pratica di prendere un discorso o un'azione non nel suo valore nominale come espressione di desiderio o di scopo diretti, ma come sintomo involontario che, una volta interpretato correttamente, rileva un significato nascosto dall'agente e dagli osservatori comuni. [1]
Non è un caso se lo psicologizzare degli psico-storici è stato usato pricipalmente contro persone e gruppi non congeniali. Nel ventesimo secolo, Adolf Hitler è stato il più soggetto a questo trattamento, così tanto che fino agli anni recenti era difficile trovare uno storico americano che non lo ha accantonato come nevrotico, psicopatico, o psicotico. Uno dei problemi di questa analisi, naturalmente, è che non solo Hitler ed i suoi immediati seguaci, ma anche l'intera nazione tedesca deve allora essere trattata come nevrotica o psicotica. Questo non solo forza i limiti della credulità, ma si deve allora spiegare perché i tedeschi diventarono improvvisamente nevrotici nel 1933 per poi sgusciar fuori dalla loro presunta nevrosi collettiva piuttosto rapidamente dodici anni più tardi. Presumibilmente i loro metodi per crescere i bambini, o qualunque altra cosa, non sono cambiati radicalmente prima o dopo questo periodo di tempo. Tre decenni fa, ci fu un'eruzione di “spiegazioni” antropologiche psicanalitiche del presunto carattere totalitario di tutti i russi e giapponesi, che le “spiegavano” con il loro addestramento alla toilette o con le restrizioni subite nella prima infanzia; ma da allora, almeno i giapponesi sembrano aver recuperato notevolmente il loro addestramento alla toilette.

Come esempio delle tecniche psicanalitiche utilizzate per “spiegare” Adolf Hitler, abbiamo il distinto psicanalista Walter Langer, fratello del principale campione degli psico-storici. Langer parla del
... fatto che da bambino [Hitler] deve aver scoperto i suoi genitori durante un rapporto. Un esame dei dati rende questa conclusione quasi inevitabile [qui Barzun nota che i dati “sono alcune osservazioni che neppure suggeriscono un simile evento“] e dalla nostra conoscenza del carattere e della storia passata di suo padre, non è per niente improbabile. Sembrerebbe che i suoi sentimenti in questa occasione fossero molto scombussolati. [2]
È sicuro che, senza il mantello dello pseudo-scienza della psicanalisi al suo ordine, qualsiasi simile uso di prova storica sarebbe stato rapidamente e allegramente scartato da un tribunale.

Nell'America del ventesimo secolo, Richard Nixon è stato il più soggetto al trattamento degli psico-storici. Esaminando un libro psico-storico su Nixon, Christopher Lehmann-Haupt – che non è affatto un ammiratore del Presidente – ha scritto nel New York Times:
E per quanto riguarda l'importanza del [letta nel] fatto che, dopo che la chiacchierata serale con gli studenti pacifisti al Lincoln Memorial, il sig. Nixon ha mangiato “pasticcio di corned beef con un uovo sopra” per la prima volta in cinque anni (“dopo la catarsi, un'accettabile breve regressione nell'oralità”) – un tale discernimento è sufficiente per obbligare ad una pausa persino i veri credenti nella psico-storia. [3]
La dissezione di Woodrow Wilson da parte di Freud fu così selvaggia che persino i devoti freudiani e psico-storici sbiancano in grande imbarazzo. [4] E attualmente, possiamo vedere l'arma psicodinamica al lavoro nei resoconti della stampa e dei media sui musulmani in Iran e Afghanistan. Notiamo che l'ayatollah Khomeini ed i suoi seguaci sono respinti uniformemente come “fanatici” pazzi ed estremisti; tuttavia musulmani “fanatici” molto simili e vicini in Afghanistan sono trattati come “ eroici combattenti per la libertà” che lottano a mani nude contro i carri armati sovietici. Chiaramente, tutto dipende se si tratta dei “nostri” fanatici o dei “loro.” I “nostri” fanatici sono eroi; i “loro,” psicopatici.

Mi affretto ad aggiungere che neanch'io trovo qualcuna di queste persone congeniale; sono certo che non troverei neanche in Hitler, Wilson, Nixon, o nell'ayatollah dei compagni charmant per un pranzo o un cocktail party. Ma certamente non mi dev'essere consentito di trasformare questi giudizi estetici in una “scienza libera da giudizi di valore” che li accantona tutti come semplicemente questa o quest'altra specie di nevrotico o di psicotico. In fin dei conti, perché mai dovrebbero piacermi tutti?

La psico-storia è stata molto spesso utilizzata come arma contro i gruppi radicali nel passato. Qualsiasi gruppo radicale abbia sfidato lo status quo si assume ipso facto che debba essere composto di pazzi o nevrotici, gente le cui idee e il cui comportamento devono essere “spiegati.” La “spiegazione,” naturalmente, non è mai che avevano percepito qualcosa che consideravano come una grave ingiustizia nella società e stavano provando a ripararla. Che la loro teoria di giustizia fosse corretta o meno non è davvero la cosa importante. La cosa importante è che lo psico-storico ha sempre assunto implicitamente che lo status quo, qualunque esso sia, è normale, così che opporsi ad esso è nevrotico e anormale, e ha bisogno di essere “spiegato.”

L'esempio principale di questa diffamazione dei radicali per mezzo della psicologizzazione è stato il trattamento degli abolizionisti da parte degli storici convenzionali, un trattamento che è stato modificato soltanto negli ultimi anni. Nella porsi decisamente ed apertamente contro ciò che consideravano l'ingiustizia enorme della schiavitù, gli abolizionisti, particolarmente l'ala militante dei garrisoniani, si sono esposti all'abuso psico-storico così come al vilipendio durante il corso della loro vita. Così, il popolare libello di Hofstadter, Miller ed Aaron si riferisce a William Lloyd Garrison come ad un “ribelle” e “nevrotico.” Hazel C. Wolf, nel suo lavoro intitolato in modo rivelatore Sull'altare della libertà, il complesso del martire nel Movimento per l'Abolizione, descrive l'abolizionista Theodore Weld come qualcuno che “ha trovato la gloria nella persecuzione che ha sofferto,” e che “amorosamente ha portato la corona di spine del martire.” Per quanto riguarda il povero Garrison, “aveva una mania per l'unicità e l'attenzione.” Forse la retorica più spregevole – per usare il termine emozionante di Szasz – fu l'asserzione ingiuriosa e chiaramente falsa di David Donald che gli abolizionisti furono delusi dalla liberazione degli schiavi perché concludeva una crociata che aveva portato loro “uno scopo e la gioia”; Lincoln come emancipatore fu per loro “l'assassino del sogno.” Ciliegina sulla torta, il professor Donald riesce a calunniare l'abolizionista e sostenitore del “laissez faire,” il senatore Charles Sumner, come impotente ed omosessuale latente, e a concludere che “questo martire santo e beato ha prosperato sui suoi tormenti.” [5]

Il messaggio di base in tutto questo è chiaro. I radicali che vedono l'ingiustizia nello status quo sono nevrotici; se sono perseguitati, chi se ne frega, dopotutto è quello che volevano davvero; e che abbiano realizzato i loro obiettivi o meno non importa, perché si preoccupavano non per l'obiettivo, ma soltanto per la lotta problematica in sé. [6]

Incolpare i radicali della loro stessa persecuzione è analogo ad un'altra tattica di inversione esercitata frequentemente da Freud. Quindi, in uno dei miei lavori favoriti di Tom Szasz – il purtroppo trascurato Karl Kraus e i medici dell'anima – Szasz scrive della risposta di Freud quando uno del suo entourage, Fritz Wittels, eseguì un “assassinio di carattere” psicanalitico (come Szasz correttamente lo chiama) del brillante critico di Freud, Karl Kraus. La reazione di Freud fu che “abbiamo motivo di essere riconoscenti a Wittels per aver fatto così tanti sacrifici.” Su cui Szasz commenta:
Questo è uno dei trucchi verbali caratteristici di Freud, che ha applicato spesso anche ai propri attacchi ad altri; non è Kraus che è stato sacrificato da Wittels, ma Wittels stesso che si è sacrificato! È una buona tattica se si può farla accettare e, generalmente, Freud ci riusciva. [7]
Di tutti gli abolizionisti, il più odiato e denunciato come nevrotico o psicotico dagli psico-storici era più il radicale del gruppo, John Brown. Brown non solo denunciò la schiavitù, ma prese le armi contro di essa; in tal modo, ha ucciso delle persone. Denunciare la guerra o l'omicidio come nevrotico o psicotico per se avrebbe condannato una grande parte della razza umana, passata e presente. Inoltre, Brown era torvo e non aveva senso dell'umorismo. Parlava della schiavitù come di un peccato, e della necessità di “purificare questa terra col sangue.” Ma d'altra parte, tutti i pietisti evangelici del tempo parlavano in simili termini. Essi – e questo significa la massa delle sette protestanti negli Stati Uniti del Nord dal 1830 circa in poi – erano profondamente religiosi e credevano che il loro dovere per la loro propria salvezza fosse di fare del loro meglio per “ santificare la società” e “ purificare questa terra dal peccato.”

