“L'impulso ad aquistare, l'inseguimento del guadagno, dei soldi, della più grande somma di denaro possibile, ha in sé niente a che fare con il capitalismo. … Questa concezione naïf del capitalismo deve essere scartata una volta per tutte nell'asilo della storia culturale.Dopo aver ascoltato per l'ennesima volta, in questi giorni di tracollo del modello economico statale, di “fallimento del mercato,” penso sia il momento di svelare l'inconsistenza e la falsità di alcune insinuazioni rivolte, da destra e da sinistra, a chi sostiene il libero mercato e il laissez faire, considerate le cause di ogni immoralità. E poiché la disinformazione economica trova il suo fondamento nella propaganda ideologica, le accuse che vorrei trattare non sono tanto quelle di natura economica, quanto quelle che riguardano l'etica, quelle che vorrebbero dipingere i sostenitori del capitalismo – come nella citazione di Weber – con i colori della grettezza, dell'egoismo e dell'avidità.
L'avarizia sfrenata non è per niente l'equivalente del capitalismo, e ancor meno del suo “spirito.”(Max Weber)
L'accusa rivolta forse più di frequente è di pensare che tutto nella vita sia economia, che non ci sia nient'altro al di là del massimo profitto individuale. In realtà si tratta del classico “uomo di paglia,” utile per svalutare il libero mercato e l'economia austriaca costruendo ad hoc un'immagine distorta dei libertari che li sostengono. Un Mises, o un Rothbard, mai, in nessuna occasione, hanno affermato qualcosa di simile.
Il cosiddetto homo oeconomicus è semmai un protagonista di altre scuole di economia, un essere alla continua ricerca di sempre più denaro, e di null'altro: da qui all'illusione di rendere tutti felici stampando banconote e distribuendole il passo è senza dubbio molto breve. Al contrario, la scuola austriaca di economia, identificando nel valore qualcosa di più di un semplice numero su un pezzo di carta, rifiuta l'esistenza di questa creatura mitologica, e afferma che il valore, lungi da poter essere estrapolato con qualche astrusa equazione, è un concetto prettamente soggettivo che nasce nella mente degli uomini. E poiché essi agiscono spesso in base a motivi che non hanno nulla a che vedere con il mercato, è evidente che l'uomo riconosce del valore in oggetti non monetari, o non economici che dir si voglia.
Ciò che l'economia afferma a proposito di queste azioni il cui obiettivo non è monetario, è che anch'esse sono soggette alle leggi dell'economia: ovvero, un uomo che agisca verso un tale obiettivo esprime in ogni caso una preferenza – sceglie di agire in quel modo perché ha scelto quello scopo a scapito di altri – e va incontro ad un costo, perché impegna tempo ed energia, che sono risorse finite. Definire questo ragionamento come una “riduzione” dell'essere umano ad un robot consumista è quindi un vero e proprio rovesciamento di significato.
Un'altra accusa frequente è quella dell'individualismo, presentato in genere come un'auto-emarginazione e un conflitto dell'individuo contro la società. Anche in questo caso, niente di più lontano dal vero. I libertari comprendono perfettamente l'importanza della cooperazione tra gli uomini e vedono la società come il naturale habitat in cui l'individuo può svilupparsi al meglio. Scriveva Mises che “se un conflitto tra l'interesse della comunità nella sua interezza e l'interesse particolare dell'individuo fosse realmente esistito, gli uomini sarebbero stati del tutto incapaci di collaborare nella società.”
Il fatto è che i collettivisti amano pensare alla comunità come ad un tutto omogeneo, in cui ogni individuo è indistinguibile dall'altro, e tendono ad identificare ogni dissenso con un conflitto: una visione piuttosto lontana dalla realtà. Il libertario riconosce invece che la vera essenza della società è la varietà, che gli interessi, i desideri, gli scopi di ciascuno differiscono, e come appena visto, ben oltre la sfera puramente economica. Ed è la proprietà privata a permettere a uomini che non hanno esattamente gli stessi desideri e bisogni di convivere armonicamente.
Di conseguenza, anche l'accusa di sostenere soltanto gli “interessi di particolari individui” si dimostra infondata: chi promuove il libero mercato sostiene in effetti gli “interessi particolari” di tutti gli individui, poiché una società più sana è un individuo più sano, e viceversa. Sempre Mises:
C'è la tendenza a dimenticare che la struttura fisiologica dell'umanità e l'unità di vedute ed emozioni che sorge dalla tradizione creano un'ampia similarità di opinioni riguardo i desideri ed i mezzi per soddisfarli. È precisamente questa similarità di opinioni che rende possibile la società. Dal momento che hanno obiettivi comuni, gli uomini sono in grado di vivere insieme.
3 comments:
Ammiro la tua perseveranza Pax.
Sempre preciso, comunque.
A presto
Certo che sentirsi dare del "materialista" da un marxista... :-D
Jorge Perro Liberista.
Santa: "Tu ne cede malis."
Jorge: perché, sentirsi dare del "difensore di interessi particolari" da uno statalista ti pare meglio?
:-o
Post a Comment