Tuesday, January 15, 2008

Il fiore della verità, le spine della menzogna

A 74 anni dalla sua decapitazione, Marinus van der Lubbe, il muratore disoccupato che fu condannato per l'incendio del Reichstag, ha ottenuto una qualche giustizia dal procuratore federale tedesco: la sua esecuzione fu illegittima in quanto risultante dalle leggi naziste “create per implementare il regime nazional-socialista permettendo abusi di concezioni basilari della giustizia”. La legge tedesca non prevedeva la condanna a morte per i piromani all'epoca, e solo un decreto d'emergenza approvato il giorno seguente e reso retroattivo condusse alla morte del muratore olandese.

Se per van der Lubbe è ormai troppo tardi per gioire della decisione, può, e deve comunque essere uno stimolo a riflettere sull'abitudine dello stato di creare emergenze per impadronirsi di poteri assoluti e perseguire i suoi scopi criminosi con il consenso del popolo, ed è al contempo un'occasione per ricordare quei pochi che ebbero il coraggio di opporsi al regime nazista mettendo in gioco la propria vita.

Per favorire tale riflessione, ricca di paralleli attualissimi, ho pensato di tradurre – in due parti – un ottimo articolo del marzo 2007 di
Jacob G. Hornberger (e-mail), fondatore e presidente della fondazione The Future of Freedom.
Ecco la prima parte.

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Perchè i tedeschi sostennero Hitler #1

Di Jacob G. Hornberger


A lungo mi ha intrigato il perché la gente tedesca avesse sostenuto Adolf Hitler ed il suo regime nazista. Dopo tutto, ad ogni scolaro in America viene insegnato che Hitler ed i suoi gruppi nazisti erano l'epitome stessa della malvagità. Come poterono i normali cittadini tedeschi sostenere gente di natura così ovviamente mostruosa?

Ci fu un gruppo notevole di giovani che si opposero alla marea nazista, conosciuti come la Rosa Bianca. Condotto da Hans e da Sophie Scholl, un fratello e una sorella tedeschi studenti all'università di Monaco di Baviera, la Rosa bianca era formata da studenti e da un professore universitari che rischiarono le loro vite per far circolare degli opuscoli anti-governativi durante la seconda guerra mondiale. Il loro arresto e processo sono stati descritti nel film tedesco Sophie Scholl - Gli ultimi giorni, che recentemente è stato distribuito su DVD negli Stati Uniti.

Di tutti i saggi sulla libertà che ho scritto durante gli scorsi 20 anni, il mio favorito è “La Rosa bianca: una lezione di dissenso”, che mi compiaccio di dire che più tardi è stata ristampata in Voices of the Holocaust, un'antologia sull'olocausto per gli allievi della scuola superiore. La storia della Rosa Bianca è il caso di coraggio più notevole che abbia mai incontrato. Mi ha persino ispirato a visitare l'università di Monaco di Baviera alcuni anni fa, dove alcune parti degli opuscoli della Rosa Bianca sono state incastonate permanentemente nel pavé della piazza all'entrata della scuola.

Un contrasto al film sui Scholl è un altro film tedesco recente, Downfall, che dettaglia gli ultimi giorni di Hitler nel bunker, in cui si suicidò quasi alla fine della guerra. Fra le persone vicine ad Hitler c'era la ventiduenne Traudl Junge, che diventò la sua segretaria nel 1942 e che lo servì fedelmente con tale qualifica fino alla fine. Per me, la parte più sbalorditiva della pellicola si è presentata alla fine, quando la vera Traudl Junge (cioè non l'attrice che la ritrae nella pellicola) dice,
Tutti questi orrori di cui sentii parlare… Mi riassicuravo con il pensiero di non essere personalmente colpevole. E che non sapevo nulla sulla loro enorme scala. Ma un giorno sono passata di fronte ad una piastra commemorativa di Sophie Scholl nella Franz-Joseph-Strasse…. Ed in quel momento realmente ho capito… che sarebbe stato possibile conoscere le cose.
Così ecco due strade separate prese dai cittadini tedeschi. La maggior parte dei tedeschi presero la stessa strada di Traudl Junge – sostenere il loro governo in tempi di profonda crisi. Alcuni tedeschi presero la strada di Hans e Sophie Scholl – opporsi al loro governo malgrado la profonda crisi che la loro nazione affrontava.