La maggior parte dei pietisti evangelici erano gente torva e priva di umorismo, e la loro definizione del peccato sfortunatamente andava molto al di là di un'ostilità libertaria alla schiavitù; Il rum del demonio, il gioco, violare il Sabbath, e l'essere membri della chiesa cattolica romana erano, ai loro occhi, cose peccaminose quasi come la schiavitù, ed una volta che la schiavitù fu scomparsa, la maggior parte di loro era determinata ad usare la forza, se necessario, per purificare la terra anche da queste attività. Così, come ho detto prima, nessuna di queste persone, non Garrison e certamente non John Brown, sarebbero stati compagni charmant per un cocktail party. Ma questo non li rende “nevrotici” o “malati”; solo uomini appassionati e risoluti che avevano trovato il peccato e l'ingiustizia, alcuni in zone su cui concorderei ed altri dove sarei enfaticamente in disaccordo.

Nemmeno l'incursione di John Brown sul traghetto di Harper lo qualifica come pazzo perché l'incursione fallì chiaramente. L'incursione di Brown era basata su valide teorie della guerriglia, e specialmente su un piano preparato un anno prima dal libertario Lysander Spooner. L'idea era di ottenere le armi in un'incursione drammatica e molto-pubblicizzata, e quindi fuggire sulle colline per formare nel Sud ciò che ora chiameremmo guerrilla foco, che attrarrebbe gli schiavi in fuga e che potrebbe essere usata come base per i raid dei guerriglieri agli schiavisti, sia liberando quantità di schiavi che tenendo i padroni come ostaggi ed obbligandoli a liberare gli schiavi. [8]

Generalmente, i radicali sono accantonati dagli psico-storici come gente con dei problemi edipici, gente che, nella loro ostilità insoluta “verso il padre,” si ribellano allo Stato, o alle istituzioni contemporanee. Fortunatamente, tuttavia, la psicanalisi ci fornisce anche un'arma tu quoque, o “eccone un altro,” per il contrattacco. Perché i radicali possono sempre replicare: “No. Tu, difendendo lo Stato e l'attuale status quo, sei nevroticamente attaccato a tuo padre!” Entrambi gli insiemi di assurdità, mi pare, si annullano, e possiamo quindi rivolgerci tutti agli argomenti sostanziali.

La disponibilità di questo contropiede è parte della debolezza metodologica che la psicanalisi condivide con altre dottrine deterministe. Perché tutti i credo deterministi assumono implicitamente che il determinista è magicamente esente dal sistema determinato e che, come minimo, possiede il libero arbitrio e la capacità di apprendere la verità.

Come precisa Jacques Barzun:
gli psico-storici vedono gli altri mossi da forze inconscie che distorcono la visione e costringono a strani comportamenti, ma assumono di essere liberi portatori di luce e di giudizio. Perché la loro visione delle persone e degli eventi non è anch'essa offuscata e distorta, e le loro interpretazioni forzate su di loro da oscure necessità piuttosto che sulla ragione dell'evidenza? [9]
O, con le parole ispirate di Kraus: “Sarei soddisfatto se potessi convincere una persona che afferma qualcosa sulla psicologia che, nel suo incoscio, egli intende in realtà qualcosa del tutto diverso da quel che dice.” [10]

La diffamazione riduttiva psicanalitica non è stata usata soltanto contro individui particolarmente non congeniali o contro persone e gruppi radicali. È stata usata spesso come virtualmente un assalto cosmico e sistematico all'arte ed alla creatività in sé. Karl Kraus chiama appropriatamente questo processo chiamare ed usare urne per urinali.

Quindi, Norman O. Brown ha condotto la masnada psicanalitica nel ridurre letteralmente la famosa intuizione rivelatrice di Martin Lutero sul significato della “rettitudine” di Dio all'istantaneo sollievo di tutta una vita di costipazione. Tra le altre cose, questo illustra l'errore di ridurre i pensieri e le azioni di innumerevoli milioni di individui unici alle permutazioni e combinazioni di una piccola manciata di presunte nevrosi infantili. Dopo tutto, nella storia dell'umanità ci sono stati molti milioni di persone costipate; ma c'è stato soltanto un Martin Lutero. Ancora, risulta che Lutero in effetti raggiunse questa rivelazione non nella latrina ma seduto alla sua scrivania nella stanza di una torre mentre preparava le note della sua predica. [11] Ma sono sicuro che un particolare così insignificante come un fatto reale non incrinerà quella che potremmo, con una punta di nero umorismo, chiamare la “romantica” visione freudiana dell'intuizione di Lutero.

Similmente, ci sono critiche di Karl Kraus contro il dictum psicanalitico che l'Olandese Volante di Wagner è stato creato “dal suo desiderio, come ragazzino, di… essere grande quanto suo padre, per fare ciò che suo padre aveva fatto….” Kraus commenta che “gli psicologi insistono che questi stessi desideri spuntino nelle menti di tutti i ragazzini,” ma che, “dopo tutto, di tutti i maschi nel mondo, solo uno, vale a dire Wagner, ha creato questa opera.” Kraus insiste sardonico: “la maggior parte degli altri sono diventati, dai loro desideri di essere come il loro padre, agenti di cambio o avvocati, conducenti di tram o critici di musica. Naturalmente, quelli che sognavano di diventare degli eroi sono diventati psicologi.” [12]

Di tutte le sue opere, Freud provava la più grande tenerezza per il suo ben noto saggio su Leonardo Da Vinci. [13] Come Barzun precisa, la dissezione di Leonardo di Freud “è citata spesso… come modello di ciò che l'interpretazione psicanalitica può mettere in evidenza che nessun'altro aveva visto.”

Ma, come osserva Barzun, appare dubbio
(1) che Leonardo fosse un omosessuale perché suo padre lo aveva abbandonato alla madre procurando così un rapporto unilaterale (ma l'abbandono del padre è stato disputato ed un incidente diagnostico è stato esposto come falso, a causa di una traduzione errata di una parola chiave italiana); e (2) che le abitudini di Leonardo come artista – e.g. che non finiva il lavoro cominciato – derivassero da questo sviluppo sessuale ora in discussione. Qui il determinismo si infrange al primo caso contrario, per esempio Goethe, che a sua volta trovava la rifinitura difficile, benché fosse cresciuto con due genitori e fosse stato un energico eterosessuale. [14]
Parlando di Goethe, abbiamo la riduzione di Freud della raccolta di opere di questo grande uomo a meri “mezzi di auto-dissimulazione” della sua pulsione per la masturbazione. Denunciando un freudiano che aveva destituito l'Apprendista Stregone di Goethe come prova di una pulsione masturbatoria, Kraus attaccò duramente la “spregevolezza morale” di tale dichiarazione, e continuò dicendo “che uno capisce, con un senso di disperazione, che anche se tutti si masturbassero, nessun Apprendista Stregone verrebbe necessariamente creato.”

Kraus causticamente applaude questa tattica psicanalitica per la “tranquillizzazione spirituale” per i “deboli” che “possono continuare a masturbarsi, ma con prospettive notevolmente migliori; perché ora sanno che questa è la cura per l'Apprendista Stregone di Goethe.” [15]

Il commento di Kraus circa la “ tranquillizzazione spirituale” mi ricorda un punto su cui ho a lungo ruminato. Gli psicoanalisti ci assicurano tutti che le persone vanagloriose ed arroganti in modo insopportabile sembrano soltanto sfacciate e sicure di sé: giù in profondità, ci informano rassicuranti, questa arroganza è soltanto una maschera per sentimenti profondi di timidezza e inferiorità. Similmente, le persone magre e infelici, o che soffrono per le diete, sono rassicurate dagli analisti che i grassi sembrano soltanto allegri e felici; che questa allegria è soltanto una copertura per la tristezza e la disperazione.

Ma, perché questo principio di inversione, questo interruttore fra apparenza e realtà, non può funzionare in entrambi i sensi? Ovvero, perché non possiamo dire allo stesso modo che l'apparente timidezza dei presunti timorosi e titubanti è soltanto una copertura per la loro grande sicurezza di sé? O persino, che l'apparente tristezza e infelicità di molti magri è soltanto una copertura che maschera la loro gioia ed il loro benessere?

L'eminente filosofo Donald Williams fa un simile appunto nel corso della sua brillante e feroce critica del tentativo del filosofo psicanaliticamente orientato Morris Lazerowitz di ridurre in macerie tutte le filosofie ed i filosofi che non gradisce o non comprende. Lazerowitz aveva sostenuto che i filosofi dell'idealismo assoluto erano soltanto persone che si ritenevano inadeguate e stavano provando “sia a celare che ad esprimere il desiderio” di essere morti.

