Tuesday, September 4, 2007

Piccolo Glossario della Neolingua #8

Among the needs of man, there is one particular type which plays an immense role in the history of humanity, namely the need for security.
(Gustave de Molinari)
Esaminato il termine libertà ed il suo triste destino, passiamo alla parola che forse più di ogni altra viene usata dagli stati per estirpare ciò che della libertà è rimasto nella società. In questo caso il significato della parola non è stato modificato, ma è la parola stessa ad essere stata sequestrata dallo stato, che ne ha fatto un monopolio.
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Sicurezza
Significato originario:
1a l’insieme delle condizioni esteriori che consentono di vivere o di esistere e durare al riparo da pericoli, in uno stato di tranquillità e di operoso esercizio delle proprie funzioni e attività: per maggior s., attentano alla nostra s.
1b punto fermo, riferimento sicuro: essere una s. per qcn.
2 piena fiducia in sé, nelle proprie doti, nelle proprie capacità; assenza di incertezze; abilità, piena padronanza: la sua s. lo ha portato al successo, s. di comportamento, di modi, s. nel parlare, lavorare con s.
3 certezza, assoluta convinzione: non ho la s. di ritrovarla


Già nel '49 Gustave de Molinari scriveva che non può essere certo un monopolio il miglior fornitore di un servizio essenziale come la sicurezza, così come non può esserlo per nessun tipo di bene o servizio: il bisogno – la domanda – di sicurezza, infatti, è soggettivo e variabile, così come il prezzo che ciscuno è disposto a pagare per ottenerla. Ma il lavoro di Molinari è stato presto accantonato, troppo scomodo per lo stato che nella necessità della sicurezza trova la migliore giustificazione della sua esistenza, in quanto bisogno che nasce da un meccanismo istintivo tra i più potenti: la paura.

In effetti, la costruzione logica alla base del monopolio statale della sicurezza è così inconsistente che difficilmente gli uomini l'avrebbero accettata così supinamente. Ma la paura è un'emozione, e le emozioni si possono provocare e indirizzare facilmente, se hai accesso alle menti delle persone fin dalla più tenera età e se controlli le fonti da cui attingeranno informazioni. Strumento di tale manipolazione, ovviamente, è il linguaggio. Scriveva Le Bon nel suo Psicologia delle folle:
Una delle funzioni più essenziali degli uomini di Stato consiste dunque nel battezzare con parole popolari, o almeno neutre, le cose detestate dalle folle sotto i loro antichi nomi. La potenza delle parole é cosa grande che bastano termini bene scelti per far accettare le cose più odiose. Taine nota giustamente che proprio evocando la libertà e la fraternità, termini popolarissimi, i Giacobini hanno potuto “stabilire un despotismo degno del Dahomey, un tribunale simile a quello dell'Inquisizione, compiere ecatombi paragonabili a quelle dell'antico Messico.”
Quanto sono attuali queste parole? Non si può non pensare ai discorsi di Bush, alla sicurezza che per difendere “le nostre libertà” le stesse libertà elimina progressivamente, senza peraltro renderci tutti più sicuri. Semmai, anche qui come nel resto dei fattori economici, ciò che osserviamo è una forbice sempre più allargata tra i pochi privilegiati e i molti praticamente indifesi, e impediti anche a difendersi da soli. Come in tutti i campi, il monopolio aumenta a dismisura i prezzi e diminuisce la qualità, ma il continuo stimolo alla paura infuso dalla propaganda distorce il reale bisogno di sicurezza gonfiandolo irrazionalmente. La guerra al terrore è proprio questo, una FED emotiva che inietta tanta paura nella società da rendere ridicolo il “prodotto” offerto alla fine come soluzione:
Una persona che ha deciso di fare danno in volo è improbabile che venga dissuasa confiscando le sue forbicine da unghie. Ricordate anche che tutto ciò che può essere usato dai terroristi può anche essere usato per proteggersi dai terroristi; sottrarre ai passeggeri qualcosa che potrebbe essere usato come arma offensiva elimina anche gli oggetti che potrebbero essere usati per scopi difensivi.

Per quanto riguarda i burocrati che ora fanno funzionare la sicurezza negli aeroporti, stanno obbedendo ad ordini superiori, non rispondendo ai bisogni del mercato. Non affrontano concorrenza, non hanno accesso ad un meccanismo di risposta di profitti e perdite e difettano di qualsiasi incentivo a fare valutazioni manageriali realmente valide in grado di condurre ad un aumento di sicurezza. Non sono proprietari ma piuttosto alieni al processo del mercato, ciechi ai bisogni dei consumatori, disattenti agli interessi delle linee aeree ed indifferenti ai vantaggi e agli svantaggi connessi con la scelta di un metodo rispetto all'altro.
Non sorprende quindi se l'intero, enorme business della sicurezza così gestito dagli uomini di stato viene mantenuto in un circolo ristretto di privilegiati:
Tra le persone coinvolte nell'azione di lobbying verso la homeland security troviamo l'ex czar della droga di Clinton Barry McCaffrey, l'ex segretario della difesa William Cohen, l'ex segretario della sanità e dei servizi Louis Sullivan, l'ex segretario dei trasporti Daniel Lungren e l'ex consulente generale dell'Istituto Centrale di Statistica William P. Cook. Come nota il Times, un avvocato coinvolto nel racket ha scritto recentemente un articolo intitolato “Occasione e rischio: assicuratevi la vostra fetta di homeland security.”

In effetti, una volta andati oltre la retorica, questo è precisamente lo scopo a cui questi progetti sono stati destinati, non migliorare la società ma rendere qualcuno enormemente ricco a spese di altri.
E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: mentre i criminali prosperano le persone oneste sono sempre più indifese. Lo stato appare impotente contro la criminalità organizzata così come contro la microcriminalità spicciola, ma è sempre presente ed efficace solo quando c'è da bastonare qualche cittadino che alza un po' troppo la voce. Per le manifestazioni, contrariamente a quanto succede con i boschi in fiamme, gli idranti non mancano mai.

Chiudo con le domande di Jeffrey A. Tucker:
Ora, immaginate di avere un contratto con un'azienda che vi ha promesso di eliminare i pipistrelli e, dopo sei anni, di trovarvi con 14.000 pipistrelli in casa vostra al posto dei 300 che c'erano. Lo considerereste un successo? Paghereste felice la fattura per altri sei anni? Credereste alle giustificazioni dell'azienda sul perché il problema è peggiorato piuttosto che migliorato?

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