I corsi di studi economici a Laputa sono chiaramente diversi da quelli a cui siamo abituati noi quaggiù, e non è detto che sia un male, considerata le fregnacce in materia che ci vengono scaricate addosso in quantità pari solo, probabilmente, ai mucchi di denaro emessa della zecca di stato (e già qui non si sa se parliamo di economia o biologia: da dove li emette, 'sti coriandoli, dall'ovopositore?).
Invero, come ci riferisce il nostro inviato speciale, il Pesce Volante, i loro sistemi di apprendimento paiono essere piuttosto efficaci, seppur non di immediata comprensione, forse, per chi come noi poveri terrestri è ormai assuefatto alle poco pulite eiezioni di strani parassiti.
Vedete voi, in ogni caso questa lezione economica laputiana (o laputanesca? Boh!) è sicuramente un buon esercizio mentale per il fine settimana, che invito tutti a passare serenamente a dispetto dei goffi tentativi di diffondere il panico degli adepti del grosso insetto eiaculante.
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Di Giovanni Pesce
Da qualche tempo, il backstage del sistema di produzione dei biglietti di banca è conosciuto da i lettori del Gongoro sin dalle emissioni della Banca d’Inghilterra (biglietti firmati) e dalle emissioni di John Law (biglietti stampati in tipografia).
Per i nuovi lettori propongo un breve corso per non iniziati.
Il ciclo del denaro somiglia molto ad una manifestazione teatrale o circense: pensate ai biglietti d’entrata che stampati ricordano molto il vil denaro (ci sono i vari tagli: le poltronissime la platea ed il loggione).
Per poter ottenere all’inizio qualche biglietto occorre scambiarlo con qualcosa uscito dall’economia reale: un pollo, una bottiglia di vino, del formaggio, un po’ di pane sono oggetti che nell’antichità permettevano la concessione della tessera d’ingresso (tessera = biglietto con 4 lati).
Una volta ottenuto uno o più biglietti d’ingresso si entra nella sala delle rappresentazioni e si partecipa ad un mondo ideale platonicamente.
Si possono scambiare biglietti di poltrone con biglietti di galleria oppure si possono scambiare biglietti di una manifestazione canora con quelli più pregiati di una manifestazione teatrale.
Non c’è limite alle contrattazioni.
Qualche impresario garantiva con la frase “pagabili al portatore” un qualcosa di assimilabile alla restituzione dei beni che erano stati lasciati alla cassa per poter avere il biglietto d’ingresso; altri imprenditori-bigliettai si lasciavano scappare frasi del tipo “I promise to pay the bearer on demand the sum of.”
Nascosta in questa ultima frase c’è lo spostamento nel tempo della promessa, e la non-menzione del tempo lascia intendere la non-mutabilità nel tempo del valore della banconota.
Attualmente la promessa di retroconvertibilità non appare più sugli €uro.
Quanti biglietti possono essere stampati? All’incirca un po’ di più di quante sedie ci sono a disposizione dei convenuti; se si stampano “troppi” biglietti alcuni rimarranno fuori dalla porta, altri resteranno in piedi, altri litigheranno per le poltrone. Un overbooking fisiologico è, invece, permesso.
L’equilibrio dovrebbe derivare dall’accordo tra il cassiere, che desidera vendere moltissimi biglietti, e l’impresario che gestisce la rappresentazione teatrale ed il gestore del teatro che gestisce le sedie, che non sempre riesce a stare appresso alle vendite di biglietti.
In caso di non equilibrio, in una sedia si siederanno due persone, oppure chi si era prenotato per un Bob Dylan si preparerà per un concerto di Bennato; questo è il meccanismo dell’inflazione dei biglietti d’ingresso.
Il guaio è, parlando del denaro, che la rappresentazione finale non esiste e non ci sarà mai; l’unica rappresentazione sicura è garantita dalle persone che entrano, come in una sala da ballo, dove la figura del cliente pagatore e dell’attore è unica.
L’unica fornitura consiste nella musica adatta ai vari balli e l’unica “vera” azione che l’impresario può gestire è lo stop dell’orchestra.
In quel caso molti clienti escono dalla pista senza convertire il biglietto, dimodochè altri potranno, in un secondo momento, subentrare pagando la loro tassa d’ingresso.
Quindi una crisi monetaria ha due aspetti: molti perdono e pochissimi guadagnano molto.
Concludendo, vediamo come esistano due strati economici: quello dell’economia reale dove si produce il formaggio, il vino, le sedie, le uova e quello dell’economia finanziaria o del denaro che vive nel mondo delle idee.
La stessa operazione di stratificazione può essere ripetuta con la costruzione di nuovi strati superfinanziari, di grande idealizzazione e relativa grande debolezza strutturale.
Quello che è importante è la sintesi equilibrata dei due o più mondi economici; ma è mia opinione che non è l’equilibrio l’obiettivo degli impresari economici, anzi l’obiettivo è proprio il disequilibrio che genera flussi di denaro da una postazione ad un’altra.
Il disequilibrio massimo è costituito dalla guerra (mondiale).
Adesso vado alla Banca centrale a farmi restituire le bottiglie di vino che avevo lasciato all’ingresso. “Aridateme i soldi”.
Invero, come ci riferisce il nostro inviato speciale, il Pesce Volante, i loro sistemi di apprendimento paiono essere piuttosto efficaci, seppur non di immediata comprensione, forse, per chi come noi poveri terrestri è ormai assuefatto alle poco pulite eiezioni di strani parassiti.
