Friday, November 30, 2007

Ingegneri e pianificatori #3

Terza ed ultima parte dell'articolo pubblicato dal Mises, estratto da The Counter-Revolution of Science, pp. 94–102.

Link alle altre parti: prima, seconda.
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Di


Il pianificatore

È questo conflitto con un forte istinto umano, notevolmente rinforzato nella persona dello scienziato e dell'ingegnere, a rendere l'insegnamento delle scienze morali così poco apprezzato. Come Bertrand Russell ha ben descritto,
il piacere della costruzione pianificata è uno delle motivazioni più potenti negli uomini che uniscono l'intelligenza all'energia; qualsiasi cosa possa essere costruita secondo un piano, un tale uomo tenterà di costruirla… il desiderio di creare non è in sé idealistico poiché è una forma di amore del potere e, dato che il potere di creare esiste, ci saranno uomini desiderosi di usare questo potere anche se la natura, senza bisogno d'aiuto, fornisse un risultato migliore di quelli che possono essere determinati con una deliberata intenzione. [10]
Questa dichiarazione si trova, tuttavia, all'inizio di un capitolo significativamente intitolato “Società Create Artificialmente,” nel quale Russell stesso sembra sostenere queste tendenze argomentando che “nessuna società può essere considerata come completamente scientifica a meno che sia stata creata deliberatamente con una determinata struttura per compiere determinati scopi.” [11] Così come questa dichiarazione sarà compresa dalla maggior parte dei lettori, esprime brevemente quella filosofia scientista che per mezzo dei suoi promotori ha fatto di più per generare l'attuale tendenza verso il socialismo di tutti i conflitti fra interessi economici che, benché sollevino un problema, non indicano
necessariamente una particolare soluzione. Per la maggior parte delle guide intellettuali del movimento socialista, almeno, è probabilmente vero dire che sono socialisti perché il socialismo appare loro come A. Bebel, capo del movimento democratico sociale tedesco, lo definì sessant'anni fa, ovvero “scienza applicata in chiara consapevolezza e con completa comprensione di tutti i campi dell'attività umana.” [12]

La prova che il programma del socialismo realmente deriva da questo genere di filosofia scientista deve essere riservata a studi storici dettagliati. Attualmente la nostra preoccupazione è pricipalmente di mostrare in che misura l'errore intellettuale puro in questo campo può interessare profondamente tutti gli aspetti dell'umanità.

Quello che la gente così poco disposta a rinunciare a qualsiasi potere di controllo cosciente sembra non poter comprendere, è che questa rinuncia di potere cosciente, potere che deve sempre essere potere dell'uomo su altri uomini, è per la società nell'insieme soltanto una rassegnazione apparente, un'auto-negazione su cui gli individui sono invitati ad esercitarsi per aumentare i poteri della specie, per liberare la conoscenza e le energie degli innumerevoli individui che potrebbero non essere mai utilizzati in una società diretta coscientemente dall'alto. La grande sfortuna della nostra generazione è che la direzione che è stata data ai suoi interessi per mezzo dello stupefacente progresso delle scienze naturali non è una direzione che li aiuti nella comprensione del più grande processo di cui noi individui siamo soltanto una parte o nell'apprezzamento di come contribuiamo costantemente ad uno sforzo comune senza dirigerlo o obbedire ad ordini altrui. Vedere questo richiede un genere di sforzo intellettuale di un carattere diverso da quello necessario per il controllo delle cose materiali, uno sforzo in cui la formazione tradizionale in “studi umanistici” ha dato almeno una certa pratica, ma al quale i tipi ora predominanti di educazione sembrano preparare sempre meno.

