Saturday, October 4, 2008

Un ospedale per gli incurabili

Nel dispaccio telepatico appena giunto da Laputa, il nostro inviato speciale, nonché esperto di cospirazioni, Giovanni Pesce, ci racconta qualcosa di più su come si svolge la vita sull'isola volante, in particolare nel suo rinomato Centro di Igiene Mentale, istituzione tanto recente nella storia dell'umanità quanto, con ogni probabilità, indispensabile nei tempi in cui viviamo. Non per proteggere la sanità mentale della società al di fuori delle sue mura: per assicurare vitto e alloggio a chi, per sua volontà o per predisposizione genetica, non si adatta – o non più – alla matrice. E quando la società tutta è pervasa dalla follia, il senso delle cose completamente ribaltato, quale miglior rifugio per chi si ostina a rimaner sano di mente?

Buon fine settimana a tutti, quindi, ma in particolare a chi, in questo mondo impazzito, si sente dare del matto: perché dei matti è il Regno dei Cieli.
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Di Giovanni Pesce


Il cittadino onorario di Laputa Jonathan Swift, dopo aver letto il triste Leviatano di Hobbes ed il tragicomico Don Qujote di Cervantes propose un pamphlet dedicato ai “pazzi incurabili, così intitolato:

(A serious and useful Scheme to make a Hospital for incurable).

In realtà il nostro autore propone proprio lo schema ideale tipico del centro di igiene mentale di Laputa dove i ricoverati sono personaggi di ogni tipo: 1) i semplici stolti incurabili; 2) le canaglie incurabili; 3) i brontoloni incurabili; 4) gli incurabili pennaioli; 5) i damerini incurabili; 6) i bugiardi incurabili; 7) gli invidiosi incurabili; 8) i vanesi, 9) gli affettati; 10) infine, ma non per ultimi, i primi ministri e i governatori, che – data la loro carica – accumulano qualifiche plurime per l’ammissione.

Nel Diario a Stella Swift aveva spiegato, in precedenza, che, in pomeriggio di svago, lui e un gruppo di amici, erano andati a vedere i leoni della London Tower, poi i matti del manicomio, poi le sale della società scientifica detta Royal Society, e infine un teatrino di marionette.

La miscela di quattro location diverse per luoghi ma simili per animo rende tragicomica la rappresentazione della realtà.

Non è solo l’opera folle di un genio ma un vero elogio della follia come aveva già fatto Erasmo da Rotterdam.

In particolare la Royal Society, vista da Jonathan Swift con un certo distacco, viene sospettata di essere la base per i circoli dei “Rosa-Croce” un sodalizio precedente la nascita dei circoli massonici.
I Rosa Croce sono per definizione gli invisibili: dunque, per esistere, devono non essere visti, e la loro invisibilità è un’ulteriore prova della loro esistenza
ed anche Umberto Eco non condivide la loro esistenza.

Nel pamphlet citato Swift chiede d’essere accolto nel suo sognato manicomio:
“Il mio motivo privato per sollecitare così anzi tempo l’ammissione, è questo: si è osservato che gli estensori di piani e progetti generalmente si riducono a fare gli accattoni; ma con il mio ricovero ospedaliero, vuoi come incurabile stolto o come scribacchino, tale scoraggiante previsione sarà pubblicamente smentita.”

Negli scritti di Swift non c’è mai qualcuno che resti fuori dall’ambito delle follie; tutti vi sono inclusi democraticamente – e anche nel precedente pamphlet Favola della botte (A tale of a tube) alla fine Swift aveva chiesto di essere accolto in manicomio.

Miracolosamente il manicomio assume le sembianze di un paradiso a cui si arriva dopo aver abbandonato le stranezze del mondo: ognuno nella propria cella, da solo con le proprie follie.

Qui a Laputa non abbiamo grandi possibilità di evasione dalla realtà; l’unica via di fuga consiste proprio nel nostro centro di igiene mentale dove proponiamo soluzioni individuali e sociali che non hanno nulla da invidiare alle soluzioni dell’ONU o del Fondo Monetario.

Non mi sento così coraggioso da proporre dilemmi famosi come quello che impone la scelta tra il sopportare i colpi di un destino oltraggioso oppure prendere decisioni operative contro di esso.

Penso che l’opposizione contro il mondo del Leviatano debba essere prima di tutto mentale, portata avanti fino a che è possibile, in quanto non ho, da solo, la capacità di organizzare operativamente uno schema di contrasto ad opere predisposte da mostri come le massonerie o le organizzazioni che governano il mondo.

Resto quindi nella mia piccola cella del mio eccezionale Centro di Igiene Mentale di Laputa e non voglio neanche partecipare ai corsi di riabilitazione mentale.

Sarei grato se qualcuno mi indicasse cortesemente un buon motivo per uscire dal CIM.

6 comments:

Anonymous said...

a quanto ne so io invece Eco sostiene che i rosa+croce in realtà non siano mai esistiti.

Paxtibi said...

In effetti Umberto Eco nella prefazione al libro Storia dei Rosa-Croce scrive:

...la confraternita dei Rosa-Croce appare sulla scena storica in quanto viene descritta dai manifesti dei Rosa-Croce (Fama, 1614, Confessio, 1615). Gli autori o l'autore dei manifesti rimangono formalmente ignoti, anche perché coloro a cui vengono attribuiti ne negano la paternità. I manifesti suscitano una catena d'interventi da parte di personaggi che sostengono l'esistenza della confraternita e affermano o di appartenervi o di volervi ardentemente appartenere. Tutti riconoscono che il gruppo è segreto, e per taluni chi al ferma di essere un Rosa-Croce (in quanto mancherebbe al fondamentale vincolo di ri servatezza che lega gli adepti) non lo è ... . È un fatto documentato l'esistenza dei manifesti dei Rosa-Croce, mentre è materia di illazione sia la loro attribuzione sia che essi parlassero di una confraternita realmente esistente».

Che non sembra una presa di posizione netta, ma neanche una conferma. Aspettiamo delucidazioni dall'inviato da Laputa...

Anonymous said...

In effetti, una base era la lettura di

http://www.axismundi.biz/?page_id=476.

L'interpretazione del pensiero di Rco, è stata, ahimè, errata.

Faccio pubblica ammenda.

Paxtibi said...

Se vuoi mandami una correzione per il paragrafo incriminato: il ricevitore telepatico è acceso.

:-)

Anonymous said...

comunque sappiate anche che Eco scrive parecchio contro le teorie dei complotti, perlopiù in articoli, ma se volete mettervi alla prova (sotto diversi aspetti) leggettevi "il pendolo di focault" (800 e passa pagine e che sarà mai) e "i limiti dell'interpetazione" che è più corto ma estremamente più complesso, in compenso basta leggere solo dove parla di semiosi creativa (non ricordo a qualce capitolo.)

Paxtibi said...

Lo so, Eco è un sinistro anticomplottista, cosa che lo rende oltremodo sospetto, a mio modo di vedere...

:-)