Wednesday, October 31, 2007

Col cerino in mano

Avevo scritto degli incendi in Grecia, e di come la macchina statale si fosse dimostrata inadeguata ad affrontarli.

Nei più recenti e devastanti incendi in California i mezzi pare non siano mancati – se non altro nelle foto e nei video si vedono dei vigili del fuoco, e non solo dei contadini disperati con taniche e pompe – ma il bilancio è stato comunque drammatico.

Riscaldamento globale, cambiamento climatico, sabotaggio di Al Qaeda? Su chi sia il responsabile media e politici lasciano volare la fantasia. In questo articolo tratto da Mises.org si offre una spiegazione, decisamente più realistica e fondata.

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Di William L. Anderson


Mentre gli incendi in California ed altrove bruciano foreste, abitazioni e attività commerciali, e mentre procede un'evacuazione tipo Katrina, gli ecologi e i media lanciano nuovi proclami: questi disastri sono i risultati del riscaldamento globale.

Secondo una recente puntata del programma radio “60 Minutes” e nuovi proclami sulla CNN, il riscaldamento globale ha causato questi ultimi disastri e se desideriamo avere meno incendi in futuro dobbiamo “cambiare il nostro stile di vita” adesso.

Dichiara una pubblicazione ambientalista:
Gli incendi che consumano la California del sud sono straordinari: è straordinario che abbiano distrutto così tante abitazioni. È straordinario che siano cominciati così rapidamente ed abbiano bruciato così intensamente. Ed è straordinario che stiano esaurendo le formidabili risorse antincendio di una regione abituata agli incendi.

Ma in avvenire, potrebbero diventare ordinari.

Gli scienziati già hanno legato l'aumentate frequenza e intensità degli incendi al cambiamento climatico e gli scienziati sono sicuri che le circostanze che saranno provocate dal riscaldamento globale renderanno soltanto le circostanze più mature per gli incendi.
Dice Anderson Cooper della CNN, introducendo “Pianeta in pericolo:”
Allo scoccare della prossima ora… l'immagine intera. Questi incendi ne sono davvero una parte. Fuoco, siccità, riscaldamento globale, cambiamento climatico, disboscamento, tutto è collegato, stasera, 9:00 p.m. Orientale… “Pianeta in pericolo” comincia tra solo 30 minuti.
Ci sono persino degli scienziati che forniscono una “foglia di fico” per questa nuova teoria degli incendi di foreste, come questo recente articolo di Science:
L'attività degli incendi di foreste negli Stati Uniti occidentali è considerata ampiamente in aumento negli ultimi decenni, tuttavia né l'estensione dei cambiamenti recenti né il grado a cui il clima può guidare cambiamenti regionali negli incendi sono stati documentati sistematicamente. Gran parte della discussione pubblica e scientifica sui cambiamenti degli incendi negli Stati Uniti occidentali è focalizzata preferibilmente sugli effetti della storia dell'utilizzazione del territorio nel diciannovesimo e ventesimo secolo. Abbiamo compilato una base di dati completa di grandi incendi nelle foreste degli Stati Uniti occidentali dal 1970 e la abbiamo paragonata con dati idroclimatici e della superficie terrestre. Qui, mostriamo che una grande attività degli incendi è aumentata improvvisamente e segnatamente alla metà degli anni '80, con maggiore frequenza di grandi incendi, maggiore durata dell'incendio e con stagioni di incendi più lunghe. Gli aumenti più grandi si sono presentati a media elevazione, nelle foreste nordiche delle Montagne Rocciose, dove i dati storici di utilizzazione del territorio hanno relativamente poco effetto sui rischi di incendio e sono strettamente associati alle temperature più alte di primavera e estate ed all'anticipato scioglimento della neve in primavera.
La traduzione è questa: la gestione governativa delle foreste è stata ottima; il riscaldamento globale è la causa dei moderni incendi di foreste che stanno consumando un'enorme superficie nell'ovest americano. Forse è conveniente che scienziati pagati dal governo ci dicano che il problema reale è l'impresa privata che produce tutta quell'anidride carbonica che si presume stia uccidendoci tutti.

