Friday, October 3, 2008

“Non è colpa mia!”

Di Laurence M. Vance, autore libertario e cristiano, ho già tradotto l'ottimo saggio “Il mito del giusto prezzo.” Questa volta il mito contro cui Vance si scaglia – con grande coraggio e sprezzo del pericolo, bisogna dire – è quello del soldato americano e della sua presunta immunità morale, dogma accettato in buona misura, grazie ad un capillare lavoro della propaganda, anche all'interno dei nostri confini di semplice provincia dell'impero (ma non granché in province più lontane, a quanto si legge negli ultimi tempi).

La critica di Vance è, anche stavolta, razionale ed impietosa: a nessuno dev'essere concesso di non prendersi le proprie responsabilità.
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Il gioco della colpa

Di Laurence M. Vance


Subito dopo il massacro alla Virginia Tech nell'aprile del 2007, una miriade di articoli e di blog hanno cominciato ad apparire, ciascuno cercando di attribuire a qualcuno o a qualcosa la colpa delle azioni del tiratore. Un blogger cinico ha compilato una lista di link di settantatrè articoli che esponevano altrettante teorie di chi o di che cosa fosse la colpa di quella che rimane la furia omicida individuale con più vittime nella storia degli Stati Uniti.

Il gioco della colpa si gioca anche quando si discute delle guerre in Iraq e Afghanistan. Alcuni dicono che la colpa è di Cheney. Altri incolpano Bush, il comandante in capo, o l'amministrazione Bush collettivamente. No, dicono certi altri, è colpa delle grandi compagnie petrolifere o delle aziende del settore della difesa. Ancora, altri sostengono che i colpevoli sono i neocon, o forse il Progetto per il Nuovo Secolo Americano. ’È tutta una questione di religione, insiste qualcuno. È colpa dei sionisti, della Lobby Israeliana, dei musulmani, o della fazione guerrafondaia degli evangelici. Nessuno di questi ha ragione, dice un altro, il Congresso e solo il Congresso è il colpevole. No, altri rispondono, la colpa è di Saddam Hussein o Osama bin Laden o al-Qaeda. Alcuni ancora pensano che sia stata tutta colpa di quei dirottatori del 9/11.

La stessa cosa vale per la guerra nel Vietnam. È Johnson il colpevole. LBJ dovrebbe dividersi la colpa con Nixon. La colpa è dei falchi nelle amministrazioni Nixon e Johnson. A McNamara dovrebbe essere attribuita la maggior parte della colpa. Eisenhower e Kennedy mandarono consiglieri militari quindi sono loro i responsabili. Dovremmo accusare i Vietcong o Ho Chi Minh o Mao, dice il buon patriota. Quando tutto il resto fallisce la colpa della guerra nel Vietnam può essere scaricata sui politici. Forse non si devono affatto incolpare degli uomini: il comunismo è la causa di tutto.

Ma che dire delle truppe degli Stati Uniti? Quelli che effettivamente combattono non hanno alcuna colpa? Dopo tutto, né Bush né Cheney hanno ucciso qualcuno in Iraq o in Afghanistan. Proprio come non sono stati né Johnson né Nixon a bombardare il Vietnam o la Cambogia.

Giudicando da alcune delle risposte che ho ricevuto a seguito del mio recente articolo “Eroe di guerra o criminale di guerra?”, qualche persona crede che le truppe degli Stati Uniti non dovrebbero essere incolpate della morte e della distruzione che spargono – persino in una guerra incostituzionale, immorale ed ingiusta:
Se il vostro paese ti chiama a servirlo devi andare... non è compito del soldato determinare la virtù morale della politica militare. ~ Critico n° 1

Non posso accettare che coloro che combattono queste guerre siano responsabili (moralmente o no) per esse. I politici ed i capi che promuovono ed incitano a tali guerre sono interamente responsabili. ~ Critico n° 2

Non posso criminalizzare tutti i nostri soldati, marines e piloti perché la base politica per la guerra era ingiusta. ~ Critico n° 3
Non è la prima volta che ho ricevuto messaggi come questi. Ricevo fondamentalmente lo stesso ritornello ogni volta che scrivo sui militari ed accenno che le truppe degli Stati Uniti sono responsabili della morte e della distruzione che dispensano:

I politici sono quelli a cui dovresti opporti, non i soldati. I soldati sono là a fare quello che gli viene detto. Eseguono azioni terribili perché gli viene detto di agire in tal modo.
Un soldato non prende decisioni. Obbedisce agli ordini. Sei solo un pappamolle comunista faccia di c***. La moralità è per le nullità come te e non per i soldati.

