Monday, September 15, 2008

JFK

“Fifty men have run America, and that's a high figure.” (Joseph Kennedy)
Per questa volta lascio volentieri l'incombenza della recensione di JFK ('91) di Stone a Murray Rothbard, in questo suo articolo del maggio 1992. Ubi maior minor cessat.
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Di Murray N. Rothbard



La cosa più affascinante dell'emozionante e ben fatto JFK, non è il film in sé ma l'isterico tentativo di emarginarlo, se non sopprimerlo. Quanti film potete ricordare per i quali l'intero establishment, in ranghi serrati, dalla sinistra (The Nation) alla destra, passando per il centro, riunito in un'orgia frenetica di calunnie e denunce. Che Time e Newsweek reagiscano in tal modo ancor prima che il film sia uscito? Apparentemente, l'establishment era talmente spaventato che il film di Oliver Stone potesse dimostrarsi convincente che il pubblico doveva essere anticipatamente vaccinato. È stata una notevole prestazione dei media e dimostra, come nient'altro, l'enorme e crescente spaccatura fra l'opinione dei Rispettabili Media e ciò che il pubblico Sa nel proprio Cuore.


A giudicare dallo shock dei Rispettabili Media, sareste portati a pensare che JFK di Stone debba essere un film completamente stravagante, bizzarro, mostruoso e fantastico nelle sue accuse contro la struttura di potere americana. E pensereste che i film storici non si siano mai presi licenze drammatiche, come se immondizia così solennemente applaudita come Wilson e Sunrise at Campobello fossero stati modelli di precisione da studioso. Hey, dateci un taglio, ragazzi!


Nonostante gli squilli di tromba, per i veterani patiti dell'assassinio Kennedy, non c'è niente di nuovo in JFK. Quello che Stone fa è di ricapitolare in modo ammirevole il meglio di una vera industria del revisionismo dell'assassinio – letteralmente montagne di libri, articoli, nastri, convegni annuali e ricerche d'archivio. Stone stesso è abbastanza informato sull'argomento, come indicato dalla sua devastante risposta sul Washington Post alle calunnie dell'ultimo membro sopravvissuto della Commissione Warren, Gerald Ford, e del vecchio attrezzo della Commissione, David W. Belin. Malgrado la diffamazione a mezzo stampa, non c'era niente di stravagante nel film. Abbastanza interessante, JFK è stato attaccato molto più furiosamente del primo film revisionista, Executive Action di Don Freed (1973), un film emozionante con Robert Ryan e Will Geer, che davvero è andato molto oltre l'evidenza, ed oltre la plausibilità, provando a rendere la figura di H.L. Hunt il principale cospiratore.


È ormai schiacciante
l'evidenza che la leggenda ortodossa di Warren, che è stato Oswald e lo ha fatto da solo, sia pura menzogna. Ora sembra chiaro che Kennedy sia morto in un classico tiro triangolato militare che, come il patologo del Parkland Memorial che eseguì l'autopsia , il dott. Charles Crenshaw, ha recentemente affermato, i colpi mortali sono arrivati di fronte, dalla collinetta erbosa, e che i cospiratori erano, per lo meno, esponenti della destra della CIA, insieme ai loro soci ed impiegati di sempre, la mafia. È meno sicuro che il presidente Johnson stesso fosse coinvolto dall'inizio, benché abbia ovviamente condotto l'occultamento coordinato, ma certamente la sua partecipazione è altamente plausibile.

I disperati difensori della versione Warren non possono confutare i particolari, così ricorrono sempre ad argomentazioni generalizzate, tipo: “Come potrebbe essere coinvolto tutto il governo?” Ma dal Watergate, abbiamo tutti acquisito dimestichezza con un fatto basilare: soltanto alcune persone chiave devono essere coinvolti nel crimine da principio, mentre un gran numero di funzionari di governo di alto e basso grado possono essere coinvolti nell'occultamento successivo, che può essere giustificato sempre come “patriottico,” per motivi di “sicurezza nazionale,” o semplicemente perché il presidente lo ha ordinato. Il fatto che gli alti livelli del governo degli Stati Uniti sono fin troppo capaci di mentire al pubblico, dovrebbe essere chiaro fin dai casi Watergate e Iran-Contra. L'ultimo argomento di riserva, sempre meno plausibile, è: se la versione Warren non è vera, perché la verità non è venuta fuori fino ad ora? Il fatto è, però, che la verità in gran parte è venuta fuori, nell'industria dell'assassinio, dai libri – alcuni di essi best-sellers – di Mark Lane, David Lifton, Peter Dale Scott, Jim Marrs e molti altri, ma i Rispettabili Media non prestano attenzione. Con quella specie di atteggiamento mentale, quel rifiuto testardo di affrontare la realtà, nessuna verità può mai venir fuori. Ma, nonostante questo blackout, perché i libri, le TV e le radio locali, gli articoli di riviste, i tabloid del supermercato, ecc. non possono essere soppressi – ma soltanto ignorati – dai Rispettabili Media, abbiamo il notevole risultato che la grande maggioranza del pubblico, in ogni scrutinio, decisamente non crede alla leggenda di Warren. Ecco perché i frenetici tentativi dell'establishment di sopprimere una pellicola commovente e convincente come JFK di Stone.


