Monday, September 28, 2009

Sunday, September 27, 2009

Saturday, September 26, 2009

I Missili in giardino

Il problema di vivere ancorati a terra è che è spesso difficile rendersi conto dell'enormità di certi eventi, se non attraverso le lenti offuscate del quotidiano tran tran.

Ci è negata la visione d'insieme prerogativa di chi si libra a considerevole distanza dai travagli terreni, come gli dei o gli abitanti di Laputa.

Ma quando i dispacci telepatici del nostro corrispondente dall'isola volante ci offrono un assaggio di questo tipo di comprensione, diventa chiaro che la nebbia che avvolge certe vicende umane può essere talvolta una benedizione: come potremmo mai essere sereni, infatti, con dei missili in giardino?
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Di Giovanni Pesce


Nel corso degli anni ’50 anche l’Italia partecipò al conflitto nucleare “freddo” ospitando graziosamente nel territorio delle Murge una trentina di missili Jupiter dotati di testata atomica.

Pochi anni prima (1943-1945) la Puglia, in particolare Foggia, era stata scelta come avamposto per l’attacco sull’Europa Continentale; da vari campi d'aviazione dislocati intorno a quella città decollavano quotidianamente bombardieri Usa con obiettivi particolari: campi petroliferi di Ploesti in Romania, città italiane del Nord, insediamenti industriali della Germania del Sud.

Nel 1958 i governi di Usa e Italia decisero di posizionare 30 missili Jupiter con testata nucleare H nell’altopiano tra Bari e Taranto, con sede di comando a Gioia del Colle.

Il progetto, all’oscuro dell’opinione pubblica italiana, venne messo in opera e portato a termine in pochi mesi nella primavera 1961.
Contemporaneamente, in quegli stessi pochi mesi Hollywood produceva un filmetto che, con il titolo italiano I missili in giardino,” trattava da un punto di vista familiare questo tipo di installazioni militari.

La realtà comunque è ben altra cosa.
In quelle installazioni militari si segue il falso concetto della doppia chiave: ovvero il missile non parte se non ci sono le due autorizzazioni da parte dei due governi: Italia ed USA.

Però la chiave generale del sistema, la terza chiave, è nella sola disponibilità USA; come sono nella sola disponibilità USA le bombe “strategiche,” quelle sui missili balistici.
Queste pugliesi sono invece classificate come tattiche e pertanto possono essere usate solo con l’assenso del governo italiano e vanno utilizzate con parsimonia all’interno del metodo MAD (Mutual Assured Destruction).

Più o meno i progettisti della RAND Corporation avevano definito la guerra nucleare in queste fasi:
  1. First Strike (il primo colpo);
  2. la Ritorsione (il paese colpito può rispondere usando l’atomica con una risposta “flessibile”);
  3. la guerra “Fine di Mondo” messa in azione da un insieme di calcolatori collegati in rette.
Più o meno sono i concetti espressi nel film “Dr. Strangelove,” uscito nelle sale alla fine del 1963.

Nel 1962 alla conclusione del blocco navale Usa nei confronti di Cuba, Kennedy concordò con Kruscev un accordo semi-segreto: se Kruscev avesse ritirato i missili a Cuba Kennedy avrebbe ritirato i missili in Puglia ed in Turchia. Tra le condizioni dell’accordo c’era quella di non dare molta pubblicità alle concessioni americane e questa clausola venne rispettata.

Così, nell’aprile 1963 i trenta missili vennero ritirati e riportati oltreoceano.

Per amanti della statistica, a Gioia del Colle si totalizzavano allora per trenta testate termonucleari (H), ben 50 megatoni, (migliaia di volte più potenti dell’esplosione di Hiroshima).

In quei giorni i serviti segreti di Laputa registrarono la seguente telefonata: “Pronto, Gioia, ho il razzo pronto per l’esercitazione!”.
Che tipo di esercitazione volessero fare resta un mistero.

Monday, September 21, 2009

Sunday, September 20, 2009

Genzai Bakudan

Qual è la massima ambizione di un'organizzazione criminale che abbia come scopo il dominio assoluto (leggi: di uno stato)? Facile: possedere la bomba “Fine di Mondo,” l'arma definitiva, simbolo e garanzia del potere politico.

Non appare strano, quindi, se alla ricerca atomica dedicarono ingenti risorse tutte le maggiori potenze coinvolte nell'ultimo conflitto mondiale. È strano semmai che della storia della bomba giapponese non se ne sappia nulla o quasi.

Poco male, i lettori del Gongoro possono sempre far affidamento sulle preziose notizie che il nostro corrispondente, il Pesce Volante, ha raccolto negli archivi di Laputa. Giusto per ricordarci quanto i governi amino la Bomba.
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Di Giovanni Pesce


Nella prima metà del secolo scorso, anche i giapponesi volevano l’atomica ed alla fine di WWII ottennero qualche piccolo risultato.

Si organizzarono, già a partire dagli anni 20, con tecnici molto bravi che portarono avanti due progetti: uno con la Marina Imperiale ed un altro con l’Esercito.

L’organizzazione soffrì a causa dei bombardamenti USA ed il governo nipponico decise di trasferire la produzione in Corea, a Konan.