Osservazioni di Williams:
L'ultima qualità che uno storico avrebbe attribuito all'età del neo-hegelianismo vittoriano sarebbe stata l'auto-sfiducia suicida; e gli idealisti assoluti in generale, compresi gli eleatici, gli stoici, i vedantisti, gli spinoziani, gli hegeliani, i transcendentalisti e gli scienziati cristiani, sono sempre sembrati un gruppo compiacente e solenne quasi in modo offensivo, che consideravano essere morti molto meno un vantaggio che uno svantaggio. È possibile per i partigiani del sig. Lazerowitz dire che un'apparenza solenne può nascondere un senso d'inferiorità, ma la nemesi di ogni simile metodologia di dissimulazione è che consente ugualmente alla nostra parte di insistere che la condizione interna degli idealisti assoluti sia in effetti mille volte più compiacente del loro contegno esteriore. [16]
Le tattiche di Lazerowitz sono istruttive. Così, nella sua demolizione di Spinoza, mette un grande sforzo nella visione di Spinoza che il concetto che ogni evento abbia una causa è una verità necessaria. Ignorando convenientemente il fatto che Spinoza era in una grande tradizione filosofica e scientifica da Aristotele in poi, Lazerowitz attribuisce con confidenza questa credenza ad una presunta ansia – un'ansia non arguita da una qualsiasi evidenza storica indipendente – per il sospetto ruolo di suo padre nella sua procreazione. Ma, come Williams precisa, Spinoza precedentemente aveva adottato una metafisica differente, e aveva scelto questa visione soltanto nella lettura di un filosofo particolare, H. Crescas.

Come Williams dichiara, “una cosa sicura dei fatti dell'infanzia dello Spinoza è che non sono cambiati quando ha cambiato la sua metafisica.” [17] o, come Sidney Hook precisa, filosofi quali Bertrand Russell e John Dewey “hanno profondamente cambiato i loro punti di vista filosofici nel corso delle loro vite…. [Ma] poiché hanno avuto soltanto un'infanzia e poiché non c'è prova che i loro modelli di personalità sono cambiati, la psicologia e specialmente la psicanalisi, sembra tanto irrilevante per spiegare qualsiasi loro dottrina filosofica quanto il latte che trangugiarono da infanti.” [18]

Per tornare a Spinoza, Williams fa un appunto affascinante paragonando Spinoza al contrapposto arci-scettico David Hume:
Una considerazione generale delle differenze fra le famiglie degli ebrei ispano-olandesi e dei piccoli proprietari terrieri scozzesi non fornisce chiara assicurazione che Hume, che negò vigorosamente la necessità della legge causale, abbia avuto meno curiosità insoddisfatte sui principi e la pratica della procreazione umana che Spinoza…. Ma se dobbiamo imporre una certa interpretazione freudiana alla dottrina di Spinoza della causa lineare, dovremmo osservare che la sua Proposizione XXXVI, immediatamente precedente la citazione principale del sig. Lazerowitz, dichiara, non che gli eventi devono avere cause, ma che devono avere effetti, di modo che è molto meno probabile che Spinoza si stesse domandando se aveva avuto un padre piuttosto che se stesse per avere un bambino. [19]
Sidney Hook precisa ulteriormente, in un appunto applicabile alle psico-storie dei gruppi radicali così come dei filosofi, che “tutti i tentativi di correlare o spiegare la credenza filosofica con il carattere psicologico e/o le esperienze dell'infanzia” sono sconfitti dal fatto che “ogni sistema filosofico è stato creduto ardentemente da individui dai caratteri e dalle storie psicologiche più vari.” Ma forse Donald Williams dice tutto quando, dopo la sua dettagliata dissezione di Lazerowitz, conclude che
la psicanalisi… per quanto il lettore può dire, fornisce una regola di analogia o una regola di contrari come confà allo scopo ulteriore; accetterà ogni brano di biografia come testimone di qualunque specie di nevrosi ed ogni specie di nevrosi come fonte di qualunque specie di filosofia, consentendo a nevrosi differenti di essere abbinata con la stessa filosofia e, per contro, non soltanto in diverse occasioni ma nella stessa occasione; e come se questo non fosse abbastanza, permette al fautore di inventare i sintomi, le nevrosi, o le filosofie a sua volontà. [20]
E possiamo concludere la nostra discussione sulla psico-storia con il resoconto di Jacques Barzun della dichiarazione rilasciata da The History of Childhood Quarterly – il principale giornale di psico-storia – che il suo articolo, “L'infanzia e la Bibbia” … sostiene che la Bibbia è una storia coerente della lotta intra-familiare e si chiede se la storia dell'occidente non può essere descritta più utilmente come parte della storia dell'infanzia piuttosto che il contrario.” Barzun risponde che una tale sommario della civilizzazione occidentale “elimina il significato dell'infanzia (eliminando quello dell'adulto) e distrugge sia l'importanza religiosa che quella storica della Bibbia (riducendo i suoi contenuti agli effetti collaterali del letto e della culla).” Come Barzun conclude, gli sforzi degli psico-storici “sono evidentemente per disporre della storia e della civilizzazione, degli errori e dei successi dell'uomo, piuttosto che per contemplarli.” [21]

Sull'arte e sulla letteratura, Karl Kraus non è lontano dal bersaglio quando conclude che “l'ultimo scopo della psicanalisi è di attribuire l'arte alla debolezza mentale, e quindi di far risalire la debolezza di nuovo al punto in cui, secondo il dogma analitico, è originata: letteralmente, al gabinetto.” [22] E c'è il rimedio più generale e piuttosto stimolante di Kraus alla piaga degli psicoanalisti: “I medici dei nervi che patologizzano il genio dovrebbero essere colpiti in testa con le opere complete dei geni.” [23]

Concludo notando che, come economista, io sono addestrato a guardare alle influenze economiche, che a loro modo sono spesso così completamente mascherate come i presunti messaggi dall'incoscio freudiano. Per me il momento più perspicace nel famoso scandalo del Watergate è stato quando Woodward, sconcertato e abbattuto, tutti i suoi indizi e le sue tracce sterili, è andato dalla sua guida “Gola Profonda” per quella che pareva l'ultima volta ed ha supplicato per aiuto. “Tieni gli occhi sui soldi,” è stata la risposta magistrale che ha aperto la porta nascosta. Nel nostro mondo a volte disorientante in cui il paziente ed il terapista sembrano essere tutti mischiati dentro e fuori in un mucchio gigante, è spesso utile mantenere i nostri occhi sulla domanda “da chi-a chi,” che sarebbe: “dalla tasca di chi e nella tasca di chi scorrono i soldi?”

La psicanalisi come arma può essere usata spesso per ottenere un sacco di verdoni. L'ultimo Eugene Burdick ha scritto una volta su come ha fatto buon uso della sua fascinazione per la psicanalisi all'università. Chiedeva al suo compagno di camera di prestargli dei soldi, il compagno di camera rifiutava, e quindi Burdick estraeva il suo armamentarium psicanalitico, “spiegando” il rifiuto del suo compagno di camera nell'abituale modo volgare.

Quando il compagno di camera negava caldamente queste allegazioni psicanalitiche, Burdick lo colpiva con la famosa arma freudiana della “resistenza.”

“Aha! L'intensità stessa della tua smentita dimostra che ho ragione!”

Questo è ciò che potremmo denominare tattica “testa--vinco-io-croce-perdi-tu.” E quando il suo sfortunato amico pensava di controbattere negando la calunnia psicanalitica tranquillamente anziché con passione, Burdick ribatteva trionfante: “Ahh, questo è ciò che chiamiamo “controllo,” che è ancora peggio della resistenza.”

Inutile dirlo, il compagno di camera sganciava sempre la grana.

Affinché questo non sia considerato un caso isolato, chiudo il mio caso con un articolo recente:
Lo psicanalista William Sulzer ha liberato dalla colpa i suoi pazienti – liberandoli dei loro soldi. Si presume che abbia preso in prestito almeno 275.000 dollari da 15 pazienti in tranches fino a 91.000 dollari… Sulzer ha aperto la sua attività nel 1970 ma ha cominciato avere problemi di soldi dopo tre anni, secondo il reclamo…. “Aveva un livello di vita molto alto,” ha detto l'Assistente Procuratore Generale Melvyn Leventhal. “Aveva uno stile di vita elaborato ed emozionante.” Il terapista da 50 dollari l'ora ha apparentemente deciso che la soluzione alle sue emicranie dei soldi passava per la porta del suo studio.

Come ha persauso i pazienti a prestare migliaia di dollari, occasionalmente esenti da interessi?

“Questo è uno di grandi misteri,” ha detto Leventhal. “Uno o due avevano problemi nel trattare con i soldi e li ha convinti che prestarli a lui fosse una buona terapia.” I clienti hanno speso spesso le loro intere sessioni di terapia mercanteggiando sui prestiti e provando a riavere i loro soldi, il reclamo ha addotto. È stato necessario per alcuni pazienti un trattamento altrove per diminuire “l'ansia e lo sforzo risultante dalle transazioni…” Leventhal ha detto che il problema, anche se non comune, è “persistente.” Anche se Sulzer ha negato il misfatto, può essere citato per infamia e possibilmente imprigionato, se ci riprova, ha dichiarato Leventhal. Ma può però essere ancora un terapista? Certo, ha risposto il procuratore. [24]
Certo.
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Note

[1] Jacques Barzun, Clio and the Doctors: Psycho-history, Quanto-History, and History, (Chicago: University of Chicago Press, 1974), p. 7n.

[2] Walter C. Langer, The Mind of Adolf Hitler (New York, 1972), p. 151.

[3] Christopher Lehmann-Haupt, The New York Times, 11 Maggio, 1972; citato in Barzun, Clio, p. 84n.