Perché questa differenza? Perchè alcuni tedeschi sostennero il regime di Hitler mentre altri vi si opposero?

Ciascun americano dovrebbe in primo luogo chiedersi che cosa avrebbe fatto se fosse stato un cittadino tedesco durante il regime di Hitler. Avreste sostenuto il vostro governo o vi sareste opposti, non solo durante gli anni '30 ma anche dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale?

Dopo tutto, una cosa è osservare in modo retrospettivo la Germania nazista e dalla posizione vantaggiosa di un cittadino estero che ha sentito dall'infanzia dei campi di morte e della natura mostruosa di Hitler. Guardiamo quelle pellicole granulose su Hitler che riportano i suoi discorsi altisonanti e la nostra reazione automatica è che non avremmo mai sostenuto quell'uomo ed il suo partito politico. Ma è una cosa abbastanza diversa mettersi nei panni di un ordinario cittadino tedesco e chiedersi, “io che cosa avrei fatto?”

Quello che ci dimentichiamo spesso è che molti tedeschi non sostennero Hitler ed i nazisti all'inizio dei '30. Tenete presente che nelle elezioni presidenziali del 1932, Hitler ricevette soltanto il 30,1 per cento del voto nazionale. Nella seconda tornata elettorale, ricevette soltanto il 36,8 per cento del voto. Fu solo dopo che il presidente Hindenburg lo ebbe nominato cancelliere nel 1933 che Hitler cominciò a consolidare il potere.

Fra i fattori principali che motivarono i tedeschi a sostenere Hitler durante gli anni '30 ci fu la tremenda crisi economica conosciuta come la Grande Depressione, che aveva colpito duro la Germania così come gli Stati Uniti ed altre parti del mondo. Cosa fecero molti tedeschi in risposta alla Grande Depressione? La stessa cosa che fecero molti Americani: cercarono un capo forte che li tirasse fuori dalla crisi economica.

Hitler e Franklin Roosevelt

In effetti, c'è una notevole somiglianza fra le politiche economiche che Hitler effettuò e quelle promulgate da Franklin Roosevelt. Tenete presente, in primo luogo, che i socialisti nazionali tedeschi credevano fortemente nella previdenza sociale, che Roosevelt aveva introdotto negli Stati Uniti come componente del suo New Deal. Tenete presente inoltre che i nazisti credevano fortemente in altri simili schemi socialisti come l'istruzione pubblica (cioè, di governo) e la sanità nazionale. Infatti, la mia idea è che ben pochi americani si rendano conto che la previdenza sociale, l'istruzione pubblica, Medicare e Medicaid hanno le loro radici ideologiche nel socialismo tedesco.

Hitler e Roosevelt, inoltre, condividevano un comune impegno a programmi come le associazioni di governo-commercio. Infatti, finché la Corte Suprema non lo dichiarò inconstituzionale, il National Industrial Recovery Act (NIRA) di Roosevelt, che cartellizzava l'industria americana, insieme alla sua campagna di propaganda “Blue Eagle”, era il tipo di fascismo economico che Hitler stesso stava abbracciando in Germania (come anche il duce fascista Benito Mussolini stava facendo in Italia).

Come John Toland precisa nel suo libro Adolf Hitler, “Hitler nutriva un'ammirazione genuina per il modo decisivo con cui il presidente si era impadronito delle redini del governo. ‘Ho simpatia per il sig. Roosevelt,’ disse ad un corrispondente del New York Times due mesi più tardi, ‘perché marcia diritto verso i suoi obiettivi, al di sopra del congresso, delle lobby e della burocrazia.' Hitler continuò notando che era il solo capo in Europa ad esprimere ‘comprensione dei metodi e dei motivi del presidente Roosevelt.’”

