Sunday, September 14, 2008

La bolla imperiale americana

Come interpretare i segnali che arrivano dall'economia globale e in particolar modo da quella americana? Mises avrebbe potuto spiegarcelo, ma possiamo sempre ricorrere ai suoi scritti per capire gli inevitabili sviluppi di una situazione che pare proprio essere giunta al redde rationem.
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Di Don A. Rich


Se Ludwig von Mises dovesse leggere i giornali di oggi, riconoscerebbe i sintomi di una bolla mondiale del credito generato dalle banche centrali, e del suo crollo imminente.

Quello che sempre più caratterizza l'ordine finanziario globale, direbbe Mises, è una situazione in cui i regolatori incoraggiano una mentalità “testa vinco io, croce perdono tutti gli altri,” garantita dalla compiacenza di entità semi-governative nello stampare e farsi prestare denaro senza limite alcuno.

Uomo gentile sotto ogni punto di vista, Mises resisterebbe alla tentazione di dire, “ve l'avevo detto,” e penserebbe a come evitare una completa catastrofe globale economica e politica.

L'annuncio della FDIC [Federal Deposit Insurance Corporation] che potrebbe chiedere un prestito “temporaneo” dal Ministero del Tesoro, in altre parole dai contribuenti, è solo l'ultimo segnale che l'era dei soldi di carta globali, dollaro-centrica e regolamentata, in atto fin dalla Seconda Guerra Mondiale, sta avvicinandosi ad un brutto epilogo.

La FDIC non riesce ad incontrare il suo minimo statutario richiesto di 1,15% di capitale per dollaro assicurato in deposito a causa della carneficina dei mutui e del mercato creditizio attualmente in corso; da qui la richiesta del salvagente suggerito dalla FDIC al Ministero del Tesoro l'ultima settimana dell'agosto 2008.

La FDIC, come Fannie e Freddie, dice, “naturalmente ripagheremo questo prestito quando tutto tornerà alla normalità.” I “professionisti” della contabilità e i “civil servants” del CBO ed altri è probabile che daranno la loro approvazione al prestito alla FDIC con l'assicurazione che “tutto va bene” nel breve termine. Infatti, i prestiti a Fannie, Freddie ed alla FDIC a lungo termine di per sé è probabile che siano efficaci come lo era il tentativo del personaggio di Niedermeyer nel film Animal House di arrestare la carica belluina innescata da John Belushi nel finale, gridando pateticamente, “state calmi, va tutto bene.”

Come nel caso di Fannie e di Freddie, la promessa della FDIC di rimborsare i contribuenti quando le cose torneranno alla normalità non ha valore, perché non c'era niente di normale in primo luogo nella bolla immobiliare ed in quella creditizia ad essa associata. La FDIC, Fannie e Freddie assicureranno a tutti che “il pubblico riceverà i suoi soldi quando i beni delle banche fallite, ecc.… saranno stati venduti.” Questa è un'inutile assurdità.

Per definizione, una bolla è uno squilibrio economico causato dall'eccessiva creazione di denaro rispetto al valore intrinseco della classe del bene da cui i soldi sono estratti. Nell'equilibrio di lunga durata, quindi, la massa monetaria (e quindi i prezzi del mercato immobiliare) devono ritornare al loro valore produttivamente utile in relazione alla dimensione della produzione economica, ovvero il livello generale dei prezzi deve aumentare per ristabilire i rapporti fondamentali fra le utilità marginali dei beni ed i loro prezzi: Mises 101.

In altre parole, nel caso della ricaduta dalle bolle immobiliari e creditizie collegate, o i prezzi delle case e delle azioni cadono drammaticamente, o ci deve essere un aumento drammatico nell'inflazione, oppure una combinazione delle due. Questa non è scienza aerospaziale, a dispetto di ciò che i sofisti della classe politica vorrebbero farci credere.

Senza voler provocare il panico, la situazione è davvero significativamente peggiore di quanto i semplici prestiti a Fannie, Freddie e FDIC suggerirebbero, una volta che si pongono i prestiti nel loro adeguato contesto storico e politico.

