Friday, April 17, 2009

Inflazione: una politica fiscale inattuabile #1

Per chiarire ulteriormente la natura e le nefaste conseguenze dell'inflazione sulle nostre vite riporto le osservazioni fatte da Mises alla Conferenza sull'Economia della Mobilitazione, tenuta a White Sulphur Springs, in West Virginia, il 6-8 aprile 1951, e contenute nel libro Economic Freedom and Interventionism.

Per chi volesse riconoscere i punti analizzati da Mises nella situazione attuale consiglio il recente e bellissimo articolo di Francesco “Barbarie keynesiana” pubblicato da Usemlab.

In due parti, questa è la prima.
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Di Ludwig von Mises


Trattando dei problemi riguardanti l'economia della mobilitazione, è innanzitutto necessario rendersi conto che le politiche fiscali hanno raggiunto un punto di svolta.

Negli ultimi decenni tutte le nazioni hanno considerato il reddito ed il patrimonio dei cittadini più ricchi come una riserva inesauribile che può essere sfruttata liberamente. Ogni volta che c'è stata un'esigenza di fondi supplementari, si è provato a raccoglierli riscuotendo tasse pagate dalle fasce di alto reddito. Sembra che ci siano abbastanza soldi per qualsiasi spesa immaginata perché “tartassare i ricchi” un po' di più non pare una cosa dannosa. Dato che i voti di questi ricchi non contano molto nelle elezioni, i membri dei corpi legislativi sono sempre stati pronti ad aumentare la spesa pubblica a loro spese. C'è una citazione francese che dice: les affaires, c'est l'argent des autres. “Gli affari sono i soldi degli altri.” In questi ultimi 60 anni gli affari politici e fiscali sono stati virtualmente soldi “degli altri.” Lasciate che paghino i ricchi, era lo slogan.

La fine di un'era

Oggi questo periodo di storia fiscale è terminato. Con l'eccezione degli Stati Uniti e di alcuni dei domini britannici, quella che è stata chiamata capacità di pagare dei cittadini ricchi è stata completamente assorbita dalle tasse. Da essi non è possibile ottenere nessun fondo ulteriore di qualche importanza. D'ora in poi tutta la spesa pubblica dovrà essere finanziata tassando le masse.

Le nazioni europee interessate non sono ancora ben consapevoli di questo fatto perché hanno trovato un sostituto. Stanno ricevendo gli aiuti del Piano Marshall; il contribuente degli Stati Uniti colma quella lacuna.

In questo paese le cose non sono ancora al punto in cui sono arrivate in altri paesi. È ancora possibile raccogliere 2 o 3 miliardi di dollari supplementari, o forse persino 4 miliardi, aumentando le imposte sulle società e le “tasse sui sovraprofitti” e rendendo l'Imposta sui redditi individuali più progressiva. Ma nelle circostanze attuali, persino 4 miliardi sarebbero soltanto una frazione di ciò di cui il Ministero del Tesoro ha bisogno. Quindi, in questo paese siamo anche alla fine di un periodo di politiche fiscali. L'intera filosofia delle finanze pubbliche deve subire una revisione. Nella considerazione dei pro e dei contro di una proposta di spesa i membri del Congresso non potranno più pensare: i ricchi hanno abbastanza; fate pagare loro. In futuro, dovranno pagare gli elettori dal cui voto i membri del Congresso dipendono.

L'inflazione, un incremento di moneta e credito, non è certamente un mezzo per evitare o posporre per più di un periodo ridotto la necessità di ricorrere a tasse imposte su persone diverse da coloro che appartengono alla minoranza ricca. Se, a titolo d'esempio, mettiamo da parte tutte le obiezioni che possono essere sollevate contro qualsiasi politica inflazionistica, dobbiamo considerare il fatto che l'inflazione non può mai essere qualcosa di più di un espediente provvisorio. L'inflazione non può continuare su un lungo periodo di tempo senza annullare il suo scopo fiscale e concludersi in un completo sfacelo come nel caso della valuta Continental in questo paese, dei mandats territoriaux in Francia e del marco nel 1923 in Germania.

Ciò che permette ad un governo di aumentare i propri fondi con l'inflazione è l'ignoranza del pubblico. La gente deve ignorare il fatto che il governo abbia scelto l'inflazione come sistema fiscale e programmi di mantenere l'inflazione all'infinito. Deve attribuire il rialzo generale dei prezzi a cause diverse dalla politica del governo e deve supporre che i prezzi scenderanno di nuovo in un futuro non troppo lontano. Se questa idea svanisce, l'inflazione porta ad un crollo catastrofico.

Il comportamento della casalinga

Se la casalinga che ha bisogno di un nuovo tegame pensa: “ora i prezzi sono troppo alti; posporrò l'acquisto fino a che non scenderanno di nuovo,” l'inflazione può ancora adempiere il suo scopo fiscale. Finché condivide questa idea, la gente aumenta le proprie giacenze monetarie e i propri conti bancari e una parte dei soldi di recente creazione è assorbita da queste giacenze monetarie e questi conti bancari supplementari; i prezzi sul mercato non aumentano in proporzione all'inflazione.

Ma poi – presto o tardi – arriva una svolta. La casalinga scopre che il governo progetta di continuare ad inflazionare e che conseguentemente i prezzi continueranno ad aumentare sempre di più. Allora ragiona: “oggi non ho bisogno di un nuovo tegame; ne avrò bisogno soltanto l'anno prossimo. Ma dovrei comprarlo ora perché l'anno prossimo il prezzo sarà molto più alto.” Se questa idea si diffonde, che l'inflazione continuerà, allora tutti corrono a comprare. Ognuno è ansioso di ridurre i contanti in suo possesso perché non vuole essere colpito dal calo nel potere d'acquisto dell'unità monetaria. Fa la sua comparsa allora il fenomeno che in Europa è stato chiamato il “fuga nei valori reali.” La gente corre a scambiare i propri soldi di carta in via di svalutazione per qualcosa tangibile, qualcosa reale. La campana suona a morto per il sistema di valuta in questione.