Lì, come ad Auschwitch, si combinarono tra di loro delle risorse particolari:
  • il lavoro non pagato di schiavi locali e di prigionieri di guerra,
  • l’abbondanza di metallo uranifero della regione,
  • l’abbondanza di acque (Yalu Chosin e Fusan) per il processamento dell’uranio e per la fornitura di energia elettrica.
Questa combinazione di risorse portò alla nascita del primo ordigno nipponico.

Un difetto di questa operazione fu la tempificazione; infatti il risultato fu raggiunto solo dopo le esplosioni di Hiroshima e Nagasaki, utilizzando talaltro molte parti di tecnologia tedesca. Si presume che gran parte dell’uranio arricchito provenisse dalle centrifughe tedesche.

Il 12 agosto 1945, pochissimi giorni dopo Hiroshima e Nagasaki, i tecnici giapponesi decisero di far brillare l’unica bomba che avevano a disposizione.

Non avendo un vettore aereo adeguato alle necessità e non disponendo di un poligono nucleare, i tecnici del Sol Levante optarono per il posizionamento della bomba su una nave giapponese sulla quale, al largo del porto di Hungman, venne fatta esplodere l’atomica, probabilmente per il doppio motivo di studiarne gli effetti e di sottrarre quest’arma ai nuovi vincitori (USA e URSS).

Dalle esame delle risultanze dell’esperimento emergono chiari indizi sul tipo dell’esplosione:
  • Grandissima luce
  • Poca esplosione
  • Molto calore
  • Grande vento
  • Fall-out radioattivo
Sembrerebbe tutto finito qui; invece coincidenza delle coincidenze, pochi anni dopo USA ed Cina si affrontarono in uno scontro epico sul fiume Yalu, come se il controllo del territorio della Corea fosse determinante per il controllo del mondo.

Come al Gen. Patton fu dato l’incarico di recuperare la tecnologia nucleare tedesca così al Gen. MacArthur venne affidato il compito di recuperare il recuperabile dai siti nucleari coreani, durante la “strana” guerra di Korea.

Mac Arthur avrebbe utilizzato le atomiche in Corea, ma il governo USA preferì evitare; così l’11 Aprile 1951 il presidente Truman tolse l’incarico a Mac Arthur, il quale nella vita civile raggiunse alti traguardi diventando anche presidente della RAND Corporation.

Nel corso degli anni anche la Corea del Nord è entrata a far parte del Club Atomico a partire dal 9 Ottobre 2006, anche se una forte esplosione era forse avvenuta a Ryongchon già nell’aprile 2004.

Collective Hope Bonus #6

Questa settimana, grazie alle succulente polpe di Rosa Peligrosa, Collective Hope conquista anche la copertina...

Saturday, September 19, 2009

The Government Can

Un simpatico video di Tim Hawkins, segnalato dal fedele lettore Hiei: 3 minuti di gioia e allegria.

Wednesday, September 16, 2009

Tuesday, September 15, 2009

Cos'è la giustizia?

Il problema di tutti i monopoli è che chi li dirige ha un potere assoluto sulla “merce” che producono: non c'è limite a quanto si possa adulterare il prodotto, lo si può trasformare anche in qualcosa di diverso, perché non c'è concorrenza che possa offrire un'alternativa.

Ed è infatti proprio ciò che è successo alla giustizia, fornita in regime di monopolio dallo stato, che è stata trasformata nel suo contrario, in uno strumento per creare nuove ingiustizie, sulla base di torti passati.


Butler Shaffer analizza per noi questo perverso meccanismo per cui al monopolio della giustizia si accompagna sempre una società ingiusta.
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Di Butler Shaffer

A tutti piace la giustizia a spese degli altri.
~ Anonimo

Una delle parole più vuote nella nostra cultura è “giustizia.” La sua vacua qualità è ciò che la rende così popolare: bastano poche spiegazioni focalizzate e intelligenti per impiegarla. Per chi fa parte della “sinistra” politica, la “giustizia” si traduce nel chiedere che del denaro sia preso da qualcuno e consegnato ad altri. Quelli della “destra politica” la usano come pretesto per la costruzione di più prigioni e l'assunzione di più agenti di polizia che scovino più persone per riempirle. Quando la gente mi dice “voglio giustizia,” la mia risposta è avvertirli che moderino la loro insistenza, perché potrebbero ottenerla!

Se proprio devo dare una definizione, rispondo che la giustizia è la ridistribuzione della violenza. Nella sua forma più semplice, X commette un torto su Y, per cui Y chiede una rappresaglia contro X. Nella sua forma più complessa nel nostro mondo collettivizzato, quindici sauditi, due uomini degli Emirati Arabi Uniti, un egiziano ed un libanese commettono gli attacchi del 9/11 ai palazzi del World Trade Center. Mentre questi uomini sono riamasti uccisi nell'operazione, le richieste di “giustizia” hanno portato la maggior parte degli americani ad accettare il bombardamento e l'uccisione di uomini, donne e bambini innocenti in luoghi non correlati come l'Afghanistan e l'Iraq! La giustizia e la razionalità hanno poco in comune.

