Wednesday, October 17, 2007

La dittatura del ridicolo

A corollario del precedente post, e quale metro di paragone, propongo un paio di messaggi del presidente Napolitano. Ognuno giudichi da sé. Il primo è in occasione dell'inizio dell'anno scolastico:
E' cruciale che la scuola riesca ad essere sempre più attraente come produttrice di apprendimento utile, a mostrarsi capace di fornire competenze che aiutino a crescere intellettualmente e a qualificarsi sotto il profilo lavorativo. La scuola deve sempre di più riuscirvi in tutte le regioni d'Italia così da aiutare le ragazze e i ragazzi che vengono dalle famiglie e dalle aree più svantaggiate : aiutarli a superare gli ostacoli che si oppongono alla piena realizzazione dei loro talenti e delle loro aspirazioni. Questa è la concezione del principio di uguaglianza affermata nella nostra Costituzione. Ed è fondamentale che la scuola venga percepita da tutti come il principale motore di uguaglianza.

C'è solo un modo per la scuola di garantire l'uguaglianza universale: livellare tutti verso il basso. Come?

Ci risponde lo stesso Napolitano, con il secondo messaggio, scritto in occasione del convegno annuale “Crescere tra le righe”, promosso dall’Osservatorio permanente Giovani Editori:
Leggere nelle aule scolastiche aiuta a formare la conoscenza, a comprendere meglio l’attualità, a confrontarsi con idee e opinioni differenti, ad ampliare gli orizzonti culturali di quelle che saranno le nuove classi dirigenti. Per questo desidero esprimere il mio sostegno all’interessante progetto nazionale dell’Osservatorio “Il quotidiano in classe”, giunto alla VII edizione, che contribuisce a rendere la lettura dei giornali una componente strutturale del percorso didattico e formativo dei nostri ragazzi.

Che è come dire, visto che comunque i docenti passano il tempo a leggere il giornale, almeno lo facciano leggere anche agli allievi, chissà che non serva ad aumentare la coesione. Per l'appunto, quando tutti sapranno che con il Gatorade e la farina si fanno le bombe e che il biocarburante salva il pianeta, un discreto livello di uguaglianza dovremmo averlo raggiunto.

La paura del ridicolo

Parte del dialogo di Aleša con il giovane Krasotkin, dai “Fratelli Karamazov” di Fedor Dostoevskij.
In poche battute un importante lezione. Mi domando se nelle nostre scuole si insegni qualcosa di anche solo lontanamente simile.

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– Ditemi, Karamazov, sono molto ridicolo in questo momento?
– Ma non lo pensate neppure, non lo pensate assolutamente! – esclamò Aleša – E poi, che cosa significa ridicolo? Quante volte mai un uomo è, o sembra, ridicolo? Inoltre, oggigiorno, quasi tutti gli uomini di valore hanno una paura tremenda di essere ridicoli, e così si rendono infelici. Mi fa solo meraviglia che abbiate cominciato così presto ad avere questa paura, benché, d'altra parte, l'abbia riscontrata da un pezzo anche in altri. Oggi, quasi quasi, perfino i bambini hanno cominciato a provare questa sofferenza. È una pazzia! Questo orgoglio è il diavolo fatto carne, che ha preso possesso di tutta la nostra generazione, proprio il diavolo – ripeté Aleša senza ridere, come si aspettava invece Kolja, che lo stava fissando – Voi siete come tutti gli altri – concluse Aleša – cioè come molti altri, però non bisogna essere come gli altri, ecco.
– Anche se tutti sono così?
– Sì, anche se tutti sono così. Voi non dovete esserlo. Voi, infatti, non siete come gli altri: non vi siete vergognato di riconoscere il vostro lato brutto, e perfino il vostro lato ridicolo. Ma oggi chi è che ne ha coscienza? Nessuno, anzi, non vedono più nemmeno la necessità dell'autocritica. Non siate come gli altri; anche se solo voi doveste essere diverso, non siate mai come gli altri.

Tuesday, October 16, 2007

«We lie like hell!»

Film forse non bellissimo, Network (Quarto potere, '76) di Sidney Lumet, ma capace di capire dove sarebbe arrivata la televisione già 30 anni fa.

Monday, October 15, 2007

The show must go on


Ora siamo un impero e quando agiamo, generiamo la nostra realtà. E mentre voi studi
ate quella realtà, noi agiamo ancora, generando altre nuove realtà, che potrete studiare a loro volta, e così andranno le cose. Siamo attori della storia… e a voi, a tutti voi, non rimane che studiare ciò che facciamo.
(Dichiarazione raccolta da Ron Suskind, forse di Karl Rove)
Torna a far parlare di sé il caso del dr. Kelly, l'esperto che stava per smascherare le bugie sulle armi di distruzione di massa in Iraq e fu trovato morto il 17 luglio 2003 in un bosco nell'Oxfordshire, pochi giorni dopo la sua testimonianza davanti alla commissione d'inchiesta parlamentare che indagava sulla vicenda. Il giorno prima aveva salutato la moglie uscendo per una passeggiata.

Ufficialmente si sarebbe suicidato a seguito della lotta tra la BBC e il governo sul famoso dossier "sexed up" sulle presunte armi di distruzione di massa che lo aveva messo sotto i riflettori: per la polizia avrebbe ingerito 29 pastiglie di co-proxamol – nonostante tutto ciò che fu trovato nello stomaco del dr Kelly fosse l'equivalente di un quinto di pastiglia – e si sarebbe inflitto tagli profondi sul polso sinistro con un coltello da giardiniere. Come se non bastasse, sul petto di Kelly vennero rinvenuti 4 elettrodi adesivi, da elettrocardiogramma.

Last but not least, nulla nel suo comportamento nei giorni precedenti il fatto conferma l'ipotesi del suicidio. Ora (dopo soli quattro anni), grazie alla ricerca indipendente del liberale Norman Baker, veniamo a conoscenza di ancora un altro fondamentale particolare, che curiosamente non pare aver interessato più di tanto gli inquirenti.
Nuovi dubbi sono stati sollevati sul suicidio del Dott David Kelly dopo che è emerso che nessuna impronta digitale è stata trovata sulla lama che si presume abbia usato per uccidersi.

L'Inchiesta Hutton sulla morte dell'esperto d'armi del Ministero della difesa concluse che Kelly si era tagliato un polso con un coltello da giardino smussato e che aveva ingerito una dose eccessiva di pillole.

Ma il candidato liberale Norman Baker ha portato avanti una sua ricerca personale allorché alcuni esperti legali misero in discussione la versione ufficiale degli eventi. Ha ora richiesto di riaprire il caso dopo che la polizia di Thames Valley ha rivelato che sulla lama non è stata trovata alcuna impronta digitale.

Il deputato di Lewes ha fatto la scoperta presentando una richiesta Freedom of Information alla polizia. La mancanza di impronte digitali è particolarmente strana dal momento che le annotazioni della polizia hanno anche rivelato che l'esperto di guerra batteriologica non indossava guanti quando è morto – né ne furono trovati sulla scena del decesso.
Questa gente è capace di mentire di fronte al mondo intero per portare avanti i propri piani di morte, ed è ovviamente pronta ad uccidere chiunque le si ponga d'ostacolo. Tutto ciò con l'attiva complicità della quasi totalità dei maggiori mezzi di comunicazione – le vere armi di d/istruzione di massa – che mai si sognarono di dirci la loro "onesta opinione" sul patetico show di Powell con la fialetta, o sulle bombe al Gatorade, farina e acqua ossigenata. Si limitano invece a diffondere le velenose menzogne degli assassini, gli forniscono alibi e copertura, testimoniano il falso. Lo spettacolo della guerra, già da tempo programmato, doveva andare in onda, costi quel che costi.

Solo i colpevoli del delitto, e i loro complici, hanno interesse ad occultare le prove e sviare le indagini.
Solo chi aveva un movente può essere il colpevole.
Il movente, in questo caso, è il genocidio in Iraq.
Fate i proverbiali due conti.