Come ha dichiarato Srdja Trifkovic, redattore per gli affari esteri per la rivista Chronicles, nel suo articolo “FDR and Mussolini: A Tale of Two Fascists”, Roosevelt ed il suo ‘Brain Trust,’ gli architetti del New Deal, erano rimasti affascinati dal fascismo in Italia – un termine che all'epoca non era peggiorativo. In America, era visto come una forma di nazionalismo economico sviluppata intorno alla pianificazione del consenso dalle elite stabilite nel governo, negli affari e nel lavoro.

Sia Hitler che Roosevelt inoltre credevano nelle massicce iniezioni di spesa di governo sia nel settore del benessere sociale che nel settore militar-industriale come sistema per portare la prosperità economica alle loro rispettive nazioni. Come ha interpretato il famoso economista John Kenneth Galbraith,
Hitler inoltre anticipò la politica economica moderna… riconoscendo che un rapido approccio alla piena occupazione era possibile soltanto se combinato con il controllo dei prezzi e dei salari. Che una nazione oppressa dal timore economico risponda a Hitler come gli americani hanno fatto con F.D.R. non è sorprendente.
Una delle realizzazioni di cui Hitler era più fiero fu la costruzione del sistema nazionale di autobahn, un enorme progetto di opera pubblica socialista che infine si trasformerà nel modello per il sistema di autostrada inter-stato negli Stati Uniti.

Nell'ultima parte dei '30, molti tedeschi avevano la stessa percezione di Hitler che molti americani avevano di Roosevelt. Onestamente credevano che Hitler stesse portando la Germania fuori dalla Depressione. Per la prima volta dal Trattato di Versailles, il trattato che aveva concluso la Prima Guerra Mondiale con umilianti condizioni per la Germania, il popolo tedesco stava riguadagnando un senso di orgoglio per sé stesso e per la sua nazione e rendeva merito alla direzione forte di Hitler in tempi di profonda crisi nazionale.

Toland precisa nella sua biografia di Hitler che i tedeschi non erano gli unici ad aver ammirato Hitler durante gli anni '30:
Churchill spese una volta un riluttante complimento per il Führer in una lettera al Times: “Ho sempre detto di aver sperato che, se la Gran Bretagna fosse stata battuta in una guerra, avremmo dovuto trovare un Hitler capace di condurci nuovamente al nostro legittimo posto fra le nazioni.”
Hitler credeva fortemente nel servizio nazionale, particolarmente per i giovani tedeschi. Quello era il senso della Gioventù di Hitler: inculcare nei giovani la nozione che avevano il dovere di dedicare almeno una parte delle loro vite alla società. Era un'idea che risuonava anche nell'atmosfera collettivista che stava pervadendo gli Stati Uniti durante gli anni '30.

Hitler e l'anti-semitismo

Mentre i funzionari degli Stati Uniti oggi non cessano mai di ricordarci che Hitler era il diavolo incarnato, la domanda è: era così facilmente riconosciuto come tale durante gli anni '30, non solo dai cittadini tedeschi ma anche dagli altri popoli del mondo, particolarmente coloro che credevano nell'idea di un capo politico forte in tempo di crisi? Tenete presente che mentre Hitler ed i suoi gruppi aggredivano, abusavano e periodicamente arrestavano gli ebrei tedeschi mentre gli anni '30 progredivano, culminando nella Kristallnacht, “la notte dei cristalli”, quando decine di migliaia di ebrei sono stati picchiati e portati ai campi di concentramento, questa non era esattamente il tipo di cosa che destava grande oltraggio morale fra i funzionari degli Stati Uniti, molti dei quali nutrivano essi stessi un forte anti-semitismo.