[4] Quindi, vedi Paul Rozen, “Freud and Woodrow Wilson,” in P. Rozen ed. Sigmund Freud, (Englewood Cliffs, New Jersey, 1973), pp. 168ff.

[5] Richard Hofstadter, William Miller e Daniel Aaron, The American Republic (Englewood Cliffs, N.J., 1959), I, 463; Hazel C. Wolf, On Freedom's Altar, the Martyr Complex in the Abolition Movement (Madison Wisc., 1952), pp. 3-4; David Donald, Lincoln Reconsidered (New York, 1956), pp. 36,61; David Donald, Charles Sumner and the Coming of the Civil War (New York, 1961), pp. 176, 290, 295, 336. In particolare, vedi la discussione in Fawn M. Brodie, "Who Defends the Abolitionist?" in M. Duberman, ed., The Antislavery Vanguard: New Essays on the Abolitionists (Princeton: Princeton university Press, 1965), pp. 63-67; e Bertram Wyatt-Brown, "William Lloyd Garrison and Antislavery Unity: A Reappraisal," in R. Swierenga, ed., Beyond the Civil War Synthesis: Political Essays of the Civil War Era (Westport, Conn.: Greenwood Press, 1975), pp. 309-310.

[6] Nel tentativo di difendere gli abolizionisti dalla diffamazione degli psico-storici, il professor Duberman, egli stesso un radicale ma storico di orientamento psicanalitico, si impiglia in una propria psicologizzazione riduttiva contro gli abolizionisti. Quindi, vedi Martin Duberman, "The Northern Response to Slavery," in Duberman, Anti-Slavery Vanguard, pp. 407ff.

[7] Thomas Szasz, Karl Kraus and the Soul-Doctors: A Pioneer Critic and His Criticism of Psychiatry and Psychoanalysis (Baton Rouge, la.: Louisiana State University Press, 1976), p. 35. La risposta di Freud è registrata in H. Nunberg e E. Federn, ed. Minutes of the Vienna Psychoanalytic Society (New York: International Universities Press, 1967), II, 391.

[8] Quindi, vedi Wyatt-Brown, “William Lloyd Garrison,” pp. 321-322.

[9] Barzun, Clio, p. 48.

[10] Szasz, Karl Kraus, p. 114.

[11] Quentin Skinner, The Foundations of Modern Political Thought (Cambridge: Cambridge University Press, 1978), II, 7.

[12] In Szasz, Karl Kraus, pp. 112-13.

[13] Ibid., p. 45.

[14] Barzun, Clio, p. 51.

[15] Ibid., pp. 113-14.

[16] Donald C. Williams, "Philosophy and Psychoanalysis," in S. Hood, ed., Psychoanalysis, Scientific Method, and Philosophy (New York: Grove Press, 1959), pp. 175-76. Per una critica eccellente di Lazerowitz in parte usando il tu quoque, vedi K. Daya, "Some Considerations on Morris Lazerowitz's The Structure of Metaphysics" Mind, XXVII (1958), pp. 236-243.

[17]Williams, "Psychoanalysis," pp. 176-77.

[18] Sidney Hook, "Science and Mythology in Psychoanalysis," in Hook, Psychoanalysis, p. 223.

[19] Williams, "Psychoanalysis," p. 177.

[20] Ibid., pp. 177-178.

[21] Barzun, Clio, P. 84.

[22] Szasz, Karl Kraus, P. 114.

[23] Ibid., P. 113.

[24] Hal Davis, "The Shrink Who Left His Patients Short," The New York Post, (April 2, 1980), p. 8.

Sunday, September 28, 2008

No-rockets, no-planes, no-reality?

Ricordate il vecchio articolo dell'Independent che trattava dei problemi etici sollevati dall'utilizzo della tecnologia digitale per alterare le dirette televisive? Il dibattito era nato dall'inserimento apparentemente innocuo di un logo della CBS per coprire un poster – reale – della concorrente NBC. Ebbene, anche il New York Times, pochi giorni prima, ne aveva parlato:
Dan Rather, presentatore di CBS News, ha definito la decisione di sovrapporre un marchio della CBS creato in digitale per coprire un poster della NBC a Times Square nella copertura mediatica della CBS delle celebrazioni per il nuovo secolo “un errore” di cui si rammarica.

“Non c'è giustificazione per questo,” ha detto oggi Rather in un'intervista telefonica. “Non ne ho afferrato le possibili implicazioni etiche ed è stato un errore da parte mia.”

Esprimendo dubbi sul fatto che la CBS alteri in questo modo la realtà di una scena, ha detto, “per lo meno dovremmo precisare agli spettatori che lo stavamo facendo.

La decisione della CBS di usare una nuova forma di tecnologia che permette di generare elettronicamente delle immagini e sostituirle a strutture reali aveva sollevato un dibattito all'interno di CBS News ed oggi – alla conferenza a cui ha assistito Andrew Heyward, il presidente di CBS News e Leslie Moonves, il presidente della CBS Television – è stato chiaro che tale dibattito non è concluso.
Ma la parte interessante, e in certa misura sconcertante, è in alcune affermazioni di Andrew Heyward poco oltre:
[Heyward] ha detto di aver capito la discussione contro l'uso di questa tecnologia – che è ampiamente impiegata negli sport ed in alcuni spettacoli – nei notiziarii. Il pericolo è “che sembra troppo reale e quindi è sbagliato o potenzialmente sbagliato. Certamente concordo sul fatto che sia potenzialmente soggetta ad abusi.”

Ha poi notato che i progressi nelle tecniche delle immagini generate dal computer hanno fatto sembrare cose come dei missili che colpiscono Bagdad e degli aeroplani che si schiantano così reali da rendere imperativo per le reti sottolineare che queste non sono immagini reali.
Davvero curiosa la scelta degli esempi: sugli aerei del settembre 2001 ho già i miei sani dubbi, sulle missioni spaziali cinesi non ne parliamo, devo dubitare anche dei missili su Bagdad? C'è ancora qualcosa di vero, qualsiasi cosa, tra quelle che la tv ci mostra?

Saturday, September 27, 2008

La Cina oltre lo spazio/tempo

Sorprendente tecnologia cinese! Pensate: il resoconto dettagliato della missione spaziale Shenzhou 7, comprensiva del dialogo fra gli astronauti, è apparsa sul web prima ancora che il lancio fosse stato eseguito!

Incredibile, pure è così. Come a confermare la teoria della relatività, i cinesi non viaggiano solo nello spazio, ma anche nel tempo:
Un articolo che descrive il riuscito lancio della a lungo attesa missione spaziale della Cina comprensiva del dettagliato dialogo fra gli astronauti è comparso su internet giovedì, addirittura ore prima che il razzo avesse lasciato la terra.

L'agenzia ufficiale d'informazione del paese Xinhua ha inviato l'articolo sul proprio sito giovedì dove è rimasto per gran parte della giornata prima di essere ritirato.

Un redattore del sito Xinhuanet.com che ha risposto al telefono giovedì ha detto che l'invio dell'articolo è stato “l'errore di un tecnico.” Il redattore ha rifiutato di dare il suo nome come è solito per i funzionari cinesi.
La solita modestia cinese: il primo viaggio nel tempo che la storia ricordi, e loro minimizzano, “solo un errore.” Ma un errore in che senso, se l'articolo descriveva nel dettaglio le varie fasi del lancio e persino i dialoghi virgolettati dei protagonisti? Eccone alcuni estratti:
“Dopo questo ordine, tutte le luci segnaletiche si sono accese, vari dati appaiono sulle file di schermi, centinaia di tecnici fissano gli schermi, senza mancare il minimo cambiamento”…

“Un minuto dal via!”

“Changjiang No.1 ha raggiunto l'obiettivo!” …

“La voce ferma del controllore ha rotto il silenzio di tutta la nave. Ora, l'obiettivo è raggiunto 12 secondi prima del tempo previsto”…

“La pressione dell'aria nella cabina è normale!”

“Dieci minuti più tardi, la nave sparisce sotto l'orizzonte. Un caldo applauso e incoraggiamenti eccitati erompono nel cielo notturno, echeggiando attraverso il silenzioso Oceano Pacifico.”
Ora io sono un cretino se mi chiedo: 1) Il lancio nello spazio c'è stato veramente, o l'unico vero lancio è stato quello d'agenzia? 2) Non è che qua ci stanno vagamente pigliando pei fondelli?

Il “ciclo del denaro” for dummies

I corsi di studi economici a Laputa sono chiaramente diversi da quelli a cui siamo abituati noi quaggiù, e non è detto che sia un male, considerata le fregnacce in materia che ci vengono scaricate addosso in quantità pari solo, probabilmente, ai mucchi di denaro emessa della zecca di stato (e già qui non si sa se parliamo di economia o biologia: da dove li emette, 'sti coriandoli, dall'ovopositore?).

Invero, come ci riferisce il nostro inviato speciale, il Pesce Volante, i loro sistemi di apprendimento paiono essere piuttosto efficaci, seppur non di immediata comprensione, forse, per chi come noi poveri terrestri è ormai assuefatto alle poco pulite eiezioni di strani parassiti.