Piccolo Glossario della Neolingua #13

I am disillusioned enough to know that no man's opinion on any subject is worth a damn unless backed up with enough genuine information to make him really know what he's talking about.
(H. P. Lovecraft)

Strettamente collegata all'istruzione, l'informazione, come nota Lovecraft, è l'indispensabile presupposto per raggiungere una visione del mondo credibile e coerente, che a sua volta è la premessa per poter agire nel mondo positivamente. Vediamo come anch'essa abbia perso il suo significato e si sia trasformata in disinformazione, almeno in una direzione.
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Informazione
Significato originario:
1a l’informare, l’informarsi e il loro risultato: diritto all’i., libertà di i.
1b elemento o dato che permette di venire a conoscenza di qcs., notizia: chiedere un’i. a qcn., dare, fornire informazioni riservate, scambio di informazioni, trovare una buona fonte di informazioni; informazioni per l’utente, per i passeggeri
2 settore del terziario comprendente i mezzi di comunicazione di massa: un provvedimento di legge che penalizza l’i. | nella radio e nella televisione, la programmazione finalizzata a fornire notizie, in contrapposizione agli spettacoli di intrattenimento: i. televisiva, un’emittente che privilegia l’i. rispetto allo spettacolo
3a scient., qualsiasi messaggio inviato secondo un determinato codice da un dispositivo trasmettitore a uno ricevente
3b inform., dato o insieme di dati codificati e immessi in un sistema informatico
4 il formarsi, il prendere forma


Osserviamo il mondo e gli eventi che si susseguono, sempre più spesso con una certa apprensione. Ma siamo in grado di capirne il senso, di cogliere la trama che unisce gli effetti con le cause, le azioni con le conseguenze?
Siamo riconoscenti al Washington Post, al The New York Times, a Time Magazine e ad altre grandi pubblicazioni i cui i direttori hanno presenziato alle nostre riunioni ed hanno rispettato la loro promessa di discrezione per quasi quarant'anni.
Queste parole sono state pronunciate da David Rockefeller al meeting del Bilderberg a Baden-Baden, in Germania, nel giugno del 1991. Ringrazia i responsabili della nostra informazione per non averci informato, obbedendo non al loro dovere verso i loro lettori, ma agli ordini dei membri di questo club esclusivo. Per un nobile scopo:
Sarebbe stato impossible per noi sviluppare il nostro programma per il mondo se fossimo stati esposti alle luci della ribalta durante quegli anni. Ma, il mondo è ora più sofisticato e preparato per marciare verso un governo mondiale. La sovranità internazionale di un'elite intellettuale e dei banchieri mondiali è certamente preferibile alla auto-determinazione nazionalepraticata nei secoli passati.
Quindi, quando cerchiamo attraverso i giornali e la tv di comprendere la realtà che ci circonda, dobbiamo considerare che ci viene tenuta nascosta la parte più importante dei dati necessari: quella delle motivazioni e delle decisioni.

Ancora. A John Swinton, editore del New York Tribune, considerato dai suoi colleghi "il decano della professione," fu chiesto, ad un ricevimento in suo onore, di proporre un brindisi di fronte all'Associazione della Stampa di New York. La sua risposta fu questa:
Non esiste una cosa chiamata libera stampa in America, a parte nei centri rurali. Lo sapete voi e lo so io. Non c'è nessuno tra voi che osi scrivere la sua onesta opinione, e se lo faceste, sapreste in anticipo che non verrà pubblicata.

Mi pagano 150 dollari alla settimana per tenere la mia onesta opinione lontana dal giornale per cui lavoro. Altri tra voi sono pagati con salari simili per fare cose simili. Se permettessi che delle oneste opinioni venissero stampate in un numero del mio giornale, come Otello, entro 24 ore, il mio impiego svanirebbe.

Il lavoro del giornalista di New York è di distruggere la verità; di mentire spudoratamente; di strisciare ai piedi di Mammona; di vendere la sua patria e i suoi compatrioti per il suo pane quotidiano. Lo sapete voi e lo so io, ed è folle brindare alla “stampa indipendente." Siamo strumenti e veicoli per ricchi uomini dietro la scena. Siamo prostitute intellettuali.
Avendo già riscritto la storia, il potere si trova nella condizione di dover riscrivere giornalmente anche il presente, alla stessa maniera di un bugiardo patologico che non può evitare di inanellare una menzogna dietro l'altra. Il suo mondo è ormai irrimediabilmente diverso da quello reale. È un mondo in cui l'organismo statale provvede per tutti, pur non producendo nulla. In cui si fa una guerra costosissima “per rubare il petrolio”, giusto quello necessario per farla, la guerra. Un mondo in cui le merci vengono scambiate per dei pezzi di carta, e l'inflazione è un fenomeno naturale.

Ma è proprio il controllo delle informazioni la sua difesa migliore. Privati di tasselli fondamentali, gli uomini non sono in grado di scorgere le insidie della strada su cui vengono condotti. Incapaci di collegare gli effetti alle loro cause, si scontrano tra di loro, facilmente guidati dai media che di volta in volta indicano un colpevole. Certo, la tecnologia moderna consente l'accesso ad una quantità di informazioni mai vista prima, ma in un simile oceano di dati prevale sempre chi fa le onde più grosse, soprattutto se fornisce uno scenario preconfezionato che non necessita di ulteriore indagine. Una versione ufficiale.

Al contrario, l'informazione che il potere pretende dagli uomini è assoluta. Nulla deve restare nascosto: telefonate, posta elettronica e non, condizioni fisiche e sanitarie, storia personale, religione, orientamento politico e preferenze sessuali. Si fanno sforzi per arrivare a conoscere anche il pensiero e, eventualmente, controllarlo. I “controllori” sanno bene quanto è importante la completezza dell'informazione per sviluppare una vera conoscenza. E la conoscenza è potere.

Sunday, October 14, 2007

Amergeddon

Stuzzicato dalle notizie provenienti da Laputa, ho voluto dare un'altra occhiata ai rapporti tra potere ed ambienti religiosi dagli ideali distruttivi. Davvero curioso osservare come sembri indispensabile per chi è stato sedotto dal potere crearsi una visione mistica della realtà che ne giustifichi le azioni e le glorifichi.

Se l'esercizio della coercizione avesse davvero effetti positivi sulla società, a che pro inventarsi dei fini immateriali quanto misteriosi? Nel lungo termine saremo tutti morti, diceva quel buontempone di Keynes, questi gli hanno creduto e hanno spostato l'obiettivo delle loro politiche oltre la vita.

Twilight zone.
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Armageddoniti Americani

Di Jon Basil Utley


Le fantasie utopiche hanno a lungo immobilizzato la razza umana. Tuttavia oggi una fantasia molto più rara è diventato popolare negli Stati Uniti. Milioni di americani, il popolo più ricco della storia, covano un desiderio di morte. Sono i nuovi “armageddoniti,” fondamentalisti evangelici che sono passati dal prevedere l'Armageddon al tentare di causarlo realmente.

La maggior parte dei giornalisti hanno difficoltà a prendere seriamente il fatto che dieci di milioni di americani, riempiti di fantasie di vendetta e di potere, bramano per lasciare un mondo che disprezzano. Questi armageddoniti credono che a loro soltanto spetti un passaggio rapido e gratuito e che saranno quindi “rapiti” in paradiso, senza che siano necessarie buone azioni, senza neppure un giorno del giudizio. Ironicamente, condividono questa fantasia utopica con un gruppo che castigano spesso, vale a dire i musulmani fondamentalisti che credono che morire in battaglia comporti anche l'accesso diretto al cielo. Per gli armageddoniti, tuttavia, non ci sono vergini in attesa, ma concordano con i musulmani sul fatto che non ci saranno “né alcolici, né bar,” per usare le parole di una famosa canzone di Gaither Singers.

Questi ultimi-giornisti hanno grande influenza sulla politica estera del governo degli Stati Uniti. Sono in stretti rapporti con la direzione repubblicana. Ad un recente congresso a Washington, il leader congressuale Roy Blunt, per esempio, ha detto che il loro lavoro “fa parte del programma di Dio.” Alla stessa riunione, in cui gli oratori hanno promosso l'attacco all'Iran, l'ex capo della maggioranza alla Camera Tom DeLay ha glorificato gli “Ultimi Giorni”. In effetti l'amministrazione Bush si consulta spesso con loro sulle politiche in Medio Oriente. L'organizzatore del congresso, il reverendo John Hagee, è spesso benvenuto alla Casa Bianca, anche se la sua valutazione da parte di Ministry Watch, che valuta gli anchorman religiosi, è fra le più basse per integrità e trasparenza. Raccoglie milioni di dollari con la sua campagna in sostegno degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, inclusi molti per sé. L'ex candidato presidenziale Gary Bauer è nel suo consiglio d'amministrazione. Jerry Falwell e Pat Robertson, inoltre, hanno espresso entrambi una forte fede negli Ultimi Giorni.

I fondamentalisti americani sostennero con forza la decisione di invadere l'Iraq nel 2003. Sostengono costantemente la linea dura nelle politiche israeliane. E stanno rullando i tamburi per la guerra contro l'Iran. Grazie a questi ultimi-giornisti, la politica estera americana ha fatto rivolgere gran parte del mondo contro di noi, inclusa la maggior parte dei musulmani, quasi un quarto della razza umana.