Posso essere d'accordo con voi sul punto di non combattere delle guerre illegali ed ingiuste. Ma queste non sono colpa dei soldati.

Mi oppongo alla guerra molto più di te. La colpa non è dei soldati mandati in guerra.

Il soldato non commette un peccato reale a meno che scelga di violare una legge morale mentre è militare…. Il servizio militare è moralmente neutro.
Il ritornello è ogni volta un po' diverso, ma il coro è lo stesso: le truppe stanno solo eseguendo degli ordini quindi non criticare le truppe. Alcuni sono ambivalenti sulle truppe, ma non le condannerebbero mai. Altri denunceranno decisamente la guerra in Iraq, ma non denigreranno mai le truppe che la combattono. Altri ancora non solo non sono critici verso le truppe, ma ci ammoniscono con cartelli, nastri ed esortazioni a rispettarle, sostenerle e pregare per loro. Tutti diventano furibondi se fate una qualsiasi osservazione critica sulle truppe (a meno che facciano qualcosa così malvagio da imbarazzare gli Stati Uniti).

A meno che si creda che lo stato sia Dio o che allo stato si debba sempre obbedire senza riserve, non riesco a vedere come i soldati dovrebbero passarla così liscia. E quanto liscia: l'impunità e l'immunità per uccidere.

Le truppe degli Stati Uniti sono state ingannate dal governo degli Stati Uniti sulla necessità di spedirli in giro per il mondo? Sicuramente. Ingannate sulla natura delle minacce agli Stati Uniti? Senza dubbio. Sono pedine nel gioco imperialista degli Stati Uniti? Certamente. Ma questo le giustifica per essere responsabili dell'uccisione di persone e della distruzione della loro proprietà mentre non erano direttamente impegnate nella difesa degli Stati Uniti? Naturalmente no. L'ignoranza non è una scusa: provate soltanto a giustificarvi con l'ignoranza la prossima volta che un poliziotto vi fa una multa per eccesso di velocità. E formazione della “scuola pubblica” o no, come hanno potuto ignorare, considerata la storia degli interventi esteri degli Stati Uniti nel ventesimo secolo?

Ma non solo l'ignoranza non è una giustificazione, un punto che raramente è citato dai miei detrattori. I miei critici sono uniti nella loro convinzione che la moralità è fuori luogo quando si indossa un'uniforme. Non è così? Allora cos'altro dobbiamo concludere? Se i soldati degli Stati Uniti non devono essere incolpati per le loro uccisioni di decine di migliaia di iracheni, di afgani, di vietnamiti e di cambogiani (che non hanno mai alzato un dito contro gli Stati Uniti finché le truppe degli Stati Uniti non hanno iniziato a bombardarli) perché dovrebbero fare semplicemente quello che il governo dice loro senza riguardo verso la moralità di uccidere degli stranieri nel loro proprio paese (ancora, che non ha alzato mai un dito contro gli Stati Uniti finché le truppe degli Stati Uniti non hanno iniziato a bombardarli), quindi è l'uniforme che fa tutta la differenza. Nessuno a parte il più ardente super-patriota anti-islamo-fascista mi scuserebbe, un civile non al servizio del governo degli Stati Uniti, se mi imbarcassi su un aereo per l'Iraq e, una volta atterrato, prendessi a calci alcune porte e aprissi il fuoco, anche se provassi a giustificare le mie azioni dicendo che stavo combattendo il terrorismo. Ma le truppe degli Stati Uniti sono lodate per la “difesa delle nostre libertà” mentre fanno proprio questa stessa cosa.