Per esempio, quando Hitler offrì agli ebrei tedeschi il permesso di lasciare la Germania, il governo degli Stati Uniti usò i controlli dell'immigrazione per impedir loro di immigrare qui. Infatti, come Arthur D. Morse ha precisato nel suo libro While Six Million Died: A Chronicle of American Apathy, cinque giorni dopo la Kristallnacht, che avvenne nel novembre del 1938, ad una conferenza stampa della Casa Bianca, un reporter domandò a Roosevelt, “raccomandereste un rilassamento delle nostre limitazioni all'immigrazione in modo che i rifugiati ebrei possano essere accolti in questo paese?” Il presidente rispose, “questo non è contemplato. Noi abbiamo il sistema di quote.”

Non dimentichiamo anche l'infame “viaggio dei dannati” del 1939 (cioè, dopo la Kristallnacht), quando i funzionari degli Stati Uniti rifiutarono agli ebrei tedeschi il permesso di sbarcare dalla nave tedesca SS St. Louis al porto di Miami, sapendo che sarebbero stati riportati nelle grinfie di Hitler nella Germania nazista.

(Il Museo dell'Oolocausto a Washington, a suo credito, ha un'eccellente mostra sull'indifferenza del governo degli Stati Uniti per la difficile situazione degli ebrei sotto il controllo di Hitler, un periodo oscuro nella storia americana di cui troppi americani non vengono mai a conoscenza durante la loro istruzione alla scuola pubblica. Vedete anche il mio articolo su Freedom Daily del giugno 1991 “Locking Out the Immigrant”.)

Esaminate questo interessante sito, che dettaglia una descrizione pittorica molto piacevole della sede estiva di Hitler in Baviera, pubblicata da una prominente rivista inglese chiamata Home and Gardens nel novembre 1938. Ora chiedetevi: se fosse stato così evidente che Hitler era il diavolo incarnato durante gli anni '30, avrebbe mai messo a rischio il suo pubblico una prominente rivista inglese pubblicando un simile profilo? E non dimentichiamoci anche che fu la Germania di Hitler ad ospitare le Olimpiadi mondiali del 1936, giochi a cui gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e molti altri paesi parteciparono. Chiedetevi: perché l'avrebbero fatto?

La Grande Depressione non fu l'unico fattore a spingere la gente a sostenere Hitler. C'era anche il timore sempre presente del comunismo fra il popolo tedesco. Infatti, si potrebbe dire che, durante gli anni '30, la Germania stesse affrontando lo stesso tipo di guerra fredda contro l'Unione Sovietica che gli Stati Uniti hanno affrontato tra il 1945 ed il 1989. Da quando il caos della Prima Guerra Mondiale aveva dato il via alla rivoluzione russa, la Germania aveva affrontato la seria possibilità di essere sopraffatta dai comunisti (una minaccia diventata realtà per i tedeschi orientali alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale). Era una minaccia che Hitler, come i successivi presidenti americani, usò come giustificazione per la spesa sempre crescente nel complesso militar-industriale. Il perenne pericolo del comunismo sovietico condusse molti tedeschi al supporto del loro governo, proprio come più tardi mosse molti americani a sostenere il grande governo ed un forte complesso militar-industriale nel loro paese durante la guerra fredda.