L'inizio degli Ultimi Giorni

Il movimento evangelico, in origine, non era così concentrato sugli “Ultimi Giorni.” Piuttosto, si preoccupava del declino “morale” in America. La teoria dell'Armageddon è cominciata con i testi di un predicatore scozzese, John Nelson Darby (1800-1882). Da allora le sue idee si sono sparse in America con la pubblicazione nel 1917 della Scofield Reference Bible, che prevedeva che il ritorno degli ebrei in Palestina avrebbe determinato l'inizio degli ultimi giorni. Un bestseller degli anni '70, The Late, Great Planet Earth, diffuse ulteriormente questo messaggio. Ma il movimento non aveva ancora fatto uno sforzo cosciente per influenzare la politica estera finché Jerry Falwell non si recò a Gerusalemme e i libri Left Behind diventarono bestseller.


Lo scrittore cristiano conservatore Gary North stima il numero di armageddoniti in circa 20 milioni. Molti di loro nutrono una fede estatica nel potere purificante della violenza apocalittica. Sono nel 30% e oltre degli americani che credono che la fine del mondo stia arrivando. Gli armageddoniti possono essere una minoranza degli evangelici, ma hanno leader influenti e controllano 2.000 stazioni radiofoniche principalmente religiose fondamentaliste.

Anche se poco seguiti in America, gli armageddoniti attirano l'attenzione dei musulmani all'estero. Nel 2004, per esempio, ho partecipato al Quinta Conferenza sulla Democrazia in Qatar con i capi musulmani da tutto il Golfo Arabo. In quella sede, lo zio del re di Giordania ha dedicato il suo intero discorso alla minaccia del potere degli armageddoniti sulla politica estera americana.


La politica estera degli armageddoniti

La fede della lobby armageddonita, conosciuta
anche come dispensazionalista, proviene dal Libro delle Rivelazioni, che Martin Lutero relegò ad un'appendice quando tradusse la Bibbia perché l'immagine di Cristo in esso contenuta era decisamente in contrasto con il resto della Bibbia. Gli armageddoniti adorano un Cristo vendicativo e torturatore di assassini. Inoltre citano frequentemente un passaggio biblico in cui Dio favorisce coloro che favoriscono gli ebrei. Ma elogiano soltanto gli ebrei che fanno la guerra, non quelli che si battono per la pace. Per esempio, si opposero vigorosamente al primo ministro israeliano assassinato Yitzhak Rabin, che promosse gli accordi di pace di Oslo.

Sulla base di questa interpretazione biblica, gli armageddoniti sostengono con veemenza che l'America deve proteggere Israele e incoraggiare i suoi insediamenti in Cisgiordania per aiutare Dio a completare i suoi piani. Il ritorno degli ebrei in Palestina è centrale nella loro visione profetica, che lo vedono come il punto critico verso la battaglia finale, l'Armageddon e la vittoria dei giusti sugli adoratori di Satana. Ci sono un paio di contraddizioni interne in questa profezia, come la presenza di cristiani che già vivono in Terra Santa e il ruolo degli ebrei nella dispensazione finale. Nel primo caso, Jerry Falwell, Pat Robertson ed altri capi della destra religiosa hanno provato a fingere che i cristiani già in Terra Santa semplicemente non esistano. Per quanto riguarda gli ebrei, devono diventare cristiani “rinati” per evitare l'ira di Dio (o, secondo certi armageddoniti, un patto separato con Dio farà guadagnare agli ebrei un paradiso separato).

Tutti gli altri – buddisti, musulmani (naturalmente), indù, atei e così via – è invece previsto che muoiano nella Tribolazione che accompagnerà l'Armageddon. Come descritto nella serie bestseller Left Behind, questo tempo di miseria umana si conclude con Cristo che allora governerà un paradiso in terra per mille anni.

Gli armageddoniti conoscono poco del mondo esterno, che immaginano minaccioso e impregnato di tentazioni sataniche. Sono grandi sostenitori della politica estera unilaterale di Bush. Per esempio, amano John Bolton. Sono stati i principali sostenitori dell'attacco all'Iraq. E, con rare eccezioni, sono rimasti notevolmente silenziosi, se non a favore, sulla tortura dei prigionieri di guerra (soltanto con la nuova direzione l'Associazione Nazionale Evangelica ha infine condannato la tortura nel maggio 2007). Il loro supporto al senatore Joseph Lieberman (I-CT) e dell'ex sindaco di New York Rudy Giuliani indica che considerano il proseguimento aggressivo della guerra in Medio Oriente (per contribuire ad accelerare l'apocalisse) più importante dei programmi domestici di questi politici socialmente liberali.

Su altri aspetti di politica estera, sono violentemente contro il prossimo Trattato della Legge dei Mari, in effetti contro ogni trattato che potrebbe circoscrivere il potere degli Stati Uniti di agire indipendentemente. Vogliono che gli immigrati illegali vengano espulsi e si oppongono ad altra immigrazione. Temono lo sviluppo della Cina. Disprezzano gli europei per non essere abbastanza bellicosi. L'ONU entra preminentemente nei loro timori e i libri Left Behind presentano il suo segretario generale come l'Anticristo. Sul piano nazionale, sostengono fortemente il Patriot Act e tutte le azioni del presidente Bush, legali o illegali.


Armageddoniti e fascismo

L'autore ed ex reporter del New York Times Christopher Hedges sostiene che la visione e la dottrina degli armageddoniti tendono verso il fascismo. Nel suo libro American Fascists, Hedges mette a fuoco la loro obbedienza alla direzione, i loro sentimenti di umiliazione e vittimismo, l'alienazione, il loro sostegno al governo autoritario e il loro disinteresse per i limiti costituzionali sul potere di governo. Il loro era in origine un movimento difensivo contro la società democratica liberale, specialmente contro l'aborto, la desegregazione nella scuola ed ora la globalizzazione, che vedono come insidia per le loro comunità e famiglie, i loro valori e la loro vita. Il loro fondamentalismo è molto soddisfacente e, scrive Hedges, “sono terrorizzati di perdere questo nuovo, mistico mondo di segni, meraviglie e certezza morale, di tornare al vecchio mondo della disperazione.”


Hedges, un laureato della Divinity School di Harvard, nota inoltre come i fondamentalisti siano abbastanza selettivi. Non prendono letteralmente la Bibbia quando devono giustificare la schiavitù o che i bambini che maledicono un genitore devono essere giustiziati. Il movimento è inoltre molto maschilista, dando agli uomini poveri un percorso per ristabilire la loro autorità in ciò che percepiscono come una femminizzazione eccessiva della cultura. Le immagini di Gesù lo mostrano spesso con muscoli massicci, mentre impugna una spada. Gli uomini cristiani sono ritratti come potenti guerrieri.

L'irrefrenabile potere e il sostegno alla guerra degli armageddoniti ha suscitato una certa resistenza da parte di altri fondamentalisti, ma si tratta di una minoranza. Il teologo Richard Fenn scrive che “la complicità silenziosa (delle chiese tradizionali) con la retorica apocalittica si trasformerà presto in collusione con i programmi di genocidio di ispirazione religiosa.” La loro “religione” desiderosa di morte è in realtà anti-cristiana e dovrebbe essere sfidata apertamente dai cristiani tradizionali.

Le prossime elezioni probabilmente allenteranno la loro presa sulla Casa Bianca. Tuttavia, i loro legami crescenti con il complesso industrial-militare rimarranno. L'esposizione del loro desiderio di guerra come importante minaccia in America e nel mondo può davvero diventare distruttiva per loro come lo furono le famose Scopes trial negli anni '20. Ma questo accadrà soltanto se gli americani diventeranno preoccupati quanto gli osservatori stranieri per l'influenza degli armageddoniti.

Saturday, October 13, 2007

Götterdämmerung

Il rogo dei libri da La caduta degli dei ('69) di Luchino Visconti, ovvero come attraverso il controllo della cultura e delle idee cominci la discesa all'inferno dello stato totalitario: «Io non voglio saperne niente, e non voglio entrare nel merito.... e poi io... non posso credere, mi rifiuto di credere alle cose che scrive suo zio.» Sono parole senza tempo, un'abitudine, oggi come allora.