Vedete voi, in ogni caso questa lezione economica laputiana (o laputanesca? Boh!) è sicuramente un buon esercizio mentale per il fine settimana, che invito tutti a passare serenamente a dispetto dei goffi tentativi di diffondere il panico degli adepti del grosso insetto eiaculante.
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Di Giovanni Pesce


Da qualche tempo, il backstage del sistema di produzione dei biglietti di banca è conosciuto da i lettori del Gongoro sin dalle emissioni della Banca d’Inghilterra (biglietti firmati) e dalle emissioni di John Law (biglietti stampati in tipografia).

Per i nuovi lettori propongo un breve corso per non iniziati.

Il ciclo del denaro somiglia molto ad una manifestazione teatrale o circense: pensate ai biglietti d’entrata che stampati ricordano molto il vil denaro (ci sono i vari tagli: le poltronissime la platea ed il loggione).

Per poter ottenere all’inizio qualche biglietto occorre scambiarlo con qualcosa uscito dall’economia reale: un pollo, una bottiglia di vino, del formaggio, un po’ di pane sono oggetti che nell’antichità permettevano la concessione della tessera d’ingresso (tessera = biglietto con 4 lati).

Una volta ottenuto uno o più biglietti d’ingresso si entra nella sala delle rappresentazioni e si partecipa ad un mondo ideale platonicamente.

Si possono scambiare biglietti di poltrone con biglietti di galleria oppure si possono scambiare biglietti di una manifestazione canora con quelli più pregiati di una manifestazione teatrale.

Non c’è limite alle contrattazioni.

Qualche impresario garantiva con la frase “pagabili al portatore” un qualcosa di assimilabile alla restituzione dei beni che erano stati lasciati alla cassa per poter avere il biglietto d’ingresso; altri imprenditori-bigliettai si lasciavano scappare frasi del tipo “I promise to pay the bearer on demand the sum of.”
Nascosta in questa ultima frase c’è lo spostamento nel tempo della promessa, e la non-menzione del tempo lascia intendere la non-mutabilità nel tempo del valore della banconota.

Attualmente la promessa di retroconvertibilità non appare più sugli €uro.

Quanti biglietti possono essere stampati? All’incirca un po’ di più di quante sedie ci sono a disposizione dei convenuti; se si stampano “troppi” biglietti alcuni rimarranno fuori dalla porta, altri resteranno in piedi, altri litigheranno per le poltrone. Un overbooking fisiologico è, invece, permesso.

L’equilibrio dovrebbe derivare dall’accordo tra il cassiere, che desidera vendere moltissimi biglietti, e l’impresario che gestisce la rappresentazione teatrale ed il gestore del teatro che gestisce le sedie, che non sempre riesce a stare appresso alle vendite di biglietti.
In caso di non equilibrio, in una sedia si siederanno due persone, oppure chi si era prenotato per un Bob Dylan si preparerà per un concerto di Bennato; questo è il meccanismo dell’inflazione dei biglietti d’ingresso.

Il guaio è, parlando del denaro, che la rappresentazione finale non esiste e non ci sarà mai; l’unica rappresentazione sicura è garantita dalle persone che entrano, come in una sala da ballo, dove la figura del cliente pagatore e dell’attore è unica.
L’unica fornitura consiste nella musica adatta ai vari balli e l’unica “vera” azione che l’impresario può gestire è lo stop dell’orchestra.

In quel caso molti clienti escono dalla pista senza convertire il biglietto, dimodochè altri potranno, in un secondo momento, subentrare pagando la loro tassa d’ingresso.

Quindi una crisi monetaria ha due aspetti: molti perdono e pochissimi guadagnano molto.

Concludendo, vediamo come esistano due strati economici: quello dell’economia reale dove si produce il formaggio, il vino, le sedie, le uova e quello dell’economia finanziaria o del denaro che vive nel mondo delle idee.

La stessa operazione di stratificazione può essere ripetuta con la costruzione di nuovi strati superfinanziari, di grande idealizzazione e relativa grande debolezza strutturale.

Quello che è importante è la sintesi equilibrata dei due o più mondi economici; ma è mia opinione che non è l’equilibrio l’obiettivo degli impresari economici, anzi l’obiettivo è proprio il disequilibrio che genera flussi di denaro da una postazione ad un’altra.

Il disequilibrio massimo è costituito dalla guerra (mondiale).

Adesso vado alla Banca centrale a farmi restituire le bottiglie di vino che avevo lasciato all’ingresso. “Aridateme i soldi”.

Friday, September 26, 2008

«We don't have an inkling of his past»

Il ruolo di Chauncy Gardner (ovvero Chance il giardiniere) in Oltre il giardino (Being there '79) di Hal Ashby, una surreale satira delle cerchie del potere e dei loro rituali, è forse la gemma più luminosa della lunga carriera di Peter Sellers. L'idea, che verrà poi ripresa – e banalizzata – in Forrest Gump, di un personaggio patologicamente candido che viene frainteso e quindi accolto dalla più esclusiva e potente élite americana fino ad esser preso in considerazione come candidato alla presidenza, è la traccia su cui dipingere quel mondo a parte fatto di apparenza, cinismo e sotterfugio, e l'attitudine messianica che lo pervade. Ottimo anche il resto del cast e la colonna sonora. Da non perdere.

Crisis fakery

“There is nothing so strong or safe in an emergency of life as the simple truth”
(Charles Dickens)
Quando un'emergenza non esiste, lo Stato la crea, perché è nello stato d'emergenza che esso può prosperare ed espandere il suo potere e il suo campo d'azione. È un modus operandi le cui nefaste conseguenze abbiamo potuto osservare più volte negli ultimi anni: in pratica, ogni qual volta un governo, spalleggiato dalla sua corte mediatica, ha annunciato l'arrivo di una crisi, ciò che ha fatto è stato essenzialmente di crearla proprio con le azioni intraprese – almeno nelle dichiarazioni – per combatterla.

Il caso più eclatante è senza dubbio la cosiddetta “Guerra al Terrore,” proclamata con tanto di cerimonia ufficiale all'indomani degli attacchi del settembre 2001: c'era davvero un'emergenza terrorismo – pur volendo prendere per buona la teoria del complotto arabo? Chiaramente no, la minaccia del terrorismo è sempre stata irrisoria praticamente per chiunque vivesse nell'occidente industrializzato. Personalmente i miei problemi, le mie preoccupazioni, e così credo di poter dire quelli di tutti i miei conoscenti, in nessun caso comprendono, hanno mai compreso, il pericolo romanzesco di esser minacciato da un qualche “terrorista.”

Eppure, lo sconquasso emotivo provocato dalle immagini provenienti da Manhattan è stato abilmente manovrato, affinché gli americani accettassero di buon grado – meglio: richiedessero a gran voce! – quella delittuosa restrizione della libertà chiamata Patriot Act, seguiti a ruota da tutti noi, costretti a subire il sequestro del biberon al check-in dell'aeroporto. E quello stesso panico è servito poi, ça va sans dire, a dichiarare due guerre d'aggressione in nazioni tanto remote quanto strategicamente interessanti. Altro potere per lo stato, altri guadagni per i suoi clientes privilegiati.

Facendo un passo indietro non si può non ricordare la sempre molto in voga “Guerra alla Droga,” che da decenni non fa altro che arricchire i cartelli dei produttori e la malavita organizzata di varia nazionalità, criminalizzando al contempo una moltitudine di semplici consumatori innocenti. La droga è sì, per molti, un problema, ma è un problema personale. E in fin dei conti, dove starebbe l'emergenza quando una fetta che in Italia è pari a un quinto della popolazione vuole usare, e di fatto usa, una determinata sostanza? Fa male? Forse sì, come anche l'alcool e il tabacco. Anche lavorare fa male, l'amore poi è quello che fa più male di tutti. Tutte emergenze?

Ma veniamo agli sviluppi degli ultimi giorni. La crisi di oggi è quella – a lungo annunciata – dell'economia. Quello che è successo è abbastanza chiaro: l'enorme bolla creditizia gonfiata dalle insulse politiche monetarie permesse in primis dalla possibilità di creare denaro dal nulla è giunta al suo punto limite, causando il fallimento, prevedibile e augurabile, di grossi istituti finanziari. Per chi non è del tutto a digiuno di economia di scuola austriaca, si tratta della naturale depressione dovuta al riassestarsi del mercato a livelli più consoni, con l'eliminazione dei rami secchi, ovvero di quelle imprese che hanno agito al di là delle loro capacità, fallendo.

Ma ecco, quel governo USA e quella Fed che fino all'altro ieri erano i primi cantori del “va tutto bene/madama la marchesa,” proclamano aperta la crisi, annunciano il 9/11 (parola d'ordine) economico e, con i soldi del contribuente, corrono in soccorso delle banche insolventi, nazionalizzano istituti finanziari, salvano e premiano i truffatori delle assicurazioni (combinazione, si tratta in genere dei più generosi sponsor dell'attuale sistema politico). E preparano un Patriot Act economico, con poteri da leader supremo per il ministro del Tesoro. Si può esser certi che, con un simile spiegamento di interventi, l'emergenza ci sarà davvero, che se tutto andrà come deve, da piccola e salutare che è, la Depressione diventerà davvero Grande, con un po' di fortuna forse pure Massima.