La guerra di Hitler contro il terrorismo

Uno dei più dammatici eventi nella storia tedesca accadde poco dopo la presa del potere di Hitler. Il 27 febbraio 1933, in quello che facilmente potrebbe essere chiamato l'attacco terroristico del 11/9 di quel tempo, i terroristi tedeschi dettero fuoco al palazzo del Parlamento tedesco. Non dovrebbe sorprendere nessuno che Adolf Hitler, uno dei capi politici più forti della storia, abbia dichiarato guerra al terrorismo ed abbia chiesto al Parlamento tedesco (il Reichstag) di dargli i poteri provvisori di emergenza per combattere i terroristi. Sostenendo appassionatamente che tali poteri erano necessari per proteggere la libertà ed il benessere del popolo tedesco, Hitler persuase i legislatori tedeschi a dargli i poteri di emergenza necessari per affrontare la crisi terroristica. Quello che diventò noto come Decreto dei Pieni Poteri, permise ad Hitler di sospendere le libertà civili “temporaneamente”, cioè fino a che la crisi non fosse passata. Non sorprendentemente, tuttavia, la minaccia di terrorismo non è mai cessata ed i poteri d'emergenza “provvisori” di Hitler, che furono rinnovati periodicamente dal Reichstag, erano ancora in vigore quando si tolse la vita circa 12 anni più tardi.

È così sorprendente che gli ordinari cittadini tedeschi fossero disposti a sostenere la sospensione delle libertà civili da parte del loro governo in risposta alla minaccia del
terrorismo, particolarmente dopo che l'attacco terroristico al Reichstag?

Durante gli anni '30, gli Stati Uniti affrontarono la Grande Depressione e molti americani erano disposti a concedere l'assunzione da parte di Roosevelt di ampi poteri d'emergenza, compreso il potere di controllare l'attività economica ed anche di nazionalizzare e confiscare l'oro della gente.

Durante la guerra fredda, il timore del comunismo indusse gli americani a consentire al loro governo di raccogliere enormi quantità di imposte sul reddito per costituire un fondo per il complesso militar-industriale ed a lasciare che i funzionari degli Stati Uniti mandassero alla morte più di 100.000 soldati americani nelle guerre non dichiarate in Corea e nel Vietnam.

Dagli attacchi del 11/9, gli americani sono stati più che disposti a lasciare che il loro governo infrangesse vitali libertà civili, compreso l'habeas corpus, che coinvolgesse la nazione in una guerra contro l'Iraq non dichiarata e non provocata, e che spendesse importi sempre crescenti di denaro nel complesso militar-industriale, tutto in nome della “guerra al terrorismo.”

Le crisi contro la libertà

Mentre il popolo americano ha affrontato queste tre crisi – la Grande Depressione, la minaccia comunista e la guerra al terrorismo – in tre momenti separati, durante il regime di Hitler il popolo tedesco affrontò le stesse tre crisi tutte all'interno di un breve periodo di tempo. Considerato questo, perchè sorprendersi se molti tedeschi furono attratti al sostegno del loro governo proprio come altrettanti americani sono stati attratti verso il sostegno del loro governo durante ciascuna di quelle crisi?

Anche Sophie Scholl e suo fratello Hans si unirono ardentemente alla Gioventù di Hitler quando erano alle superiori. Nell'ambiente di crisi sempre crescente degli anni '30, milioni di altri tedeschi ordinari finirono per sostenere il loro governo, entusiasticamente incoraggiando i loro capi, appoggiando le loro politiche e mandando i loro bambini nel servizio nazionale e guardando dall'altra parte quando il governo diventò abusivo. Fra il pochi che resistessero c'erano Robert e Magdalena Scholl, i genitori di Hans e di Sophie, che aprirono gradualmente le menti dei loro figli alla verità.

Le tre crisi principali affrontate dalla Germania negli anni '30 – depressione economica, comunismo e terrorismo – impallidiscono fino ad una relativa insignificanza paragonate alla crisi che la Germania affrontò durante gli anni '40: la Seconda Guerra Mondiale, la crisi che minacciò, almeno nelle menti di Hitler e dei suoi compari, l'esistenza stessa della Germania. Il fatto che Hans e Sophie Scholl ed altri studenti tedeschi cominciarono a far circolare gli opuscoli che invitavano i tedeschi ad opporsi al loro governo nel bel mezzo di una grande guerra, mentre i soldati tedeschi stavano morendo su due fronti, rende la storia della Rosa bianca ancor più notevole e forse anche un po' scomoda per alcuni americani.
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Link alla seconda parte.