La morte di Robert McNamara ha rivelato la natura insignificante di questo concetto. Questo criminale di guerra – come tanti altri del tipo nostrano – era responsabile, forse più di chiunque altro, della morte di più di un milione di vittime innocenti durante la guerra del Vietnam. Sapeva che la guerra era finta e impossibile da vincere, tuttavia continuò ad insistere perché sempre più vite venissero investite in questo schema maligno. Il suo co-cospiratore, Lyndon Johnson, aiutò ad occultare le loro opere malvagie premiando McNamara con una Medal of Freedom. Se gli americani fossero stati altrettanto severi nel punire i crimini dei loro capi come continuano ad esserlo con i mostri stranieri, entrambi avrebbero concluso le loro carriere sul patibolo.

Lo stesso destino avrebbe atteso i Churchill, i Truman, gli Stalin ed altri esecutori di crimini “alleati.” Il capo del comando britannico dei bombardieri della RAF nella seconda metà della Seconda Guerra Mondiale era Arthur “Bomber” Harris (anche conosciuto come “macellaio” Harris persino all'interno della RAF). Harris – più tardi premiato con un cavalierato – fu responsabile dei bombardamenti a saturazione di città tedesche che non avevano la minima importanza militare; essendo il suo scopo, piuttosto, di infliggere morte di massa come fine in sé. Il bombardamento incendiario della bella città di Dresda – immortalato così bene in Mattatoio numero cinque di Kurt Vonnegut – venne giustificato con il fatto che non erano rimaste altre città tedesche da bombardare. Harris, con Churchill, avrebbe certamente penzolato da una forca se la “giustizia” avesse significato qualcosa di diverso da un'ipocrita vendetta inflitta sul perdente, o ciò che altri hanno chiamato “giustizia del vincitore.”

La decisione di Harry Truman di lanciare le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki allo scopo di mostrare all'Unione Sovietica lo stato della capacità distruttiva americana, valeva un suo viaggio al patibolo. Gli ottuagenari – con i loro berretti da baseball della “U.S.S. Missouri” – continuano a blaterare la storia secondo cui questo atto di macelleria inflitto su una popolazione civile era necessario per terminare la guerra e risparmiare delle vite americane. Il fatto che il Giappone stesse provando ad arrendersi prima che queste città fossero attaccate, e che dei prigionieri di guerra americani fossero fra le migliaia di vittime di questo attacco, confuta la menzogna.

Un appuntamento con il boia dovrebbe spettare anche a Henry Kissinger, Madeleine Albright, George W. Bush, Dick Cheney e... be', cominciate a vedere lo schema: la morte inflitta su uomini, donne e bambini di altri paesi dev'essere scusata, persino onorata, se portata a compimento dai capi politici americani.

Durante questi anni post-Bush, ci sono stati dei tentativi, da parte di alcuni, di “portare davanti alla giustizia” i criminali di guerra responsabili degli attacchi non provocati contro il popolo afgano ed iracheno. Per quanto malvagi fossero gli esecutori di questi crimini, io mi oppongo con forza a tali tentativi. Dal mio punto di vista, attendere fino a dopo che questi vermi morali hanno lasciato le poltrone per infliggere la punizione è un atto di pura codardia morale. Sarebbe come se le vittime di un bullo di quartiere attendessero fino a quando il tormentatore non avrà rotto loro una gamba e zoppicheranno con delle grucce prima di opporre una qualche resistenza ai suoi torti. Dov'erano queste proteste negli anni pre-2008, quando il potere stesso avrebbe dovuto essere chiamato a rispondere dei suoi misfatti? D'altro canto, attendere fino a che i criminali avranno lasciato la carica per pronunciare obiezioni morali contro le loro azioni, non imbarazza la carica in sé, non è così? Come con la prassi di punire subalterni – come i torturatori di Abu Ghraib anziché quelli in cima alla piramide – questo modo di trovare capri espiatori è pensato per salvare la faccia del sistema politico, una cosa richiesta da tutti gli adoratori del potere di stato.

È possibile prendere un'efficace ma pacifica posizione contro il male, mettere fine a tali pratiche e giudicare gli esecutori responsabili senza, nel processo, ricadere nello stesso genere di violenza vendicativa che ha definito il crimine stesso? Questa è la sfida per i libertari: vivere con integrità; in cui i principi di ciascuno sono sufficienti per tutte le circostanze, senza la necessità di razionalizzare il loro abbandono perché non si è pensato ad alternative pacifiche.

Uno dei miei film preferiti è Il testimone di Peter Weir. Nella scena chiave ci sono agenti di polizia assassini e corrotti che hanno seguito un poliziotto onesto – intento a cercar di portarli “davanti alla giustizia” – in una comunità di Amish dove sta riprendendosi dalle ferite inflittegli da uno dei criminali. Alla fine del film, il cattivo sopravvissuto – e l'unica persona con una pistola – affronta l'eroe in presenza di un certo numero di Amish. Gli Amish sono pacifisti e probabilmente non prenderebbero provvedimenti violenti contro il poliziotto corrotto, che è effettivamente disarmato da ciò che ho sempre considerato il doppio-senso del titolo del film: il loro essere “testimoni” del misfatto.

Una parte così grande dell'umanità è presa in sforzi frenetici per rettificare torti storici, non contro degli esecutori in vita per conto delle vittime sopravvissute, ma negli abissi della storia. Il genocidio degli armeni opera del governo turco nella Prima Guerra Mondiale continua ad infiammare persone di discendenza armena. Risalendo la cronologia, il senato degli Stati Uniti ha recentemente passato una risoluzione per chiedere scusa della schiavitù. Ascolteremo presto richieste per far chiedere scusa al governo italiano per aver gettato i cristiani tra i leoni?