Posso sentire le urla di protesta da coloro che dicono che sono state fraintese. Le truppe degli Stati Uniti non possono uccidere così, indiscriminatamente. Un'uniforme non significa che tutta la moralità esce dalla finestra. Le truppe degli Stati Uniti possono uccidere soltanto chi il governo degli Stati Uniti dice di uccidere; possono distruggere soltanto le proprietà che il governo degli Stati Uniti dice di distruggere.

Capisco. Nessun soldato è responsabile della morte e della distruzione che infligge finché si tratta di morte e distruzione sanzionata dallo stato. Immagino che Voltaire avesse ragione: “È vietato uccidere; quindi tutti gli assassini sono puniti a meno che uccidano in gran numero ed al suono delle trombe.”

Ma c'è qualche cosa che i soldati degli Stati Uniti non dovrebbero fare se il governo lo ordina loro? Pochi direbbero che non c'è. Quindi la moralità non è solo per i liberali, i rossi, i pacifisti, traditori, le nullità come me dopo tutto. La moralità entra in gioco, anche in tempo di guerra. Il problema è che qualcuno ha un opinione così fallata dei militari che ha deformato la propria moralità. Vedrebbero una differenza fra il governo degli Stati Uniti che ordina ad un soldato americano di andare in Iraq e di uccidere un uomo che impugna una pistola ed il governo degli Stati Uniti che ordina allo stesso soldato di andare ad uccidere una donna che culla un bambino.

Ma perché? Nessun soldato degli Stati Uniti ha motivo di uccidere nell'uno come nell'altro caso. E nessun soldato degli Stati Uniti ha motivo di essere in Iraq nell'uno come nell'altro caso. L'unico motivo per cui un iracheno punterebbe una pistola ad un soldato americano in primo luogo è perché il soldato ha viaggiato migliaia di miglia dagli Stati Uniti per invadere ed occupare l'Iraq sull'ordine del suo governo.

Se nessuna azione dei soldati che obbedicono agli ordini dev'essere criticata perché “non è compito del soldato determinare la virtù morale della politica militare,” allora che cosa dovremmo fare se le truppe degli Stati Uniti fossero usate contro i cittadini americani? Che cosa farebbero coloro che pensano che i soldati dovrebbero sempre fare ciò che viene loro ordinato quando a questi stessi soldati sarà ordinato di marciare nel loro quartiere e di sfondare la loro porta mentre combattono la guerra contro la droga, contro il terrore, contro gli illegali, o la guerra contro il dissenso? Insisteranno che “il servizio militare è moralmente neutro”? In caso affermativo, sono degli stupidi; altrimenti, devono credere che le truppe degli Stati Uniti non sono immuni dalla critica.

Esiste una terribile contraddizione quando si tratta delle truppe che obbediscono agli ordini. Per essere coerente, nessuno in America dovrebbe alterarsi in caso che singoli soldati di altri paesi bombardassero, mutilassero, danneggiassero, o uccidessero degli americani, militari o civili. Dovrebbero onorarli come eroi di guerra per aver difeso le libertà della gente nei loro paesi. La nostra rabbia ed il nostro odio dovrebbero essere riservati ai politici ed ai capi dei paesi che ordinano loro di combattere contro gli Stati Uniti. Perché i soldati degli Stati Uniti dovrebbero essere sempre considerati liberatori, guardiani della pace e protettori, mentre i soldati stranieri, invasori, occupanti ed attaccanti?

Io penso inoltre che molte persone, compresi alcuni veterani, siano ingenue per quanto riguarda i militari.

In primo luogo, alcuni soldati (non dico tutti i soldati e nemmeno la maggior parte di loro) non hanno bisogno di aspettare un ordine del governo degli Stati Uniti per uccidere. A loro piace semplicemente uccidere quelli che considerano teste di stracci, negri della sabbia o cammellieri, e si divertono a farlo (“edonisti con le pistole,” così me li ha descritti un veterano del Corpo dei Marines).

