Saturday, April 18, 2009

Inflazione: una politica fiscale inattuabile #2

Di Ludwig von Mises


Le tasse sono la chiave

Quello che serve in tempo di guerra è deviare la produzione ed il consumo dai canali pacifici agli obiettivi militari. Per realizzare ciò, è necessario che il governo tassi i cittadini, per toglier loro i soldi che altrimenti spenderebbero per cose che non devono più comprare e consumare, così che il governo possa spenderli per condurre la guerra.

Al tavolo della prima colazione di ogni cittadino in tempo di guerra si siede un ospite invisibile, per così dire, un soldato che condivide il suo pasto. Nel garage del cittadino è parcheggiata non solo l'automobile di famiglia, ma anche – invisibilmente – un carro armato o un aereo. Il fatto importante è che un soldato ha bisogno di più cibo, vestiti ed altre cose di quelle che usava consumare come civile. E le attrezzature militari si consumano molto più rapidamente delle attrezzature civili. I costi di una guerra moderna sono enormi.

Il metodo adeguato per fornire i fondi di cui il governo ha bisogno per la guerra è, naturalmente, la tassazione. Parte dei fondi può anche essere fornita prendendo in prestito dal pubblico, dai cittadini. Ma se il Ministero del Tesoro aumenta la quantità di denaro in circolazione o i prestiti dalle banche commerciali, inflaziona. L'inflazione può funzionare per un tempo limitato. Ma è il metodo più costoso per finanziare una guerra; è socialmente disgregativo e dovrebbe essere evitato.

Inflazione: un espediente conveniente

Non è necessario soffermarsi sulle conseguenze disastrose dell'inflazione. Tutti concordano su questo. Ma l'inflazione è un espediente molto conveniente per chi sta al potere. È un pratico metodo per deviare il rancore della gente dal governo. Agli occhi delle masse, le grandi aziende, i “profittatori,” i commercianti – non l'amministrazione – appaiono essere i responsabili del rialzo dei prezzi e della conseguente necessità di limitare i consumi.

Forse qualcuno considererà ciò che sto dicendo qui come antidemocratico, reazionario e realismo economico. Ma la verità è che l'inflazione è una misura tipicamente antidemocratica. È una politica di quei governi che non hanno il coraggio dire onestamente alla gente quali sono i costi reali della loro conduzione degli affari.

Un governo veramente democratico dovrebbe dire apertamente agli elettori che devono pagare alte imposte perché le spese sono aumentate considerevolmente. Ma è molto più piacevole per un governo presentare al popolo solo una parte del conto e ricorrere all'inflazione per il resto della sua spesa. Che trionfo se possono dire: il reddito di tutti sta aumentando, ora ognuno ha più soldi in tasca, gli affari vanno a gonfie vele.

Le spesa di deficit non è una nuova invenzione. Durante la maggior parte del diciannovesimo secolo è stato precisamente il metodo fiscale preferito di quei governi che allora non erano considerati democratici e progressivi: l'Austria, l'Italia e la Russia. Il bilancio dell'Austria mostrò un deficit annuo dal 1781 in poi, fino ai tardi anni 80 del diciannovesimo secolo, quando un professore di economia ortodosso, Dunajewski, come ministro delle finanze, ristabilì l'equilibrio di bilancio. Non c'è motivo di essere fieri della spesa di deficit, né di chiamarla progresso.

Alla caccia delle fasce più basse

Se si desidera raccogliere più tasse, sarà necessario porre un peso maggiore sulle classi di reddito più basse, gli strati della società i cui membri consumano la maggior parte della somma totale consumata in questo paese. Finora è stato consueto tassare principalmente le società e gli individui con i redditi più alti. Ma persino una vera confisca di questi redditi coprirebbe soltanto una frazione dei fondi supplementari di cui il paese ha oggi bisogno.