Voi ed io siamo responsabili – e giudicabili – per quello che noi facciamo, per un motivo fondamentale: voi e io, soli, controlliamo le nostre energie e scegliamo come impiegarle. I miei figli e nipoti non hanno responsabilità alcuna delle mie azioni a cui non hanno partecipato. Pensarla diversamente è indossare il più primitivo degli abiti mentali: il collettivismo. È popolare fra molti neri chiedere risarcimenti (cioè, soldi) per ripagarli dei danni della schiavitù nel diciannovesimo secolo. Chi dovrebbe essere tassato per pagare queste riparazioni e chi dovrebbero essere i destinatari? Non è chiaro che la razza, da sola – questa volgarissima espressione del collettivismo – risponde a tali domande?

Mio nonno e tre dei suoi fratelli hanno combattuto per il Nord nella Guerra Civile. I tre fratelli sono morti in guerra. Se una misura per dei risarcimenti dovesse venire promulgata in legge, sarò forse io – con i miei figli e nipoti – esentato dalle tasse considerando che siamo i discendenti di uno chi ha combattuto per il presunto scopo di porre fine alla schiavitù? Ancora, avremo diritto ad un risarcimento? La morte di questi tre zii – prima che avessero avuto la possibilità di avere figli loro – ci ha privati di un gran numero di cugini con i quali avremmo altrimenti condiviso i nostri geni.

Più indietro si torna nel tentativo di rettificare una percepita ingiustizia, più problematico diventa il processo. Se voi o io dovessimo provare a seguire la nostra ascendenza fino a duemila anni fa – sessantasette generazioni – considerando soltanto i nostri predecessori diretti (ovvero, genitori, nonni, bisnonni, ecc.) non potremmo trovare più di una piccola manciata di persone. La matematica ci informa che ciascuno di noi ha precisamente 147.573.952.589.676.412.928 antenati diretti in questo breve lasso di tempo.

Questo numero ci ricorda che tutti siamo collegati l'uno con l'altro. Ciascuno di noi è un discendente sia dei malfattori che delle vittime. Possiamo essere ragionevolmente certi che uno dei nostri antenati abbia violentato un'altra delle nostre antenate, producendo ancora un altro dei nostri predecessori biologici. Un atto simile è sia criminale che immorale, ma voi ed io non saremmo vivi oggi se esso non fosse avvenuto. C'è buonsenso in un moderno sforzo per rettificare questo antico torto? Dovrei condannarmi per le azioni di uno dei miei antenati? Dovrei io, quindi, chiedere scusa a me stesso come discendente della vittima di questa violenza? Dovrei forse io togliere del denaro dalla mia tasca destra e riporlo in quella sinistra come “risarcimento” per questo atto malvagio?

Come possiamo osservare dai resoconti delle notizie attuali, il nostro modo di pensare – come pure l'omissione di pensare – può portare il caos nelle nostre vite. Piuttosto che provare a riparare torti antichi sarebbe molto meglio imparare dalla nostra storia ed applicare le sue lezioni al nostro comportamento presente. Nei nostri sforzi per intonare mea culpa collettivi, dimentichiamo troppo facilmente l'effetto che un'ingiustizia irrisolta può avere sulla nostra coscienza; una smemoratezza che ci consente di ripetere gli stessi torti nel presente. Mi si ricorda di una misura di risarcimento di alcuni anni fa, quando il congresso offrì una compensazione simbolica ai nippo-americani che erano stati incarcerati, a causa della loro razza, dal governo degli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale. Ricordo la risposta di una vittima di questa pratica, che rifiutò di accettare i soldi. Il suo ragionamento era che, accettando dei soldi, il torto sarebbe stato cancellato; sarebbe stato compensato per i suoi tormenti. Tale misfatto dovrebbe rimanere nelle nostre menti, non allo scopo di generare un senso di colpa collettivo – che produrrebbe soltanto ulteriori conflitti al servizio dello stato – ma come avvertimento della storia per i pericoli inerenti nell'identificarsi con i sistemi politici. Molto meglio lasciare che tali atti malvagi rimangano una macchia sul governo che li mette in pratica.

Monday, September 14, 2009

Sunday, September 13, 2009

La Truffa della Democrazia

A Laputa la democrazia non gode della stessa reputazione che le accordiamo noi terrestri, al contrario il proverbiale distacco dei cittadini dell'isola volante permette loro di vederla per ciò che realmente è, ovvero l'inganno più grande della storia, la Madre di tutte le truffe. Il “governo del popolo,” dicono a Laputa, è solo un'illusione, che in realtà consegna nelle mani di una ristretta cerchia di uomini un potere superiore a quello dei re di un tempo.

Si sa, all'uomo piace sognare, abbandonare la realtà per rifugiarsi in mondi immaginari, e il potere di creare sogni è un potere sulla sua anima. Questo incubo collettivo è il tema del dispaccio telepatico del nostro corrispondente da Laputa. A tutti una buona domenica, e sogni d'oro.
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Di Giovanni Pesce

Art. 640 del Codice Penale: Truffa. Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione ………

Il mito della democrazia è un “gigantic bluff”.