E anche in questo caso, forte è la puzza di fake. La sentiamo esalare dai proclami terroristici diffusi dalla stampa, che parla di operazioni atte a sbloccare il flusso del credito, in un mercato congelato. Si percepisce chiaramente il tentativo di spargere il panico. Eppure, un'analisi più attenta della situazione, come Robert Higgs si è preso la briga di fare, illustra una situazione molto diversa dallo scenario apocalittico prospettato:
I prestiti commerciali ed industriali di tutte le banche commerciali, riportati mensilmente, sono cresciuti velocemente. Il rapporto più recente, per l'agosto 2008, mostra l'eccezionale volume di prestiti di 1.514 miliardi di dollari, il punto più alto della storia. Questo volume di prestiti è del 15,5 per cento maggiore di un anno fa e del 30,8 per cento maggiore di due anni fa. Credito congelato?

I prestiti al consumatore di tutte le banche commerciali, riportati mensilmente, sono anch'essi cresciuti velocemente. Il rapporto più recente, per l'agosto 2008, mostra l'eccezionale volume di prestiti di 845 miliardi di dollari, il punto più alto della storia. Questo volume di prestiti è del 9,2 per cento maggiore un anno fa e del 16,5 per cento maggiore di due anni fa. Credito congelato?

Anche i prestiti per beni immobili di tutte le banche commerciali, riportati mensilmente, sono cresciuti velocemente fino a molto di recente. Il rapporto più recente, per l'agosto 2008, mostra l'eccezionale volume di prestiti di 3.642 miliardi di dollari, soltanto un po' sotto il punto più alto della storia (nel maggio 2008). Questo volume di prestiti è del 4,1 per cento maggiore di un anno fa e del 15,5 per cento maggiore di due anni fa. Credito congelato?

Affinché non si sospetti che abbia selezionato i miei esempi, considerate infine l'importo di tutto il credito bancario di tutte le banche commerciali, che è riportato settimanalmente. Per la settimana più recente, quella che si è conclusa il 9 settembre, questo credito ammontava a 9.406 miliardi di dollari, che è solo un po' meno del picco assoluto di 9.485 miliardi di dollari raggiunto nella settimana che si è conclusa il 26 marzo 2008. Per i sei mesi scorsi, il credito totale delle banche commerciali è rimasto ad un alto livello, ben sopra i livelli raggiunti durante gli anni precedenti, quando tutti sembravano pensare che il credito fosse ampio.
Che significa tutto ciò? Che ”il cielo non ci sta cadendo sulla testa,” come conclude argutamente Higgs, non c'è motivo di panico, e soprattutto non c'è motivo, nel panico, di accordare quei supremi poteri che la classe politica, con la bava alla bocca, brama e pretende gli siano concessi. “I prestiti continuano ad essere concessi a prezzi più alti, e il mercato continua a funzionare ragionevolmente bene.” E se non c'è dubbio che il largo credito concesso in tutti questi anni, dovuto alle politiche dello stesso governo USA e della Fed, abbia portato ad una serie di cattivi investimenti, ce n'è ancora meno che questi investimenti debbano essere eliminati per riportare l'equilibrio, con una depressione che per quanto dolorosa non causerebbe una crisi duratura e avrebbe il pregio di riportare nuova linfa vitale nei mercati. Una sana potatura per rinvigorire la pianta, come Chauncy Gardner potrebbe suggerire.

Al contrario, cedere al panico e concedere alla politica di sfruttare il clima di terrore creato artatamente, consegnandole la cambiale in bianco dell'economia dopo quella della sicurezza, lasciando così che tutti i rami malati continuino ad infettare e a soffocare i germogli sani, questo sì che provocherebbe quell'emergenza che i politici dicono di voler risolvere, e che ancora non esiste.

Thursday, September 25, 2008

Colpo grosso dei soliti noti

Il testo dell'accorata lettera di Ron Paul al popolo americano. Senza ulteriore commento.
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Il tempo sta finendo


Cari amici,

Ogni volta che un Grande Consenso Bipartisan viene annunciato, e i media compiacenti assicurano a tutti che le meravigliose azioni dei nostri saggi leader vengono intraprese per il nostro bene, è possibile sapere con assoluta certezza che il disastro sta per colpire.

Gli eventi della settimana scorsa non fanno eccezione.

Il pacchetto di salvataggio che sta per essere fatto ingoiare al Congresso non è soltanto insensato economicamente. È decisamente sinistro. Si fa beffe della nostra Costituzione, che i nostri leader non dovranno mai più preoccuparsi di fingere che sia ancora in vigore. Promette al popolo americano l'infinito incubo di un debito sempre maggiore che sarà chiamato a caricare sulle sue spalle. Due settimane fa, l'analista finanziario Jim Rogers ha detto che il salvataggio di Fannie Mae e Freddie Mac ha reso l'America più comunista della Cina! “Questo è il welfare per i ricchi,” ha detto. “Questo è socialismo per i ricchi. È un soccorso per i finanzieri, le banche, i Wall Streeters.”

Questo descrive alla perfezione l'attuale pacchetto di salvataggio. E ci viene detto che è inevitabile.

L'affermazione che il mercato ha causato tutto questo è sciocca in modo così sbalorditivo che solo i politici ed i mass media potrebbero fingere di crederci. Ma questo è diventato il giudizio convenzionale, con il risultato voluto che i responsabili della bolla del credito e le sue prevedibili conseguenze – prevedibili, tali sono, per coloro che capiscono la solida economia austriaca – vengono lasciati impuniti. In questo caos il sistema della Federal Reserve si sta in ora proponendo come il salvatore, piuttosto che come il colpevole!

• Il segretario del Tesoro è autorizzato ad acquistare fino a 700 miliardi di dollari in titoli legati ai mutui in qualsiasi momento. Questo significa che 700 miliardi di dollari è soltanto l'inizio di ciò che ci ha colpito.

• Le istituzioni finanziarie sono “designate come agenti finanziari del governo.” Questo è il New Deal che pone fine a tutti i New Deal.

• Poi c'è questo: “Le decisioni da parte del Segretario ai sensi dell'autorità della presente legge non sono rivedibili e non sottoposte a discrezione di agenzia, e non possono essere riesaminate da un tribunale di legge o di qualsiasi agenzia amministrativa.” Traduzione: il Segretario può acquistare qualunque debito spazzatura desideri, caricarne l'onere sul popolo americano, ed è soggetto a nessuno in questo processo.

Così se ne va il vostro paese.

Anche alcuni cosiddetti economisti di libero mercato chiamano tutto questo “tristemente necessario.” Triste, sì. Necessario? Non fatemi ridere.

Il nostro sistema a partito unico è complice in un altro crimine contro il popolo americano. Gli stessi due principali candidati presidenziali di partito inizialmente manifestato il loro forte sostegno per salvataggi di questo tipo – un altro esempio della grande scelta che presumibilmente abbiamo questo novembre: sì o sì. Ora, di primo acchito, non sono esattamente certi di quali sono le loro opinioni. Un triste spettacolo, davvero.

Anche se l'attuale pacchetto di salvataggio quasi certamente non è la fine delle atrocità politiche, vedremo come si sviluppa la crisi, il tempo è breve. Il Congresso può votare già domani. Con un sondaggio Rasmussen che rileva il supporto per il salvataggio ad un anemico sette per cento, alcuni membri del Congresso hanno paura di votare a favore. Chiamateli! Fatevi sentire! Dite loro che non voterete mai chi sostiene questa atrocità.

La questione si riduce a questo: ci importa qualcosa della libertà? Ci importa qualcosa della responsabilità? Ci importa qualcosa se il nostro governo ed i media sono stati comprati e pagati? Ci importa qualcosa dell'americano medio che sta per essere rapinato, al fine di sovvenzionare gli individui più facoltosi di Wall Street e del governo? Ci importa qualcosa?

Quando i giochi saranno fatti, ci alzeremo e combatteremo, anche se ciò significa ribellarsi contro ogni opinione di moda in politica e nei mezzi di comunicazione?

Tempi come questi hanno un loro modo per dirci che tipo di popolo siamo, e in che tipo di paese dovremmo essere.
In libertà,

Ron Paul

Wednesday, September 24, 2008

Premio Caligola - Settembre '08

Interessante novità per il Premio Caligola - Il potere gli ha dato alla testa di settembre: per la prima volta, un concorrente proveniente dal paese delle caste – no, non l'Italia – l'India. L'esotica candidatura è per la giustizia indiana, che veniamo a sapere da Punto Informatico, ha deciso di usare uno scanner cerebrale per determinare la colpevolezza degli imputati, un sistema che ricorda il film Minority Report, ma la vita, bisognerebbe spiegare ai giudici indiani, non è un film.

