Monday, August 17, 2009

Le ragioni per un vero dollaro aureo #5

Di Murray N. Rothbard

Quale parità aurea?


La definizione che sceglieremo, quindi, dipende da che tipo di parità aurea vogliamo raggiungere. Per lo meno, dovrebbe essere una vera parità aurea, ovvero, il dollaro dovrebbe rimanere permanentemente legato all'oro ad un peso fisso, e dovrebbe essere redimibile in monete d'oro a quel peso. Questo elimina tutte le forme di pseudo-parità auree come il sistema monetario degli Stati Uniti dal 1933 al 1971, o il suo sottoinsieme, il sistema di Bretton Woods del 1945-1971. Elimina, similmente, la pseudo-parità aurea sostenuta dagli economisti supply-side, che tornerebbero a qualcosa di simile a Bretton Woods. Non ci sarebbe allora redenzione delle monete d'oro e, ancora peggio di Bretton Woods, che almeno mantenne un peso fisso del dollaro in oro, la Federal Reserve potrebbe manipolare a volontà la definizione del dollaro, nel tentativo di regolare l'economia per realizzare obiettivi macroeconomici come la piena occupazione o la stabilità del livello dei prezzi .

Potremmo in effetti tornare ad una parità aurea classica, come quella a cui aderivano tutte le principali nazioni prima della Prima Guerra Mondiale e gli Stati Uniti dal decennio del 1850 al 1933. I principali vantaggi sarebbero un ritorno al peso fisso e ad una vera redimibilità in monete d'oro. Una parità aurea classica sarebbe infinitamente superiore al sistema attuale o a Bretton Woods. In questo caso la definizione particolare scelta non importerebbe molto, salvo che dovrebbe essere molto superiore ai 35 dollari per non rischiare una contrazione deflazionistica massiccia ed inutile che, come minimo, allontanerebbe l'opinione pubblica dalla parità aurea per i decenni a venire. Cosa più importante, la parità aurea classica ci farebbe tornare proprio allo stesso sistema che generò cicli di boom e crisi e ci regalò il 1929 ed almeno i primi quattro anni della Grande Depressione. In breve, manterrebbe il sistema della Federal Reserve ed il suo sistema di attività bancarie cartellizzate, di privilegi speciali e della creazione virtualmente inevitabile di inflazione e contrazione. Per concludere, mentre la definitiva merce monetaria, l'oro, sarebbe fornita dal libero mercato, il dollaro non sarebbe realmente denazionalizzato e continuerebbe ad essere una creazione del governo federale.

Possiamo fare di meglio, e mi pare che non abbia molto senso prendersi il disturbo di promuovere e lavorare per una riforma fondamentale trascurando di insistere per il miglior standard che possiamo ottenere. Se, disillusi dalle banche centrali, chiediamo l'abolizione della Federal Reserve ed un ritorno ad una qualche forma di banca libera, quale percorso potremmo allora seguire per giungere a quell'obiettivo? La più vicina approssimazione ad uno standard banca libera-oro è stata l'economia americana dal 1840 alla Guerra Civile, nella quale non c'era alcuna forma di banca centrale ed ogni banca doveva redimere immediatamente le proprie note e i depositi in oro. Ma lavorando verso un tale sistema, dobbiamo capire che oggi noi abbiamo una scorta d'oro nazionalizzata nei forzieri della Federal Reserve. Abolire la Federal Reserve vorrebbe dire che la sua scorta d'oro, ora tenuta nei depositi del Ministero del Tesoro, dovrebbe essere rimessa e restituita in mani private. Ma questo ci dà un indizio per l'adeguata definizione di un dollaro d'oro. Per poter liquidare la Federal Reserve e rimuovere l'oro dai suoi sotterranei, ed allo stesso tempo legare l'oro al dollaro, l'oro della Federal Reserve dev'essere rivalutato e ridefinito così da poter essere scambiato, uno per uno, con i titoli del dollaro sull'oro. L'oro della Federal Reserve dev'essere stimato ad un certo livello ed è senza dubbio assurdo attaccarsi ai fittizi 42,22 quando un'altra definizione ad un peso molto più basso permetterebbe la liquidazione uno per uno dell'esposizione della Federal Reserve così come il trasferimento del suo oro dalle mani del governo a quelle private.

Facciamo un esempio specifico. Alla fine del dicembre 1981, l'esposizione della Federal Reserve ammontava a circa 179 miliardi di dollari (132 miliardi in banconote della Federal Reserve più 47 miliardi in depositi delle banche commerciali). La Federal Reserve possedeva una riserva d'oro di 265,3 milioni di once. Valutato agli artificiali 42,22 dollari l'oncia, questo rendeva un valore di 11,2 miliardi di dollari per l'oro della Federal Reserve. Ma se il dollaro fosse stato definito in modo che la riserva d'oro della Federal Reserve eguagliasse, dollaro per dollaro, la sua esposizione totale – quindi, 179 miliardi? In quel caso, l'oro sarebbe stato definito come pari a 676 dollari l'oncia, o, più precisamente, come pari e redimibile a 1/676 di un'oncia d'oro. A quel nuovo peso, le banconote della Federal Reserve sarebbero allora riacquistate subito, una per una, con monete d'oro, ed i depositi a vista della Federal Reserve verrebbero riacquistati in oro dalle varie banche commerciali. L'oro allora costituirebbe le riserve di quelle banche per i loro depositi a vista. Naturalmente, l'abolizione delle banconote della Federal Reserve non significa necessariamente la fine di ogni valuta di carta; perché potrebbe allora essere concesso alle banche, come prima della Guerra Civile, di stampare banconote così come rilasciare depositi a vista.