C'è un piccolo problema, tuttavia, nella secolare ormai gestione governativa delle foreste occidentali, che ci ha messo nella situazione culminata inevitabilmente in ciò a cui stiamo assistendo ora. Un recente documento di Alison Berry del Property and Environment Research Center indica un colpevole molto diverso – ma familiare – il governo federale.

Scrive Berry:
Per la maggior parte del ventesimo secolo, la politica federale antincendio degli Stati Uniti si è focalizzata sulla soppressione di tutti gli incendi nelle foreste nazionali. L'obiettivo era di proteggere la risorsa del legname e le comunità rurali, ma questa politica ha ignorato l'importanza ecologica del fuoco. Le foreste nordamericane si sono evolute con il fuoco per migliaia di anni. Il fuoco restituisce sostanze nutrienti ai terreni, incoraggia lo sviluppo di alberi più vecchi e resistenti al fuoco e promuove la crescita dei semenzali.

Decenni di esclusione dal fuoco hanno prodotto dense foreste non caratteristiche in molte zone. Alcune foreste, che precedentemente sono bruciate leggermente ogni 15-30 anni, ora sono soffocate dalla vegetazione. Se si incendiano, queste foreste scoppiano in conflagrazioni di intensità molto maggiore rispetto ai livelli storici. Le erbe, gli arbusti e i virgulti nel sottobosco ora formano una scaletta combustibile, per mezzo della quale le fiamme possono arrampicarsi sulla sommità della foresta, distruggendo interi boschi.

Il problema del fuoco è esacerbato dalla diminuizione delle raccolte federali di legname dalla fine degli anni '80. In assenza di fuoco e con ridotte raccolte di legname e pulizia, gli alberi di piccolo diametro sono proliferati. Alberi affannati competono per acqua limitata, luce solare e spazio vitale.
Per capire come siamo arrivati a questo punto, dobbiamo ricordarci che abbiamo a che fare con vecchie eredità politiche. In primo luogo, l'Accordo sulla Louisiana del 1803 ha messo tutte le nuove terre occidentali nelle mani del governo federale. Anche oggi, il governo possiede più della metà di tutte le terre occidentali.

In secondo luogo, la presidenza di Theodore Roosevelt ci ha dato più della sola belligeranza e della retorica anti-business; ci ha dato anche le politiche socialiste della terra statale. Roosevelt fu influenzato fortemente da Gifford Pinchot, un progressista convinto che lo stato fosse un migliore gestore della terra dell'impresa privata. Secondo Wikipedia:
Pinchot ha cercato di cambiare la politica pubblica sulla terra da una che disperdeva le risorse in tenute private in una che manteneva la proprietà e l'amministrazione federali della terra pubblica. Era un progressista che credeva fortemente nel Movimento dell'Efficienza. L'uso più economicamente efficiente delle risorse naturali era il suo obiettivo; lo spreco era il suo grande nemico. I suoi successi, in parte, erano basati sulle conoscenze personali che cominciò a sviluppare come allievo a Yale e continuarono nella sua carriera. La sua partecipazione personale al processo di reclutamento condusse ad un alto esprit de corps nel servizio forestale e gli permise di evitare sostegni politici partigiani. Pinchot ha capitalizzato la sua esperienza professionale per guadagnare aderenti in un'era in cui la professionalità e la scienza erano grandemente stimate. Rese un'alta priorità professionalizzare il servizio forestale; a tale scopo aiutò a fondare la scuola di silvicoltura di Yale come fonte di uomini altamente addestrati.
Al tempo, i taglialegna tagliavano grandi distese nelle foreste private ed alcuni conservazionisti lanciarono l'allarme, temendo che tutte le foreste degli Stati Uniti avrebbero potuto presto sparire (come tante altre gravi previsioni, questa non ha aveva alcuna base nei fatti, ma era ciononostante un attrezzo retorico utile a propagare il timore tra il pubblico e per rafforzare lo stato).