In questo paese ancora non abbiamo raggiunto questo secondo e terminale stadio di ogni inflazione prolungata. Ma se le autorità non abbandoneranno molto presto ogni ulteriore tentativo di aumentare la quantità di denaro in circolazione e di ampliare il credito, un giorno arriveremo allo stesso spiacevole risultato. Non è questione di scegliere fra le tasse e il debito pubblico da un lato e l'inflazione dall'altro per finanziare l'aumento della spesa pubblica. L'inflazione non potrà mai essere uno strumento di politica fiscale sul lungo periodo. L'inflazione continuata conduce inevitabilmente alla catastrofe.

Di conseguenza, non dovremmo sprecare il nostro tempo discutendo dei metodi per controllare i prezzi. Il controllo dei prezzi non può impedire il loro rialzo se c'è l'inflazione. Neppure la pena capitale riuscì a far funzionare il controllo dei prezzi ai tempi dell'imperatore Diocleziano o durante la Rivoluzione Francese. Dobbiamo concentrare i nostri sforzi sul problema di come evitare l'inflazione, non su inutili schemi per celare le sue inesorabili conseguenze.
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Link alla seconda parte.

7 comments:

guru2012 said...

"Negli ultimi decenni tutte le nazioni hanno considerato il reddito ed il patrimonio dei cittadini più ricchi come una riserva inesauribile che può essere sfruttata liberamente."

Chiedo scusa, ma a me pare l'esatto contrario, non so dove viva questo von Mises ma, a casa mia, le classi più ricche pagano sì le tasse, ma quel che gli rimane in tasca è molto più di quel che basta. Oh, non sono comunista (di questi tempi è meglio specificare).

Per quel che riguarda le considerazioni sull'inflazione, mah..., la casalinga di oggi non credo si ponga il problema di quando comprare il tegame, ma quello di trovare qualcosa da cuocerci dentro.

Paxtibi said...

a casa mia, le classi più ricche pagano sì le tasse, ma quel che gli rimane in tasca è molto più di quel che basta.Capisco che prendersela con i “ricchi” ha sempre il suo fascino, ma quanto sarebbe il “più di quel che basta”? Chi lo decide, e perché?

E poi, le tasse sono un furto, sicuramente più ignobile quando vanno a toccare chi già fatica ad arrivare a fine mese, ma non per questo moralmente accettabile se colpiscono chi ha raggiunto un certo grado di agiatezza.

Comunque, giusto per completezza d'informazione:

Tax Rates of the Rich and Poore:

Do the Rich and Businesses Pay their Fair Share?Qui se c'è qualcuno che ha in tasca più di quel che è giusto sono i parassiti ladri che vivono alle nostre spalle (e tutti quei ricchi diventati tali grazie alla loro complicità con tali esseri).

guru2012 said...

@ paxtibi

scusami la 'gnoranza, ma non mastico molto l'inglese e non ce la faccio a leggere i tuoi link (grazie lo stesso).
Comunque non troverei immorali le tasse se essere fossero realmente usate per "pagare" i servizi di cui tutti abbiamo bisogno.

In quanto ai parassiti, concordo in pieno, a parte il fatto che conosco molta poca gente che in questi ultimi anni sia riuscita a raggiungere un certo livello di agiatezza con il frutto del suo lavoro, non so se mi spiego.

Paxtibi said...

scusami la 'gnoranza, ma non mastico molto l'inglese e non ce la faccio a leggere i tuoi link Riassumendo molto, i due link illustrano quanto già sia più pesante il carico fiscale sulle fasce alte rispetto alle fasce più basse.

Comunque non troverei immorali le tasse se essere fossero realmente usate per "pagare" i servizi di cui tutti abbiamo bisogno.Sarebbero immorali comunque, perché la decisione di quali sono questi “servizi che vogliamo tutti” la prendono alcuni per tutti. Io, per dirne una, non sento alcuna necessità di pagare una missione militare in Afghanistan. Uno scambio dev'essere volontario, per essere morale. Le tasse non lo sono, per definizione.

In quanto ai parassiti, concordo in pieno, a parte il fatto che conosco molta poca gente che in questi ultimi anni sia riuscita a raggiungere un certo livello di agiatezza con il frutto del suo lavoro, non so se mi spiego.Anch'io, anch'io... :-)
Ma è appunto l'imposizione fiscale una delle ragioni principali di questo problema (prova ad aprire una tua attività – se non l'hai già fatto – e capirai quello che sto dicendo). Al contrario, un buon aggancio politico garantisce in genere un costante flusso di denaro nelle tue tasche, oltre ad una discreta impunità nel caso volessi incrementarlo fregando il prossimo.

guru2012 said...

Saggie parole paxtibi, ci sto riflettendo un po' su, magari cercherò di imparare la lingua inglese e... grazie per il piacevole scambio di vedute, tornerò a trovarti.
Ciao.

Paxtibi said...

Di niente. Vedrai tra l'altro, nella seconda parte dell'articolo, che Mises era molto meno radicale di me sull'argomento tasse...

Anonymous said...

Un anno dopo l'altro, le spese pubbliche ed il debito pubblico aumentano. Il pacchetto di stimolo del presidente Obama è comprato a credito, dal momento che nè il popolo americano nè il governo degli Stati Uniti hanno denaro. In fine, gli stranieri non presteranno denaro al governo e, di conseguenza, dovra ricorrere alle "macchine tipografiche" per pagare i suoi debiti.