Data la semplicità del metodo truffaldino impiegato dai “democratici” truffatori e l’ingenuità popolare dei danneggiati, qui a Laputa abbiamo vietato anche la sola possibilità di discutere di questo argomento.

La disputa sull’argomento è, in realtà, antichissima; anche Aristotele si era accorto di qualcosa di strano insito in questo meccanismo, (nella democrazia il criterio del numero prevale su quello del giusto) ed aveva sottolineato che, in effetti, quella che viene indicata come democrazia in realtà è solamente una numerocrazia, ovvero un’organizzazione il cui governo viene affidato al gruppo statisticamente più numeroso.

Che poi le scelte statisticamente migliori coincidano con quelle più valide dal punto di vista amministrativo economico e politico è una mera contingenza; su tale argomento si possono generare mille discussioni.

Il vedere il proprio partito alle redini del governo genera certamente contentezza nel gruppo sociale vincente; in tale occasione la felicità totale sarà quella massima ottenibile in quanto sarà la massima sommatoria di felicità individuali; questa era la sintesi dei pensiero dei filosofi statistici.

Ma fatta la legge, trovato l’inganno.

Se con piccoli accorgimenti un gruppo ristretto di individui riesce a convincere i gruppi più numerosi allora tutto questo sistema non va più bene.

Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud, aveva proposto dei nuovi metodi di convincimento (Propaganda) che agivano sulla parte più inconscia delle masse di individui con il fine di raggiungere dei risultati pre-stabiliti.

Da Wikipedia (Edward Bernays):
Nella sostanza, la sua convinzione era che una manipolazione consapevole e intelligente delle opinioni e delle abitudini delle masse, svolge un ruolo importante in una società democratica. Nasceva così il concetto - caro appunto alla propaganda in chiave politica - secondo cui chi è in grado di padroneggiare questo dispositivo sociale può costituire un potere invisibile capace di dirigere una nazione:

«Coloro che hanno in mano questo meccanismo [...] costituiscono [...] il vero potere esecutivo del paese. Noi siamo dominati, la nostra mente plasmata, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, da gente di cui non abbiamo mai sentito parlare. [...] Sono loro che manovrano i fili...» [3]
Ovvero Bernays proponeva di vendere idee platoniche su argomenti anche futili scambiandole con il consenso elettorale su argomenti, invece, fondamentali per la vita sociale.
Per questo scopo le idee devono essere propagate (propag-anda) con la massima diffusione, esattamente come devono essere mutati gli slip (mut-anda).

Ma allora i pochi (happy few) che hanno capito il meccanismo della propagazione, si sono impossessati, con un procedimento truffaldino, delle redini del governo?

Non hanno forse con artifizi o raggiri, inducendo altri in errore, procurato a loro o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno?

Assolutamente si; qui a Laputa siamo assolutamente certi che le cose siano in questi termini.

Le vere “milestones” per gli oligarchi sono quindi quelle di impadronirsi dei mezzi di propagazione di particolari segnali verso la parte razionale e irrazionale delle masse popolari e poi lasciare che la stupidità del corpo elettorale faccia il resto.

I segnali da propagare non sono solo quelli discorsivi, che hanno bisogno di un certo tempo o di una certa cultura per essere recepiti o rifiutati, ma sono composti principalmente da suoni, immagini, situazioni ed altri fenomeni che arrivano più diretti alla parte inconscia dell’individuo e delle masse popolari.

Infatti l’argomentare tramite immagini è tipico di chi non vuole questioni da discutere nei dettagli.

Per trovare una soluzione a questo annoso problema della Numerocrazia, qui a Laputa è stato sperimentato un metodo tutto nuovo: “No-Govern, No-Media, No-Problem”.

Saturday, September 12, 2009

Premio Caligola - Speciale Estate '09: Souza!

Bene, superati alcuni inconvenienti “logistici,” eccoci finalmente all'attesa premiazione del Premio Caligola - Il potere gli ha dato alla testa “Special Summer Edition,” un'edizione che ha registrato la più alta percentuale di votanti dall'istituzione del Premio, e questo mi rende particolarmente lieto perché dimostra l'alto senso civico degli e/lettori del Gongoro così come il buon funzionamento dello strumento democratico.

Ma andiamo a rendere omaggio al vincitore di questa speciale tornata elettorale – davvero combattuta e incerta fino all'ultima scheda – il “ragazzo venuto dal Brasile,” il signor Wallace Souza, che con un ragguardevole 22% si aggiudica il Premio Estate 2009. Un giusto riconoscimento per l'impresa di questo esemplare di politico moderno, diviso tra studi televisivi e sottobosco criminale, accordato dal pubblico del Gongoro senza dubbio per la potenza evocativa dello “schema Wallace" – un piano che pare uscito dalla cinepresa di Tarantino – una perfetta rappresentazione del potere: più criminalità = più repressione, così come più crisi economica = più regolamentazione di governo. Se dunque morte e miseria garantiscono il potere, ci si sorprende se il potere stesso ne elargisce a piene mani?

In definitiva, quindi, ottima scelta del nostro corpo elettorale, che dimostra una volta di più maturità e lungimiranza fuori del comune. Nota di merito per i concorrenti nostrani, i caramba di Acervia, braccio armato di quella legge che punisce la spontanea solidarietà tra esseri umani, che conquistano la piazza d'onore a soli due punti percentuali di distacco dal vincitore. Ci ricordano, se mai ce lo fossimo dimenticati, che anche la solidarietà è monopolio di governo, e che il non rispetto del suo dominio verrà punito con l'esproprio e/o la galera.