In secondo luogo, la maggior parte dei giovani oggi non entra nell'esercito perché disposta a seguire gli ordini per mantenere sicuro il paese, ma perché disposta a seguire gli ordini per ottenere le indennità di arruolamento, i sussidi per le tasse scolastiche, i permessi educativi, l'aiuto per il rimborso dei prestiti scolastici, gli incentivi di paga, l'addestramento di carriera, per girare il mondo, per i trenta giorni di permesso, le cure mediche e dentarie gratis, i vari prestiti e una pensione.

In terzo luogo, molti soldati bramano il prestigio che procura l'essere un soldato. Questa è una mail che ho ricevuto recentemente da un veterano con molti anni di “servizio”:
I soldati amano la possibilità di indossare qualcosa che altri non hanno, qualcosa che li faccia risaltare in mezzo ad una folla e li rende partecipi di un gruppo speciale. Ecco perchè si offrono volontariamente per le unità di paracadutisti, delle forze speciali e degli esploratori, dove possono portare berretti con colori che li fanno spiccare, e portano spalline che rendono gli altri invidiosi. Vogliono i distintivi, le linguette sulla manica, i distintivi, ecc., che indicano che hanno completato dei corsi difficili e dei turni di combattimento. Se un ’GI dell'esercito non ha ancora un distintivo sulla sua spalla destra (che indica servizio di combattimento oltremare con quell'unità), si sente nudo tra coloro che ce l'hanno. La soluzione? Fai un turno di combattimento e otterrai quel distintivo.
Uniforme o non uniforme, commettere atti di aggressione è immorale, a prescindere da chi dica di commetterlo. È ormai tempo che cominciamo ad incolpare i soldati della morte e della distruzione che provocano. Forse allora non saranno così disposti a combattere guerre inconstituzionali, inutili ed immorali.
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Laurence M. Vance [mandagli una mail] scrive da Pensacola, Florida. Il suo ultimo libro è una nuova e notevolmente ampliata edizione di Christianity and War and Other Essays Against the Warfare State. Visita il suo sito.

5 comments:

Anonymous said...

I soldati assolvono quelle funzioni perchè sono "al soldo" del potere.

Abbatanza semplice.

Saluti

Anonymous said...

Ha ragione Laurence,se la "divisa" non fosse vista come degna di rispetto a prescindere,nonostante la convenienza economica pochi farebbero i soldati,comunque si dovrebbe distinguere tra il soldato che sacrifica la propria e l'altrui vita per difendere la patria,e il soldato che fa lo stesso sacrificio per mire imperialiste.Il fatto e' che il popolo e cosi' anche i soldati credono cecamente nella buona fede di chi li manda in guerra!

Anonymous said...

La dinamica descritta nell'articolo mi sembra piuttosto familiare; ad esempio, il popolo tedesco era colpevole d'aver appoggiato Hitler? (per inciso - ottimi articoli sull'argomento, tempo fa!)

In questo caso l'amoralità determinata dalla presenza di un centro di comando sembra venire a cadere; anzi, persino i loro discendenti sembrano avere delle responsabilità!

I pesi e le misure abbondano...

Paxtibi said...

Come dice Vance, l'ignoranza non può essere una scusa. E neanche un'attenuante.
In caso contrario, si crea un incentivo per l'ignoranza, che è proprio il nostro problema più grande.

Paxtibi said...

il popolo tedesco era colpevole d'aver appoggiato Hitler?
In questo caso l'amoralità determinata dalla presenza di un centro di comando sembra venire a cadere;


Certamente una parte di colpa ricade anche su chi Hitler lo sostenne, ma parlare di "popolo tedesco" non è corretto: non tutti lo votarono, alcuni si opposero apertamente, altri non lo fecero per timore delle ritorsioni, ma a questi non si può imputare nulla: non uccisero nessuno, non legittimarono il nazismo col loro voto, cercarono solo di sopravvivere in una situazione difficile. Non c'è niente di immorale in questo.

anzi, persino i loro discendenti sembrano avere delle responsabilità!

Questa è ovviamente un'assurdità.

I pesi e le misure abbondano...

La misura della colpa è diversa per ogni individuo: chi sta in cima alla piramide ha le responsabilità maggiori.