Friday, September 26, 2008

Crisis fakery

“There is nothing so strong or safe in an emergency of life as the simple truth”
(Charles Dickens)
Quando un'emergenza non esiste, lo Stato la crea, perché è nello stato d'emergenza che esso può prosperare ed espandere il suo potere e il suo campo d'azione. È un modus operandi le cui nefaste conseguenze abbiamo potuto osservare più volte negli ultimi anni: in pratica, ogni qual volta un governo, spalleggiato dalla sua corte mediatica, ha annunciato l'arrivo di una crisi, ciò che ha fatto è stato essenzialmente di crearla proprio con le azioni intraprese – almeno nelle dichiarazioni – per combatterla.

Il caso più eclatante è senza dubbio la cosiddetta “Guerra al Terrore,” proclamata con tanto di cerimonia ufficiale all'indomani degli attacchi del settembre 2001: c'era davvero un'emergenza terrorismo – pur volendo prendere per buona la teoria del complotto arabo? Chiaramente no, la minaccia del terrorismo è sempre stata irrisoria praticamente per chiunque vivesse nell'occidente industrializzato. Personalmente i miei problemi, le mie preoccupazioni, e così credo di poter dire quelli di tutti i miei conoscenti, in nessun caso comprendono, hanno mai compreso, il pericolo romanzesco di esser minacciato da un qualche “terrorista.”

Eppure, lo sconquasso emotivo provocato dalle immagini provenienti da Manhattan è stato abilmente manovrato, affinché gli americani accettassero di buon grado – meglio: richiedessero a gran voce! – quella delittuosa restrizione della libertà chiamata Patriot Act, seguiti a ruota da tutti noi, costretti a subire il sequestro del biberon al check-in dell'aeroporto. E quello stesso panico è servito poi, ça va sans dire, a dichiarare due guerre d'aggressione in nazioni tanto remote quanto strategicamente interessanti. Altro potere per lo stato, altri guadagni per i suoi clientes privilegiati.

Facendo un passo indietro non si può non ricordare la sempre molto in voga “Guerra alla Droga,” che da decenni non fa altro che arricchire i cartelli dei produttori e la malavita organizzata di varia nazionalità, criminalizzando al contempo una moltitudine di semplici consumatori innocenti. La droga è sì, per molti, un problema, ma è un problema personale. E in fin dei conti, dove starebbe l'emergenza quando una fetta che in Italia è pari a un quinto della popolazione vuole usare, e di fatto usa, una determinata sostanza? Fa male? Forse sì, come anche l'alcool e il tabacco. Anche lavorare fa male, l'amore poi è quello che fa più male di tutti. Tutte emergenze?

Ma veniamo agli sviluppi degli ultimi giorni. La crisi di oggi è quella – a lungo annunciata – dell'economia. Quello che è successo è abbastanza chiaro: l'enorme bolla creditizia gonfiata dalle insulse politiche monetarie permesse in primis dalla possibilità di creare denaro dal nulla è giunta al suo punto limite, causando il fallimento, prevedibile e augurabile, di grossi istituti finanziari. Per chi non è del tutto a digiuno di economia di scuola austriaca, si tratta della naturale depressione dovuta al riassestarsi del mercato a livelli più consoni, con l'eliminazione dei rami secchi, ovvero di quelle imprese che hanno agito al di là delle loro capacità, fallendo.

Ma ecco, quel governo USA e quella Fed che fino all'altro ieri erano i primi cantori del “va tutto bene/madama la marchesa,” proclamano aperta la crisi, annunciano il 9/11 (parola d'ordine) economico e, con i soldi del contribuente, corrono in soccorso delle banche insolventi, nazionalizzano istituti finanziari, salvano e premiano i truffatori delle assicurazioni (combinazione, si tratta in genere dei più generosi sponsor dell'attuale sistema politico). E preparano un Patriot Act economico, con poteri da leader supremo per il ministro del Tesoro. Si può esser certi che, con un simile spiegamento di interventi, l'emergenza ci sarà davvero, che se tutto andrà come deve, da piccola e salutare che è, la Depressione diventerà davvero Grande, con un po' di fortuna forse pure Massima.

E anche in questo caso, forte è la puzza di fake. La sentiamo esalare dai proclami terroristici diffusi dalla stampa, che parla di operazioni atte a sbloccare il flusso del credito, in un mercato congelato. Si percepisce chiaramente il tentativo di spargere il panico. Eppure, un'analisi più attenta della situazione, come Robert Higgs si è preso la briga di fare, illustra una situazione molto diversa dallo scenario apocalittico prospettato:
I prestiti commerciali ed industriali di tutte le banche commerciali, riportati mensilmente, sono cresciuti velocemente. Il rapporto più recente, per l'agosto 2008, mostra l'eccezionale volume di prestiti di 1.514 miliardi di dollari, il punto più alto della storia. Questo volume di prestiti è del 15,5 per cento maggiore di un anno fa e del 30,8 per cento maggiore di due anni fa. Credito congelato?