E veniamo alfine al premio, che questa volta, con il kit
Do it yourself: Suicide! e la targa ricordo comprende il tomo “Castrazione Chimica, Come e Perché.” Infatti, data l'appurata ritrosia ad usare il nostro kit, vogliamo offrire un'alternativa ai nostri campioni: almeno non diffondete il vostro DNA!

Tuesday, September 1, 2009

Premio Caligola - Speciale Estate '09

A grande richiesta, riprende il Premio Caligola - Il potere gli ha dato alla testa con uno “Speciale Estate” da lasciare senza fiato. Sei i concorrenti in gara per un'edizione senza precedenti: sarà il caldo, sarà la voglia di accaparrarsi l'ambito premio, ma in questi mesi i nostri benefattori hanno davvero superato sé stessi. Ce n'è per tutti i gusti: politici-presentatori tv che commissionano omicidi per aumentare l'audience, incursioni della polizia in pacifici barbecue, le immancabili richieste di controllo della popolazione, la guerra al golf di Chavez, espropri di abitazioni e mistificazioni dei media per parare il culo di Obama. Non vi dico altro per questa volta, e vi lascio alle imprese di questi fuoriclasse. La scelta è difficile e la responsabilità è grande, ma confido, come sempre, nella sacralità della volontà popolare.
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Presentatore e politico brasiliano ordina omicidi per aumentare l'audience


SI investiga su un politico brasiliano che presenta un popolare programma sul crimine per aver ordinato una serie di esecuzioni allo scopo di aumentare gli ascolti.
Wallace Souza, un ex ufficiale di polizia che ha usato il suo spazio televisivo all'ora di pranzo per fare campagna contro la violenza che imperversa nella città di Manaus, è sospettato di aver commissionato almeno cinque omicidi per dimostrare la sua tesi che la regione è sommersa dal crimine violento.

“Manaus non può più vivere con questa ondata di crimini,” ha detto frequentemente Souza, 50 anni, al pubblico del suo show quotidiano Canal Livre. “Al giorno d'oggi tutti uccidono.”

In un discorso del 2008 al parlamento locale di Manaus, Souza si vantò che Canal Livre godeva di completa libertà editoriale ed era condotto con “responsabilità giornalistica.”

Ma i procuratori nella remota città dell'Amazzonia dicono che le azioni del politico sono andate molto al di là del dovere giornalistico, accusando Souza di legami con il traffico di droga, gli squadroni della morte, il crimine organizzato ed il possesso di armi illegali.

“Le nostre indagini indicano che è arrivato fino a creare i fatti,” ha detto Thomaz Augusto Correa, il capo dell'intelligence della polizia locale, ad un canale di notizie brasiliano. “I crimini erano commessi per generare notizie per il gruppo e per il programma.”

Souza è stato il politico più votato nelle ultime elezioni nello stato amazzonico ed è al suo terzo mandato. Ma la sua trasformazione da politico e presentatore TV a sospettato è cominciata l'ottobre scorso quando la sua ex guardia del corpo Moacir Jorge da Costa, una ex-agente di polizia, è stato arrestato ed accusato di nove omicidi. Da Costa, secondo come riferito, ha confessato che almeno uno degli omicidi era andato in onda nel programma del suo datore di lavoro.

L'arresto ha dato il via ad un'incursione della polizia nella casa di Souza che ha scoperto più di 100,000 sterline così come un arsenale che comprendeva parecchi fucili d'assalto di grosso calibro. Finora quasi 20 persone sono state arrestate in relazione al caso, compreso il figlio di Souza e parecchi alti funzionari di polizia.

Francisco Balieiro, avvocato di Souza, ha detto che il suo cliente ha negato le accuse, attribuendole ad una campagna politica contro di lui. Il segretario personale di Souza, Isabella Siqueira, ha detto ieri al Guardian che Souza è stato preso di mira a causa della sua partecipazione alle ricerche sul contrabbando di droga e armi nelle prigioni di Manaus.

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Chavez chiude i campi da golf: è uno sport borghese


«È uno sport borghese». Questa è la ragione della chiusura nei prossimi giorni di due campi da golf annunciato dal presidente venezuelano Hugo Chavez, il cui governo non esclude d’altra parte di occupare temporalmente una delle fabbriche del gruppo farmaceutico Pfizer.

«Solo un piccolo borghese può giocare a golf», ha precisato Chavez. Pronta la risposta alle dichiarazioni fatte alla radio dal presidente bolivariano da parte del direttore della federazione di golf, Julio Torres: «Se Chavez farà veramente quello che ha promesso, saranno in totale nove i campi di golf chiusi nel paese negli ultimi tre anni».

A Washington, un portavoce del dipartimento di Stato ha commentato che «ancora una volta, il presidente è andato fuori dai limiti».
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Assumono due badanti clandestine
Scoperti, ora rischiano la casa



Nei guai madre e figlio che hanno dato lavoro a 2 albanesi non regolari. Se si dovesse giungere a una condanna per favoreggiamento all’immigrazione clandestina, la loro casa potrebbe essere confiscata e venduta

Ancona, 30 luglio 2009 - Due persone di 83 ed 61 anni, rispettivamente madre e figlio, sono state denunciate dai carabinieri della stazione di Arcevia per favoreggiamento all’immigrazione clandestina poichè avevano assunto due badanti albanesi senza permesso di soggiorno.

