Il Mises Institute ha pubblicato il nuovo libro di Jorg Guido Hulsmann: The Ethics of Money Production.
Questa opera di Jorg Guido Hulsmann, professore di economia all'università di Angers in Francia e autore di Mises: The Last knight of Liberalism, è oggi il primo studio completo su una questione estremamente importante: l'etica della produzione dei soldi.
Ne parla non nel senso colloquiale della frase “far soldi,” ma piuttosto in quello della produzione reale di soldi come merce nell'intera vita economica. La scelta dei soldi che utilizziamo negli scambi non è qualcosa che debba essere stabilito e fissato dal governo.
Infatti, la sua tesi è che un monopolio di governo sulla produzione e sull'amministrazione dei soldi non ha affatto una base etica o economica. Le leggi del corso legale, le garanzie di prestiti, le assicurazioni sui deposito fondate dalle tasse e l'intero apparato che sostiene i sistemi monetari nazionali, è del tutto ingiustificato. I soldi, sostiene, dovrebbero essere un bene privatamente prodotto come qualsiasi altro, come i vestiti o gli alimenti.
Argomentando in questa maniera, disputa secoli di assunti sulla moneta su cui si discute raramente. La gente suppone semplicemente che il governo o le banche centrali che operano sotto controllo statale dovrebbe gestire la moneta. Hulsmann esplora il pensiero monetario dal mondo antico ai tempi moderni passando per il Medioevo per mostrare che i monopolisti sbagliano. C'è un argomento convincente sia in termini economici che etici per l'idea che la produzione dei soldi dovrebbe essere interamente privata.
Attacca i fautori della “stabilizzazione” per mostrare che la gestione governativa non conduce alla stabilità ma all'inflazione e all'instabilità. Continua smontando persino la teoria della stabilizzazione, dicendo che il valore dei soldi dovrebbe essere governato dal mercato, e che i costi connessi con la produzione privata sono in realtà un vantaggio. Descrive il declino della moneta una volta nazionalizzata, dalla contraffazione legalmente sanzionata alla creazione di soldi di carta fino all'iperinflazione.
Nella sua analisi normativa, l'autore deve molto alle scritture monetarie del vescovo Nicola d'Oresme del XIV secolo, i cui testi monetari sono stati trascurati anche dagli storici del pensiero economico. Sostiene in modo convincente che “i soldi di carta non sono mai stati introdotti con la cooperazione volontaria. In tutti i casi conosciuti sono stati introdotti con coercizione e costrizione, a volte con la minaccia della pena di morte. … I soldi di carta per loro natura comportano la violazione dei diritti di proprietà con il monopolio e i privilegi del corso legale.”
Questo è l'intero libro in forma digitale.
Questa opera di Jorg Guido Hulsmann, professore di economia all'università di Angers in Francia e autore di Mises: The Last knight of Liberalism, è oggi il primo studio completo su una questione estremamente importante: l'etica della produzione dei soldi.
Ne parla non nel senso colloquiale della frase “far soldi,” ma piuttosto in quello della produzione reale di soldi come merce nell'intera vita economica. La scelta dei soldi che utilizziamo negli scambi non è qualcosa che debba essere stabilito e fissato dal governo.
Infatti, la sua tesi è che un monopolio di governo sulla produzione e sull'amministrazione dei soldi non ha affatto una base etica o economica. Le leggi del corso legale, le garanzie di prestiti, le assicurazioni sui deposito fondate dalle tasse e l'intero apparato che sostiene i sistemi monetari nazionali, è del tutto ingiustificato. I soldi, sostiene, dovrebbero essere un bene privatamente prodotto come qualsiasi altro, come i vestiti o gli alimenti.
Argomentando in questa maniera, disputa secoli di assunti sulla moneta su cui si discute raramente. La gente suppone semplicemente che il governo o le banche centrali che operano sotto controllo statale dovrebbe gestire la moneta. Hulsmann esplora il pensiero monetario dal mondo antico ai tempi moderni passando per il Medioevo per mostrare che i monopolisti sbagliano. C'è un argomento convincente sia in termini economici che etici per l'idea che la produzione dei soldi dovrebbe essere interamente privata.
Attacca i fautori della “stabilizzazione” per mostrare che la gestione governativa non conduce alla stabilità ma all'inflazione e all'instabilità. Continua smontando persino la teoria della stabilizzazione, dicendo che il valore dei soldi dovrebbe essere governato dal mercato, e che i costi connessi con la produzione privata sono in realtà un vantaggio. Descrive il declino della moneta una volta nazionalizzata, dalla contraffazione legalmente sanzionata alla creazione di soldi di carta fino all'iperinflazione.
Nella sua analisi normativa, l'autore deve molto alle scritture monetarie del vescovo Nicola d'Oresme del XIV secolo, i cui testi monetari sono stati trascurati anche dagli storici del pensiero economico. Sostiene in modo convincente che “i soldi di carta non sono mai stati introdotti con la cooperazione volontaria. In tutti i casi conosciuti sono stati introdotti con coercizione e costrizione, a volte con la minaccia della pena di morte. … I soldi di carta per loro natura comportano la violazione dei diritti di proprietà con il monopolio e i privilegi del corso legale.”
Questo è l'intero libro in forma digitale.
4 comments:
ho appena concluso la traduzione in italiano di questo libro. la bozza della traduzione e' in fase di revisione. spero che sia disponibile online tra breve.
Ottima cosa, Newson! Mi raccomando, avvertimi quando sarà pronta. Magari via mail, a volte capita che mi sfuggano dei commenti.
caro Newson, è possibile avere il link alla traduzione? grazie
E' uscita l'edizione italiana (Solfanelli editore). Io sono il curatore. http://www.edizionisolfanelli.it/eticadellamoneta.htm
Carmelo Ferlito (www.carmeloferlito.it)
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