Bellissimo e dolente questo articolo di Justin Raimondo, da Antiwar.com.
Riusciremo mai ad uscire da questo assurdo ciclo di guerra, morte e miseria ricorrente, a superare il bisogno di un salvatore investito del potere terreno e malefico del Leviatano? Siamo in grado di guarire da questa malattia, dall'arroganza di crederci migliori degli altri e quindi di avere il diritto di imporre la nostra volontà?
Una risposta non ce l'ha nessuno, ma di certo comprendere il male che ci tormenta sarebbe un passo nella giusta direzione.
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L'economia crolla, la guerra si profila all'orizzonte, un salvatore appare: non ci siamo già passati?
Di Justin Raimondo
Comunque, è quest'ultima interpretazione che mi affascina, in questi giorni, perché sembriamo rivivere i primi giorni della Grande Depressione degli anni 30, mentre si sentono lontani i tamburi di guerra. Mentre il mercato azionario fa un altro vertiginoso tuffo ed i fantasmi di FDR, Hoover [.pdf] e – sì – del ritorno di Hitler ci perseguitano, rimproverano, scherniscono, la follia che sopraffece Nietzsche non è difficile da capire. Fare di continuo gli stessi errori, inciampare negli stessi solchi sulla strada, ripetere avventatamente e senza la minima punta di ironia o di auto-parodia gli slogan polverosi di ieri, tutto con lo stesso tragico e sanguinoso effetto: in che razza di universo da incubo stiamo vivendo?
Ancora una volta, la fragile struttura dell'economia umana trema, e crolla, mentre la morte di un sistema che ci ha reso la nazione più ricca della terra è proclamata con forza. Il capitalismo è morto – lunga vita a... che cosa?
Abbiamo già veduto questi altri 'ismi, e non sono una bella visione. Socialismo, fascismo, comunismo, nazional-socialismo, corporativismo ed altri dispotismi troppo oscuri per essere menzionati – stanno tutti uscendo dalle loro tombe, riesumati dalla paura e dalla speranza di redenzione. Un funzionario di governo affigge la sua firma su un pezzo di carta ed il mercato è ad un tratto abolito, le banche nazionalizzate, mentre la ben visibile mano dello Stato prende il controllo. E tutta questa furiosa azione è inquadrata nel contesto di una guerra continua – una guerra mondiale, ufficialmente dichiarata dal nostro presidente.
Forse presagendo incosciamente questo momento, il Partito della Guerra ha spesso – ed intelligentemente – utilizzato immagini degli anni 30 nella sua propaganda: nel loro mondo, Hitler non è mai morto, ma è sopravvissuto per tormentarci in molte forme. Ogni despota da quattro soldi che abbiamo affrontato e rovesciato è stato descritto come l'ultima incarnazione del pittore fallito-diventato-dittatore il cui nome si è trasformato in in un sinonimo della malvagità umana. Sì, persino Manuel Noriega! (ve lo ricordate?) Per i neocon, è sempre il 1939, ogni trattativa è un'altra Monaco e l'unica reale soluzione è la guerra, seguita da una promessa di sangue, sudore e lacrime. Churchill è il loro dio e Franklin Delano Roosevelt siede alla sua destra. Questi due si sono tennero duro durante la crisi e resistettero alla tempesta eretti, unendo le loro rispettive nazioni – ed in effetti l'occidente – in una crociata mondiale conclusa soltanto dopo che molti milioni erano stati scagliati nell'abisso dalle altezze del loro eroismo.
Stiamo entrando in un zona pericolosa, una zona piena di campi minati nascosti, ed a meno di camminare cautamente e con attenzione, la tragedia è assicurata. Nei tempi di incertezza economica, come questi, gli esseri umani sono suscettibili ad ogni sorta di influenza maligna: alimentati dall'ignoranza economica, sprezzanti verso la storia, e slegati sia dalla morale che dal buonsenso, i demagoghi sorgono e mille 'ismi alieni mettono radici nel suolo americano, fiori del male che ci attirano con colori stravaganti e profumi esotici. L'ideologia, come la follia, si impadronisce delle menti umane e le disumanizza piuttosto efficacemente. Come ci ricorda il filosofo conservatore Russell Kirk (nel suo leggendario attacco ai neoconservatori): “L'ideologia anima, nelle parole di George Orwell, ‘gli uomini semplificati che pensano per slogan e parlano con le pallottole.'”
Tutte queste sorgenti ideologie prendono come loro punto di partenza la necessità di aumentare il potere e l'influenza del governo in ogni sfera di attività umana, cominciando con l'economia e finendo con – be', chi lo sa? Non c'è un punto finale logico per la moderna fede “liberal” nel potere e nella benevolenza del governo – e, attualmente, i “conservatori” sono d'accordo con loro, ed anche qualcun altro.
