Sunday, September 21, 2008

Tovarisch George

“I do not think it is an exaggeration to say history is largely a history of inflation, usually inflations engineered by governments for the gain of governments.”
(Friedrich August von Hayek)
C'è anche un risvolto positivo nella crisi economica che sta travolgendo le maggiori istituzioni bancarie e che ha già cominciato a farsi sentire nelle nostra vita quotidiana: finalmente i governi – quello USA in primis – che fino a ieri si proclamavano eroi del libero mercato gettano la maschera, nazionalizzando colossi finanziari falliti e iniettando enormi quantità di denaro fresco di stampa nei mercati per dare l'illusione di gestire la crisi quando in realtà non fanno altro che farla pagare ai contribuenti.

Liberisti? Ovviamente no, socialisti come ogni governo che si rispetti è sempre stato, con le mani ben sistemate sulle leve della politica monetaria, peccato originale che rende qualsiasi sembianza di mercato un ben congegnato inganno. Come notato acutamente da Robert B. Ekelund and Mark Thornton in un recente articolo:
... anche una forma insidiosa di “politica basata sul mercato” è uno dei veri colpevoli nel disordine corrente. Nel 1999 un Congresso repubblicano passò una legge, firmata dal presidente democratico Bill Clinton, che annullava il Glass-Stegall Act del 1933, ovvero il divorzio, sancito nell'era della depressione, delle attività bancarie commerciali da quelle di investimento. Questo ha provocato un diluvio di strumenti finanziari “creativi” coperti da banconote e da altre carte commerciali. Gran parte della regolamentazione bancaria dell'amministrazione Roosevelt – compreso l'abbandono della parità aurea – non aveva assolutamente alcun senso, ma i mercati possono fallire con terribili conseguenze a breve termine con un sistema monetario fiat. Con il Glass-Stegall, il Congresso attenuò la tendenza e le tentazioni delle banche di generare esternalità enormemente costose per la società, in questo caso, mantenendo pacchetti di titoli garantiti da mutui ritenuti sicuri dalle agenzie di valutazione ma che alla fine hanno fallito la prova del mercato.

La Legge di Ammodernamento dei Servizi Finanziari del 1999 avrebbe avuto perfettamente senso in un mondo regolato da una parità aurea, con riserva bancaria al 100%, e nessuna assicurazione sui depositi della FDIC; ma in questo mondo, questa “deregulation” è in pratica un welfare corporativo per le istituzioni finanziarie e un rischio morale che costerà caro ai contribuenti. Tali privilegi di governo non sono niente di nuovo per i repubblicani – considerate le efficaci sovvenzioni alle industrie farmaceutiche, siderurgiche, e agli zuccherifici – ma questo particolare regalo alle istituzioni finanziarie è ciò che ha permesso alla bolla del credito di espandersi a tali irragionevoli proporzioni, perché ha permesso ad ogni tipo di banca di dedicarsi a transazioni sempre più rischiose e di ampliare notevolmente il livello dei loro bilanci. Mentre la crisi si spande, il credito continua a contrarsi, il rischio di fallimenti di banche aumenta e la possibilità di conseguenze economiche molto più gravi diventa più evidente. La crisi S&L è costata ai contribuenti alcune centinaia di miliardi, ma questa crisi ha il potenziale di accollare al contribuente parecchi trilioni in prestiti.
In poche parole, in un sistema fallato alla radice, come questo in cui viviamo dove il denaro, slegato da qualsiasi contatto con il mondo reale, è diventato un'astrazione, anche le norme più ragionevoli per regolare i liberi scambi tra gli attori economici si trasformano in trappole per i lavoratori ed ulteriori fonti di guadagno e di potere per le élite.

Ed è persino divertente vedere oggi il vero volto dei campioni del “libero mercato” mentre professano apertamente il nuovo verbo dell'intervento statale, del maggior controllo come se la bolla immobiliare non fosse il prevedibile risultato delle scellerate politiche delle banche centrali, con tassi mantenuti innaturalmente bassi e la possibilità delle banche di moltiplicare denaro inesistente ricorrendo alla riserva frazionaria sicure del salvagente statale quando la nave sarebbe affondata. Un premio all'irresponsabilità, puntualmente e criminalmente consegnato dallo stato ai principali artefici di un disastro epocale:
E' stato impedito che banche, assicurazioni, finanziarie, un sistema quasi criminale che stava pagando i propri errori con il fallimento, ricevesse la sua giusta punizione dal mercato. In questo mondo, possono fallire gli imprenditori di qualunque industria, non i banchieri. Da oggi è finalmente chiaro.

Un privilegio speciale concesso dallo stato. Non bastava quello di stampare moneta dal nulla grazie al moltiplicatore monetario. Adesso viene concesso un privilegio ancora più speciale. Godere della protezione dallo stato per gli errori commessi. Protezione che paghiamo noi taxpayers. I tartassati. Con il nostro lavoro e i nostri sudati risparmi.
La storia si ripete, e quella che stiamo vivendo è la replica, in versione maggiorata, della Grande Depressione degli anni trenta. Le soluzioni proposte e messe in atto dagli stati sono le stesse: più stato, più spesa, più deficit, più controllo. Le conseguenze, purtroppo, saranno logicamente le stesse:
... nessuno in realtà pose fine alla Depressione. L'economia crebbe a singhiozzo durante gli anni 30. Ma la disoccupazione rimase in doppia cifra, ed i brevi sbalzi di crescita si smorzarono sempre.

Entro il '38, c'erano più disoccupati di quando FDR era stato eletto sei anni prima.

La disoccupazione ricadde ai livelli pre-Depressione soltanto dopo che un quinto della forza lavoro venne arruolata per combattere la Seconda Guerra Mondiale.
E il rombo della guerra in arrivo già è percepibile in sottofondo, per chi ha l'udito più sensibile, appena nascosto dai proclami dei politici e dal rumore delle borse che crollano. Ottimo lavoro, tovarisch George!

2 comments:

Anonymous said...

Quindi per logica ci stiamo avviando verso un nuovo conflitto planetario!?

Anonymous said...

Mi spiace rilasciare commenti come anonimo,ma sciccome mi sono gia registrato 2 volte,una volta come Shardaneddu e una volta come Sardus ma poi non mi riconosce mai la password...mi son rotto e faccio prima come anonimo.

Comunque...andando proprio alla radice del problema la guerra e' lo sbocco fisiologico di una grande crisi perche' con la guerra i nostri "sovrani" ci distraggono dalle vere motivazioni della crisi stessa e puntano il dito su problemi creati ad hoc,la guerra quindi serve per mantenere inalterato lo status quo dell'elite dominante.Secondo voi dalla camera dei bottoni pensano "facciamo una guerra per tenere alto il PIL"?oppure "facciamo una guerra per distogliere l'attenzione del popolo dalle nostre responsabilita' relative alla crisi"?
Non so perche' ma mi preoccupa di piu' la prima ipotesi!