Tuesday, October 30, 2007

Piccolo Glossario della Neolingua #15


The post-office clerk is the prototype of future man. Streams of blood have been shed for the realization of this ideal.
(Ludwig von Mises)

È ormai diventata un'abitudine il dover assistere ad interminabili dibattiti e polemiche sulla necessità di nuove regole in ogni ambito della vita civile, invero questa del riscrivere le regole sembra essere l'attività principale di ogni parlamento che si rispetti, quella che ne giustifica l'enorme quantità di risorse sottratte alla comunità. Ma è così? È davvero necessaria questa casta di legislatori e questa inflazione di regole, o serve solo a farci dimenticare il significato delle parole?
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Regola
Significato originario:
1 l’ordine costante che si riscontra nello svolgimento di una certa serie di fatti: fenomeni che si verificano con, senza una r.; eccezione alla r., caso anomalo, irregolare
2a formula che prescrive il modo di agire in un caso determinato o in una particolare attività, in base all’esperienza o alla convenzione: individuare, stabilire una r., attenersi, contravvenire alle regole, r. di comportamento, di vita; per tua, vostra norma e r., per introdurre una precisazione sul comportamento proprio o altrui, spec. in modo polemico
2b gramm., norma che prescrive un determinato uso linguistico
2c mat., metodo pratico per la risoluzione di problemi o l’esecuzione di calcoli
3 relig., insieme di norme e prescrizioni basilari che disciplinano la vita di un ordine religioso, generalmente fissate dal suo fondatore: la r. francescana, dei benedettini | testo scritto che riporta tali norme e prescrizioni
4 moderazione, misura, freno: parlare, mangiare, bere senza r.
5 condizione normale, abituale, consueta: andare a dormire alle due di notte è ormai la r.

Che l'intero creato risponda a delle regole, e che da queste regole dipenda la sua esistenza, è un fatto evidente. La regola non è altro che la mappa – imposta dalla realtà materiale – dei confini di ogni creatura, all'interno dei quali soltanto è assicurata la vita. Gli esseri viventi non devono far altro che imparare a riconoscere queste regole ed osservarle con scrupolo, aiutati in questo da chi li ha preceduti e generati, e il loro soggiorno nel mondo materiale sarà lungo e soddisfacente.

Eccezione in questa regola generale della realtà pare essere l'uomo. Forse per il fatto che la trasmissione della conoscenza e delle esperienze avviene principalmente per mezzo della parola, l'uomo è arrivato a credere di essere lui a scrivere le sue regole. In realtà, le regole da cui dipende nascono con lui, e le leggi scritte, da sempre, non ne sono che la trasposizione in parole. Da un articolo di Tibor Machan:
Per esempio, nessuno deve uccidere, rapinare, rapire, o aggredire un'altra persona. Questi sono principi universali di condotta umana. Essi sono, per usare la terminologia kantiana, categoricamente veri per guidare l'interazione umana, in ogni tempo, in ogni luogo.
Tuttavia, poiché l'uomo è animale sociale che costituisce gerarchie all'interno del gruppo basate sull'oggettivo apporto del singolo alla comunità, ecco che tende a riconoscere agli individui gerarchicamente più elevati maggiore autorità nella conoscenza e nell'applicazione delle regole.
Fra gli animali in cui si è stabilita una gerarchia le contese dirette ovviamente risultano diminuite, ma la competizione tuttavia continua attraverso le cosiddette «lotte simboliche» fatte di sguardi minacciosi o d'assunzione d'atteggiamenti aggressivi, che però non producono danni. Questi comportamenti sono presenti soprattutto presso i carnivori di grossa taglia dotati di armi d'offesa molto efficaci, come ad esempio i lupi, e vengono accettati supinamente dai più deboli: in questo modo la violenza e lo spreco d'energie ne risultano limitati. Ogni scontro infatti indebolisce tutti, anche i vincitori (almeno per un po' di tempo), i quali potrebbero cadere vittime essi stessi di qualche predatore.
Ed è più o meno a questo punto che compie il peccato originale: la facoltà di scrivere e imporre le regole consente di cambiarle onde favorire non più la sopravvivenza della specie ma la permanenza di alcuni singoli individui ai più alti scalini della scala gerarchica, a prescindere dall'apporto fornito alla società. L'autorità si separa dal valore, le leggi vengono cambiate e non servono più ad assicurare l'esistenza, al contrario da quel momento agli albori della storia l'umanità intraprende una strada di massacri in crescendo, fino ai nostri giorni, in cui le guerre falciano milioni di persone a botta. La classe dominante, conscia del potere della legge, passa gran parte del suo tempo a riscriverla, generando confusione e rendendo difficile ricordare la legge naturale:
D'altro canto, che le cinture di sicurezza vadano allacciate non è universalmente vero: ci possono essere moltissime circostanze in cui è falso. O ancora, che il 40% dei propri guadagni vada versato alle autorità legali, anche questo manca l'universalità di parecchio, ammesso e non concesso che abbia un qualche fondamento.

Così, quando simili editti vengono tradotti in leggi, nonostante l'apparenza basata sulla pompa e la circostanza – “legge firmata,” “entrare nei libri di legge,” etc. – non riescono ad essere leggi bona fide. Sono leggi false e incontreranno larga resistenza da coloro che se ne rendono conto, che sanno che gli editti non si applicano su di loro. Questi editti, quindi, violano il principio della regola di legge.
La proliferazione di leggi e regolette, quindi, diventa una priorità della classe dominante, indispensabile per mantenere la posizione di privilegio. Effetto di questa frenetica attività legislativa è la burocratizzazione della società, vero e proprio cancro che assorbe sempre maggiori risorse, ma non solo: proprio come in un tumore le “cellule” che ne sono contagiate impazziscono, e rivolgono lo scopo della loro esistenza non più alla conservazione, ma alla distruzione. Scriveva infatti Mises nel suo Burocrazia:
Nel decennio precedente la Prima Guerra Mondiale, la nazione più avanzata sulla strada della regolamentazione burocratica, assistette all'apparizione di un fenomeno del tutto nuovo: il movimento giovanile. Branchi turbolenti di ragazze e ragazzi disordinati vagavano per la nazione, facendo gran rumore e mancando alle lezioni. Con parole roboanti annunciavano il salmo di un'età dll'oro. tutte le generazioni precedenti, enfatizzavano, erano state semplicemente stupide; la loro incapacità ha trasformato la terra in un inferno. Ma la generazione nuova non vuole più supportare la gerontocrazia, la supremazia della senilità impotente e imbecille. Di conseguenza la gioventù comanderà. Essi distruggeranno tutto ciò che è vecchio e inutile, rifiuteranno tutto ciò che era caro ai loro genitori, sostituiranno nuovi valori e ideologie reali e sostanziali a quelli antiquati e falsi della civiltà capitalista e borghese, e costruiranno una nuova società di giganti e superuomini.

1 comment:

Anonymous said...

In inglese regola dovrebbe essere rule ed indica pure il sistema di comando.

Nel backstage di un teatro (Palace Theatre) di Londra c'era un cartello con la scritta
"Don't smoke the rules".

Attori, Politici e cittadini semplici si sono autoconfezionati un modus operandi e l'hanno chiamato Ordine, Regola, Copione, Legge.

E' più facile attribuire ad altri la regola della propria vita; mentre è più difficile è decidere con la propria testa.

Ciao Gianni