Tuesday, April 28, 2009

Nobel al limone

Il tema della cosiddetta informazione asimmetrica è sempre molto attuale, ed è uno dei pilastri della dottrina statalista. Secondo i suoi teorici, dato che i partecipanti al mercato non possono sapere tutto dei prodotti che vengono scambiati, solo l'intervento del governo può colmare la lacuna e farlo funzionare.

Ovviamente, non può sfuggire il piccolo particolare che non c'è motivo di credere che, al contrario degli individui, il governo possa essere onnisciente, a meno di credere, appunto, ad una specie di carattere divino dello stato, raggiungibile magari con l'aiuto di qualche marchingegno fantascientifico come il noto “Cybersyn” cileno.

La questione è affrontata in modo chiaro e sintetico in questo articolo di William Anderson (segnalato dal buon Marco Bollettino).
___________________________

Di William L. Anderson


Il premio Nobel 2001 per le scienze economiche è stato assegnato a George A. Akerlof, Joseph E. Stiglitz e ad A. Michael Spence per “le loro analisi dei mercati con informazione asimmetrica” ed i loro “progressi nell'analizzare i mercati ed il controllo dell'informazione.”

Quando ero dottorando al primo anno di economia, mi fu assegnato il famoso studio di George Akerlof, “Il mercato dei limoni,” apparso nel 1970 in The Quarterly Journal of Economics, ed a quel tempo considerato un classico.

Il loro lavoro è spesso interessante e perfino stimolante. “Il mercato dei limoni” è assai leggibile, diversamente dalla maggior parte della roba che compare oggi nelle “principali” pubblicazioni di economia. In più, era un gradito cambiamento rispetto alla tesi dell'“informazione perfetta” che aveva dominato l'economia neoclassica dai giorni di Alfred Marshall.

L'argomento degli economisti dell'“informazione imperfetta” è questo: i partecipanti al mercato spesso non godono dell'“informazione perfetta” necessaria per far funzionare i mercati in modo adeguato, come indicato dal punto di equilibrio dimostrato nella famosa Marshallian Cross in cui la domanda e l'offerta sono uguali. Dato questo “fallimento del mercato,” che cosa fanno gli individui per far funzionare i mercati?

Ancora, i mercati potenziali sono afflitti da informazione asimmetrica, in cui le informazioni necessarie affinché compratori e venditori raggiungano “l'equilibrio” non si distribuiscono equamente fra le diverse parti. Akerlof offre l'esempio dei mercati delle auto usate (da cui, i “limoni” nel titolo del suo studio [in italiano, i “bidoni,” NdT]).

Un detto circa l'acquisto delle auto usate è che qualcuno “compra il problema di qualcun altro.” Quella che potrebbe sembrare una grande automobile in un'esposizione potrebbe in realtà essere un rottame una volta che il nuovo proprietario la guida intorno all'isolato. La prospettiva dell'auto usata che si rivela essere un bidone ha un effetto raggelante su tutte le transazioni dell'usato, scrive Akerlof, che infine può condurre al “collasso” di quel mercato nel suo complesso, dato che i compratori prudenti decidono che in definitiva non c'è modo per dire se l'auto è buona o no e i venditori non possono persuaderli del contrario.

La “soluzione” di Akerlof, come quella data da Stiglitz, è maggiore regolamentazione del mercato da parte del governo. La regolamentazione, sostengono, obbliga tutte le parti a fornire informazioni. Inoltre, delle “leggi del limone” che obblighino i venditori a rimborsare i compratori se l'automobile non raggiunge la velocità prevista impedisce a quei mercati di collassare.

La cosiddetta analisi economica dell'informazione imperfetta intendeva far uscire l'economia dagli irrealistici modelli della “concorrenza perfetta” in cui non c'era il “fallimento del mercato” o l'incapacità delle parti di ottenere tutte informazioni necessarie. Akerlof non fu affatto la prima persona ad esplorare questo campo, dal momento che gli economisti della scuola austriaca Ludwig von Mises, F.A. Hayek, Murray N. Rothbard e Israel Kirzner ne avevano scritto prima che Akerlof lanciasse il suo studio su QJE (l'articolo del 1976 di Israel Kirzner "Knowing about Knowledge: A Subjectivist View of the Role of Information" è, a mio parere, uno studio molto superiore ai “Limoni.” Compare nel libro di Kirzner Perception: Opportunity, and Profit: Studies in the Theory of Entrepreneurship. Kirzner e gli altri Austriaci capirono che l'informazione imperfetta è una parte del processo del mercato, e non uno scoglio per il suo funzionamento).