Nell'istituzione del servizio forestale degli Stati Uniti, l'amministrazione Roosevelt cercò di seguire un percorso fra il preservazionismo totale come sostenuto da John Muir ed il movimento per la vendita delle terre del governo ai proprietari privati, comprese le aziende del legname. Invece, il governo enfatizzò la sua “esperienza” contro gli interessi “a breve termine” degli interessi privati e questo significava l'applicazione delle proprie politiche. Scrive Berry:
Il servizio forestale è stato creato nel 1905 per controllare le riserve forestali della nazione e da allora in poi l'agenzia ha adottato una politica nazionale di soppressione del fuoco. Lo storico di incendi Stephen Pyne nota che durante i primi anni, fu necessario per il servizio forestale dimostrare le sue qualificazioni. Molti silvicoltori allora conoscevano il valore dei “leggeri incendi” per eliminare la vegetazione nel sottobosco, ma il servizio forestale voleva distinguersi da questa pratica corrente dei coltivatori rurali e degli nativi americani. Il servizio forestale insistette che avrebbe dovuto controllare le riserve forestali precisamente perché offriva qualcosa di diverso dalle pratiche della frontiera….

Inoltre, il servizio forestale aveva bisogno di un messaggio semplice riguardo al fuoco nei boschi. Non avrebbe servito l'agenzia tentare di istruire il pubblico sulle differenze fra gli usi adatti ed inadeguati del fuoco; “la propaganda non prospera sulle piccole differenze”…. Quindi, il servizio forestale ha adottato un'inequivocabile posizione anti-incendio. Più tardi, il messaggio anti-incendio dell'orsetto Smokey – “soltanto voi potete prevenire gli incendi nei boschi” – si trasformerà in una delle campagne pubblicitarie più efficaci della storia.
Questa forma di gestione era consistente con il ”movimento dell'efficienza” nel quale, secondo Wikipedia,
Gli aderenti sostenevano che tutte le funzioni dell'economia, della società e del governo erano flagellate dallo spreco e dall'inefficienza. Tutto sarebbe migliorato se gli esperti avessero identificato i problemi e li avessero riparati. Il risultato fu un forte sostegno per la costruzione di università di ricerca e scuole di commercio e di ingegneria, di agenzie municipali di ricerca, così come la riforma degli ospedali e delle scuole mediche. Il capo più noto era forse l'ingegnere Frederick Winslow Taylor, che affermava che c'era sempre “un modo migliore” di risolvere un problema.
In poche parole, lo stato ne sa di più. Durante gran parte del ventesimo secolo, le foreste del governo sono state “gestite” principalmente per servire gli interessi del legname e spesso sono state agganciate a palesi politiche di sovvenzione delle falegnamerie. Anche se l'industria del legname ha prosperato in queste circostanze, c'erano due problemi. In primo luogo, c'era la questione del calcolo economico in cui il valore delle cose dipendeva tanto dai capricci politici del congresso e del ramo esecutivo quanto dal valore che tali risorse avrebbero avuto in un mercato libero.

In secondo luogo e più importante per la situazione attuale, la politica della gestione delle foreste e della soppressione del fuoco subì cambiamenti importanti. Mentre il servizio forestale temporaneamente sospese la sua politica “orso Smokey”, un'ondata di enormi incendi nel 1988, compresa la conflagrazione al parco nazionale di Yellowstone in cui vigeva una politica del “lascialo bruciare”, condusse ad un'enorme protesta pubblica (o più specificamente, politica), che portò all'abbandono di tale politica ed il Congresso ancora una volta richiese la soppressione del fuoco.

