Wednesday, March 31, 2010

Buona guerra, gente!

“The charismatic personality is a political and social anarchist … he is not an ethical conformist who just subjects himself to an external authority, which over powers and enslaves him.”
(Rabbi Soloveitchik, Emergence of Ethical Man)

Ogni tanto, almeno ogni tanto, sarebbe bene ricordarsi che siamo in guerra, anche se nelle nostre città non risuonano le sirene degli attacchi aerei né il fragore delle bombe a frammentazione. La guerra, invero, è stata bandita dalla discussione pubblica, per essere rivenduta sterilizzata e corretta con etichette quali “missione di pace” o “nation building,” i capolavori meglio riusciti della neolingua del regime: pensate, chiamare “pace” la strage di innocenti e “costruzione” la distruzione delle loro proprietà, nella generale indifferenza di chi paga il conto!

Ce lo ricorda allora John Pilger, uno dei pochi giornalisti salvatisi dall'estinzione e dalla mutazione genetica che ha trasformato la sua specie in compiaciute fotocopiatrici di veline di regime, forse che la vicinanza della Pasqua non possa suscitare in noi qualche piccolo sussulto della coscienza, un rigurgito di volontà di giustizia e verità. Perché è inutile scegliere tra Gesù e Barabba, quando il potere ha già deciso di ucciderli entrambi.
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Di John Pilger


Ecco le notizie dalla Terza Guerra Mondiale. Gli Stati Uniti hanno invaso l'Africa. Truppe degli Stati Uniti sono entrate in Somalia estendendo la loro guerra da Afganistan e Pakistan fino allo Yemen ed ora al Corno d'Africa. In preparazione all'attacco all'Iran missili americani sono stati piazzati in quattro stati del Golfo Persico e si dice che bombe “spacca-bunker” stiano per arrivare alla base americana sull'isola britannica di Diego Garcia nell'Oceano Indiano.

A Gaza la popolazione malata ed abbandonata, perlopiù bambini, è sepolta dietro mura segretamente fornite dagli americani per mettere in atto un assedio criminale. Nell'America Latina l'amministrazione Obama si è assicurata sette basi militari in Colombia, dalle quali portare una guerra di attrito contro le democrazie popolari in Venezuela, Bolivia, Ecuador e Paraguay. Nel frattempo il segretario della “Difesa” Robert Gates si lamenta che “il grande pubblico [europeo] e la classe politica” sono cosi' contrari alla guerra da costituire un “impedimento” alla pace. Ricordate che questo è il mese del Coniglietto Pasquale.

Secondo un generale americano, l'invasione e occupazione dell'Afganistan non e' tanto una guerra vera quando “una guerra di percezione.” Dunque la recente “liberazione della città di Marja” era pura Hollywood. Marja non è una città e non vi era alcun comando e stato maggiore dei Talebani.

Gli eroici liberatori hanno ucciso i soliti civili, i più poveri dei poveri. Per il resto era tutto falso. Una guerra di percezione significa provvedere false notizie per la gente rimasta a casa per far sembrare degna e patriottica un'avventura coloniale fallita come se il film The Hurt Locker fosse reale e la parata di bare avvolte nella bandiera attraverso la cittadina di Wooten Basset nel Wiltshire [ndt. In Inghilterra] non fosse un cinico esercizio di propaganda.

“La guerra è divertimento” scrivevano sugli elmetti in Vietnam con la piu' scoraggiante ironia, volendo dire che se una guerra si è rivelata non aver altro scopo che quello di giustificare il potere vorace per la causa di un fanatismo lucrativo quale quello dell'industria bellica il pericolo della verità è lì a segnalarlo. Questo pericolo puo' essere illustrato da come era percepito dai liberal Tony Blair nel 1997, qualcuno che “vuole creare un mondo [dove] l'ideologia ha ceduto interamente il passo ai valori” (Hugo Young, dal giornale The Guardian) comparata con la considerazione che oggi ha di lui il pubblico, un mentitore e un criminale di guerra.

Stati occidentali in guerra perenne come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna non sono minacciati dai Talebani o da nessun altro oscuro membro tribale in luoghi lotani ma piuttosto dall'istintiva repulsione per la guerra dei loro stessi cittadini. Considerate le sentenze draconiane amministrate a Londra a schiere di giovani che protestavano contro l'assalto di Israele su Gaza nel gennaio dell'anno scorso. A seguito di dimostrazioni nelle quali una polizia paramilitare ha “circoscritto” (radunato come bestiame) migliaia di manifestanti, chi è stato ritenuto colpevole senza precedenti penali ha ricevuto sentenze di due anni e mezzo in prigione per reati minori che normalmente non avrebbero portato ad una sentenza custodiale. Su entrambe le sponde dell'Atlantico il serio dissenso rivelatore di guerre illegali è diventato un grave crimine.