Friday, October 12, 2007

Quei Diavolacci del Doppio Stato

Questa volta il dispaccio telepatico da Laputa ha mandato in cortocircuito lo scudo psicomagnetico anti-voodoo del Gongoro. L'incendio in sala macchine mi ha impegnato per ore. Invitando il nostro inviato a Laputa ad una maggiore prudenza in futuro, avverto i lettori di munirsi di adeguate protezioni prima di affrontare questa discesa negli abissi della Nuova Spiritualità. E come al solito, buon fine settimana a tutti.
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Di Giovanni Pesce

The state is a racket!

Peace is therefore always demonized and brutality is always celebrated!
(Post in the Mises blog - 2007)

Jean Jacques Rosseau aveva pensato ad un Contratto Sociale in base al quale i cittadini rinunciavano, delegandoli allo Stato, ad alcuni diritti personali fondamentali come la possibiltà di autodifendersi o di farsi giustizia da soli.

Bel concetto ideale, ma nella pratica avviene che talvolta lo Stato al quale viene delegata la titolarità della funzione della Difesa personale o della Giustizia non persegua gli obiettivi originali; ma, una volta in possesso del titolo citato, persegua degli obiettivi particolari. Anzi con l'andar del tempo, coloro i quali hanno occupato le poltrone principali dello Stato, si sono inseriti in un'altra rete statale completamente basata su interessi privati; in queste circostanze si può parlare di “Doppio Stato” o “Stato Profondo”.
Caratteristica di questa situazione è il patto segreto che tiene raccolti in un unico anello i principali agenti della cospirazione.

I leaders degli uomini che partecipano al piano, sicuramente fanno parte dell'anello interno, quello che controlla veramente la vicenda. Questo è l'ambiente storico nel quale viene originato il Doppio Stato che come obiettivo operativo si propone la creazione di una tensione, quella che psicologicamente mette una persona o un popolo in condizione di accettare acriticamente tutte le condizioni che vengono imposte dall'alto.
Lord Tavistock sarebbe felice nel vedere le sue teorie così ben applicate.

Lasciamo le considerazioni politiche sul Doppio Stato e controlliamone l'aspetto relIgioso.

Nel Doppio Stato abbiamo una Doppia Religione.

Per il primo Stato va bene una religione generica di tipo classico, corroborata, se dovesse essere necessario da un marxismo o consumismo o altre amenità del genere (sex drug & rock 'n roll, Disney e Beatles veri Pied Pipers trascinatori di folle riunite).

Per lo Stato occulto è, invece, d'obbligo una scelta “occulta e nera”, come quella individuata da Aleister Crowley e madame Elena Blavataskj.
Per “poter gestire” al meglio i due scenari nel teatro mondiale occorre spremere il massimo da se stessi: quindi sia il massimo del bene sia il massimo del male.
Così, se si vuole il potere, occorre prendere contatti con entità "daemoniche" a tutti i livelli (Blavatskj's Planes). I demoni non si raccolgono in comunioni ma si scontrano tra di loro e vivono sulle tensioni create incontro agli scontri.
Per vederne alcune applicazioni pratiche basta osservare i riti della “Skull and Bones” a Yale-USA o gli incontri nazisti al castello di Burg Werfenstein o Wewelsburg dove l'adorazione degli SS (Schwarze Sonne?) era rivolta al “Black Sun”.
Complementi fondamentali per i riti magici di celebrazione del Potere sono le pratiche sessuali.
Anche il bolscevismo non rimase esente da queste atmosfere: Lenin era stato indottrinato praticamente da Lunacharsky e Gor'kij sulle teorie di Helena Blavataskj in una villa di Capri nei pressi della passeggiata Krupp.

Insomma il Doppio Stato ha bisogno di avere una base in un anello mistico “nero” dove il Signore degli anelli è “black” e l'adorazione di questo come il principe dei demoni è funzionale ad un funzionamento criminale del Doppio Stato.

Comunque non prendetevela tanto; anzi, se c'è il sole o un amico (un'amica sarebbe meglio, per via di certi aspetti di secondaria importanza) fatevi due chiacchiere spensierate e una bella bevuta, e non lamentatevi.

Non lamentatevi perché qui a Laputa si dice che i tempi peggiori devono ancora arrivare.

Il crepuscolo e gli dei

The whole visible universe is but a storehouse of images and signs to which the imagination will give a relative place and value; it is a sort of pasture which the imagination must digest and transform.
(Charles Baudelaire)
Sono leggermente in ritardo, ma voglio comunque segnalare questa notizia, perché per quanto inoffensiva possa sembrare, consente in realtà di misurare la diffusione della cultura della morte – condita peraltro di misticismo – attraverso l'utilizzo di simboli. Tra le tante immagini possibili per pubblicizzare una mostra di reperti egizi è stata scelta proprio quella di Anubis, il dio della morte:
Il Tower Bridge è stato aperto per permettere alla statua di Anubis alta 7,6 metri di giungere alla sua destinazione a Trafalgar Square.

L'installazione serve a segnalare l'apertura della mostra Tutankhamun And The Golden Age Of The Pharaohs al O2 Bubble.

La statua di cinque tonnellate è arrivata a Londra dagli Stati Uniti in cui la mostra itinerante triennale dei tesori del faraone si è appena conclusa.
Non so voi, ma a me l'immagine del dio egizio della morte sullo sfondo del Tower Bridge appare piuttosto inquietante, oltre che insopportabilmente kitsch. La cultura è come uno specchio, nel quale possiamo distinguere i cambiamenti sul volto della società. E sono tempi davvero tristi e oscuri quando questo volto è il muso di uno sciacallo.

Si vis bellum para pacem

Ma come, tutti a dire, a precisare, che la cosiddetta guerra al terrorismo non è una guerra di religione, che non c'è un conflitto tra cristianesimo e islam, e cosa tocca leggere? Un appello per la pace inviato dai musulmani ai cristiani! Ma la pace non si chiede a chi sta facendo la guerra?

Eppure questo è il contebuto di una lettera a Benedetto XVI e ad altri leader cristiani, 138 studiosi musulmani hanno detto che trovare un terreno comune fra le maggiori fedi del mondo non dev'essere soltanto materia per un dialogo corretto tra leader religiosi, perché “la sopravvivenza stessa del mondo può essere in gioco:”
Se i musulmani ed i cristiani non sono in pace, il mondo non può essere in pace. Con gli armamenti terribili del mondo moderno; con i musulmani ed i cristiani mischiati ovunque come mai prima, nessuna parte può vincere unilateralmente un conflitto che coinvolgerebbe più della metà degli abitanti del mondo.
Qualcuno vuole avvertire i firmatari della lettera che quelli che stanno attaccando i musulmani non sono esattamente, ehm... cristiani?

Frmatari tra cui si trovano preminenti figure da tutto il Medio Oriente, l'Asia, l'Africa, l'Europa e l'America del Nord, in rappresentanza delle scuole islamiche sunnite, sciite e sufi. Che una volta tanto si trovano d'accordo su qualcosa. Purtroppo, così facendo, si trovano d'accordo anche con gli ideologi neocon, ma non si può avere tutto dalla vita.

Piuttosto, mi domando perché spedire l'appello al leader del partito vatican-socialista di Roma, che pur con tutti i suoi difetti non è certo il comandante in capo delle armate impegnate nelle attuali crociate, ha già il suo daffare per riformare – o rifondare? – la dottrina cristiana, oltre naturalmente a discutere del “dialogo interreligioso e dell’antisemitismo in vari Paesi europei.” Infatti, non sono solo i musulmani ad esortare Ratzinger:

“Lauder ha affermato che le ripetute dichiarazioni antisemitiche da parte del sacerdote polacco Tadeusz Rydzyk, della stazione radiofonica ultraconservatrice ‘Radio Maryja’, non dovrebbero essere più tollerate”.

Inoltre, si legge ancora nella nota: “Ha esortato il Pontefice a prendere decisi provvedimenti contro quanti nella Chiesa vogliono danneggiare lo stretto e positivo rapporto tra cristiani ed ebrei”.

Non c'è che dire, il dialogo interreligioso procede a gonfie vele.

Nota: “si vis bellum para pacem” è un paradosso coniato da Ulrich Graf von Brockdorff-Rantzau parlando con Trotsky.


Thursday, October 11, 2007

Spirito olimpico

Geniale striscia tratta da vincentchow.net.

How Beijing Olympic Got Its Logo











































Wednesday, October 10, 2007

Pasticceria giudiziaria

È giusto, è proporzionato, che il furto di una ciambella possa essere punito con una sentenza di 30 anni di prigione, se non con l'ergastolo? Evidentemente sì:
Scott A. Masters, 41 anni, di Park Hills nel Missouri, è stato accusato di aggressione di secondo grado e rapina per il furto di una ciambella da 52 centesimi da un Country Mart a Farmington, circa 70 miglia (113 chilometri) a sud di St. Louis. Gli impiegati del supermercato hanno detto che, il dicembre scorso, si è infilato la ciambella sotto la camicia senza pagare, quindi ha spinto via un impiegato che ha provato a fermarlo mentre fuggiva.