Durante gli ultimi anni '80 e particolarmente durante le amministrazioni Bush I e Clinton, il governo ha cominciato a spingere aggressivamente la legge per le specie in pericolo come modo di “conservare” le foreste occidentali. Facendo un voltafaccia dalla sua politica di consentire alle ditte del legname il taglio delle foreste occidentali, le politiche sono state cambiate “per lasciare le foreste assolutamente sole,” una politica che ha cambiato il carattere delle foreste.

Per una cosa, nessun taglio ha significato che gli alberi si sarebbero sviluppati molto più fittamente, rendendo le foreste così dense che è diventato inevitabile per incendi che una volta erano procedure di trasformarsi in conflagrazioni. Mentre queste politiche erano popolari tra gli ecologisti, erano disastrose per la gente che una volta dipendeva per vivere dal taglio del legname. (Lasciatemi inoltre precisare che molte delle direttive anti-taglio e anti-estrazione dell'amministrazione Clinton hanno avuto l'effetto di impoverire quelle contee che ebbero la sfrontatezza di votare per gli avversari politici di Clinton nelle elezioni presidenziali. Se questo fu coincidenza o disegno è lasciato alla decisione del lettore.)

Ma mentre i taglialegna se ne andavano, i milionari arrivavano. La gente ricca che desiderava andarsene dalle affollate città della West Coast si costruì nuove residenze nelle zone adiacenti alle foreste nazionali. Tuttavia, i governi dominati dagli ecologisti hanno rifiutato a questi proprietari di abitazioni il permesso di spianare la terra vicino alle loro case, il che significa che se le foreste vicine avessero preso fuoco, le loro case quasi certamente sarebbero bruciate con esse. L'applicazione della legge per le specie in pericolo per impedire ai proprietari di abitazioni di rimuovere i vicini rischi d'incendio naturali inoltre ha contribuito ad assicurare che le nuove case fossero vulnerabili al fuoco.

Ciò è particolarmente vero nelle montagne litoranee della California del sud, in cui si è verificata l'ultima onda di incendi. La gente ha costruito le sue “case da sogno” sulle alture più fresche e più sceniche, sperando che il pericolo del fuoco rimanesse soltanto un pericolo e non diventasse una realtà. Le politiche federali e statali, citando la legge per le specie in pericolo, hanno proibito specificamente ai diversi proprietari terrieri di proteggere le loro case e proprietà cambiando il paesaggio vicino per diminuire i pericoli del fuoco.

I fuochi sono naturali in quanto si sono sempre presentati sulla terra e continueranno a farlo. Il reale problema con gli incendi attuali, tuttavia, è il governo. I governi – in nome “dell'amministrazione scientifica” ed “ecologica” – hanno grossolanamente pasticciato con l'ambiente naturale. La politica ambientale ha operato sul presupposto – come così eloquentemente dichiarato da Lew Rockwell – che “la proprietà privata è il nemico.” Egli scrive che gli ecologisti credono che:
La natura è un fine in sé. Per questo deve essere posseduta pubblicamente, cioè dallo stato. Lo stato, nella sua amministrazione di questa terra, non deve farci nulla. Non devono esserci incendi controllati, sfoltimento degli arbusti, taglio, o persino turismo. Possiamo ammirarla da lontano, ma il lavoro delle mani umane non deve intervenire mai.
Effettivamente, vediamo il prodotto di tali politiche: totale distruzione dell'habitat umano ed animale.

Quelle specie in pericolo che la legge si supponeva dovesse proteggere sono inghiottite insieme alle case da milioni di dollari che gli ecologisti odiano. Eccolo qua lo stato che “protegge” la natura. In effetti, il governo si è occupato dell'ambiente naturale più o meno come le forze armate degli Stati Uniti si sono occupate del Vietnam: per “salvarlo” l'hanno distrutto.
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William Anderson, studioso aggiunto del Mises Institute, insegna economia all'Università Statale di Frostburg. Mandagli una mail. Leggi i suoi articoli. Commenta sul blog.

1 comment:

Anonymous said...

Nella società dove tutto è privato la gente morirebbe di fame, mica come adesso!