Questa crisi, come quella che è seguita al 9/11, evoca l'atmosfera e la retorica del tempo di guerra. Già stiamo sentendo parlare di “guerra contro la recessione,” e non sorprende che le soluzioni proposte richiedano l'inquadramento del capitale agli ordini di Washington. Gli attori economici non sono più individui liberi ma soldati in un esercito. Ciò a cui stiamo assistendo è come un'economia – e una società – diventino militarizzate.
La crisi economica – causata in gran parte dalle conseguenze economiche del militarismo – ha dato il via ad una fondamentale mutazione nella politica americana, una mutazione che è un focolaio perfetto per la nascita di un vero sistema fascista. La nostra particolare forma di cesarismo avrà distinte caratteristiche americane, naturalmente, ma il modello universale funzionerà davvero per formare: un sistema di corporativismo economico, con tutto il potere investito nello Stato e tutto l'infernale macchinario alimentato da un demoniaco senso di missione – nel nostro caso particolare, il “dovere” di esportare in tutto il mondo le meraviglie della “democrazia,” american-style, detta altrimenti Fare il Bene.
Gli ingredienti ci sono tutti, e l'ascesa di Barack Obama allo status di favorito è preoccupante in questa particolare congiuntura storica. Con i media eccitati per lui, ed i suoi sostenitori “pacifisti” pronti a sospendere l'incredulità ad un grado molto alto, il presidente Obama sarà nella posizione per dimostrare la sua “durezza” nel campo della politica estera senza dovere affrontare molta critica. In effetti, si guadagnerà gli elogi per, ad esempio, confrontare Vladimir Putin sull'Ucraina – “Attento all'Ucraina,” ha raccomandato il suo avversario, e non sarei affatto sorpreso se Obama ci stesse effettivamente attento. La sua prevista re-invasione su vasta scala dell'Afghanistan vien già applaudita dai “liberal” di ieri – i falchi di domani – mentre ci scaviamo una fossa più profonda di quanto sia mai stata scavata nelle sabbie dell'Iraq.
La militarizzazione dell'economia, l'inquadramento del capitale e – alla fine – dei lavoratori, renderanno il lavoro del Partito della Guerra molto più facile. La centralizzazione del potere economico nelle mani dei funzionari di governo assicurerà che le risorse della nazione siano dirette, a volontà, verso ogni fine sarà ritenuto necessario per la vittoria. Siamo diretti verso un futuro dove tutta la ricchezza del paese, le sue energie e la sua attenzione, sono mobilitate e guidate dal governo come si guiderebbe un esercito. Sarà una società perfettamente adatta a trasformarsi in moderna Sparta, inclinata naturalmente al militarismo ed alla guerra, tanto diversa dalla vecchia America orientata al mercato quanto il Borg dalla civiltà umana.
Un altro segnale di pericolo: la notevole alterigia della campagna di Obama, che è solo un riflesso delle sue maniere regali. Si sta comportando come se fosse già il presidente e non è stato ancora neppure scelto. Attendete solo finché non entrerà nell'ufficio ovale: un'arroganza che era stata soltanto fastidiosa diventerà presuntuosa. Un'arroganza, potrei aggiungere, che è condivisa e portata alla sua logica conclusione dai suoi ardenti seguaci, che sono spesso proprio altrettanto estremi e spesso altrettanto spaventosi come i loro corrispettivi repubblicani.
In quello che dev'essere l'atto più ingiurioso di intimidazione governativa degli avversari politici dagli Alien and Sedition Acts, un gruppo di prominenti procuratori e di locali agenti della legge nel Missouri, incluse St. Louis e le zone rurali che la circondano, si sono uniti a formare la “Squadra della Verità di Obama.” Sotto la rubrica di applicazione delle “leggi etiche per la campagna,” stanno minacciando di portare in tribunale chiunque non dica “la verità” sull'Adorato Leader.
Dov'è, in nome di tutto ciò che è santo, l'Unione Americana per le Libertà Civili? Probabilmente nello stesso luogo dove stava prima e durante la Seconda Guerra Mondiale – acclamando ai processi dei dissidenti “reazionari,” compresi gli oppositori della guerra.