La spinta è considerata come assalto, che trasforma un reato minore come il furto semplice in una rapina a mano armata punibile con una condanna potenziale da cinque a 15 anni di reclusione. Dati i precedenti giudiziari di Masters, i procuratori potrebbero aumentare tale sentenza da 30 anni fino all'ergastolo.
Questa sarebbe la giustizia statale: mentire alla nazione e al mondo intero, e sulla base di queste menzogne bombardare ed invadere uno stato straniero è considerato perfettamente legale, ma il furto di ciambella con spinta può essere punito con pene fino all'ergastolo. Senza contare che “il Congresso è libero di definire il “crimine violento" come desidera, a prescindere da come le leggi degli stati considerino lo stesso comportamento.”

Ma se l'ipotesi di una giustizia privata viene da molte parti scartata come inaffidabile perché “soggetta alla logica del profitto” (logica che, semmai, in assenza di monopolio, garantirebbe un incentivo all'imparzialità delle corti), quale perversa logica si nasconde dietro una simile stupefacente sproporzione tra crimine e pena?

Indovinate un po': proprio la logica del... profitto! Infatti, l'ergastolo per una ciambella non è altro che l'ingrediente di una ricca torta confezionata dallo stato federale per la tavola dei suoi invitati privilegiati.
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L'industria carceraria negli Stati Uniti: big business o nuova forma di schiavitù?


Di Vicky Pelaez (da El Diario-La Prensa, New York)

Le organizzazioni per i diritti dell'uomo, così come quelle politiche e sociali, condannano ciò che definiscono come nuova forma di inumano sfruttamento negli Stati Uniti, dove, affermano, una popolazione di fino a 2 milioni di carcerati - principalmente neri e ispanici - sta lavorando per alcune industrie per una miseria. Per i tycoons che hanno investito nell'industria carceraria, è stato come trovare una pentola piena d'oro. Non devono preoccuparsi di scioperi o pagamenti di assicurazioni, di vacanze o permessi. Tutti i loro operai sono a tempo pieno, e non arrivano mai in ritardo né si assentano per problemi familiari; inoltre, se non gradiscono la paga di 25 centesimi l'ora e rifiutano di lavorare, vengono rinchiusi in celle di isolamento.

Ci sono circa 2 milione di carcerati nelle prigioni statali, federali e private sparse per il paese. Secondo il California Prison Focus, "nessuna altra società nella storia umana ha incarcerato tanti dei suoi stessi cittadini." Il quadro indica che gli Stati Uniti hanno imprigionato più persone che qualunque altro paese: un milione mezzo più della Cina, la quale ha una popolazione cinque volte più grande degli Stati Uniti. Le statistiche rivelano che gli Stati Uniti detengono il 25% della popolazione carceraria mondiale, su soltanto il 5% della popolazione mondiale. Da meno di 300.000 carcerati nel 1972, la popolazione delle prigioni ha raggiunto i 2 milioni entro l'anno 2000. Nel 1990 era di un milione. Dieci anni fa c'erano soltanto cinque prigioni private nel paese, con una popolazione di 2.000 carcerati; ora, ce ne sono 100, con 62.000 carcerati. Secondo questi rapporti è stato previsto che entro la prossima decade, il numero raggiungerà i 360.000.

Che cosa è accaduto durante gli ultimi 10 anni? Perché ci sono tanti prigionieri?
"I contratti privati per il lavoro dei carcerati sono un incentivo per imprigionare sempre più gente. Le prigioni dipendono da questo reddito. Azionisti corporativi che fanno i soldi grazie al lavoro dei carcerati fanno lobbing a favore di pene più lunghe, per espandere la loro mano d'opera. Il sistema si autoalimenta," dice uno studio del Progressive Labor Party, il quale accusa l'industria carceraria di essere "un'imitazione della Germania Nazista riguardo al lavoro forzato schiavista e ai campi di concentramento."

Il complesso dell'industria carceraria è una delle industrie in crescita negli Stati Uniti ed i relativi investitori sono su Wall Street. "Questa industria multimilionaria ha le proprie mostre commerciali, convention, website, e punti vendita su internet. Inoltre ha campagne pubblicitarie dirette, aziende di architettura, società di costruzioni, case di investimento in Wall Street, aziende di impiantistica, compagnie di distribuzione di generi alimentari, sicurezza armata, e celle riempite in una grande varietà di colori."

Secondo Left Business Observer, l'industria federale carceraria produce il 100% di tutti i caschi militari, cinghie delle munizioni, maglie a prova di proiettile, placche di identificazione, camicie, pantaloni, tende, borse e spacci di bevande. A parte i rifornimenti militari, gli operai della prigione forniscono il 98% dell'intero mercato per i servizi di assemblaggio di apparecchiature; il 93% delle vernici e dei pennelli; il 92% dell'assemblaggio di cucine; il 46% delle armature protettive; il 36% degli elettrodomestici; il 30% di cuffie/microfoni/altoparlanti; e il 21% delle forniture di ufficio. Parti di aeroplano, forniture mediche, e molto più: i prigionieri stanno persino allevando cani-guida per ciechi.


IL CRIMINE SCENDE, LA POPOLAZIONE CARCERARIA SALE

Secondo i rapporti delle organizzazioni dei diritti umani, questi sono i fattori che aumentano il potenziale di profitto per coloro che investono nel complesso industriale carcerario:

• Imprigionare persone condannate per crimini non violenti, e pene carcerarie lunghe per il possesso di quantità microscopiche di droghe illegali. La legge federale stabilisce una pena di cinque anni senza possibilità di ricorso per un possesso di 5 grammi di crack o di 3.5 once di eroina, e 10 anni per il possesso di meno di 2 once di cocaina in blocchi o di crack. Una pena di 5 anni per la cocaina in polvere richiede un possesso di 500 grammi - 100 volte di più della quantità di cocaina in blocchi per la stessa pena. La maggior parte di coloro che usa la polvere di cocaina sono bianchi, classe media o gente ricca, mentre principalmente i neri e Latinos usano la cocaina in blocchi. Nel Texas, una persona può essere condannata ad un imprigionamento fino a due anni per il possesso di 4 oncie di marijuana. Qui a New York, la legge anti-droga di Nelson Rockefeller del 1973 prevede una pena obbligatoria in carcere da 15 anni fino all'ergastolo per un possesso di 4 once di una qualsiasi droga illegale.

• L'approvazione in 13 stati della "legge dei tre colpi" (ergastolo dopo una condanna di tre crimini), ha reso necessaria la costruzione di 20 nuove prigioni federali. Uno dei casi più preoccupanti derivati da questa misura è stato quello di un prigioniero che per aver rubato un automobile e due biciclette ha ricevuto tre pene di 25 anni.

• Pene più lunghe.

• L'approvazione di leggi che richiedono un dibattimento minimo, senza riguardo per le circostanze.

• Una grande espansione del lavoro carcerario che genera profitti che motivano l'incarcerazione di più gente e per periodi di tempo più lunghi.

• Più punizioni per i prigionieri, in modo da allungare le loro pene.


LA STORIA DEL LAVORO CARCERARIO NEGLI STATI UNITI

Il lavoro carcerario ha le sue radici nella schiavitù. Dopo la guerra civile del 1861-1865, fu introdotto il sistema di "assumere i prigionieri" così da continuare la tradizione della schiavitù. Gli schiavi liberati venivano accusati di non onorare i loro impegni di mezzadria (coltivare la terra di qualcun'altro in cambio di una parte del raccolto) o di piccoli furti - che non venivano quasi mai dimostrati - ed erano quindi “assunti” per il raccolto di cotone, o per lavorare in miniere e nella costruzione di ferrovie. Dal 1870 fino al 1910 nello stato della Georgia, l'88% dei carcerati assunti era nero. Nell'Alabama, il 93% dei minatori "forzati" erano neri. Nel Mississippi, un podere-prigione enorme simile alle vecchie piantagioni sostituì il sistema degli schiavi con l'assunzione di condannati. La rinomata piantagione di Parchman è esistita fino al 1972.