Il silenzio che proviene dalle alte autorità consente questo abominio morale. Artisti, letterati, giornalisti, uomini di legge e circoli liberal, pur essendosi allontanati prontamente dai detriti di Blair ed ora da quelli di Obama, continuano a gingillarsi dietro la loro indifferenza verso la barbarie e gli scopi criminali degli stati occidentali occupandosi retrospettivamente dei torti dei loro demoni di comodo come Saddam Hussein.

Dopo la scomparsa di Harold Pinter [ndt: commediografo, sceneggiatore, attore, regista teatrale, poeta e attivista politico inglese] provate a compilare una lista di scrittori, artisti e attivisti famosi i cui principi non siano stati usurati dal “mercato” o evirati dalla loro stessa celebrita'. Chi tra di loro ha alzato la propria voce contro l'olocausto in Iraq durante quasi vent'anni di letale embargo ed il susseguente attacco?

E tutto questo e' stato compiuto deliberatamente.

Il 22 gennaio 1991 lo spionaggio militare statunitense predisse con dettagli sorprendentemente accurati come un embargo avrebbe sistematicamente distrutto le riserve idriche dell'Iraq e condotto ad un “aumento di malattie, se non epidemie”. Così gli Stati Uniti prepararono l'eliminazione dell'acqua potabile per la popolazione dell'Iraq, una delle cause, annotava l'Unicef, della morte di mezzo milione di bambini iracheni sotto i cinque anni. Ma questo tipo di estremismo non sembra avere un nome.

Norman Mailer [ndt. famoso scrittore, saggista, giornalista e regista americano fondatore di The Village Voice e autore di Il Nudo e Il Morto] disse una volta di credere che gli Stati Uniti, nella loro perenne fame di guerra e dominazione, erano entrati in “un'era pre-fascista”. Mailer sembrava andare a tentoni, come se stesse cercanto di allertarci circa qualcosa che non riusciva a definire meglio. Il termine “fascismo” non è esatto perché invoca pigramente precedenti storici, collaborando ancora una volta all'iconografia della repressione tedesca ed italiana. D'altra parte l'autoritarismo americano, come ha fatto notare recentemente il critico culturale Henry Giroux [ndt. professore universitario americano] è “più sottile, meno teatrale, più astuto, meno preoccupato di controllare tramite modelli repressivi che con metodi che portino un consenso estorto con l'inganno.”

Questo e' americanismo, l'unica ideologia predatoria che neghi di essere un'ideologia. La crescita di multinazionali tentacolari che sono in effetti esse stesse dittature e quella di un apparato militare che è ora uno Stato nello Stato nascosti dietro alla facciata della miglior democrazia che 35.000 lobbisti di Washington possano comprare e dietro una cultura popolare programmata per divertire e instupidire, è senza precedenti. Piu' sottile, forse, ma i risultati sono familiari e non lasciano spazio ad ambiguità. Denis Halliday e Hans von Sponeck, gli alti ufficiali delle Nazioni Unite in Irak durante l'embargo anglo-americano, non hanno dubbi sul fatto di avere assistito ad un genocidio. Non hanno visto camere a gas. Insidiosa, non dicharata, addirittura culturalmente illuminata e presentata con spirito nella sua marcia, la Terza Guerra Mondiale con i suoi genocidi va avanti, essere umano dopo essere umano.

Nelle campagna elettorale che sta iniziando in Gran Bretagna i candidati menzioneranno questa guerra solo per tessere le lodi dei “nostri ragazzi.” I candidati sono mummie politiche avvolte nella bandiera britannica ed in quella a stelle e stricie pressapoco identiche fra di loro. Come Blair dimostrò con persino un po' troppo entusiasmo, l'élite britannica ama l'America perché l'America consente loro di maltrattare e bombardare gli indigeni e di definire se stessi “soci”. E noi dovremmo interrompere il loro divertimento.


(Traduzione di Gianni Elvezia)

8 comments:

Pike Bishop said...

Quel che piu' mi ha colpito di questo articolo e' l'effetto che sempre fa il pensare cosa sta realmente accadendo ed in che cosa siamo coinvolti: uno sgomento non condiviso.

Mi chiedo se anche alcuni tedeschi tedeschi si sentivano come mi sento io prima che la RAF cominciasse gli sparuti bombardamenti di rappresaglia a quelli della Luftwaffe in Inghilterra e mi chiedo se veramente la guerra fosse percepita come tale.

Purtroppo non ho fatto studi a riguardo, ma non me ne stupirei affatto. Come non mi stupisco affatto che i cittadini di Bergen-Belsen non sapessero niente di cio' che accadeva dietro i reticolati del campo.