Vedete voi, in ogni caso questa lezione economica laputiana (o laputanesca? Boh!) è sicuramente un buon esercizio mentale per il fine settimana, che invito tutti a passare serenamente a dispetto dei goffi tentativi di diffondere il panico degli adepti del grosso insetto eiaculante.
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Di Giovanni Pesce
Da qualche tempo, il backstage del sistema di produzione dei biglietti di banca è conosciuto da i lettori del Gongoro sin dalle emissioni della Banca d’Inghilterra (biglietti firmati) e dalle emissioni di John Law (biglietti stampati in tipografia).
Per i nuovi lettori propongo un breve corso per non iniziati.
Il ciclo del denaro somiglia molto ad una manifestazione teatrale o circense: pensate ai biglietti d’entrata che stampati ricordano molto il vil denaro (ci sono i vari tagli: le poltronissime la platea ed il loggione).
Per poter ottenere all’inizio qualche biglietto occorre scambiarlo con qualcosa uscito dall’economia reale: un pollo, una bottiglia di vino, del formaggio, un po’ di pane sono oggetti che nell’antichità permettevano la concessione della tessera d’ingresso (tessera = biglietto con 4 lati).
Una volta ottenuto uno o più biglietti d’ingresso si entra nella sala delle rappresentazioni e si partecipa ad un mondo ideale platonicamente.
Si possono scambiare biglietti di poltrone con biglietti di galleria oppure si possono scambiare biglietti di una manifestazione canora con quelli più pregiati di una manifestazione teatrale.
Non c’è limite alle contrattazioni.
Qualche impresario garantiva con la frase “pagabili al portatore” un qualcosa di assimilabile alla restituzione dei beni che erano stati lasciati alla cassa per poter avere il biglietto d’ingresso; altri imprenditori-bigliettai si lasciavano scappare frasi del tipo “I promise to pay the bearer on demand the sum of.”
Nascosta in questa ultima frase c’è lo spostamento nel tempo della promessa, e la non-menzione del tempo lascia intendere la non-mutabilità nel tempo del valore della banconota.
Attualmente la promessa di retroconvertibilità non appare più sugli €uro.
Quanti biglietti possono essere stampati? All’incirca un po’ di più di quante sedie ci sono a disposizione dei convenuti; se si stampano “troppi” biglietti alcuni rimarranno fuori dalla porta, altri resteranno in piedi, altri litigheranno per le poltrone. Un overbooking fisiologico è, invece, permesso.
L’equilibrio dovrebbe derivare dall’accordo tra il cassiere, che desidera vendere moltissimi biglietti, e l’impresario che gestisce la rappresentazione teatrale ed il gestore del teatro che gestisce le sedie, che non sempre riesce a stare appresso alle vendite di biglietti.
In caso di non equilibrio, in una sedia si siederanno due persone, oppure chi si era prenotato per un Bob Dylan si preparerà per un concerto di Bennato; questo è il meccanismo dell’inflazione dei biglietti d’ingresso.
Il guaio è, parlando del denaro, che la rappresentazione finale non esiste e non ci sarà mai; l’unica rappresentazione sicura è garantita dalle persone che entrano, come in una sala da ballo, dove la figura del cliente pagatore e dell’attore è unica.
L’unica fornitura consiste nella musica adatta ai vari balli e l’unica “vera” azione che l’impresario può gestire è lo stop dell’orchestra.
In quel caso molti clienti escono dalla pista senza convertire il biglietto, dimodochè altri potranno, in un secondo momento, subentrare pagando la loro tassa d’ingresso.
Quindi una crisi monetaria ha due aspetti: molti perdono e pochissimi guadagnano molto.
Concludendo, vediamo come esistano due strati economici: quello dell’economia reale dove si produce il formaggio, il vino, le sedie, le uova e quello dell’economia finanziaria o del denaro che vive nel mondo delle idee.
La stessa operazione di stratificazione può essere ripetuta con la costruzione di nuovi strati superfinanziari, di grande idealizzazione e relativa grande debolezza strutturale.
Quello che è importante è la sintesi equilibrata dei due o più mondi economici; ma è mia opinione che non è l’equilibrio l’obiettivo degli impresari economici, anzi l’obiettivo è proprio il disequilibrio che genera flussi di denaro da una postazione ad un’altra.
Il disequilibrio massimo è costituito dalla guerra (mondiale).
Adesso vado alla Banca centrale a farmi restituire le bottiglie di vino che avevo lasciato all’ingresso. “Aridateme i soldi”.
2 comments:
Caro Pax,
resto senza parole, muto come un Pesce. Fai passar la voglia, almeno a me, di commentare i tuoi post, l'uno meglio dell'altro.
"C'è ancora qualcosa di vero, qualsiasi cosa, tra quelle che la tv ci mostra?". No, ovviamente. E, se c'è, è comunque selezionato ad arte.
Sono nato qualche anno prima dell'arrivo della tv, e ricordo ancora Alberto Manzi. Hai presente il lupo che si finge agnello, per poter entrare di soppiatto in casa nostra, come il cavallo di quella troia di Ulisse?
Non resta che sperare nell'Apocalisse, se uno ci crede.
Non resta che sperare nell'Apocalisse, se uno ci crede.
O, magari, nei piccoli, ma contagiosi, gesti quotidiani (come quello che hai descritto Tra Cielo e Terra... ma lì Splinder non mi ha lasciato postare).
Chissà che non si riesca a diffondere il bene e la verità così, come un virus, all'inizio apparentemente innocuo, ma goccia dopo goccia vederlo diventare un diluvio universale.
Del resto l'uomo non si cambia scrivendo leggi, l'uomo si cambia con l'esempio. Non lo scopro certo io...
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