Durante il periodo post-Guerra Civile, le leggi razziali segregazioniste di Jim Corvo sono state imposte ad ogni stato, con la segregazione legale in scuole, abitazioni, matrimoni e in molti altri aspetti della vita quotidiana. “Oggi, un nuovo insieme di leggi dichiaratamente razziste sta imponendo il lavoro forzato e lo sfruttamento della manodopera sul sistema giudiziario criminale, ora conosciuto come complesso industriale carcerario,” commenta il Left Business Observer.


Chi sta investendo? Almeno 37 stati hanno legalizzato la privatizzazione del lavoro carcerario a società private che organizzano le loro operazioni all'interno delle prigioni di stato. La lista di tali aziende contiene la crema delle corporazioni USA: IBM, Boeing, Motorola, Microsoft, AT&T, Wireless, Texas Instrument, Dell, Compaq, Honeywell, Hewlett-Packard, Nortel, Lucent Technologies, 3Com, Intel, Northern Telecom, Twa, Nordstrom, Revlon, Macy, Pierre Cardin, Target Stores, e molte altre. Tutte queste imprese sono eccitate dal boom economico generato dal lavoro carcerario. Solo tra il 1980 e il 1994, i profitti sono saliti da 392 milioni di dollari a 1.31 miliardi. I carcerati dei penitenziari di stato generalmente ricevono lo stipendio minimo per il loro lavoro, ma non tutti; in Colorado, ottengono circa 2 $ all'ora, ben al di sotto del minimo. E nelle prigioni private, ricevono solo 17 centesimi all'ora per un massimo di sei ore al giorno, l'equivalente di 20 dollari al mese. La prigione privata con le paghe migliori è la CCA nel Tennessee, dove i prigionieri ricevono 50 centesimi all'ora per quelli che chiamano “impieghi altamente qualificati.” A quelle cifre, non sorprende che i carcerati trovino la paga nelle prigioni federali molto generosa. Là, possono guadagnare 1.25 $ l'ora per otto ore al giorno di
lavoro, ed a volte fare straordinari. Possono mandare a casa 200-300 $ al mese.

Grazie al lavoro carcerario, gli Stati Uniti sono ancora una volta una posizione attraente per gli investimenti in lavori originariamente progettati per il mercato del lavoro del terzo mondo. Un'azienda che operava una maquiladora (impianto di assemblaggio in Messico vicino al confine) ha chiuso i suoi stabilimenti e li ha rilocati nella prigione di stato San Quentin in California. Nel Texas, una fabbrica ha licenziato i suoi 150 operai e si è assicurata i servizi dei prigionieri-operai dalla prigione privata di Lockhart in Texas, dove vengono montati i circuiti stampati per aziende come IBM e Compaq.

Il rappresentante dello stato dell'Oregon Kevin Mannix recentemente ha invitato Nike a tagliare la propria produzione in Indonesia e portarla nel suo stato, dicendo al produttore di scarpe che “ci non sarà alcun costo di trasporto; stiamo offrendovi lavoro carcerario competitivo (qui).”


PRIGIONI PRIVATE

Il boom delle privatizzazioni delle carceri è cominciato negli anni 80, sotto i governi di Ronald Reagan e di Bush sr., ma ha raggiunto il suo apice nel 1990 sotto William Clinton, quando le azioni di Wall Street si vendevano come hotcakes. Il programma di Clinton per il taglio della manodopera federale ha provocato da parte del Dipartimento di Giustizia l'appalto alle corporazioni carcerarie private per l'incarcerazione di operai privi di documenti e di condannati di alta sicurezza.

Le prigioni private sono il commercio più grande nel complesso dell'industria carceraria. Circa 18 corporazioni sorvegliano 10.000 prigionieri in 27 stati. Le due più grandi sono Correctional Corporation of America (CCA) e Wackenhut, le quali insieme controllano il 75%. Le prigioni private ricevono un importo garantito di denaro per ogni prigioniero, indipendentemente dal costo per mantenerlo. Secondo Russell Boraas, un amministratore di una prigione privata in Virginia, "il segreto dei costi di gestione bassi sta nell'avere il numero minimo di guardie per il numero massimo di prigionieri." La CCA ha una prigione ultra-moderna in Lawrenceville, in Virginia, dove cinque guardie nel turno di giorno e due di notte vigilano oltre 750 prigionieri. In queste prigioni, i carcerati possono ottenere le loro pene ridotte per "buona condotta," ma per qualsiasi infrazione, ottengono 30 giorni aggiunti - che significa più profitti per la CCA. Secondo uno studio delle carceri del Nuovo Messico, è stato trovato che i carcerati della CCA hanno perso il "tempo della buona condotta" ad un tasso otto volte superiore a quelli dentro le prigioni di stato.


IMPORTARE ED ESPORTARE I CARCERATI

I profitti sono così buoni che ora c'è un nuovo commercio: importazione dei carcerati con pene lunghe, cioè i criminali più pericolosi. Quando un giudice federale ha deciso che il sovrappopolamento nelle carceri del Texas era una punizione crudele ed insolita, la CCA ha firmato contratti con gli sceriffi delle contee povere per costruire e gestire nuove prigioni dividendosi i profitti. Secondo un articolo apparso su Atlantic Monthly del dicembre 1998, questo programma è stato sostenuto da investitori come Merrill-Lynch, Shearson-Lehman, American Express ed Allstate, ed il progetto era sparso per tutto il Texas rurale. Il governatore di questo stato, Ann Richards, ha seguito l'esempio di Mario Cuomo a New York ed ha costruito così tante prigioni di stato che il mercato è stato sommerso, tagliando i profitti delle carceri private.

Quando una legge firmata da Clinton nel 1996 - che terminò la supervisione e le decisioni della corte - causò sovrappopolamento e violenza, condizioni pericolose nelle prigioni federali, le società carcerarie private del Texas cominciarono a mettersi in contatto con altri stati le cui carceri erano sovraccaricate, offrendo servizi "affitta-una-cella" nelle prigioni della CCA situate in piccole città nel Texas. La commissione per un rappresentante dell'affitta-una-cella è di 2.50 - 5.50 $ al giorno per posto letto. La contea ottiene 1.50 $ per ogni prigioniero.


STATISTICHE

Il 97% di 125.000 carcerati federali sono stati condannati per crimini non-violenti. Si crede che più della metà dei 623.000 carcerati nelle prigioni comunali o di contea siano innocenti dei crimini di cui sono accusati. Di questi, la maggioranza sta attendendo il processo. Due terzi del milione di prigionieri statali ha commesso crimini non-violenti. Il sedici per cento dei 2 milioni di prigionieri del paese soffrono di malattie mentali.

Tuesday, October 9, 2007

Il Credo del Cittadino

Fratelli cittadini, figli dello Stato, Uno Unico e Indivisibile, che solo può perdonare i nostri peccati.

Cantiamo insieme!

I believe in a Holy Trinity.
I believe in an Almighty Godvernment,
Incarnate in our Saviour the President,
And blessed by a Holy Spirit, the Will of The People.

Hallelujah!

I believe in the Blessed Election, Mother of Godvernment.
Her virginal purity begets the best rulers we can imagine.
And though my fellow citizens are idiots,
And all those politicians are frauds,
I believe that a Holy Spirit oversees each an every ballot cast;
The outcome of Democracy is the Sacred Will of the People. (bis)

Hallelujah!

I believe in Universal Rights, for everyone,
To do what I think they should.
And though always it fails, I have faith in Godvernment
To enforce the laws I think are good.
I believe in Freedom of Speech,
For all the honest people, who think like I do.
I believe in Freedom of Cult,
For who follows my Bible, the One and True.

I believe in a World of Love for all humans,
And birds, flowers and beasts.
And those who disagree the least
Should be mercilessly squished
For they are all demons!

(Da quebecoislibre.org)

Monday, October 8, 2007

«We all dream of being a child again.»

Un cult. Il capolavoro di Sam Peckinpah: The wild bunch (Mucchio selvaggio, '69). Un cast eccezionale – William Holden, Ernest Borgnine, Edmond O'Brien – per una storia di uomini veri.

Sunday, October 7, 2007

Piccolo Glossario della Neolingua #12

La pace è più importante di ogni giustizia; e la pace non fu fatta per amore della giustizia, ma la giustizia per amor della pace.
(Martin Lutero)
Lemma fondamentale della neolingua, il cui significato è stato scambiato con il suo contrario – la guerra – proprio come nelle previsioni di Orwell. Vediamo come.
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Pace
Significato originario:
1a condizione di un popolo o di uno stato che non sia in guerra con altri o non abbia conflitti, lotte armate in corso al suo interno: mantenere, consolidare la p., politica, tempo di p., la p. europea
1b ristabilimento di tale condizione dopo un periodo di guerra: chiedere la p. | atto che sanziona tale ristabilimento: trattare, firmare la p., trattato, conferenza di p.; anche con l’indicazione del luogo in cui è stato stipulato: la p. di Westfalia

C'è un motto latino che ai pianificatori sociali piace molto ripetere, ed è la famosa frase di Vegezio “si vis pacem, para bellum“, ovvero: "chi vuole la pace, prepari la guerra". È la sintesi perfetta della logica del potente di turno, al quale fa comodo non solo per giustificare la sottrazione di risorse dalla società civile per mantenere un apparato militare, ma anche e soprattutto per mascherare vere e proprie operazioni di guerra da azioni di pace.