Questo piano, essenzialmente quello sostenuto da congressista Ron Paul (Rep. - Texas), ci restituirebbe velocemente a qualche cosa di analogo al migliore sistema monetario nella storia degli Stati Uniti, il sistema dall'abolizione della Second Bank of the United States e delle sue banche ancillari all'avvento della Guerra Civile. L'inflazione ed i cicli economici sarebbero notevolmente smorzati, se non del tutto eliminati. Aggiungete l'abolizione della Federal Deposit Insurance Corporation, il requisito del pagamento immediato del debito pena l'insolvibilità, e sulla legalizzazione da tempo attesa del sistema delle banche filiali interstatali ed avremmo un sistema di banche libere come promosso da molti autori ed economisti.

Potremmo, tuttavia, fare persino un altro passo avanti. Se volessimo arrivare ad una banca a riserva del 100 per cento, eliminando virtualmente tutta l'inflazione e qualsiasi contrazione bancaria una volta per sempre, noi potremmo richiedere il 100 per cento di riserva bancaria come parte di una generale proibizione legale contro la frode. L'importante tradizione della riserva aurea al 100 per cento (sostenuta da autori ed economisti che vanno da David Hume a Thomas Jefferson e John Adams e, parzialmente, a Ludwig von Mises), considera l'emissione di titoli sul debito superiore alle riserve allo stesso modo di un negozio che emettesse e speculasse su ricevute di magazzino per dei depositi inesistenti. In breve, una violazione fraudolenta della consegna di merci.

Come potrebbero gli Stati Uniti passare ad un sistema aureo al 100 per cento? Alla fine del dicembre 1981, l'esposizione totale hanno emessa dall'intero sistema bancario commerciale (ovvero l'M-1), pari a 445 miliardi di dollari (inclusi banconote e depositi a vista, o meglio, verificabili, della Federal Reserve). Per passare immediatamente all'oro al 100 per cento, il dollaro dovrebbe essere ridefinito a 1/1/696 di un'oncia d'oro. Le riserve d'oro totali della Federal Reserve sarebbero quindi valutate 445 miliardi e l'oro potrebbe essere trasferito ai singoli possessori delle banconote della Federal Reserve così come alle banche, con il patrimonio delle banche che ora sarebbe pari ed bilancerebbe la somma dei loro depositi scoperti. Sarebbero quindi automaticamente in un sistema aureo al 100 per cento.

Dal punto di vista del mercato libero, c'è indubbiamente un problema in questa transizione all'oro al 100 per cento. Perché l'oro della Federal Reserve sarebbe trasferito alle banche commerciali fino al valore dei loro depositi a vista con un regalo di capitale alle banche pari a quell'importo da parte della Federal Reserve. Dunque, in totale, le banche commerciali, alla fine del dicembre 1981, avevano depositi a vista per 317 miliardi, bilanciate da riserve di 47 miliardi. Un ritorno all'oro a 1,696 l'oncia significherebbe che l'oro trasferito alle banche in cambio della loro riserva alla Federal Reserve aumenterebbe anche le loro riserve da 47 a 317 miliardi, con un aumento del capitale delle banche di 270 miliardi. La critica sarebbe che le banche meritano ben poco un simile regalo, meritando piuttosto di giocarsi le loro carte come tutte le altre aziende sul mercato libero. La contro-argomentazione, tuttavia, sottolineerebbe che, se il requisito dell'oro al 100 per cento fosse ora imposto alle banche, il loro regalo non farebbe altro che garantire il sistema bancario contro un potenziale olocausto di deflazione, contrazione e fallimenti. [15]

Ad ogni modo, quale che sia il percorso scelto, i soldi e le banche sarebbero infine separati dallo stato, e nuove valute, che siano “Hayeks” o “ducati,” sarebbero libere di fare concorrenza sul mercato al dollaro d'oro. Non consiglierei a nessuno, tuttavia, di puntare i risparmi di una vita sul successo di qualcuna di queste nuove proposte valute in questa corsa competitiva.
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Note

[15] Sui percorsi verso una vera parità aurea, vedi di Murray N. Rothbard, The Mystery of Banking (New York: Richardson and Snyder, 1983), pp. 254-69. Sulla tradizione dell'oro al 100 per cento, vedi ibid., Rothbard, Case ed il troppo trascurato lavoro di Mark Skousen, The 100% Gold Standard: Economics of a Pure Money Commodity (Washington, D.C.: University Press of America, 1977). Inoltre vedi Rothbard, “Cold vs. Fluctuating Fiat Exchange Rates,” in Gold Is Money, H. Sennholz, ed. (West- port, Conn.: Greenwood Press, 1975), pp. 24-40.
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