Per gli ultimi sessant'anni, gli Stati Uniti hanno assicurato protezione militare per le potenze capitaliste europee ed asiatiche, tutte in possesso di economie governate da apparati regolatori analoghi nel carattere a quelli del New Deal del dopoguerra americano. Questi apparati, in special modo quando accoppiati ai soldi di carta, hanno in comune il difetto fondamentale che generano instabilità economica attraverso l'azzardo morale.

Questa misura della protezione militare americana è stata sostenuta dal tributo imperiale dell'accettazione dei dollari di carta – dollari inizialmente coperti teoricamente dall'oro. Naturalmente, questa sciarada, descritta da Robert Triffin nel 1960, si è conclusa nel 1971 con il crollo del sistema Bretton Wood, esponendo i possessori di dollari a pesanti perdite e causando la Grande Inflazione degli anni 70.

Negli anni 70 e 80, gli Stati Uniti non hanno abbandonato il corso dell'impero, o la regolamentazione statalista, ma l'hanno invece espansa, specialmente il lato imperiale della mentalità interventista ed in particolar modo con l'avverarsi del crollo dell'Unione Sovietica. Nonostante la liberalizzazione di altri settori dell'economia, il settore finanziario – a causa del suo ruolo nelle finanze imperiali – ha mantenuto il suo peculiare privilegio regolatore con la sua capacità di generare perdite illimitate a spese del contribuente o dei possessori di dollari.

Questo impero americano in espansione, per un certo tempo, bizzarramente aiutato dalla Repubblica Popolare Cinese come parte di una politica di industrializzazione in cui i cinesi hanno sterilizzato l'acquisto di dollari con massicce vendite di titoli domestici per assorbire la liquidità eccedente. Questa è una strategia che sta finendo velocemente il vapore ed ha generato una pericolosa inflazione nei prezzi degli immobili e delle azioni cinesi che è improbabile che finisca bene.

Inoltre il Giappone, i paesi est asiatici a orientamento capitalista, in grado minore le banche centrali occidentali, i paesi produttori di petrolio e la Russia (sì, la Russia), hanno comprato quantità enormi di beni definiti in dollari a partire dagli anni 90, con l'effetto di sovvenzionare la Pax americana – probabilmente perché le alternative sembravano più costose.

Ahimè, quella compiacenza nel sovvenzionare gli Stati Uniti sembra calare velocemente. La recente assertività della Russia è un indizio delle cose che verranno, poiché sempre più gli stranieri stanno guardando storto la loro sovvenzione di un'America che vive oltre i propri mezzi. Il segnale economico di inventario globalmente è sempre più la punizione delle perdite correlate al credito estero causate dall'ultima bolla imperiale della Fed, una bolla creditizia che ha infettato l'intero pianeta.

Era divertente per gli Stati Uniti nel breve e medio termine, dal momento che, almeno negli anni 80, gli Stati Uniti hanno ottenuto di avere la propria torta imperiale con anche la glassa del mercato. Gli Stati Uniti quindi hanno evitato di occuparsi dello squilibrio fondamentale fra le spese promesse dal governo federale contro i redditi previsti, così come lo squilibrio collegato fra gli standard di vita americani ed il rendimento economico.

Quell'era sta arrivando alla fine, con la crescente ampiezza nelle oscillazioni finanziarie dell'economia mondiale a frequenze più basse, che dimostrano una instabilità sistemica datante, al più tardi, alla crisi finanziaria asiatica del 1998.

In risposta a quella crisi ed alle preoccupazioni sul Y2K, e con un inizio particolarmente intenso ai tempi del fiasco del LTCM (un evento in sé naturalmente reso possibile dall'intrinseco azzardo morale di Greenspan e dalla mentalità regolatrice del dopoguerra), la Fed abbassò i tassi, spingendo così la bolla delle azioni tecnologiche in una mania definitiva. Alzando i tassi nel 1999 per combattere l'inflazione generata dai suoi soldi di carta, la creatura dell'isola di Jekyll riuscì a schiacciare il Nasdaq ed altri e, nel processo, generò una depressione economica globale.