Quando metteranno anche noi col naso sulla merda che stiamo spargendo per il mondo, non faremo una figura migliore della loro.

Paxtibi said...

Potresti leggere Il tamburo di latta di Grass, Pike, descrive bene come vivessero la guerra i tedeschi che non la combattevano.

Nibelunga said...

In questa terza guerra mondiale di cui parla l'articolista si intravedono abbastanza chiaramente i due schieramenti:da una parte il
mondo europeo e occidentale capitanato dagli Stati Uniti,dall'altra una parte del mondo musulmano e qualche "stato canaglia".Il tono dell'articolo fa chiaramente capire chi,secondo l'autore,abbia torto,cioe' gli Usa e i suoi alleati,chi ragione,i poveri paesi musulmani.Ora,concordo pienamente sul fatto che che siamo in uno stato di guerra permanente e che probabilmente molti si rendono conto di questo solo ascoltando i notiziari,ma vorrei domandare a tutti voi:siamo sicuri che la nostra parte sia quella che ha torto al cento per cento?Siete sicuri che anche nel mondo musulmano non esista una parte di loro che vorrebbe distruggere Israele e sottomettere il mondo occidentale alle leggi coraniche?O meglio non esiste la possibilita' che magari,come accade spesso nella storia,torti e ragioni non stiano tutti dalla stessa parte?

Paxtibi said...

Siete sicuri che anche nel mondo musulmano non esista una parte di loro che vorrebbe distruggere Israele e sottomettere il mondo occidentale alle leggi coraniche?

Certo che esistono simili fanatici nel mondo musulmano, Nibelunga, ma l'intenzione non equivale alla capacità di farle seguire i fatti.

In realtà, quasi sempre, quando si indaga un po' più a fondo, si scopre che gli elementi più estremisti del mondo islamico sono stati o continuano ad essere foraggiati proprio dal complesso militar-industriale occidentale, per la necessità di mantenere viva l'illusione del nemico.

Del resto, confronta la potenza dell'esercito USA (e anche di quello israeliano) con il resto del mondo: non c'è paragone, e a meno di non immaginare che ogni musulmano sulla faccia della terra sia pronto a trasformarsi in una bomba vivente un ipotetico piano di conquista islamica del mondo non può che essere una sfrenata fantasia: gli USA hanno basi in tutto il mondo, con una sola delle loro flotte possono facilmente sconfiggere e sottomettere praticamente ogni nazione, il loro limite è probabilmente solo la quantità di petrolio necessaria a muovere le truppe (e forse per questo preferiscono far la guerra dove c'è petrolio, e si disinteressano, ad esempio, della Corea del Nord).

Per quanto riguarda le leggi coraniche, se devo dir la verità non so quanto dovremmo preoccuparci. Mi è capitato di guardare alcune loro trasmissioni televisive e l'impressione è che nel giro di qualche anno, forse un decennio o due, il loro livello di secolarizzazione sarà più o meno come il nostro attuale. Magari se si smettesse di sostenere i regimi più reazionari nei paesi arabi il processo potrebbe essere più veloce.

Per come la vedo io, se conquista musulmana ci sarà, avverrà per via demografica, e per implosione del già traballante sistema economico occidentale. Insomma, un crollo molto simile a quello dell'Impero Romano. La storia è sempre la migliore guida per comprendere il presente.

Pike Bishop said...

Il Tamburo di Latta l'avevo letto da bambino, ma francamente io mi riferivo a qualcosa di molto diverso: quel che mi chiedo e' se gli articoli sui giornali, i programmi radiofonici, i varieta', i discorsi dei politici e quelli della gente fossero, prima che la guerra mostrasse la sua faccia meno sopportabile (e cioe' prima che la Germania fosse colpita dalle bombe inglesi), simili o assimilabili a cosa vediamo e sentiamo ora.
Il libro di Grass non credo aiuti molto, essendo piu' che altro un racconto onirico-simbolico della propria vita e di quella di altri personaggi conosciuti e non.

Anonymous said...

"Quando metteranno anche noi col naso sulla merda che stiamo spargendo per il mondo, non faremo una figura migliore della loro."

Non so se sei ottimista o pessimista: in fondo presto potresti vedere la situazione da dietro uno di quei reticolati - e non come carceriere.

Hiei

Pike Bishop said...

Hai ragione. Sono ottimista, in questo caso.
Se fossi pessimista penserei che dopo avere passato anni dietro un reticolato i liberatori mi processeranno comunque...

Anonymous said...

pilger, amico della liberta'? non mi sembra. certo è forte quando si tratta di criticare gli stati uniti o i regime di destra, ma chuide un occhio su quelli di sinistra. troppo di parte.

newson