Inoltre l’abitazione, del valore di 500.000 euro, nel caso si dovesse giungere ad una condanna per favoreggiamento all’immigrazione clandestina, sarà oggetto di confisca e, nel caso sia disposta la vendita, il ricavato potrebbe essere destinato al potenziamento delle attività di prevenzione e repressione dei reati in tema di immigrazione clandestina.

Il tutto è accaduto nella piccola frazione di Piticchio dove le due cittadine albanesi, prive di permesso di soggiorno, avevano trovato occupazione come badanti in una famiglia del posto. È bastato poco ai carabinieri per verificare la fondatezza della notizia, così da approfondire alcuni aspetti della vicenda. Dagli accertamenti svolti è stato appurato che, a partire dai primi giorni del mese di luglio, le due albanesi erano state assunte dai due arceviesi come badanti, condividendo con queste la casa di proprietà.

Le due extracomunitarie, dopo essere state fotosegnalate, sono state accompagnate alla questura di Ancona per i provvedimenti di espulsione mentre nei confronti dell’uomo e dell’anziana donna pende un’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina e assunzione di lavoratori extracomunitari privi del permesso di soggiorno, reati punibili rispettivamente con la reclusione fino a 4 anni e con l’arresto fino ad un anno.

I carabinieri poi, nell’applicare le norme contro l’immigrazione clandestina, hanno proceduto al sequestro dell’immobile di proprietà dell’uomo, nel quale hanno alloggiato le due clandestine. L’immobile ha una superficie di circa 250 metri, con circa 1.500 metri di giardino annesso.
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La polizia chiude un Facebook-barbecue di 15 persone


Quando Andrew Poole ha organizzato la sua trentesima festa di compleanno ed ha inviato gli inviti sul network sociale Facebook, prevedeva solo 17 ospiti compresi i suoi familiari.

È rimasto quindi un po' sorpreso quando otto agenti di polizia, alcuni coperti da armatura, sono arrivati con il supporto di un furgone antisommossa e di un elicottero.

Il sig. Poole, un autista di pullman, non stava facendo altro che accendere un barbecue per festeggiare con alcuni suoi amici, ma la polizia ha temuto che potesse trasformarsi in un rave su vasta scala provocato dagli inviti su Internet.

Il problema dei party di Facebook sfuggiti di mano è sempre stato in gran parte solo un problema per i genitori di adolescenti che, tornati a casa, scoprivano che un invito ad una festa di compleanno è stato accettato da un po' troppi ospiti.

Il sig. Poole aveva organizzato il party in un campo di Sowton, a Devon, di proprietà di un amico.

Ha detto: “Aveva cominciato piovere così siamo andati sotto il gazebo e c'è stato improvvisamente questo rumore nel cielo. Onestamente non potevo crederci.

“La cosa (l'elicottero) si è librata sopra di noi per circa 25 minuti, guardando mangiare 15 persone. Ci hanno detto di portar via lo stereo e che dovevamo andarcene. Erano le 4 del pomeriggio e non avevamo ancora acceso la musica.”

“Quello che la polizia ha effettivamente fatto è stato di fermare 15 persone che mangiavano degli hamburger.”

Il sig. Poole ha detto di aver speso 800 sterline per il generatore, la tenda e il cibo.

Ha aggiunto: “I poliziotti avevano pantaloni mimetici e armature. Era ridicolo. Ho detto loro che era il mio trentesimo compleanno, che questo accadeva una volta solo nel corso della vita e che non avrebbero dovuto rovinarlo. Ma hanno insistito che io lo avevo pubblicizzato come rave all-night su Internet.”

“Ho creato un evento e 17 persone hanno confermato come ospiti. Ho messo l'orario su tutta la notte nel caso la gente volesse fermarsi a dormire.”

Tuttavia, gli agenti hanno detto che i residenti locali li avevano avvertiti per un possibile rave. L'azione dalla polizia di Devon segue precedenti preoccupazioni circa i rave-party in altre zone che hanno fatto pubblicità sui siti Internet.

La polizia della Cornovaglia e di Devon ha dichiarato che la decisione di interrompere un rave-party “non è stata presa alla leggera.”

“Quando queste riunioni sono tenute al di fuori della legge possono diventare pericolose per i presenti se le precauzioni contro il fuoco vengono disattese e l'accesso al sito per i veicoli di emergenza è limitato.

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Parlamentare laburista richiede controllo della popolazione


Un parlamentare di secondo piano del governo federale dice che l'aumento della popolazione mondiale è la causa dei più seri problemi globali.

Il membro del Partito Laburista Kelvin Thompson ha detto al Parlamento che il riscaldamento globale, la scarsità d'acqua e perfino il terrorismo e le guerre possono essere fatti risalire alla sovrappopolazione.

Il sig. Thompson ha recentemente collegato il terrorismo con il livello d'immigrazione australiano, suggerendo che una minore quantità di immigrati concederebbe più tempo per valutare le richieste.

