Wednesday, October 17, 2007

La paura del ridicolo

Parte del dialogo di Aleša con il giovane Krasotkin, dai “Fratelli Karamazov” di Fedor Dostoevskij.
In poche battute un importante lezione. Mi domando se nelle nostre scuole si insegni qualcosa di anche solo lontanamente simile.

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– Ditemi, Karamazov, sono molto ridicolo in questo momento?
– Ma non lo pensate neppure, non lo pensate assolutamente! – esclamò Aleša – E poi, che cosa significa ridicolo? Quante volte mai un uomo è, o sembra, ridicolo? Inoltre, oggigiorno, quasi tutti gli uomini di valore hanno una paura tremenda di essere ridicoli, e così si rendono infelici. Mi fa solo meraviglia che abbiate cominciato così presto ad avere questa paura, benché, d'altra parte, l'abbia riscontrata da un pezzo anche in altri. Oggi, quasi quasi, perfino i bambini hanno cominciato a provare questa sofferenza. È una pazzia! Questo orgoglio è il diavolo fatto carne, che ha preso possesso di tutta la nostra generazione, proprio il diavolo – ripeté Aleša senza ridere, come si aspettava invece Kolja, che lo stava fissando – Voi siete come tutti gli altri – concluse Aleša – cioè come molti altri, però non bisogna essere come gli altri, ecco.
– Anche se tutti sono così?
– Sì, anche se tutti sono così. Voi non dovete esserlo. Voi, infatti, non siete come gli altri: non vi siete vergognato di riconoscere il vostro lato brutto, e perfino il vostro lato ridicolo. Ma oggi chi è che ne ha coscienza? Nessuno, anzi, non vedono più nemmeno la necessità dell'autocritica. Non siate come gli altri; anche se solo voi doveste essere diverso, non siate mai come gli altri.

5 comments:

Anonymous said...

Bellissimo.

Anonymous said...

Orrore e spavento. I bimbi dovrebbero leggere cose più costruttive, come ad esempio la storia di Tutumbe Nzala Mbele che salva il suo villaggio utilizzando le lattine riciclate.

Ma forse sbaglio: affermare che i bimbi dovrebbero leggere alcunché significa discriminare quelli che non sanno leggere, ed insegnare a leggere equivale ad imporre una determinata cultura per mezzo della lingua scritta.

Ma allora lo stesso vale per la lingua parlata: ecco dunque che la soluzione è cantare tutti insieme "Naso, sederino e pancia piena del fottuto social worker statale" utilizzando però solo versi gutturali.

Orso von Hobantal said...

Bello. Ogni pagina di Dostojevskji è oro colato: letteratura ai massimi livelli, certo ma anche lezioni di vita e umanità, come questa. Come ricorda l'amico ad altri libri viene indirizzata la prole odierna: Pappagalli Verdi di Gino Strada, Mi chiamo Rigoberta Menchu e qualsiasi altra porcheria di natura terzomondocomunista.

Paxtibi said...

Se dovessi scegliere tre libri con cui naufragare su un'isola deserta direi: I fratelli Karamazov, I demoni, Delitto e castigo. E sono a posto.

(Lo ammetto: sono un fondamentalista letterario!)

:)

Anonymous said...

Un bellissimo dialogo tra due splendide anime.