Abbiamo già visto infatti come lo stato si sia arrogato il monopolio della sicurezza – legittima esigenza dell'uomo – e come lo mantenga con la creazione fittizia di continue crisi, facendo lievitare la domanda per poter così aumentare l'offerta dirottando sempre maggiori risorse in quella direzione; non è quindi difficile comprendere che la pace a cui è interessato è solo quella del quieto vivere dei suoi rappresentanti, e questa è garantita al massimo grado soltanto da uno stato di guerra perenne.

Questa condizione si sta realizzando grazie a quelle che, astutamente, vengono definite “missioni di pace,” la cui legittimità è garantita dall'autorità delle Nazioni Unite, ovvero il centro di potere e controllo in cui convergono gli organismi di potere di tutto il mondo. Vere e proprie spedizioni militari vengono così vendute, grazie al “bollino blu” dell'ONU, come soluzioni a conflitti e crisi, vere o presunte che siano, in ogni angolo del pianeta, dove provocano, come succede in ogni luogo occupato da contingenti militari, il fiorire di attività che in tempi di vera pace vengono considerate immorali o quantomeno poco desiderabili: la prostituzione, il traffico di droga e di alcolici, gli abusi sui minori. Il tutto a scapito di altre attività più utili e costruttive, e a tutto vantaggio delle organizzazioni criminali autoctone o meno.

La normale vita civile di una nazione occupata dalle forze di pace, si trasforma quindi nella normale condizione di un paese in guerra, quale che fosse la situazione prima del loro arrivo. Ma soprattutto, il risultato decisamente più deleterio di una simile filosofia è che si elimina qualsiasi alternativa all'assunto che solo con l'intervento militare si possano risolvere problemi che non sempre hanno a che fare con conflitti di un qualche tipo. Lo stesso
controllo della “ricostruzione” passa dalla società civile locale a quello dei responsabili dell'occupazione, che ne decidono scopi e priorità.

In conclusione, se vogliamo chiarire il senso della frase di Vegezio, se vogliamo comprenderne meglio cos'è che l'uomo di potere intende quando la ripete ispirato, non abbiamo che da ribaltarla, così da leggerla nella giusta luce di questo mondo al contrario: chi vuole la guerra, prepari la pace.

Saturday, October 6, 2007

Signori lettori, ho un piano!

L'ormai consueto collegamento telepatico del fine settimana con Laputa continua a funzionare, e il nostro inviato speciale nelle intricate maglie della storia G. Pesce ci può accompagnare in un viaggio temerario nell'oscuro mondo della finanza, sulle tracce di Eustace Mullins. Realtà o fantasia? Ai lettori il giudizio, si spera scevro da pregiudizi.

Ma se quella della Fed non è una cospirazione, allora quale lo è?
E in fondo, cosa fa Mullins nel suo “The Secrets of the Federal Reserve” se non completare l'analisi di Rothbard ne “The Case Against the Fed” inserendola nel contesto storico?

L'unico mio appunto è che la pratica di indebitarsi per far la guerra non è stata certo inventata dalla Fed: è un metodo molto diffuso fin dall'antichità.
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Di Giovanni Pesce

Una cospirazione è un patto segreto tra due o più persone che si organizzano tra di loro per danneggiare diritti altrui.
(Eustace Mullins)

La vulgata comune ci presenta i professori di economia come grandi esperti della cose economiche; in realtà questi studiosi conoscono e si limitano a insegnare le teorie più belle e nella pratica invece hanno dei seri problemi per tirare avanti.

Al contrario, i giovani frequentatori del mio Club a Lower Manhattan, meno studiosi ma molto più proattivi, hanno dimostrato delle capacità economiche straordinarie.

I ragazzi più intraprendenti Aldrich, Harriman, Morgan, Rockefeller e Warburg sapevano cosa fare per migliorare le proprie situazioni finanziarie; e quelli più ambiziosi, appena diventati uomini di Stato, hanno raggiunto posizioni di vero Potere vestendo i panni di politici o ambasciatori.

Questi “giovani” avevano preparato nel 1910 un piano, poi passato alla storia come piano Aldrich o "Wall Street plan" .

Ora questo progetto sarebbe più o meno paragonabile ai piani prodotti dai Think-tank venexiani (Ridotto Morosini) o americani (PNAC Progetto per il Nuovo Secolo Americano).

L'Aldrich Plan aveva avuto una partenza avventurosa: con un treno privato il 22 Novembre 1910 un gruppo di gentlemen partì da Hoboken NY; giunti a Jekyll Island in Georgia questi uomini d'affari decisero di costituire la Federal Reserve, macchina da soldi per i soli soci fondatori.

Il metodo più classico di far soldi prevede la ricerca di un pollo da spennare; così a Jekyll Island venne deciso che il pollo migliore sarebbe stato, in primis, il popolo americano tramite dei debiti contratti dal Presidente.

Immediatamente dopo, i ragazzi di Wall Street per accelerare i profitti pianificarono un particolare schema finanziario (codenamed WW1), dove i principali Governi mondiali si sarebbero indebitati a rotta di collo con le banche USA e le banche centrali degli Stati vincitori avrebbero depredato la finanza dei paesi sconfitti.

In pratica un nuovo impero economico basato sul prestito di banconote della Fed e sul rientro in comode rate di capitale ed interessi.

Guardando le cose con più freddezza abbiamo da una parte una cessione di note di banca (banconote ndr) garantite da un nome imponente "America" e dall'altra un impegno alla restituzione delle stesse banconote maggiorate da un interesse composto da oro e lavoro. Inoltre il peso dell'operazione WW1 ricade sugli Stati Nazione costretti a chiedere il prestito in una contingenza sfavorevole (guerra).

Torniamo alle gesta di John Pierpoint Morgan che fu il promotore della riunione di Jekyll Island, pur senza parteciparvi. Il banchiere si sentiva anche armatore navale e così JP Morgan acquisì la proprietà della White Star Lines, quella del Titanic, Olympic, Britannic (ex Gigantic). Operazione,in realtà, poco fortunata con quegli assets, anche se, successivamente, la cifra investita fu recuperata. In ogni caso il nostro uomo d'affari salvò miracolosamente la propria pelle rinunciando al viaggio inagurale del Titanic nell'Aprile del 1912, andando in Provenza.

Al club si discute del naufragio più famoso della storia e i gomblottisti propongono alcune teorie:

A) Una truffa assicurativa: l'Olympic ed il Titanic si sarebbero scambiati i nomi e ad affondare sarebbe stata l'Olympic affetta da gravi problemi

B) Un tentativo di eliminare i concorrenti come Guggenheim, passeggero sul Titanic.

Un mix tra le due ipotesi non dispiace al redattore di queste note.

In che cosa consisteva il piano Aldrich?

Secondo Eustace Mullins (“The Secrets of the Federal Reserve”), il piano prevedeva delle milestones:

1) Preparazione monetaria per WW I
2) Depressione Agricola
3) Crisi del '29
4) WW II
5) Affondamento della popolazione mondiale nei suoi debiti.

Eustace Mullins, allievo del poeta economista Ezra Pound, è un ispiratore di Rothbard della scuola austriaca d'economia.

Quindi. a parere dell'autore, sarebbe stata pianificata a tavolino una serie di crisi economiche tutte coordinate per far ottenere all'oligarchia il completo controllo dell'economia mondiale.

Se non è possibile ottenere un risultato con i mezzi leciti a disposizione (la carota) allora si deve utilizzare il terrore economico: la creazione delle crisi finanziarie (il bastone).
Dando strattoni all economia si creano delle onde economche che costringono le persone a chiedere prestiti o affogare economicamente.
Dopo la concessione di un prestito "che non si può rimborsare" avviene la fine economica del debitore; il creditore eredita i beni del debitore.