Nel torvo futuro cui siamo diretti, chiunque osasse opporsi alle politiche di Obama, non importa quanto separate potessero essere le questioni dalla razza, sarà destinato ad essere chiamato “razzista,” se non dalla Casa Bianca allora dal suo angolo di media compiacenti, che saranno i più ossequiosi dai tempi di Stalin. I media odiavano George W. Bush, ma guardate quanto facilmente si sono lasciati ingannare dalle sue sciocchezze alla vigilia della guerra in Iraq. Immaginate soltanto con che gioia il quarto stato lascerà via libera all'amministrazione Obama! Rabbrividisco al solo pensiero.
Assumendo che vincerà la corsa alla Casa Bianca, sarà un enorme problema semplicemente scoprire che cosa sta accadendo, con i media tradizionali anestetizzati ed i liberal che acclamano ogni mossa dell'amministrazione. Nell'era di Obama, Antiwar.com è una necessità assoluta. Il Partito della Guerra, lungi dall'essere bandito da Washington, sta rientrando semplicemente attraverso la porta posteriore.
Riusciremo mai ad uscire da questo assurdo ciclo di guerra, morte e miseria ricorrente, a superare il bisogno di un salvatore investito del potere terreno e malefico del Leviatano? Siamo in grado di guarire da questa malattia, dall'arroganza di crederci migliori degli altri e quindi di avere il diritto di imporre la nostra volontà?
Una risposta non ce l'ha nessuno, ma di certo comprendere il male che ci tormenta sarebbe un passo nella giusta direzione.
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L'economia crolla, la guerra si profila all'orizzonte, un salvatore appare: non ci siamo già passati?
Di Justin Raimondo
“L'eterna clessidra dell'esistenza gira ancora ed ancora, e tu con lei, granello di polvere!”Nietzsche alla fine impazzì, alcuni dicono per gli effetti della sifilide, altri danno la colpa alle implicazioni della sua complessa e oscuramente ironica filosofia di vita, che includeva, come suo precetto centrale, la dottrina dell'eterna ricorrenza. Il concetto fa la sua drammatica apparizione in Così parlò Zarathustra, dove Nietzsche, parlando attraverso Zarathustra, discute con un nano grigio che rappresenta le limitazioni umane:
~ Friedrich Nietzsche
“Guarda questo momento!” proseguii. “Da questo Momento cancello una lunga, eterna strada scorre indietro: un'eternità sta dietro di noi.”Questo concetto, bisogna ammetterlo, è soggetto a varie interpretazioni: poiché Nietzsche scriveva per parabole ed aforismi, e i suoi testi sono ricchi di metafore, è difficile dire se stava parlando della volontà di rivivere la propria vita, esattamente com'è stata vissuta, ripetutamente, come segno di affermazione della vita e di salute psicologica, o se lo intendesse in senso temporale, come teoria cosmologica. Il tempo, secondo questa variante di pensiero nicciano, non progredisce in linea retta, ma per cicli su sé stesso: siamo condannati a passare per gli stessi cicli, ancora ed ancora, e non c'è una maledetta cosa che possiamo fare a questo proposito.
“Non devono tutte le cose che possono scorrere esser già passate per questa strada? Non devono tutte le cose che possono accadere esser già accadute, fatte, passate oltre?”
“E se tutte le cose sono già state qui: che cosa pensi di questo momento, nano? Non deve anche questo cancello, esser già stato qui – prima?”
“E non sono tutte le cose legate strettamente insieme in tal modo che questo momento trascini dietro di sé tutte le cose future? Di conseguenza – trascina anche sé stesso?”
“Perché tutte le cose che possono scorrere devono anche scorrere ancora una volta lungo questa lunga strada.”
“E questo lento ragno che striscia avanti nella luce della luna, e questa stessa luce della luna, e io e te a questo cancello che sussurriamo insieme, sussurrando di cose eterne – non dobbiamo esser già stati tutti qui?”
“ – e non dobbiamo noi tornare e scorrere per quell'altra strada fuori davanti a noi, giù per quella lunga e terribile strada – non dobbiamo noi ritornare eternamente?”
Comunque, è quest'ultima interpretazione che mi affascina, in questi giorni, perché sembriamo rivivere i primi giorni della Grande Depressione degli anni 30, mentre si sentono lontani i tamburi di guerra. Mentre il mercato azionario fa un altro vertiginoso tuffo ed i fantasmi di FDR, Hoover [.pdf] e – sì – del ritorno di Hitler ci perseguitano, rimproverano, scherniscono, la follia che sopraffece Nietzsche non è difficile da capire. Fare di continuo gli stessi errori, inciampare negli stessi solchi sulla strada, ripetere avventatamente e senza la minima punta di ironia o di auto-parodia gli slogan polverosi di ieri, tutto con lo stesso tragico e sanguinoso effetto: in che razza di universo da incubo stiamo vivendo?