Più la nostra civilizzazione tecnica avanza e più, quindi, lo studio delle cose come distinte dallo studio degli uomini e delle loro idee si qualifica per le posizioni più importanti ed influenti, e più significativo diventa il solco che separa due diversi tipi di mente: una rappresentata dall'uomo la cui ambizione suprema è di far girare il mondo attorno a lui in una enorme macchina, ogni cui parte, al suo premere un tasto, si muove secondo il suo disegno; e l'altro rappresentato dall'uomo il cui interesse principale è lo sviluppo della mente umana in tutte le sue funzioni, che nello studio della storia o della letteratura, dell'arte o della legge, ha imparato a vedere gli individui come componenti di un processo in cui il suo contributo non è diretto ma spontaneo e dove contribuisce alla creazione di qualcosa più grande di lui o di quanto qualunque altra singola mente potrà mai progettare.

È questa consapevolezza di far parte di un processo sociale, e del modo in cui i diversi sforzi interagiscono, che la sola formazione scientifica o tecnologica sembra così deprecabilmente non riuscire a trasmettere. Non sorprende che molte delle menti più attive fra quelle in tal modo addestrate presto o tardi reagiscano violentemente contro le mancanze della loro formazione e sviluppino una passione per l'imposizione alla società dell'ordine che non possono trovare con i mezzi di cui hanno familiarità.


Conclusione


In conclusione è forse desiderabile ricordare al lettore una volta di più che tutto quello che abbiamo detto qui è diretto soltanto contro un uso sbagliato della scienza, non contro lo scienziato nello speciale campo di sua competenza, ma contro l'applicazione delle sue abitudini mentali nei campi in cui non è competente. Non c'è conflitto fra le nostre conclusioni e quelle della scienza legittima.

La lezione principale a cui siamo arrivati è effettivamente la stessa che uno degli allievi più acuti del metodo scientifico ha tratto da un'indagine in tutti i campi di conoscenza: è che “la grande lezione di umiltà che la scienza ci insegna, che non potremo mai essere onnipotenti o onniscienti, è la stessa di tutte le grandi religioni: l'uomo non è e non sarà mai il dio di fronte al quale si deve piegare. “[13]



F.A. Hayek (1899-1992) è stato un membro fondatore dell'Istituto Mises. Nel 1974 ha diviso il premio Nobel per l'economia con il rivale ideologico Gunnar Myrdal “per il loro lavoro innovativo nella teoria dei soldi e delle fluttuazioni economiche e per la loro analisi penetrante dell'interdipendenza dei fenomeni economici, sociali ed istituzionali.” I suoi libri sono disponibili nell'archivio del Mises.
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Questo articolo è tratto da The Counter-Revolution of Science, pp. 94–102.
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Note


[10] The Scientific Outlook, 1931, P. 211.

[11] Ibid., p. 211. Il passaggio citato potrebbe essere interpretato in un senso inconfutabile se “determinati scopi” è inteso non riferito a particolari risultati predeterminati ma come capacità di fornire ciò che gli individui desiderano in un qualunque momento – cioè, se ad essere progettato è un macchinario che può servire molti fini e non ha bisogno a sua volta di essere orientato “coscientemente” verso un fine particolare.

[12] A. Bebel, Die Frau und der Sozialismus, 13a ed., 1892, p. 376. "Der Sozialismus ist die mit klarem Bewusstsein and mit voller Erkenntnis auf alle Gebiete menschlicher Taetigkeit angewandte Wissenschaft." Cfr. anche Socialismo e Scienza Positiva di E. Ferri (trad. dall'edizione italiana del 1894). Il primo a vedere chiaramente questo collegamento sembra essere M. Ferraz, Socialisme, Naturalisme et Positivisme, Parigi, 1877.

[13] M.R. Cohen, Reason e Nature, 1931, P. 449. È significativo che uno dei membri principali del movimento di cui ci preoccupiamo, il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, abbia scelto esplicitamente il principio opposto, homo homini Deus, come sua massima guida.

2 comments:

Giannizt said...

Poter dire:

Mr President, I have a plan!

è una gioia che pochi al mondo possono capire.

Se il piano viene messo in pratica, le volontà individuali sono annullate e tutti si muovono secondo quel copione.

Paxtibi said...

La tentazione più grande.

Anche il demonio tentò il Cristo sfidandolo ad esercitare il suo potere.

Non ricordo altri che abbiano rifiutato, dopo o prima di lui.