Dice che c'è un argomento convincente per il controllo della popolazione se i governi del mondo devono occuparsi efficacemente dei problemi ambientali, economici e sociali.

“È tempo per i governi ed i responsabili politici in tutto il mondo di rendersi conto della situazione e di intraprendere delle azioni per stabilizzare la popolazione mondiale,” ha detto.

“Deve accadere in ogni paese, anche qui in Australia – specialmente qui nell'asciutta e arida Australia.”

Il sig. Thompson inoltre ha preso ad esempio la sua propria città, Melbourne, dicendo che i pianificatori hanno cercato di impedire l'espansione urbana con lo sviluppo in altezza per trovar posto alla crescente popolazione.

“Ciò che non capiscono è che questo non sta fermando affatto l'espansione urbana – la periferia continua ad allargarsi sull'orizzonte,” ha detto.

“Melbourne sta diventando un'obesa e arteriosclerotica parodia di sé stessa.”

“C'è qualcosa di intangibile ma importante nello spazio personale di un cortile.”

“Credo che i bambini che crescono in una periferia che è una giungla di cemento siano soggetti a più bullismo e soprusi e siano più vulnerabili a trappole come il crimine e la droga.”

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Storie false sulle armi


Molti mezzi di comunicazione hanno sbagliato il tiro sulle armi. Innumerevoli giornali e reti televisive – dalla CBS alla MSNBC – hanno riportato falsamente che dimostranti conservatori avrebbero minacciato il presidente Obama con le armi in eventi pubblici. Non è mai accaduto.

A Portsmouth, nel New Hampshire, un uomo che portava una pistola, William Kostric, ha preso parte ad una protesta contro la sanità l'11 agosto. Questo a vari isolati di distanza ed ore prima del meeting al comune del sig. Obama in quella città. Al sig. Kostric è stato dato il permesso di stare nella proprietà della chiesa dove la protesta ha avuto luogo e non era nel luogo che il presidente ha visitato. Ciò che cosa la maggior parte dei resoconti hanno omesso è che il sig. Kostric non ha portava la pistola solo per la protesta; la porta sempre, legalmente, per protezione.

Mentre i media hanno usato regolarmente termini quali “teste calde” per mistificare la situazione, hanno ignorato che i sindacalisti che si opponevano alla protesta hanno attaccato il sig. Kostric ed un suo amico, con calci, spintoni e sputi. Malgrado la violenza usata contro di lui dai sostenitori di Obama, Kostric non ha estratto la pistola né ha minacciato qualcuno.

Sull'Evening News della CBS, Katie Couric ha chiesto, “stiamo davvero ancora discutendo della sanità quando un uomo porta una rivoltella in una chiesa in cui il presidente sta parlando?” Deliberatamente o no, ha distorto i fatti. Come sappiamo, Kostric ha portato una pistola in chiesa, ma il presidente non doveva recarvisi e non lo ha fatto. Obama ha parlato in un evento separato in una High School locale in un altro momento. Non lasciando che i fatti ostacolassero la sua isterica storia, la Couric ha collegato la pistola del sig. Kostric alla “paura e pura ignoranza che sommerge il serio dibattito che deve avvenire su una questione che interessa le vite di milioni di persone.”

In un altro caso in Arizona, un uomo di colore ha organizzato un evento con un ospite di una radio locale ed ha portato con sé un fucile semiautomatico ad alcuni isolati di distanza da un'altra riunione comunale di Obama. Secondo la stazione radio, l'evento organizzato “è stato parzialmente motivato dalla polemica che circonda William Kostric.” Questo avvenimento non era il caso di un dimostrante armato inferocito contro Obama, ma un evento per attirare l'attenzione. Naturalmente, questa verità inopportuna è stata ignorata dalla maggior parte dei notiziari.

La MSNBC ha travisato i fatti per cercare di sostenere una falsa accusa del razzismo che starebbe dietro l'opposizione all'agenda di Obama. Nel programma del 18 agosto di Donny Deutsch sul meeting locale in Arizona, la produzione ha mandato in onda una clip dell'anonimo uomo di colore con il cosiddetto fucile d'assalto – ma la rete ha editato il nastro così che la razza dell'uomo fosse oscurata. Sia maledetta la verità, ha detto Contessa Brewer della MSNBC, “ci si chiede se questo ha un tratto razziale. Voglio dire, qui avete un uomo di colore alla presidenza e dei bianchi che appaiono con delle alla cintura.” Un altro commentatore nello stesso programma si è preoccupato per “la rabbia contro un presidente nero.” Il presunto risultato: “Sapete che vediamo aumentare questi gruppi di odio.”

Il comportamento irresponsabile della MSNBC è più del semplice cattivo giornalismo; semina diffidenza fra le razze. Ernest Hancock, il presentatore radiofonico che ha organizzato l'evento, sperava di ottenere una certa pubblicità gratis per sé e il suo show. Qualunque cosa si possa pensare di questa prodezza, non aveva niente a che fare con la razza. La MSNBC ha rappresentato un uomo di colore armato come uomo bianco per inventare una dinamica razziale che non è esistita.

La disinformazione dei media sulle armi è un triste segno delle azioni drastiche che i liberal prenderanno per insidiare il supporto al diritto di portare armi per i cittadini rispettosi delle leggi. È inoltre un'indicazione di estrema disperazione dei liberal mentre si rivela l'agenda di Obama.