Ancora una volta, la fragile struttura dell'economia umana trema, e crolla, mentre la morte di un sistema che ci ha reso la nazione più ricca della terra è proclamata con forza. Il capitalismo è morto – lunga vita a... che cosa?
Abbiamo già veduto questi altri 'ismi, e non sono una bella visione. Socialismo, fascismo, comunismo, nazional-socialismo, corporativismo ed altri dispotismi troppo oscuri per essere menzionati – stanno tutti uscendo dalle loro tombe, riesumati dalla paura e dalla speranza di redenzione. Un funzionario di governo affigge la sua firma su un pezzo di carta ed il mercato è ad un tratto abolito, le banche nazionalizzate, mentre la ben visibile mano dello Stato prende il controllo. E tutta questa furiosa azione è inquadrata nel contesto di una guerra continua – una guerra mondiale, ufficialmente dichiarata dal nostro presidente.
Forse presagendo incosciamente questo momento, il Partito della Guerra ha spesso – ed intelligentemente – utilizzato immagini degli anni 30 nella sua propaganda: nel loro mondo, Hitler non è mai morto, ma è sopravvissuto per tormentarci in molte forme. Ogni despota da quattro soldi che abbiamo affrontato e rovesciato è stato descritto come l'ultima incarnazione del pittore fallito-diventato-dittatore il cui nome si è trasformato in in un sinonimo della malvagità umana. Sì, persino Manuel Noriega! (ve lo ricordate?) Per i neocon, è sempre il 1939, ogni trattativa è un'altra Monaco e l'unica reale soluzione è la guerra, seguita da una promessa di sangue, sudore e lacrime. Churchill è il loro dio e Franklin Delano Roosevelt siede alla sua destra. Questi due si sono tennero duro durante la crisi e resistettero alla tempesta eretti, unendo le loro rispettive nazioni – ed in effetti l'occidente – in una crociata mondiale conclusa soltanto dopo che molti milioni erano stati scagliati nell'abisso dalle altezze del loro eroismo.
“L'eterna clessidra dell'esistenza è rivoltata ancora ed ancora, e tu con lei, granello di polvere!”Ai miei colleghi granelli di polvere, darei questo avvertimento: potete pensare che il pericolo di una guerra distruttiva – di un'altra guerra mondiale – sia ridotto, ora che stiamo per avere un nuovo presidente, probabilmente uno che è disposto a parlare e non vede Monaco in ogni sforzo di conciliazione. Tuttavia, ricordatevi che anche lui è un granello di polvere, anche se un po' più grande e con più conseguenza della maggior parte di noi. Anche lui è trasportato dalle stesse forze che ci guidano tutti, dai venti del tempo che soffiano indietro così come in avanti e ci trasportano là dove siamo già stati.
Stiamo entrando in un zona pericolosa, una zona piena di campi minati nascosti, ed a meno di camminare cautamente e con attenzione, la tragedia è assicurata. Nei tempi di incertezza economica, come questi, gli esseri umani sono suscettibili ad ogni sorta di influenza maligna: alimentati dall'ignoranza economica, sprezzanti verso la storia, e slegati sia dalla morale che dal buonsenso, i demagoghi sorgono e mille 'ismi alieni mettono radici nel suolo americano, fiori del male che ci attirano con colori stravaganti e profumi esotici. L'ideologia, come la follia, si impadronisce delle menti umane e le disumanizza piuttosto efficacemente. Come ci ricorda il filosofo conservatore Russell Kirk (nel suo leggendario attacco ai neoconservatori): “L'ideologia anima, nelle parole di George Orwell, ‘gli uomini semplificati che pensano per slogan e parlano con le pallottole.'”
Tutte queste sorgenti ideologie prendono come loro punto di partenza la necessità di aumentare il potere e l'influenza del governo in ogni sfera di attività umana, cominciando con l'economia e finendo con – be', chi lo sa? Non c'è un punto finale logico per la moderna fede “liberal” nel potere e nella benevolenza del governo – e, attualmente, i “conservatori” sono d'accordo con loro, ed anche qualcun altro.
Questa crisi, come quella che è seguita al 9/11, evoca l'atmosfera e la retorica del tempo di guerra. Già stiamo sentendo parlare di “guerra contro la recessione,” e non sorprende che le soluzioni proposte richiedano l'inquadramento del capitale agli ordini di Washington. Gli attori economici non sono più individui liberi ma soldati in un esercito. Ciò a cui stiamo assistendo è come un'economia – e una società – diventino militarizzate.