Non solo, l'analisi austriaca era (ed ancora è) molto superiore a qualsiasi cosa scritta dal trio vincitore dell'ultimo Nobel perché gli austriaci hanno riconosciuto il ruolo dell'imprenditore nel gestire la realtà dell'informazione imperfetta.

Secondo Akerlof ed altri, i partecipanti al mercato, messi di fronte alla realtà dell'informazione imperfetta, hanno poco o nessun motivo per ottenere più informazioni. Essi sarebbero “bloccati” in una trappola di squilibrio senza via d'uscita a meno che lo Zio Sam arrivi in loro soccorso. Tuttavia, sappiamo dalla semplice osservazione che Akerlof si sbaglia.

In primo luogo, i mercati delle auto usate non stanno crollando. Ogni città è piena di saloni di automobili usate, e i potenziali compratori che non sono sicuri della qualità dell'auto che potrebbero comprare hanno un certo numero di opzioni che possono perseguire.

Avevo una volta un amico che era un esperto di automobili e che spesso accompagnava i suoi amici quando cercavano un'auto usata. Questo amico avrebbe fatto un certo numero di cose per verificare la affidabilità del venditore, compreso passare un magnete lungo la carrozzeria dell'automobile per vedere se era stata danneggiata e se il venditore aveva usato della vetroresina per coprire le ammaccature.

Gli imprenditori hanno anche creato dei siti internet che danno modo a compratori e venditori potenziali di “incontrarsi,” ampliando così i mercati potenziali per tutti i partecipanti. In altre parole la gente ha inventato dei sistemi per occuparsi della questione dell'informazione imperfetta, che è una risorsa scarsa – e importante – in sé. Dire il contrario significa rifiutarsi di esaminare le transazioni nel mondo reale.

La convinzione che la regolamentazione del governo “risolva” il “problema dell'informazione” è fuori dal mondo. Semmai, il governo crea dei problemi d'informazione perché molte regolamentazioni impediscono alle parti in uno scambio di scoprire o agire in base a fatti rilevanti. Diversi anni fa, il consiglio della città di Washington vietò alle compagnie di assicurazione contro le malattie di discriminare i potenziali reclamanti in base alle condizioni mediche preesistenti. Infatti, le compagnie non dovevano neppure fare delle domande relative alla salute. Di conseguenza, i membri del consiglio furono “scossi ed arrabbiati” quando le compagnie di assicurazione minacciarono di non emettere polizze d'assicurazione per chiunque vivesse nel distretto.

Le leggi anti-discriminazione vietano ai datori di lavoro di conoscere i dati storici completi dei candidati ad un impiego, né possono i datori di lavoro comunicare informazioni pertinenti su cattivi impiegati ad altre ditte. La corrente pratica legale di allargare la portata della responsabilità contro le aziende, e quindi il definire quelle nuove politiche retroattive, aumenta l'incertezza che le aziende devono affrontare quando producono degli oggetti. Per esempio, le aziende del tabacco che producevano prodotti legali si sono trovate improvvisamente sotto tiro per pratiche seguite in passato che a quel tempo erano perfettamente legali. Vediamo inoltre cose come l'eterna controversia sull'amianto creare enormi nubi d'incertezza in numerosi altri mercati.

In altre parole il governo non rende le transazioni del mercato più sicure, ma in realtà le peggiora. Non c'è modo per gli individui di sapere tutto su tutto. Non so se la mia auto si romperà mentre mi recherò oggi al lavoro o se la mia casa brucerà a causa di collegamenti difettosi o perché colpita da un fulmine. La vita è incerta, non importa come la si vive. L'idea che il processo politico, che è una delle cose più aleatorie sulla faccia della terra, possa essere la base per la certezza e la stabilità, ignora semplicemente la realtà. Un premio Nobel non può cambiare questo fatto.

1 comment:

Vaaal said...

bell'articolo.
In effetti io ho sempre pensato che, giacché il costo di ottenere informazione non è nullo, molti scelgono di non informarsi, e questo è senza dubbio un guadagno (giacché valutano lo sforzo di informarsi non adeguato alla presunta informazione che potrebbero ottenere).
Che qualcuno scelga per me "quanto è bene informarsi" non ha senso.