I prestiti al consumatore di tutte le banche commerciali, riportati mensilmente, sono anch'essi cresciuti velocemente. Il rapporto più recente, per l'agosto 2008, mostra l'eccezionale volume di prestiti di 845 miliardi di dollari, il punto più alto della storia. Questo volume di prestiti è del 9,2 per cento maggiore un anno fa e del 16,5 per cento maggiore di due anni fa. Credito congelato?

Anche i prestiti per beni immobili di tutte le banche commerciali, riportati mensilmente, sono cresciuti velocemente fino a molto di recente. Il rapporto più recente, per l'agosto 2008, mostra l'eccezionale volume di prestiti di 3.642 miliardi di dollari, soltanto un po' sotto il punto più alto della storia (nel maggio 2008). Questo volume di prestiti è del 4,1 per cento maggiore di un anno fa e del 15,5 per cento maggiore di due anni fa. Credito congelato?

Affinché non si sospetti che abbia selezionato i miei esempi, considerate infine l'importo di tutto il credito bancario di tutte le banche commerciali, che è riportato settimanalmente. Per la settimana più recente, quella che si è conclusa il 9 settembre, questo credito ammontava a 9.406 miliardi di dollari, che è solo un po' meno del picco assoluto di 9.485 miliardi di dollari raggiunto nella settimana che si è conclusa il 26 marzo 2008. Per i sei mesi scorsi, il credito totale delle banche commerciali è rimasto ad un alto livello, ben sopra i livelli raggiunti durante gli anni precedenti, quando tutti sembravano pensare che il credito fosse ampio.
Che significa tutto ciò? Che ”il cielo non ci sta cadendo sulla testa,” come conclude argutamente Higgs, non c'è motivo di panico, e soprattutto non c'è motivo, nel panico, di accordare quei supremi poteri che la classe politica, con la bava alla bocca, brama e pretende gli siano concessi. “I prestiti continuano ad essere concessi a prezzi più alti, e il mercato continua a funzionare ragionevolmente bene.” E se non c'è dubbio che il largo credito concesso in tutti questi anni, dovuto alle politiche dello stesso governo USA e della Fed, abbia portato ad una serie di cattivi investimenti, ce n'è ancora meno che questi investimenti debbano essere eliminati per riportare l'equilibrio, con una depressione che per quanto dolorosa non causerebbe una crisi duratura e avrebbe il pregio di riportare nuova linfa vitale nei mercati. Una sana potatura per rinvigorire la pianta, come Chauncy Gardner potrebbe suggerire.

Al contrario, cedere al panico e concedere alla politica di sfruttare il clima di terrore creato artatamente, consegnandole la cambiale in bianco dell'economia dopo quella della sicurezza, lasciando così che tutti i rami malati continuino ad infettare e a soffocare i germogli sani, questo sì che provocherebbe quell'emergenza che i politici dicono di voler risolvere, e che ancora non esiste.

5 comments:

Anonymous said...

Articolo efficacissimo, Pax.
Posso riproporlo sul mio blog?

vincenzo said...

in pratica ogni qualvolta sento la parola emergenza so che il deretano sta per essere attaccato...

L'emergenza c'è sempre, caro pax, ed in emergenza ci stiamo sempre noi.

Anonymous said...

Quella attuale viene anche dipinta come "la più grave crisi dopo quella del '29".
Segnatamente, la depressione del '29 non era dissimile da quella del '21: sarebbe durata quei pochi mesi necessari alla potatura dei rami secchi, se non fosse stato per l'intervento assistenzialista della politica del "New Deal" che, prolungandone ed intensificandone le cause, trascinò gli effetti fino all'alba della II guerra mondiale quando grazie al reclutamento la disoccupazione tornò a livelli precedenti il '29.

Vediamo con quanta precisione e accuratezza il governo USA (e molti altri a ruota) fotocopierà tale evento.
E dire che Bernanke è famoso per essere un esperto mondiale sulla depressione del '29!


Jorge Perro Liberista.


P.S.: in Italia ovviamente "va tutto bene: non saremo toccati dalla crisi se non marginalmente".

Pike Bishop said...

in Italia ovviamente "va tutto bene: non saremo toccati dalla crisi se non marginalmente".
Ovviamente poi gli storici faranno dei paralleli: non fummo toccati dalla crisi nel 2008 perche' come nel '29 avevamo l'uomo mandato dal destino che con interventi spettacolari ed opere pubbliche imponenti in Libia scongiuro' la crisi come gli americani non seppero fare. Gli storici dimenticano sempre qualcosina, per esempio non bersi sempre le propagande dei vari regimi assortiti...

Paxtibi said...

E dire che Bernanke è famoso per essere un esperto mondiale sulla depressione del '29!

Si direbbe che lo sia, infatti sta facendo di tutto per ripeterla...