Sembra di vedere nel piano Aldrich un'applicazione economica del piano teorico Pike-Mazzini, quello che, prevedeva per il completo controllo del Mondo, la preparazione di alcune Guerre Mondiali.
Probabilmente in quegli anni sono state coordinate anche le attività di Aleister Crowley, cultore di "religione nera", che frequentò New York, Berlino e l'Italia influenzando quelle culture.

Ma questa è un'altra storia.

Friday, October 5, 2007

«Questo dev'essere un ladro»

Chi non ricorda questa scena? Totò e Mario Castellani in Totò a colori di Steno ('52).

Democrazia e legittimità

Ricevo e pubblico volentieri questa riflessione di un lettore, in linea con il pensiero del gongoro. Per molti dei frequentatori di questo sito non si tratta di idee nuove ma mi pare un buon sunto sui problemi a mio avviso insolubili del sistema democratico, e sui molteplici danni che causano nella società.

Ne approfitto per segnalare questo sito, da cui ho tratto l'immagine a fianco, da visitare per chi volesse rendersi conto con che squallido livello di propaganda è stata inculcata negli italiani la convinzione della bontà del sistema democratico, e dunque qual era – ed è – la considerazione dgli uomini politici per la coscienza civile del popolo.

“Valori democratici,” eh? Andate a farvi fottere.

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Di Luigi Ghezio


Si sente spesso dire che la democrazia è "il migliore dei governi possibili", ma la domanda è fuorviante perchè si da per scontato che un governo centrale debba esistere.

La democrazia stessa affonda la sua legittimazione nell'esproprio forzato, nel furto e nella truffa. Inoltre crea volontariamente ingiustizie sociali ed impossibilità di competere ad armi pari sul cosiddetto "libero mercato".

Vediamo perchè.

L'esproprio forzato (irpef, irpeg, irap, ora ire ed ires) viene utilizzato costantemente ed uniformemente nei confronti di tutti i cittadini con il meccanismo chiamato "imposte dirette". Ogni guadagno percepito infatti è tassato, e quindi una sua parte viene espropriata al legittimo proprietario, colui che ha lavorato per ottenerlo. Se una persona cerca di sfuggire all'esproprio per procedere vengono utilizzati i corpi armati statali.

Il furto (Iva, imposta di registro, imposte ipotecarie e catastali, imposte di bollo ed accise) è applicato ai cittadini in modo indiretto attraverso una maggiorazione artificiale dei prezzi di ogni genere di bene: dai generi di prima necessità come gli alimenti (dove il furto è in proporzione minore), agli altri comunque fondamentali come la produzione dell'energia (es: carburanti).

La truffa è applicata forzando il cittadino ad utilizzare una moneta "finta", e cioè creata dal nulla, intrinsecamente senza valore rompendo quindi la sua naturale funzione di merce. L'utilizzo di "fiat money", cioè di valute come l'Euro imposte attraverso il corso forzoso, danno la possibilità di controllare artificialmente l'inflazione e quindi di diminuire il potere d'acquisto della moneta. Questo svantaggia la classe della popolazione più debole e cioè quella che lavora con reddito fisso e che vede diminuire il suo potere di acquisto con una forte difficoltà ad aumentare proporzionalmente il suo salario.
La possibilità di creare "credito facile" inoltre avvantaggia i guadagni finanziari (cioè le persone che hanno rese economiche dal mero investimento di danaro) a discapito di tutti quelli che devono invece lavorare per guadagnare e che sono ovviamente la maggior parte della
popolazione.

Le ingiustizie sociali vengono realizzate costruendo artificialmente una casta di persone che gode di vantaggi e benefici altrimenti impossibili a realizzarsi.
Tra questi possiamo includere i politici, gli impiegati statali che percepiscono stipendio indipendetemente dalla loro resa produttiva, e determinate categorie protette di lavoratori come ad esempio i notai a cui tutti dobbiamo ricorrere per legge.

La concorrenza reale, intesa come quella condizione in cui più imprese competono sul medesimo mercato e che in ultima analisi migliora il rapporto costo/beneficio per l'acquirente, è impedita attraverso tutta una serie di normative e regole.

Alcune regole alzano arbitrariamente le barriere di ingresso ad un certo mercato attraverso la necessità di licenze (ad esempio in settori strategici come le telecomunicazioni), e quindi di fatto permettono che gli unici attori siano un numero estremamente ristretto di grosse
aziende che non hanno difficoltà a creare cartelli per mantenere artificialmente alto il prezzo di beni e servizi offerti.

Altre regole limitano artificialmente il numero di esercizi (es. notai, medici, avvocati, etc) sia la loro località e modalità di funzionamento (numero di negozi per zona, orari lavorativi, periodi possibili per i saldi, etc).

Ma le regole più subdole sono le restrizioni a particolari settori merceologici come droga ed armi. Con la favoletta che viene fatto "per il nostro bene", su tali beni vengono applicate fortissime restrizioni o completi divieti di produzione e commercio.

Quello che però nella realtà accade, e che tutti i giorni possiamo verificare con i nostri occhi, è che, nonostante tali regole e limitazioni, i tantissimi acquirenti non hanno difficoltà a trovare in vendita ogni genere di droga, così come i criminali non hanno nessuna difficoltà (se non economica) a procurarsi le armi da utilizzare per compiere poi operazioni illecite.

L'unica differenza che si ottiene è che il prezzo al quale si acquistano questi beni "protetti" è molto, molto superiore a quello che si avrebbe sul libero mercato.

Sebbene a prima vista questo possa sembrare un fatto positivo (di fatto viene disincentivato l'acquisto di tali beni) quello che nella realtà si ottiene è la costruzione di fortissime e potentissime organizzazioni criminali che traggono la loro forza proprio dall'operare in mercati fortemente protetti e quindi dove il guadagno è incredibilmente alto rispetto all'investimento. Per fare un confronto, se un'attività commerciale "convenzionale" può rendere tra il 5 ed il 20% annuo, un'attività commerciale fuorilegge (ma pur sempre esercitabile) può rendere il 3000% settimanale.

Le conseguenze sono di diverso tipo e tutt'altro che trascurabili: da una parte si promuovono le attività fuorilegge (essendo di fatto estremamente più redditizie delle altre), dall'altra si permette che si formino attività criminali organizzate estremamente ricche. (Per inciso, la promozione di attività fuorilegge viene incentivata attraverso normative ad hoc come l'indulto ed ogni genere di condono, il più famoso dei quali è stato il "tombale").

Proprio grazie alla ricchezza acquisita sui mercati protetti, tali organizzazioni criminali hanno la possibilità di corrompere attività governative (le cui decisioni quindi influenzano tutti) ed intervenire nel mercato "regolare" ma con concorrenza sleale perchè hanno condizioni
di vantaggio rispetto agli altri attori: si pensi alla necessità di riciclare denaro sporco attraverso attività commerciali pesantemente in perdita.

Facciamo quindi un esempio di cosa accade con i soldi di una parte delle tasse che paga un ipotetico signor Rossi, e supponiamo anche per assurdo pure che lo stato non abbia funzionari corrotti. Questi soldi vengono utilizzati per pagare e gestire forze di polizia che tra le altre cose controllano il mercato degli stupefacenti. Meglio funziona tale controllo più alto sarà il prezzo che il figlio del sig. Rossi, ad esempio consumatore di Extasy in discoteca, pagherà la pillola
sul mercato nero.
Il doppio risultato ottenuto è quello di spendere di più soldi (in tasse e merci) e contemporaneamente rendere ancora più potente, grazie al maggior guadagno, il gruppo criminale che gestisce tala attività.

Se poi vogliamo introdurre la possibilità che funzionari chiave nella struttura di comando statale siano corrompibili, allora avremmo che l'attività criminale avrà tutti i mezzi (economici) per corrompere tali persone e fare quindi in modo di:

- inasprire le leggi che impediscono il commercio degli stupefacenti in modo da tenere il più alto possibile il loro prezzo sul mercato nero

- far avere un "trattamento speciale" per gli affiliati all'organizzazione che malauguratamente venissero colti dalle maglie della "giustizia", ed essere invece più determinati con le organizzazioni concorrenti

Con tutte le ovvie conseguenze del caso.

Alcune di queste conseguenze potrebbero ad esempio essere di cercare di incrementare il proprio business creando nuovi mercati protetti vietando ad esempio il commercio delle cosiddette "droghe leggere", meno pericolose di altre merci del tutto legali come gli alcolici (qualcuno mi dice che questo sia già avvenuto... oops).

Può la democrazia, una struttura costruita in questo modo, ergersi a modello per tutte le persone che ne fanno parte e pure definirsi un traguardo da raggiungere?

Ovviamente no, ed infatti se ne vedono i risultati tutti i giorni.