I conservatori, così come i centristi, stanno denigrando JFK perché Stone è un rinomato uomo della sinistra. Bene, e allora? Non è solo che l'ideologia del narratore non inficia logicamente la verità del racconto. L'argomento è più forte di questo. Perché in un giorno in cui la Sinistra e la Destra Moderata hanno costituito un establishment sempre più monolitico, con soltanto sfumate variazioni fra loro, possiamo ottenere la verità soltanto da persone fuori dall'establishment, dell'estrema destra o dell'estrema sinistra, o persino dai tabloid altamente non-rispettabili del supermercato. E non è per caso che sia un segreto di Pulcinella che l'eroica figura della “Gola Profonda” in JFK sia il colonnello Fletcher Prouty, che di certo non è di sinistra. Ed uno dei migliori scrittori revisionisti è il da sempre libertario Carl Oglesby.


Un'aspetto particolarmente benvenuto di JFK, a proposito, è l'aver fatto di Jim Garrison la figura eroica centrale. Garrison, una delle figure più viziosamente calunniate nella storia politica moderna, era semplicemente un Procuratore Distrettuale che cercava di fare il suo lavoro nella causa penale più importante del nostro tempo. Lo stile inespressivo di Kevin Costner si adatta bene al ruolo di Garrison e Tommy Lee Jones è un eccezionale Clay Shaw, il diabolico affarista e cospiratore della CIA.


Tutto considerato, un bel film, per la storia così come per il girato. Ci sono alcuni problemi secondari. È una sfortuna che il primo revisionista di Kennedy Mark Lane, abbia sentito di dover lasciare presto la produzione del film, con il risultato che la pellicola non mette in evidenza la testimonianza cruciale dell'agente cubano ex-CIA Marita Lorenz, che ha identificato l'agente di destra E. Howard Hunt, compare di Bill Buckley e uomo forte della CIA, come pagatore per l'assassinio (vedi il nuovo, brillante libro di Lane, Plausible Denial). Secondo Lane, delle pressioni dalla CIA durante le riprese hanno spinto Stone a minimizzare il ruolo della CIA spalmando un po' troppo la colpa sul resto dell'amministrazione Johnson.


Mentre gli argomenti per il revisionismo si accumulano, è evidente che alcuni dei membri più sofisticati dell'establishment si stanno preparando a scartare la leggenda Warren per ricorrere ad una spiegazione meno minacciosa dell'incolpare E. Howard Hunt o la CIA: è quella che fa ricadere la colpa solamente sulla mafia, specificamente su Sam Giancana, Johnny Roselli e Jimmy Hoffa, nessuno dei quali è presente per controbattere all'accusa. Un attacco convincente alla tesi mafia-soltanto è stato portato da Carl Oglesby nel suo commento al libro di Jim Garrison di alcuni anni fa (che è stato una delle basi per JFK) On the Trail of the Assassins. La mafia, semplicemente, non disponeva dei mezzi, per esempio, per cambiare l'itinerario o per richiamare i militari o la protezione del servizio segreto.


Molti conservatori e libertari certamente saranno irritati da un tema del film: l'antiquato punto di vista di un Kennedy come giovane principe brillante di Camelot, il grande eroe che voleva redimere l'America abbattuto nella sua perfezione dalle oscure forze reazionarie. Questo tipo di approccio è stato da tempo screditato da un genere molto diverso di revisionismo – con l'uscita dei racconti sui sordidi fratelli Kennedy, Judith Exner, Sam Giancana, Marilyn Monroe, ed altri. Bene, ok, ma guardatelo in questo senso: un presidente è stato assassinato, santo cielo, e buono, cattivo, o indifferente che fosse, è certamente vitale arrivare fino in fondo alla cospirazione e portare i furfanti davanti alla giustizia, foss'anche soltanto al giudizio della storia. Lasciate che le cose vadano come possono.


Un felice risultato della pellicola è l'argomento conclusivo di Stone: se tutto risale sempre più in alto, perché non aprire tutti gli archivi segreti del governo sull'assassinio? Sembra che la pressione per l'apertura debba vincere, ma ancora una volta, la fasulla “sicurezza nazionale” prevarrà, cosicché non otterremo il materiale davvero incriminante. E parte del materiale cruciale è perduto da tempo, per esempio, il famoso cervello di Kennedy, che misteriosamente non è mai arrivato agli Archivi Nazionali.




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