Saturday, July 28, 2007

Piccolo Glossario della Neolingua #3


Terza “attesa” puntata del nostro piccolo glossario.
È il momento di uno dei pezzi pregiati della collezione, un vero capolavoro, in cui i maestri ingegneri sociali dimostrano tutto il loro talento e la loro perizia.
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Solidarietà
Significato originario:
1a armonia perfetta, concordia con altri nel modo di pensare, di sentire, di agire o condivisione degli impegni e delle responsabilità assunte insieme ad altri a cui si è legati da rapporti di affinità ideologica o da comuni interessi | capacità dei membri di un determinato gruppo di prestarsi reciproca assistenza e il comportamento che ne deriva: s. di classe, umana
1b partecipazione umana e morale o impegno diretto offerti a chi è in una situazione critica o dolorosa: gesto, manifestazione di s., esprimere la propria s. ai parenti delle vittime

Questa è una delle mutazioni linguistiche più obbrobriose, poiché trattasi di uno dei valori più belli, più intrinsecamente umani, le cui profonde radici nell'animo degli uomini vengono sfruttate per veicolare la dottrina statalista e colpevolizzante.

Basterebbe leggere bene la descrizione del significato di questa parola, per rendersi conto di quanto poco si adatti alla sedicente solidarietà di stato, che si traduce in pratica nella redistribuzione forzata delle risorse di persone che non hanno nulla in comune tra loro – tranne, appunto, l'essere defraudate dallo stesso stato – teoricamente per "aiutare chi è in difficoltà," ma è ben difficile credere che il pensionato a 800 euro al mese non sia in difficoltà, ma che anzi, debba versare il suo congruo contributo (questa la vediamo la prossima volta) per aiutare qualcuno messo peggio di lui, difficile poiché vallo a trovare qualcuno messo peggio di un pensionato con la minima...

Una volta forgiata l'identificazione di solidarietà – sentimento che in tutti è naturale – con la solidarietà di stato, e su questo lo stato lavora alacremente fin dalla scuola, diventa facile far accettare l'idea della solidarietà a lungo raggio, da esercitare a distanza, verso persone di cui non si sa che ciò che si racconta, ma nei confronti delle quali ci dobbiamo sentire in colpa a causa della nostra migliore qualità della vita. Anche se, ovviamente, non c'è nessun filo diretto, nessuna espropriazione, tra me e qualunque altra persona più povera di me: fino a prova contraria, tutto ciò che uso e consumo l'ho pagato con il mio lavoro, grazie al quale ho pagato anche per innumerevoli interventi di solidarietà in giro per il mondo, alla faccia del senso di colpa!

Come sempre, tanta sperimentazione linguistica, oltre a prendere in ostaggio la comunicazione, sortisce effetti secondari ma non meno gravi. In questo caso, l'effetto di gran lunga peggiore è l'eliminazione nella società della solidarietà vera, quella che ti lega al tuo vicino, ai tuoi conoscenti, alla città in cui vivi. Innanzitutto perché sottrae alla fonte risorse che quindi non sono sufficienti per garantire l'esercizio individuale e spontaneo della solidarietà, ma anche per l'abitudine alla delega che instilla nell'animo dei sudditi.
Con le parole di Albert Jay Nock, già citato in un articolo precedente:
Quindi quando un mendicante ci chiede un ventino, il nostro istinto è di rispondere che lo Stato ha già confiscato il nostro ventino per il suo bene e che per questo dovrebbe rivolgersi allo Stato.
E così mentre l'idea di solidarietà spontanea viene estirpata metodicamente, sostituita dall'idea che la solidarietà sia una illuminata legge dello stato che dall'alto della sua autorità e saggezza la infonde nell'organismo sociale per renderlo più sano e coeso, telegiornali e periodici si interrogano sull'inspiegabile epidemia di indifferenza e di aggressività nella società civile, ignari della semplice verità per cui togliendo all'uomo i valori che lo rendono tale, non ci si può certo attendere maggiore umanità per le strade.

Ma poco male, se la cura soft omeopatica dovesse fallire, c'è sempre pronta la terapia-shock a base di anticorpi muniti di taser: quella che se l'organismo sopravvive, magari riesce pure a guarire.

3 comments:

H.I.M. said...

Eccellente.
Senza nulla togliere al resto del post, lasciami dire che questa esprime tutto il suo valore:

[...] Una volta forgiata l'identificazione di solidarietà – sentimento che in tutti è naturale-con la solidarietà di stato [...].

Ci insegnano che l'uomo è cattivo, come dice Spooner nell'estratto de "I vizi non sono crimini" che ho postato da me.

Anonymous said...

Certo, certo, tutto bello, ma se si lasciasse la solidarietà in mano al "cittadino" ci sarebbero subito terribili discriminazioni: ciascuno vorrebbe scegliere a chi dare il proprio ventino.

Molto meglio crepare tutti di fame e stenti piuttosto che lasciar spazio a queste ingiuste ed indomabili preferenze individuali.

In questo modo avremo la certezza che il nostro contributo solidale finirà nelle tasche della minoranza più inutile, strafottente e chiassosa, o da quelle sponsorizzate da questa.

Risultato: milioni di euro in "campi nomadi", "memoriali" ed "osservatori sull'integrazione", e la solita pedata nel culo agli homeless puntualmente dimenticati, compresi quelli diventati tali a forza di farsi fottere soldi dal governo.

Evviva!

Paxtibi said...

I papi, i preti e i re lo faranno, in alcuni casi, se verrà loro concesso. Ma, in generale, lo faranno solo se potranno così provvedere ai propri vizi e ai propri crimini

Molto bello il brano di Spooner, h.i.m.

Molto meglio crepare tutti di fame e stenti piuttosto che lasciar spazio a queste ingiuste ed indomabili preferenze individuali.

Non lo sai che è proprio l'individualimo estremo, padre del consumismo sfrenato e figlio del turbocapitalismo la casusa di tutte le nostre disgrazie?
Ora solo qualche decennio di contrizione, frugalità e pentimento possono salvare le nostre animacce sporcate dalla bramosia di denaro!