13 comments:

Anonymous said...

Casualmente in Italia esiste un'associazione "culturale" che si ispira al movimento della Rosa Bianca , che però predica il solito mondialismo. Incuriosito, googlo e trovo il testo di alcuni volantini dell'epoca:
"Che cosa ci insegna la fine di questa guerra che non è mai stata nazionale? L'idea imperialista del potere, da qualunque parte essa provenga, deve essere resa innocua per sempre. Un militarismo prussiano non deve più giungere al potere. Solo attraverso un'ampia collaborazione dei popoli europei si può creare la base su cui sarà possibile una costruzione nuova. Ogni potere centralizzato, come quello che lo stato prussiano ha cercato di instaurare in Germania e in Europa deve essere soffocato sul nascere. La Germania futura potrà unicamente essere una federazione. Solo un sano ordinamento federalista può oggi ancora riempire di nuova vita l'Europa indebolita. La classe lavoratrice deve essere liberata mediante un socialismo ragionevole dalla sua miserabile condizione di schiavitù. Il fantasma di un'economia autarchica deve scomparire dall'Europa. Ogni popolo, ogni individuo hanno diritto ai beni della terra! Libertà di parola, libertà di fede, difesa dei singoli cittadini dall'arbitrio dei criminali stati fondati sulla violenza: queste sono le basi della nuova Europa"

Anonymous said...

COME LA GERMANIA IN BANCAROTTA RISOLSE I SUOI PROBLEMI ECONOMICI
di Ellen Brown
dal sito http://www.webofdebt.com/
Traduzione di Gianluca Freda



“Non siamo stati così sciocchi da creare una valuta [collegata all’] oro, di cui non abbiamo disponibilità, ma per ogni marco stampato abbiamo richiesto l’equivalente di un marco in lavoro o in beni prodotti... ci viene da ridere tutte le volte che i nostri finanzieri nazionali sostengono che il valore della valuta deve essere regolato dall’oro o da beni conservati nei forzieri della banca di stato”.

(Adolf Hitler, citato in “Hitler’s Monetary System”, http://www.rense.com/, che cita C. C. Veith, Citadels of Chaos, Meador, 1949)



Quello di Guernsey non fu l’unico governo a risolvere i propri problemi infrastrutturali stampando da solo la propria moneta. (Vedi E. Brown, "Waking Up on a Minnesota Bridge," www.webofdebt.com/articles/infrastructure-crisis.php, del 4 agosto 2007). Un modello assai più noto si può trovarlo nella Germania uscita dalla Prima Guerra Mondiale. Quando Hitler arrivò al potere, il paese era completamente, disperatamente in rovina. Il Trattato di Versailles aveva imposto al popolo tedesco risarcimenti che lo avevano distrutto, con i quali si intendeva rimborsare i costi sostenuti nella partecipazione alla guerra per tutti i paesi belligeranti. Costi che ammontavano al triplo del valore di tutte le proprietà esistenti nel paese. La speculazione sul marco tedesco aveva provocato il suo crollo, affrettando l’avvento di uno dei fenomeni d’inflazione più rovinosi della modernità. Al suo apice, una carriola piena di banconote, per l’equivalente di 100 miliardi di marchi, non bastava a comprare nemmeno un tozzo di pane. Le casse dello stato erano vuote ed enormi quantità di case e di fattorie erano state sequestrate dalle banche e dagli speculatori. La gente viveva nelle baracche e moriva di fame. Nulla di simile era mai accaduto in precedenza: la totale distruzione di una moneta nazionale, che aveva spazzato via i risparmi della gente, le loro attività e l’economia in generale. A peggiorare le cose arrivò, alla fine del decennio, la depressione globale. La Germania non poteva far altro che soccombere alla schiavitù del debito e agli strozzini internazionali.