Nel 2002, preoccupata per la deflazione, la Fed tenne i tassi a livelli assurdamente bassi, generando di conseguenza la bolla immobiliare. Preoccupato invece per l'inflazione nel 2006, quando la bolla immobiliare è stata la conseguenza inevitabile del tentativo di mantenere prezzi dei beni e valutazione della produzione americani a livelli di squilibrio, il successore di Greenspan Bernanke ha alzato i tassi, distruggendo la bolla immobiliare, quindi li ha abbassati mentre mandando al contempo su di giri la stampante provocando un collasso del mercato creditizio. Questo ci riporta all'attuale congiuntura con Fannie, Freddie e la FDIC, e ciò che Mises identificherebbe chiaramente come una “policy” trap.

Osservata in isolamento, la Fed sostanzialmente non può né abbassare i tassi nè alzarli. Se combatte la propria inflazione alzando i tassi, spedisce l'economia in una depressione. Se combatte una recessione causata dalla contrazione del credito con tassi più bassi, rischia un'iperinflazione ed una corsa sul dollaro. Se il governo federale dovesse provare ad usare altri stimoli fiscali dal lato della spesa o delle imposte, il teorema ricardiano dell'equivalenza si applicherebbe ad un'entità con un problema di disavanzo del bilancio deficit/solvibilità di attuali 30 trilioni di dollari. Cioè, l'effetto sarà minimo. Un balzo nel P.I.L. nel secondo trimestre non cambia niente circa la figura di lungo termine, e nell'equilibrio in realtà significa soltanto uno spostamento di produzione dal futuro al presente; è tuttavia popolare tra i politici sotto tiro elettorale e tra i tipi di Wall Street alla ricerca di polli.

In altre parole, Mises indicherebbe i prestiti di Fannie, di Freddie e del FDIC come il segnale che è arrivato un evento generale di sistema, in cui abbiamo bisogno di nuova mentalità politica. Mises vedrebbe chiaramente che la soluzione allo squilibrio mondiale generato dal denaro a corso legale è il ritorno globale ad uno standard di moneta-merce con riserva bancaria al 100% come unica regola di politica monetaria e ad un ordine di attività bancarie che eviti gli squilibri creati dalla manipolazione politicamente motivata della massa monetaria.

Anche se l'autore è stato formato in una mentalità molto diversa, ora vede una verità irriducibile nell'argomento che, nell'ambito delle attuali disposizioni discrezionali di politica monetaria, continuiamo ad osservare gli stessi cicli nella sottoestensione e nella sovraestensione del credito, perché la tentazione politica di agire in tal modo è schiacciante. A lungo termine, quando le autorità monetarie intorno al globo giocano lo stesso gioco – e specialmente quando l'uso di quel credito è usato indirettamente così spesso per finanziare la guerra – i risultati delle attività della banca centrale è probabile che siano così poveri in termini di rischio sistemico che il passo apparentemente radicale di un ritorno alla moneta-merce e un nuovo ordine della riserva per il sistema bancario potrebbe davvero essere il passo più responsabile da fare, a condizione che la mossa sia fatta in modo ordinato.

Data la necessità di evitare un'implosione dell'ordine politico mondiale, una tal transizione probabilmente dovrebbe essere creata insieme a trattative con i nostri creditori esteri affinché il nuovo ordine monetario basato sull'oro eviti una terrorizzata corsa sul dollaro, tra i tentativi di attaccare una posizione imperiale americana grossolanamente sovraestesa. Nel campo delle regole, ad essere come minimo necessaria è l'efficace creazione di una zona “solo per adulti” dove le perdite sono credibilmente comprese come non soggette ad un trattamento alla Greenspan per sbarazzarsi per sempre dell'esternalità del sistema finanziario “testa vinco io croce perdete voi” che sta diventando sempre più costosa e disgregativa.

Anche se questa analisi del significato del prestito alla FDIC nelle sue più vaste conseguenze non può essere considerata molto ottimista – e, a qualcuno, può sembrare radicale – gli esseri umani operano male quando imitano gli struzzi, e le alternative disponibili ai responsabili politici sono con ogni probabilità gratuitamente distruttive nel carattere.
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Don A. Rich è un insegnante di economia, finanza e scienze politiche all'Istituto Superiore della contea di Montgomery a Blue Bell, in Pennsylvania. Insegna inoltre economia, governo e storia all'Istituto Superiore della contea del Delaware di Exton, sempre in Pennsylvania. Mandagli una mail. Commenta sul blog.

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1 comment:

Anonymous said...

Come si fa a non essere daccordo?