Già, la vita non è un film, ma quando arrivano notizie dalle isole britanniche vien da pensare che si tratti di un libro, uno a scelta tra 1984 di Orwell e Il Mondo Nuovo di Huxley. La notizia di questa volta, che ci consegna il secondo concorrente, appartiene al secondo: si tratta infatti di un progetto da 600.000 sterline per scoprire la sessualità gay nelle scuole pubbliche elementari. Qualsiasi cosa pur di non insegnare a leggere e a scrivere, ma ancora meglio se si riesce nel frattempo a riempire la testa dei bambini di desideri (omo)sessuali che la stessa immaturità dei loro corpi vorrebbe negare. In altre parole, come creare l'Omo Nuovo, rigorosamente a spese del contribuente.

L'ultimo posto nel nostro terzetto è occupato dal concorrente che parte con i favori del pronostico: la mitica amministrazione Bush, che con la sua proposta di legge scaccia-crisi economica vuole consegnare nelle mani del ministro del tesoro Paulson, uomo Goldman-Sachs, poteri che persino il vero Caligola non si sarebbe neanche mai sognato. Se la legge passerà potrà comprare e vendere titoli immondizia a suo esclusivo giudizio, a botte di 700 miliardi per volta, al prezzo che ritiene giusto. Un perfetto esempio di come lo stato affronta il disastro economico che ha provocato, se mai ce ne fosse stato bisogno.

Ma ora a voi, la vostra opinione è quello che conta, fate sentire la vostra voce, partecipate al meccanismo democratico, non rinunciate al vostro diritto, non scaricate la vostra responsabilità, insomma votate: è gratis!
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India, in galera dopo uno scanning cerebrale


Di brain scanning si è parlato in diverse occasioni, ma in India qualcuno pare convinto che una particolare versione dello scanner cerebrale funzioni, anche in assenza di prove scientifiche attendibili: lo scorso giugno, servendosi di un BEOS test, un magistrato ha ritenuto una donna effettivamente colpevole dell'uccisione dell'ex fidanzato e l'ha condannata al carcere a vita.

Il BEOS (Brain Electrical Oscillations Signature) test è un sistema sviluppato dal neurologo indiano Champadi Raman Mukundan: impiega un elettroencefalogramma per determinare se un dato soggetto ricorda specifici dettagli di un crimine, nel momento in cui questo viene letto ad alta voce, spiega Engadget.

Molte le perplessità sulla vicenda: la memoria episodica di un evento è notoriamente ritenuta fallace e, nella circostanza, i risultati del test non sono neppure stati vagliati attraverso il processo della revisione paritaria. Dunque, gli esperti affermano che già queste semplici considerazioni rendono l'esito della vicenda a dir poco risibile.

Tuttavia la condanna è stata formalizzata e la donna è ufficialmente un'assassina. A nulla è servito insistere nelle dichiarazioni di innocenza, che non hanno lambito l'attenzione degli inquirenti, convinti dell'assoluta affidabilità della macchina.

La notizia della singolare condanna ha ora varcato i confini indiani: "Tutto ciò contemporaneamente mi interessa e mi infastidisce", racconta all'International Herald Tribune Henry Greely, bioetico della Stanford Law School a proposito del verdetto indiano. “Insistiamo a cercare soluzioni tecnologiche magiche, per le macchine della verità. Può darsi un giorno le avremo, ma è necessario pretendere i più alti standard per provare l'assoluta veridicità delle affermazioni, prima di rovinare la vita delle persone basandoci su di esse.”
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Ricercatori dicono: insegnate il piacere del sesso gay ai bambini di cinque anni


Ai bambini fin dai cinque anni dovrebbe venir insegnato a a capire i piaceri del sesso gay, secondo i capi di un progetto di formazione finanziato dal contribuente.

I responsabili del progetto si sono date l'obiettivo di “creare delle classi elementari in cui la sessualità omosessuale sia affermata e celebrata.”

L'ambizione è stata rivelata dai documenti preparati per il progetto No Outsiders condotto da ricercatori universitari e finanziato con 600.000 sterline di soldi pubblici forniti dal Consiglio di Ricerca Economico e Sociale.

Lo scopo dichiarato del progetto – operativo in 14 scuole primarie – è di bloccare il bullismo e il pregiudizio verso gli omosessuali.

Tuttavia, ad un seminario all'università di Exeter, i sostenitori del gruppo andranno oltre l'ordine del giorno anti-bullismo e discuteranno il “piacere e il desiderio in contesti educativi.”

Un documento preparato per il seminario e redatto in complicato gergo accademico recita: “Il gruppo è interessato ad affrontare la desessualizazione del corpo dei bambini, la negazione del piacere e del desiderio nei contesti educativi e la tendenza ad evitare per vergogna la discussione sull'attività corporea (sessuale) del progetto di lavoro No Outsiders.”

“Il pericolo di essere accusati di corrompere bambini innocenti ha spinto i membri del gruppo a precisare ripetutamente che questo progetto non si occupa del sesso o del desiderio – e quindi dei corpi.”

“Tuttavia, ad un livello molto significativo, questo è esattamente ciò di cui si occupa, e negarlo può avere implicazioni negative significative per i bambini e i giovani.”

No Outsiders è condotto dai ricercatori dall'università di Sunderland e coinvolge inoltre accademici dell'Istituto dell'Educazione dell'Università di Exeter. Libri, spettacoli di burattini e giochi sono usati per insegnare ai bambini i rapporti dello stesso sesso.

Durante il progetto, dice il documento del seminario, i suoi membri si sono “sfidati l'un l'altro nell'andare oltre ogni possibile immaginazione nelle pratiche omosessuali.”

Il seminario “esaminerà il presunto dato scontato delle classi elementari senza sesso, senza corpo e senza desiderio” e lo spazio dato ai corpi, i desideri ed i piaceri degli stessi membri del gruppo di ricerca in questa ricerca.”

Le discussioni hanno provocato una furiosa reazione dai critici dell'agenda dei diritti degli omosessuali. Simon Calvert dell'Istituto Cristiano ha detto: “Quando un adulto che sta lavorando in una scuola primaria suggerisce che i bambini dovrebbero esplorare la loro sessualità, questo dovrebbe provocare un reclamo alla polizia.”

Patricia Morgan, autrice di studi sulla vita familiare e sull'adozione gay, ha detto: “La proposta è che le aule della scuola primaria dovrebbero trasformarsi in saune gay. Questa è pratica omosessuale nelle scuole minori. Gli idioti che hanno abrogato la Sezione 28 dovrebbero considerare che questo è il punto in cui ci ha portato.

La dott. Elizabeth Atkinson, direttrice del progetto, ha detto che il seminario non aveva collegamento con il lavoro di No Outsiders nelle aule. “Il seminario fa parte di un dibattito accademico di vecchia data e non ha niente a che fare con le scuole,” ha detto. “Non ha collegamento con l'educazione sessuale.”

La Sezione 28, la legge che vietava la promozione dell'omosessualità nelle scuole pubbliche, è stata abrogata cinque anni fa. Il consiglio corrente sull'educazione sessuale dice che non si dovrebbe promuovere l'orientamento o l'attività sessuale.

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Pochi limiti proposti per Paulson all'indomani del 9/11 economico


Se l'amministrazione Bush avrà il via libera, chiunque fosse danneggiato dall'uso del ministero del Tesoro dei prestiti da 700 miliardi di dollari per il salvataggio di Wall Street potrebbe non avere rimedio.

Il progetto di legge propone ampi poteri per il Segretario del Tesoro Henry Paulson di comprare e vendere titoli legati a mutui secondo il suo giudizio. Al di là dal richiedere rapporti periodici al Congresso, la legge non fornisce supervisione dell'amministrazione dei prestiti – e specificamente esclude ogni corte o agenzia dall'esaminarla.

I democratici del Congresso hanno detto che sono coscienti di passare ad un'amministrazione a fine mandato ciò che un assistente ha chiamato “un assegno in bianco.”

Il presidente del Comitato Giudiziario della Camera John Conyers Jr. (dem., Michigan) “è molto preoccupato dalla larghezza del testo della bozza, e stiamo lavorando per assicurare che limiti ragionevoli siano inclusi,” ha detto un membro del comitato.

Lo sforzo per bloccare la revisione della corte ha ricordato ad alcuni funzionari del Congresso la risposta dell'amministrazione Bush agli attacchi terroristici dell'11 settembre 200, quando ha intrapreso azioni per mantenere i giudici lontani dall'intervenire sulle decisioni sulle intercettazioni telefoniche e la detenzione di sospetti agenti nemici.

In quella crisi, ed apparentemente in questa, l'amministrazione ha sostenuto che esporre alla revisione della corte le azioni decise sul momento avrebbe dissuaso i funzionari dall'assumersi responsabilità e rispondere rapidamente.

Un portavoce del dipartimento del Tesoro, citando le intense trattative con Capitol Hill, ha rifiutato di dire perché il testo è stato inserito o se l'amministrazione avrebbe considerato forme alternative di supervisione. “Non commenteremo una bozza che ancora potrebbe cambiare” né forniremo le ultime proposte, ha detto il portavoce Brookly McLaughlin.

Tuesday, September 23, 2008

La crisi dell'Intervenzionismo

“Si dice spesso che Keynes e il New Deal salvarono il capitalismo. In realtà, le sue idee hanno profondamente alterato ciò che chiamiamo capitalismo.”
(Lew Rockwell in “Speaking of Liberty”, pag. 72.)