O almeno così sembrava. Hitler e i Nazional Socialisti, che arrivarono al potere nel 1933, si opposero al cartello delle banche internazionali iniziando a stampare la propria moneta. In questo presero esempio da Abraham Lincoln, che aveva finanziato la Guerra Civile Americana con banconote stampate dallo stato, che venivano chiamate “Greenbacks”. Hitler iniziò il suo programma di credito nazionale elaborando un piano di lavori pubblici. I progetti destinati a essere finanziati comprendevano le infrastrutture contro gli allagamenti, la ristrutturazione di edifici pubblici e case private e la costruzione di nuovi edifici, strade, ponti, canali e strutture portuali. Il costo di tutti questi progetti fu fissato a un miliardo di unità della valuta nazionale. Un miliardo di biglietti di cambio non inflazionati, chiamati Certificati Lavorativi del Tesoro. Questa moneta stampata dal governo non aveva come riferimento l’oro, ma tutto ciò che possedeva un valore concreto. Essenzialmente si trattava di una ricevuta rilasciata in cambio del lavoro e delle opere che venivano consegnate al governo. Hitler diceva: “Per ogni marco che viene stampato, noi abbiamo richiesto l’equivalente di un marco di lavoro svolto o di beni prodotti”. I lavoratori spendevano poi i certificati in altri beni e servizi, creando lavoro per altre persone.

Nell’arco di due anni, il problema della disoccupazione era stato risolto e il paese si era rimesso in piedi. Possedeva una valuta solida e stabile, niente debito, niente inflazione, in un momento in cui milioni di persone negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali erano ancora senza lavoro e vivevano di assistenza. La Germania riuscì anche a ripristinare i suoi commerci con l’estero, nonostante le banche estere le negassero credito e dovesse fronteggiare un boicottaggio economico internazionale. Ci riuscì utilizzando il sistema del baratto: beni e servizi venivano scambiati direttamente con gli altri paesi, aggirando le banche internazionali. Questo sistema di scambio diretto avveniva senza creare debito né deficit commerciale. L’esperimento economico della Germania, proprio come quello di Lincoln, ebbe vita breve; ma lasciò alcuni durevoli monumenti al suo successo, come la famosa Autobahn, la prima rete del mondo di autostrade a larga estensione (1).

Di Hjalmar Schacht, che era all’epoca a capo della banca centrale tedesca, viene spesso citato un motto che riassume la versione tedesca del miracolo del “Greenback”. Un banchiere americano gli aveva detto: “Dottor Schacht, lei dovrebbe venire in America. Lì abbiamo un sacco di denaro ed è questo il vero modo di gestire un sistema bancario”. Schacht replicò: “Lei dovrebbe venire a Berlino. Lì non abbiamo denaro. E’ questo il vero modo di gestire un sistema bancario” (2).

Benché Hitler sia giustamente citato con infamia nei libri di storia, egli fu piuttosto popolare presso il popolo tedesco, almeno nei primi tempi. Stephen Zarlenga, in The Lost Science of Money, afferma che ciò era dovuto al fatto che egli salvò temporaneamente la Germania dalle teorie economiche inglesi. Le teorie secondo le quali il denaro deve essere scambiato sulla base delle riserve aurifere in possesso di un cartello di banche private piuttosto che stampato direttamente dal governo (3). Secondo il ricercatore canadese Henry Makow, questo fu probabilmente il motivo principale per cui Hitler doveva essere fermato; egli era riuscito a scavalcare i banchieri internazionali e a creare una propria moneta. Makow cita un interrogatorio del 1938 di C. G. Rakovsky, uno dei fondatori del bolscevismo sovietico e intimo di Trotzky, che finì sotto processo nell’URSS di Stalin. Secondo Rakovsky, l’ascesa di Hitler era stata in realtà finanziata dai banchieri internazionali, attraverso il loro agente Hjalmar Schacht, allo scopo di tenere sotto controllo Stalin, che aveva usurpato il potere al loro agente Trotzky. Ma Hitler era poi diventato una minaccia anche maggiore di quella rappresentata da Stalin quando aveva compiuto l’audace passo di iniziare a stampare moneta propria. Rakovsky affermava:

“[Hitler] si era impadronito del privilegio di fabbricare il denaro, e non solo il denaro fisico, ma anche quello finanziario; si era impadronito dell’intoccabile meccanismo della falsificazione e lo aveva messo al lavoro per il bene dello stato... se questa situazione fosse arrivata a infettare anche altri stati... potete ben immaginarne le implicazioni controrivoluzionarie” (4).

