Sunday, March 15, 2009

Le Idi di Marzo

Il nuovo dispaccio da Laputa è curiosamente telepatico: stavamo giusto parlando dell'antica Roma, ed ecco che il nostro inviato Giovanni Pesce ci ricorda cosa successe circa duemila anni fa proprio in questo giorno, il 15 di marzo. Una di quelle date che a Laputa fanno sempre nascere accese discussioni tra gli abitanti, le idi di marzo sembrano essere una ricorrenza importante soprattutto dalle parti di Roma.

Quindi, se vivete da quelle parti, i laputiani consigliano di restare in casa, magari a leggere il Gongoro, sorseggiando del vino magari allungato col miele (ma, per precauzione, fatelo assaggiare alla moglie, prima).
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Di Giovanni Pesce


Largo Argentina in Roma, (41.53 43 76 N 12 28 36 37 E) è una vasta area che è stata scelta come location di una delle più famose cospirazioni della Storia: le Idi di Marzo del 44 AC quando il dittatore Giulio Cesare fu pugnalato a morte..

Quel tragico evento , infatti, si è consumato davanti all’attuale capolinea del tram 8, quello che collega il centro di Roma con i quartieri di Monteverde.
(Per i non romani, ma amanti del teatro, l’indicazione esatta è il marciapiede opposto davanti all’ingresso del Teatro Argentina).

Come nelle migliori tradizioni, ne ”l’omicidio Cesare” è stata organizzata per il mainstream una vulgata che individua in una sola persona la responsabilità dell’accaduto, nonostante il gruppo di cospiratori fosse ben numeroso.

Come “lone gunman “ ci viene proposto Bruto, la cui azione è stata resa più turpe per via della parentela acquisita con Giulio Cesare; alla storia rimane, infatti, la frase “Tu quoque, Brute, fili mihi”.

La causa nascosta era probabilmente una congiura tra un gruppo di oligarchi che temevano una diminuzione del proprio potere decisionale non appena Giulio Cesare avesse conquistato la Dittatura; cosi questi gentlemen si riunirono in un club e organizzarono un’azione clamorosa per fermare la presa di potere da parte di Giulio Cesare.

Nelle congiure rivolte “ad personam” uno dei punti essenziali è il coinvolgimento del “vice“ per questi motivi:
  • Chi meglio del vice può aiutare i congiurati?
  • Chi meglio del vice farà carriera immediata?
  • Chi meglio del vice potrà depistare la commissione d’indagine?
E Bruto è proprio il vice di Cesare, e come spesso accade verrà messo da parte in un secondo momento.

L’azione nei confronti di Cesare prevedeva una scenografia massima: invece dei soliti sicari in azione nel silenzio della notte si preferì la formula “in plain sight”, ovvero fu scelta la gradinata della Curia di Pompeo, il posto più in vista di tutta Roma.

Quel giorno del 44 a.c. la Curia di Pompeo veniva utilizzata come luogo di assemblea per i senatori, mentre la gradinata veniva utilizzata per accogliere gli spettatori del Teatro di Pompeo; tra Curia e teatro esisteva il Portico di Pompeo.

A poca distanza esiste ancora Portico d’Ottavia, antica sede del mercato del pesce ed ora punto di riferimento della comunità ebraica di Roma.

Sono passati molti anni e nel 1978 D.C., Largo Argentina è stata riutilizzata come scenario per il caso Moro.

Infatti a Largo Argentina , nel sottopassaggio tra via Florida e Via Arenula venne ritrovata la prima lettera di rivendicazione del sequestro Moro.
Quel sottopassaggio che ora non esiste più, ma aveva un’ entrata posizionata a 41.53 41 18 N 12 28 35 32 E.

Navigando su Via Florida e la sua continuazione Via delle Botteghe Oscure si arriva a Via Caetani, via nella quale è stata ritrovata la R4 con il corpo di Aldo Moro.

Via Caetani e la strada che divide in due l’ex- Teatro di Balbo: da una parte l’emiciclo tuttora visibile con qualche difficoltà nel palazzo Caetani, dall’altra la sezione quadrata in restauro.

Il punto esatto di stazionamento della R4 è a 41.53 39 00N 12 28 42 33E.

Comunque anche la data scelta per il caso Moro è molto simile 16 Marzo: il giorno successivo alle Idi di Marzo.

Il 15 ed il 16 Marzo erano, per i romani, i giorni dedicati al Baccanale, festa pagana dedicata a Bacco dio del vino e alle Baccanti, graziose assistenti del dio stesso.
Purtroppo questa festa bellissima non durò molto e fu proibita dal Governo Romano.

Invece nello scorso millennio (15 Marzo 1978), Carmine Pecorelli scrisse:

Mercoledì 15 marzo il quotidiano “Vita sera” pubblica in seconda pagina un necrologio sibillino: “2022 anni dagli Idi di marzo il genio di Roma onora Cesare 44 a.C.-1978 d.C.” . Proprio le idi di marzo del 1978 il governo Andreotti presta il suo giuramento nelle mani di Leone Giovanni. Dobbiamo attendere Bruto? Chi sarà? E chi assumerà il ruolo di Antonio, amico di Cesare? Se le cose andranno così ci sarà anche una nuova Filippi?».

Tutto il mondo è paese.

3 comments:

Anonymous said...

In effetti dopo i fasti repubblicani di epoche recenti e remote, Largo Argentina è oggi famoso più per l'agguerrita legione di gatti stanziata nella fossa della piazza!

Ave atque vale,
Giorgio Venzo

Anonymous said...

In verità c'è ancora una disputa aperta tra gli storici seri (o seriali):
Quali parole aveva pronunciato di preciso Giulio Cesare prima di morire?

1)Et tu, Brute? Anche tu, Bruto?
2)Et tu, fili mi? (Anche tu, figlio?)
3)Tu quoque, Brute, fili mi! (Anche tu Bruto, figlio mio!)
4)Stasera mi Bruto?

Ci sono dubbi anche che Bruto sia coinvolto nel complotto.
I testimoni chiamati per identificare l'assassino dissero chiaramente che era un bell’uomo...
quindi non era ... nè Bruto nè Crasso.

Pyter

Anonymous said...

Si mormora che l'assassino abbia detto:

"Date a Cesare quel che è di Cesare"

e poi giù coltellate a iosa.

Attualmente non abbiamo registrazioni vocali del fattaccio di sangue.

Dovrei vedere in cantina se, per caso, è rimasto qualcosa.

Domani mattina ci guardo.

Penso anch'io che Bruto sia un patsie cone Oswald o Marinus van der Lubbe.

Ciao Gianni