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Llewellyn H. Rockwell, Jr.
Mercati azionari nevrotici, un'economia ubriaca di credito e politici che reclamano vari tipi di dittatura: ché senso di déjà vu! Ricordiamoci che allora il mondo andò via di testa per circa dieci anni. Il mercato azionario crollò nel 1929, grazie alla Federal Reserve e con esso caddero gli ultimi resti della vecchia ideologia liberale secondo cui il governo dovrebbe lasciare la società e l'economia da sole per farle fiorire. Dopo che la Grande Depressione federale ebbe colpito, negli Stati Uniti e in Europa circolava l'idea che la libertà non aveva funzionato. Ciò di cui avevamo bisogno erano uomini forti che controllassero e pianificassero economie e società.
E come sono stati adorati. Dall'altro lato del mondo c'erano Stalin, Hitler e Mussolini, ma anche negli Stati Uniti non ci siamo fatti mancare niente. Qui abbiamo avuto FDR, che si immaginava capace di fantastiche abilità di regolazione dei prezzi e di spinta all'economia. Ovviamente usò dei vecchi trucchi: stampare soldi e minacciare la gente con le pistole. Non era altro che l'antico dispotismo recuperato in veste pseudo-scientifica.
Le cose non tornarono alla normalità che fino a dopo alla guerra. Questi “grandi uomini” dalla storia furono alla fine travolti, ma guardate cosa ci hanno lasciato: previdenza sociale, sistemi bancari inflazionistici, imposte elevate, debito enorme, regole sul commercio e regimi con una tendenza ad intromettersi al primo segnale di difficoltà. L'ebbero vinta loro anche se la loro assurda ostentazione passò più tardi di moda.
È strano tornare a leggere articoli di opinione di quei tempi. È come se tutti avessero semplicemente deciso che dovevamo avere o il fascismo o il socialismo e che l'opzione da eliminare fosse il "laissez faire". La gente come Mises e Hayek dovette combattere con le unghie e con i denti per ottenere un'audizione. Tra gli americani ci furono alcuni giornalisti che sembravano capire, ma erano pochi e isolati.
Così, qual era la giustificazione per un periodo così misero nella storia ideologica? Perchè il mondo impazzì? Era la Grande Depressione, come dire: la spiegazione abituale. La gente soffriva ed era in cerca di risposte. Si rivolsero ad un uomo forte per tirarli fuori dai guai. C'era una fascinazione per la pianificazione scientifica e la sofferenza dell'economia (causata dal governo, naturalmente) sembrava confermare tale razionale.
Tutto ciò mi porta ad una strana osservazione: quando si arriva alla politica, oggi non siamo messi molto meglio. È vero che non abbiamo gente in giro per gli uffici in ridicole uniformi militari. Non ci gridano in faccia, non fanno sdolcinate chiacchierate del focolare e non pretendono di essere la mente sociale incarnata. I toni sono leggermente cambiati, ma le note ed i ritmi sono gli stessi.
Avete ascoltato con attenzione cosa stanno proponendo i democratici sulla strada verso le elezioni presidenziali? È disgustoso proprio come qualcosa sentito negli anni '30: infiniti programmi di governo per risolvere tutti i mali dell'uomo. È come se non potessero pensare in altra maniera, come se la loro intera visione del mondo dovesse collassare se si accorgessero del fatto che il governo non può fare una cosa giusta.
Ma sembra inoltre che stiano vivendo su un altro pianeta. Il mercato azionario può cadere a lungo prima che raggiunga un punto che potremmo denominare basso. Gli interessi sui mutui stanno strisciando ai più bassi tassi possibili. La disoccupazione è vicina al 4%, più bassa di quanto persino i vecchi keynesiani potrebbero immaginare nei loro sogni più sfrenati.
Il settore privato sta creando un miracolo al giorno, nonostante i tentativi del governo falliscano a destra e a manca. Le burocrazie sono dispendiose ed inutili come mai sono state, la spesa è già insanamente alta, il debito sfreccia nel cielo e non c'è modo di trovare un americano che creda di essere sotto-tassato.
I democratici, nel frattempo, continuano il loro allegro lavoro come se le “scuole pubbliche” fossero un modello per tutta la società. Oh, e non dimentichiamo la loro brillante idea di bloccare l'economia industriale e la prosperità degli uomini in modo che il governo possa progettare il tempo per 100 anni da oggi. Possiamo soltanto sperare che ci sia abbastanza gente seria a sinistra per mettere un freno a questa stramba idea.
Ma prima di lasciarci deviare dai democratici, diciamo alcune parole sui repubblicani assetati di sangue, che pensano alla guerra non come a qualcosa di cui rammaricarsi, ma piuttosto come alla vera vita morale della nazione. Per loro, giustizia è uguale a Guantánamo Bay e politiche pubbliche significa una nuova guerra ogni mese e ampie sovvenzioni al complesso militar-industriale ed altre simili imprese amiche dei repubblicani come le grandi farmaceutiche. Certo, mostrano rispetto formale alla libera impresa, ma per loro è giusto uno slogan, usato ogni volta che temono di perdere il supporto della classe mercantile borghese.
Così ecco cosa abbiamo. I nostri tempi sono buoni, ma affrontiamo una scelta fra due forme di pianificazione centrale. Sono varietà di socialismo e fascismo, ma non palesi: travestono le loro convinzioni ideologiche così da non farci riconoscere che loro e il loro genere hanno certi predecessori nella storia dell'economia politica.
In questo intreccio avanza Ron Paul, con un messaggio che ha stupito milioni. Ripete ancora e ancora che il governo non è la via d'uscita. E anche se la sua vita politica non manca di eroismo, non crede che la sua candidatura abbia a che fare con lui e con le sue ambizioni personali. Parla di Bastiat, di Hazlitt, di Mises, di Hayek e di Rothbard – nei discorsi pubblici della campagna! E non lasciate che nessuno creda che è solo retorica. Date un'occhiata alle registrazioni dei suoi voti se ne dubitate. Anche il New York Times è stupito di scoprire che c'è un uomo di principi nella politica.
È impressionante come le masse siano pressate a non essere d'accordo con lui. Quanto bene sta facendo? È impossibile esagerarlo. Riporta la speranza quando ne abbiamo più bisogno. Vedete, l'economia americana può sembrare buona in superficie ma sotto, le fondamenta stanno cedendo. Il debito è insostenibile. Il risparmio è quasi inesistente. La creazione di massa monetaria sta diventando spaventosa. L'economia dei soldi di carta non può durare e non durerà. Si percepisce come il minimo cambiamento potrebbe causare un crollo imprevisto.
Che cosa accadrebbe se dovesse crollare il fondo? Terribile pensiero. Abbiamo bisogno di più portavoce pubblici che mai per la nostra causa. In molti sensi, il Mises Institute porta una pesante responsabilità come prima voce istituzionale del mondo per la pace e la libertà economica. E stiamo lavorando in ogni maniera possibile per assicurarci che la fiaccola della libertà non si estingua, anche di fronte alle legioni dei ciarlatani e dei potenti. Anche se la politica del nostro periodo è quanto mai oscura, ci sono delle luci che brillano all'orizzonte.
[Speriamo non sia un camion, NdT]
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Llewellyn H. Rockwell, Jr. è il presidente del Ludwig von Mises Institute di Auburn, in Alabama, redattore di LewRockwell.com ed autore di Speaking of Liberty. Vedi il suo archivio su Mises.org. Mandagli una mail. Commenta sul blog.