Rilancio questo articolo di Usemlab pubblicato nel febbraio del 2004 (!). Sarebbe davvero interessante confrontarlo con le analisi delle pagine economiche dei quotidiani di allora. Quando si dice veder lungo...
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Quello che oggi, in seno ad ogni Welfare State, viene erroneamente definito capitalismo è in realtà un sistema ibrido tra una economia di piano e una economia di libero mercato il cui baricentro continua anno dopo anno a spostarsi verso l'economia di piano. Il fatto che una nuova nazionalizzazione dei mezzi di produzione o di interi settori economici, o l'abolizione della proprietà privata, siano eventi difficilmente ripetibili, non esclude che, nella sua vera essenza, il sistema si stia dirigendo verso una pianificazione estensiva e omnidirezionale, benché ancora indiretta, delle attività economiche. Tale programmazione oggi viene realizzata prevalentemente attraverso un grave processo di interferenza nei prezzi di mercato, in particolar modo quelli pertinenti alle variabili che più che mai condizionano direttamente il benessere percepito dai soggetti economici: mercati azionari, tassi di interesse, mercati valutari.

Un uomo vissuto in America ai tempi del vero laissez faire che venisse catapultato nella realtà di oggi rimarrebbe sconvolto dall'intrusione del governo e dei suoi apparati parastatali, in primis la banca centrale, in materia di questioni economiche. Con molta probabilità classificherebbe il sistema economico attuale come la realizzazione di uno strano e indefinibile esperimento “quasi-socialista.”

Rimarrebbe senza parole davanti al processo di corruzione dell'economia di libero mercato e davanti ai molteplici tentativi di interferire col quel libero coordinamento degli agenti economici che, attraverso lo scambio, la cooperazione, la competizione e lo spirito imprenditoriale, rende possibile sia l'armonioso avanzamento della civiltà che la generazione di nuova ricchezza.

Forse rimarrebbe sorpreso nel constatare come, nonostante questa vasta ingerenza governativa, tutto proceda ancora per il meglio, ma di certo avrebbe delle forti perplessità in merito alla sostenibilità di un sistema economico così gestito. Ai suoi occhi, l'incanto reso possibile dalla continua espansione del credito, dalla spesa pubblica, e della moneta cartacea si dissolverebbe nel giro di pochi minuti. Per analogia ricordebbe all'istante il Grande Esperimento Economico realizzato in Francia da John Law agli inizi del XVIII secolo.

Come scrisse Mises quasi ottanta anni fa, non ci sono che due alternative all'organizzazione economica ed esse si ritrovano nei sistemi economici puri. Dei due, il sistema di libero mercato basato sulla proprietà privata è l'unico in grado di accrescere il benessere e il tenore di vita. Il socialismo, invece, cadendo nell'impossibilità del calcolo economico, genera il caos economico, si accompagna a un generale impoverimento della popolazione e si risolve, in ultima analisi, nel fallimento.

L'intervenzionismo, come via di mezzo, dice Mises, argomentando estensivamente la sua tesi in “Critique of Interventionism,” è un sistema superfluo, inutile e dannoso. Non solo non raggiunge gli scopi che si prefigge, ma crea distorsioni nel processo economico che si risolvono in una permanente instabilità dei fenomeni economici e sociali a correzione dei quali sono necessari ulteriori interventi, in un crescendo che conduce gradualmente verso il sistema socialista puro.

Purtroppo, è ancora una volta sulla base della tragica inversione delle relazioni di causa effetto che l'intervenzionismo è diventato il sistema comunemente adottato dai paesi industrializzati. La maggior parte degli economisti, sulle orme di Keynes, considera erroneamente come deficienze proprie del sistema di libero mercato quella che in realtà è l'incapacità del libero mercato di funzionare correttamente a causa delle interferenze governative.

In maniera paradossale, il numero di provvedimenti economici adottati da governi e banche centrali per cercare di risolvere i dissesti provocati dalle precedenti politiche economiche è soggetto a una prolificazione che si autoalimenta, realizzando nel lungo termine una restrizione crescente delle libertà economiche, oltre che un impoverimento relativo rispetto ai migliori traguardi altrimenti raggiungibili da una pura economia di libero mercato.

L'intervenzionismo è destinato inevitabilmente a due generi di crisi che si risolvono quasi contemporaneamente. Nel momento in cui le forze di mercato diventano più forti di qualunque opposizione, si ha da un lato la crisi dell'intervenzionismo stesso come metodo di gestione economica e, dall'altro, emerge la crisi o depressione economica come necessaria fase di riaggiustamento degli equilibri a lungo tempo turbati.

Gli stessi cicli economici traggono principalmente origine dagli interventi espansivi di un particolare organo governativo e di tutto il sistema che essa supervisiona: la banca centrale. La teoria economica Austriaca ha il particolare merito di avere spiegato come ciò avviene e perché avviene. Nonostante l'illusione alimentata dagli uomini di potere e dai media, fintanto che l'intervenzionismo interferisce in maniera sostanziale con i processi economici non ci sono modi di evitare le fasi del ciclo economico. Le recessioni altro non rappresentano che una fase di pulizia del sistema economico da quegli squilibri creati nella precedente fase espansiva, a sua volta favorita dall'intervenzionismo.

Le forze del libero mercato causano la recessione solo perché sono state a lungo disturbate dall'intervenzionismo.

Tuttavia, la presunzione degli ingegneri economici di poter ammorbidire i cicli economici dei quali essi stessi sono causa, si è evoluta gradualmente, e pericolosamente, nella presunzione di poter generare una illimitata espansione economica. Non solo questa pretesa rappresenta una assurdità irrealizzabile della quale si va sempre più fieri in un periodo di crisi sempre palpabile, pronto a riemergere in tutta la sua tragica inevitabilità, ma è divenuta un atto di fede sia per il cittadino comune che per l'esperto in materie economiche.

Entrambi, ad ogni rallentamento delle attività economiche, si appellano all'intervenzionismo come se esso fosse in grado di apportare dei benefici sociali ed economici laddove invece, come dice Mises, "esso è solo dannoso in quanto trattiene e distorce la produzione e il consumo da quegli usi che i consumatori valorizzano come più importanti".

Tranne l'economia austriaca, tutte le teorie economiche degli ultimi 70 anni, da Keynes in avanti, hanno conferito agli ingegneri economici autorità e poteri sempre più ampi. Le loro adozioni pertanto sono state, a seconda della situazione contingente, sempre ben accolte dagli uomini di governo. Tramite l'applicazione pratica di tali teorie, crisi dopo crisi, si è giunti a un livello di interferenza governativa nei processi economici, e non solo, che ha pochi precedenti.

Negli ultimi tre anni per ostacolare la crisi economica di inizio millennio si è toccato l'apice di ogni sforzo intervenzionista mai realizzato negli Stati Uniti, sia in termini quantitativi, come percentuale del GDP, che in termini qualitativi, come interferenza e distorsione del libero mercato e dei meccanismi di formazione dei prezzi. Ed è più che mai evidente come ognuna di queste crisi economiche (da quella del Messico del 1995, dell'area asiatica del 1997, della Russia del 1998, dell'Argentina del 2001 solo per citare le ultime che hanno suscitato più clamore), non rappresenti la crisi del capitalismo, bensì la crisi dello stesso intervenzionismo. Come scrisse Mises già nel 1926 (Interventionism, pag 15):
“Etatists and socialists are calling the great crisis from which the world economy has been suffering since the end of the World War the crisis of capitalism. In reality, it is the crisis of interventionism.”

“Gli statisti e i socialisti chiamano crisi del capitalismo la grande crisi che ha colpito l'economia mondiale a partire dalla fine della (prima) guerra mondiale. In realtà, si tratta di crisi dello stesso intervenzionismo.”
L'ultimo sforzo che ha generato la ripresa economica più finta e insostenibile di ogni altro tempo, destinata non solo a una breve durata, ma anche a un fallimento che molto probabilmente sarà sorprendente e spettacolare, potrebbe essere il punto di arrivo di una crisi dell'intervenzionismo giunto di fronte a una delle due alternative: il ritorno a una pura economia di libero mercato da una parte o gli ultimi passi verso l'adozione di una qualche forma di socialismo.

Nei riguardi della prossima crisi economica, pertanto, non è il "quando" si manifesterà che comincia a diventare preoccupante, piuttosto il "come" essa verrà affrontata. Il sospetto è che gli squilibri accumulatisi fino ad oggi possano essere davvero troppo pesanti per essere sopportati senza che si faccia appello a un intervento straordinario, omnidirezionale, e allo stesso tempo irrazionale, in grado di riavvicinarci là dove solo il ricordo di certi orrori è riuscito per lungo tempo a tenerci a debita distanza.

A suo tempo, verso la fine degli anni venti, Mises era molto preoccupato della crescente adozione dell'intervenzionismo a scapito di un sistema puro di libero mercato. La storia purtroppo ebbe modo di mostrare tutta la fondatezza di quelle preoccupazioni, sia per quel che riguardò le sorti della Germania che degli Usa. La prima si aprì definitivamente al nazionalsocialismo, la seconda approdò a quella che ancora oggi, ma forse non per molto, resta la più grande crisi economica della sua storia.