Alcuni esperti hanno dichiarato che è necessario tassare il popolo finché non fa male. Sono in disaccordo con questi sadici. Lo scopo delle tasse non è di far male, ma di raccogliere i fondi di cui il paese ha bisogno per riarmarsi e combattere in Corea. È un triste fatto che gli affari mondiali oggi rendano necessario che il governo obblighi gente abituata a comprare calze di nylon e camice a spostarsi su altri prodotti di Du Pont, vale a dire le munizioni.

Nel suo libro sulla Pace Perpetua, il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804) suggerì che al governo dovrebbe essere vietato di finanziare le guerre con il debito. Si aspettava che lo spirito guerresco sarebbe diminuito se ogni paese avesse dovuto pagare in contanti le sue guerre. Tuttavia, nessun'obiezione seria può essere sollevata contro il prestito dal pubblico, da gente che ha risparmiato ed è pronta ad investire nei titoli di Stato. Ma il prestito dalle banche commerciali equivale a stampare banconote supplementari e ad ampliare la quantità di depositi contabili. Quella è inflazione.

Confusione semantica

C'è al giorno d'oggi una confusione semantica molto biasimevole, persino pericolosa, che rende estremamente difficile afferrare la situazione reale per il non esperto. L'inflazione, secondo come questo termine è stato sempre utilizzato dappertutto e particolarmente in questo paese, significa l'aumento della quantità di moneta e di banconote in circolazione e della quantità di depositi bancari. Ma la gente oggi usa il termine “inflazione” per riferirsi al fenomeno che è una conseguenza inevitabile dell'inflazione, la tendenza di tutti i prezzi e tassi salariali ad aumentare. Il risultato di questa deplorevole confusione è che non c'è più un termine per indicare la causa di questo aumento nei prezzi e negli stipendi. Non c'è più alcuna parola disponibile per indicare il fenomeno che, fino ad ora, è stato chiamato inflazione. Ne consegue che nessuno si preoccupa per l'inflazione nel senso tradizionale del termine. Dato che non potete parlare di qualcosa che non ha nome, non potete combatterla. Coloro che fingono di combattere l'inflazione in effetti stanno combattendo soltanto la conseguenza inevitabile dell'inflazione, l'aumento dei prezzi. I loro tentativi sono condannati a fallire perché non attaccano la radice del male. Cercano di tenere i prezzi bassi mentre sono fermamente impegnati in una politica di aumento della quantità di moneta che li farà necessariamente salire. Finché questa confusione tecnologica non sarà interamente eliminata, non ci potrà essere alcun modo per fermare l'inflazione.

Guardate allo sciocco termine, “pressioni inflazionistiche.” Non esiste nessuna “pressione inflazionistica.” O c'è inflazione o l'assenza di inflazione. Se non c'è un aumento nella quantità di moneta e se non c'è espansione del credito, il livello medio dei prezzi e degli stipendi generalmente rimarrà identico. Ma se la quantità di moneta e di credito è aumentata, i prezzi e gli stipendi devono aumentare, qualunque cosa il governo possa decretare. Se non c'è inflazione, il controllo dei prezzi è superfluo. Se c'è inflazione, il controllo dei prezzi è un inganno, un'impresa disperata.

È il governo che produce la nostra inflazione. La politica del Ministero del Tesoro, e nient'altro.

Si è molto parlato della necessità, e delle virtù, del controllo diretto.

Abbiamo imparato che preservano la libertà dell'individuo di scegliere il droghiere che preferisce. Non voglio esaminare che valore può essere legato al controllo diretto da un punto di vista metafisico. Voglio soltanto sottolineare un fatto: come mezzo per impedire e combattere l'inflazione o le sue conseguenze, il controllo diretto è assolutamente inutile.
___________________________

Link alla prima parte.
Link all'articolo originale.

1 comment:

Emanuele said...

Complimenti per il blog! Le tue traduzioni sono un toccasana per chi si sforza di capire la crisi e magari farsi una cultura di libertà. Noto su questo post, che Mises, a differenza di Rothbard, non chiamava in causa le banche centrali: gli dava meno peso o c'è una ragione? Da come scriveva riguardo le tasse, mi pare di capire perché sempre Rothbard criticava Mises un "utilitarismo". Grazie ancora per le traduzioni!