Friday, August 14, 2009

Le ragioni per un vero dollaro aureo #4

Di Murray N. Rothbard

Definire il dollaro


Se, allora, il dollaro dovesse essere di nuovo definito come unità di peso d'oro, quale dovrebbe essere la nuova definizione? Curiosamente il crescente numero di autori ed economisti che chiedono un ritorno alla parità aurea dà l'impressione di dimostrare poco o nessun interesse in quello che dovrebbe essere di preciso il nuovo peso del dollaro. La domanda è indubbiamente controversa, ma ancor più controversa è la domanda stessa di avere una parità aurea. Inoltre, bisognerebbe capire che non ci sarà mai alcuna speranza di tornare ad una parità aurea a meno che venga prima stabilito il corretto peso del dollaro. Dagli anni 40 agli anni 60, il piccolo gruppo di sostenitori del ritorno all'oro era riunito in due organizzazioni affini: il Comitato Nazionale degli Economisti per la Politica Monetaria e la Lega per il Gold Standard. Entrambi sono stati guidati da Walter E. Spahr, professore d'economia all'università di New York. In questa epoca, ed effettivamente dal 1933 fino al 1971, gli Stati Uniti erano su uno standard di corso legale sul piano nazionale, ma su una forma curiosa ed altamente limitata di parità aurea internazionalmente, in cui gli Stati Uniti acconsentivano a redimere in oro i dollari in mano ai governi stranieri ed alle loro banche centrali ad un tasso legalmente definito di 35 dollari l'oncia. Gli individui o le aziende private straniere non potevano redimere i loro capitali in dollari in oro, e né gli individui né i governi potevano redimere i loro dollari con monete d'oro, poiché tale monete non venivano più coniate. Invece, i dollari hanno potevano essere riacquistati soltanto con grandi lingotti d'oro. Tuttavia, fino al 1968 il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti è rimasto pronto a mantenere stabile il tasso ufficiale del cambio dollaro/oro nel mercato libero dell'oro di Londra e Zurigo comprando i dollari con oro se il prezzo dell'oro avesse minacciato di salire oltre i 35 dollari. In questo modo gli Stati Uniti hanno mantenuto informalmente un dollaro redimibile a 35 dollari l'oncia per gli individui e le aziende straniere così come ufficialmente per i governi e le banche centrali. Tuttavia, quando la pressione europea per la redenzione assaltò il dollaro inflazionato, gli Stati Uniti, nel 1968, isolarono il dollaro dal mercato libero dell'oro, stabilendo l'effimero mercato dell'oro “a due corsie.” Nel 1971 le ultime tracce della redenzione internazionale dell'oro furono eliminate dal presidente Nixon, ed il dollaro diventò una valuta a corso legale totalmente irredimibile.

Le organizzazioni di Spahr promuovevano un ritorno al classico, pre-1933, standard di monete d'oro, con le monete d'oro che circolano come moneta standard. Ma scansarono il problema di considerare l'adeguato peso del dollaro semplicemente sollecitando una definizione del dollaro d'oro a 1/35 per un'oncia. Il loro principale argomento era che 35 dollari l'oncia era la definizione legale corrente e che questa definizione era l'effettivo tasso di cambio per i governi stranieri e le banche centrali (avrebbero potuto aggiungere, come abbiamo visto, che 35 dollari erano anche l'effettivo tasso di cambio per gli individui stranieri).

La sola base della richiesta di Spahr per i 35 dollari era che le definizioni, una volta selezionate, devono durare per sempre. Ma questa posizione era debole, visto che non c'era una parità aurea sul piano nazionale, né alcuna redenzione delle monete d'oro. Perché attaccarsi coraggiosamente ad una parità aurea a 35 dollari l'oncia, quando dal 1933 non era esistito niente di simile ad una vera parità aurea? In effetti, se il gruppo di Spahr fosse stato coerente nel volere mantenere la vecchia definizione del dollaro, avrebbe dovuto sollecitare un ritorno all'ultima definizione sotto una vera parità aurea, il 20 dollari l'oncia pre-rooseveltiano.

Il fatto che nessuno del gruppo di Spahr contemplò più di tanto un ritorno ai 20 dollari insinuò l'idea che i 35, e a maggior ragione, i 20 dollari, non fossero più un peso possibile, tenendo conto dell'inflazione monetaria e dei prezzi che era durata costantemente dall'avvento della Seconda Guerra Mondiale. La classica parità aurea di prima del 1933 era stata caratterizzata da una piramide di offerta di dollari contro uno stock d'oro molto più piccolo (specificamente depositi bancari contro banconote e a loro volta contro oro). Durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, la cima della piramide inflazionistica diretta dalla Federal Reserve era diventata sempre più pesante ed un ritorno ad un dollaro a 35 dollari l'oncia avrebbe rischiato di provocare una massiccia contrazione deflazionistica della moneta. Per questo motivo, dei membri dissidenti del Comitato Nazionale degli Economisti come Henry Hazlitt ed altri economisti come Michael Angelo Heilperin, Jacques Rueff e Ludwig von Mises, cominciarono a chiedere il ritorno all'oro ad un “prezzo” molto superiore ai 35 dollari. [14]

Ad ogni modo, attualmente, non esiste più nemmeno il debole argomento per una definizione del dollaro a 35 dollari. Non è rimasta alcuna traccia della parità aurea, e l'attuale “definizione” del valore dell'oro pari a 42,22 dollari l'oncia è chiaramente soltanto un artificio contabile, con una discordanza radicale dal suo valore sul mercato dell'oro. In un ritorno alla parità aurea, dovremmo ripartire da zero. In tal caso, dobbiamo renderci conto che non c'è un obbligo morale nell'elaborare una definizione iniziale, e che una nuova definizione del dollaro dovrebbe quindi essere fissata alla cifra pragmaticamente più utile. La definizione che sceglieremo per il nuovo dollaro d'oro dipenderà allora da che tipo di sistema monetario vorremmo realizzare, così come da quella definizione che assicurerebbe la transizione più facile al sistema desiderato.
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Note

[14] Questi dissidenti erano virtualmente tutti di tradizione austriaca, ed i tre nomi nel testo erano tutti o allievi o seguaci di Ludwig von Mises.

Alla luce degli ultimi sviluppi nel mercato dell'oro, è divertente notare che la proposta di Rueff-Hazlitt per un dollaro d'oro a 70 dollari sono state disprezzate da in pratica tutti gli economisti come assurdamente alta e che prima del 1968, i monetaristi e i keynesiani erano parimente unanimi nel predire che se il dollaro fosse mai stato separato dall'oro, il prezzo dell'oro sarebbe crollato al suo livello non monetario, allora stimato a circa 9 dollari l'oncia. È altrettanto divertente considerare che la maggior parte di questi economisti sottoscriverebbero ancora il motto “la scienza è predizione.”
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Link alla prima parte.
Link alla seconda parte.
Link alla terza parte.
Link alla quinta parte.
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1 comment:

GianniPesce said...

Il 15 Agosto 1971 l’amministrazione Nixon soppresse la convertibilità tra dollaro e oro.


Sembra ieri..