La crisi economica – causata in gran parte dalle conseguenze economiche del militarismo – ha dato il via ad una fondamentale mutazione nella politica americana, una mutazione che è un focolaio perfetto per la nascita di un vero sistema fascista. La nostra particolare forma di cesarismo avrà distinte caratteristiche americane, naturalmente, ma il modello universale funzionerà davvero per formare: un sistema di corporativismo economico, con tutto il potere investito nello Stato e tutto l'infernale macchinario alimentato da un demoniaco senso di missione – nel nostro caso particolare, il “dovere” di esportare in tutto il mondo le meraviglie della “democrazia,” american-style, detta altrimenti Fare il Bene.
Gli ingredienti ci sono tutti, e l'ascesa di Barack Obama allo status di favorito è preoccupante in questa particolare congiuntura storica. Con i media eccitati per lui, ed i suoi sostenitori “pacifisti” pronti a sospendere l'incredulità ad un grado molto alto, il presidente Obama sarà nella posizione per dimostrare la sua “durezza” nel campo della politica estera senza dovere affrontare molta critica. In effetti, si guadagnerà gli elogi per, ad esempio, confrontare Vladimir Putin sull'Ucraina – “Attento all'Ucraina,” ha raccomandato il suo avversario, e non sarei affatto sorpreso se Obama ci stesse effettivamente attento. La sua prevista re-invasione su vasta scala dell'Afghanistan vien già applaudita dai “liberal” di ieri – i falchi di domani – mentre ci scaviamo una fossa più profonda di quanto sia mai stata scavata nelle sabbie dell'Iraq.
La militarizzazione dell'economia, l'inquadramento del capitale e – alla fine – dei lavoratori, renderanno il lavoro del Partito della Guerra molto più facile. La centralizzazione del potere economico nelle mani dei funzionari di governo assicurerà che le risorse della nazione siano dirette, a volontà, verso ogni fine sarà ritenuto necessario per la vittoria. Siamo diretti verso un futuro dove tutta la ricchezza del paese, le sue energie e la sua attenzione, sono mobilitate e guidate dal governo come si guiderebbe un esercito. Sarà una società perfettamente adatta a trasformarsi in moderna Sparta, inclinata naturalmente al militarismo ed alla guerra, tanto diversa dalla vecchia America orientata al mercato quanto il Borg dalla civiltà umana.
Un altro segnale di pericolo: la notevole alterigia della campagna di Obama, che è solo un riflesso delle sue maniere regali. Si sta comportando come se fosse già il presidente e non è stato ancora neppure scelto. Attendete solo finché non entrerà nell'ufficio ovale: un'arroganza che era stata soltanto fastidiosa diventerà presuntuosa. Un'arroganza, potrei aggiungere, che è condivisa e portata alla sua logica conclusione dai suoi ardenti seguaci, che sono spesso proprio altrettanto estremi e spesso altrettanto spaventosi come i loro corrispettivi repubblicani.
In quello che dev'essere l'atto più ingiurioso di intimidazione governativa degli avversari politici dagli Alien and Sedition Acts, un gruppo di prominenti procuratori e di locali agenti della legge nel Missouri, incluse St. Louis e le zone rurali che la circondano, si sono uniti a formare la “Squadra della Verità di Obama.” Sotto la rubrica di applicazione delle “leggi etiche per la campagna,” stanno minacciando di portare in tribunale chiunque non dica “la verità” sull'Adorato Leader.
Dov'è, in nome di tutto ciò che è santo, l'Unione Americana per le Libertà Civili? Probabilmente nello stesso luogo dove stava prima e durante la Seconda Guerra Mondiale – acclamando ai processi dei dissidenti “reazionari,” compresi gli oppositori della guerra.
Nel torvo futuro cui siamo diretti, chiunque osasse opporsi alle politiche di Obama, non importa quanto separate potessero essere le questioni dalla razza, sarà destinato ad essere chiamato “razzista,” se non dalla Casa Bianca allora dal suo angolo di media compiacenti, che saranno i più ossequiosi dai tempi di Stalin. I media odiavano George W. Bush, ma guardate quanto facilmente si sono lasciati ingannare dalle sue sciocchezze alla vigilia della guerra in Iraq. Immaginate soltanto con che gioia il quarto stato lascerà via libera all'amministrazione Obama! Rabbrividisco al solo pensiero.
Assumendo che vincerà la corsa alla Casa Bianca, sarà un enorme problema semplicemente scoprire che cosa sta accadendo, con i media tradizionali anestetizzati ed i liberal che acclamano ogni mossa dell'amministrazione. Nell'era di Obama, Antiwar.com è una necessità assoluta. Il Partito della Guerra, lungi dall'essere bandito da Washington, sta rientrando semplicemente attraverso la porta posteriore.
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