L’economista Henry C. K. Liu ha scritto sull’incredibile trasformazione tedesca:

“I nazisti arrivarono al potere in Germania nel 1933, in un momento in cui l’economia era al collasso totale, con rovinosi obblighi di risarcimento postbellico e zero prospettive per il credito e gli investimenti stranieri. Eppure, attraverso una politica di sovranità monetaria indipendente e un programma di lavori pubblici che garantiva la piena occupazione, il Terzo Reich riuscì a trasformare una Germania in bancarotta, privata perfino di colonie da poter sfruttare, nell’economia più forte d’Europa, in soli quattro anni, ancor prima che iniziassero le spese per gli armamenti” (5).

In Billions for the Bankers, Debts for the People [Miliardi per le Banche, Debito per i Popoli], (1984), Sheldon Emry commenta:

“Dal 1935 in poi, la Germania iniziò a stampare una moneta libera dal debito e dagli interessi, ed è questo che spiega la sua travolgente ascesa dalla depressione alla condizione di potenza mondiale in soli 5 anni. La Germania finanziò il proprio governo e tutte le operazioni belliche, dal 1935 al 1945, senza aver bisogno di oro né di debito, e fu necessaria l’unione di tutto il mondo capitalista e comunista per distruggere il potere della Germania sull’Europa e riportare l’Europa sotto il tallone dei banchieri. Questa vicenda monetaria non compare oggi più neanche nei testi delle scuole pubbliche”.


UN ALTRO SGUARDO ALL’IPERINFLAZIONE DI WEIMAR

Nei testi moderni si parla della disastrosa inflazione che colpì nel 1923 la Repubblica di Weimar (nome con cui è conosciuta la repubblica che governò la Germania dal 1919 al 1933). La radicale svalutazione del marco tedesco è citata nei testi come esempio di ciò che può accadere quando ai governi viene conferito il potere incontrollato di stampare da soli la propria moneta. Questo è il motivo per cui viene citata, ma nel complesso mondo dell’economia le cose non sono come sembrano. La crisi finanziaria di Weimar ebbe inizio con gli impossibili obblighi di risarcimento imposti dal Trattato di Versailles. Schacht, che all’epoca era il responsabile della zecca della repubblica, si lamentava:

“Il Trattato di Versailles è un ingegnoso sistema di provvedimenti che hanno per fine la distruzione economica della Germania... Il Reich non è riuscito a trovare un sistema per tenersi a galla diverso dall’espediente inflazionistico di continuare a stampare banconote”.

Questo era ciò che egli dichiarava all’inizio. Ma Zarlenga scrive che Schacht, nel suo libro del 1967 The Magic of Money, decise “di tirar fuori la verità, scrivendo in lingua tedesca alcune notevoli rivelazioni che fanno a pezzi la “saggezza comune” propagandata dalla comunità finanziaria riguardo all’iperinflazione tedesca” (6). Schacht rivelò che era la Banca del Reich, posseduta da privati, e non il governo tedesco che pompava nuova valuta nell’economia. Come la Federal Reserve americana, la Banca del Reich agiva sì sotto la supervisione di ufficiali del governo, ma operava per fini di profitto privato. Ciò che trasformò l’inflazione della guerra in iperinflazione fu la speculazione degli investitori stranieri, che vendevano marchi a breve termine scommettendo sulla loro perdita di valore. Nel meccanismo finanziario conosciuto come vendita a breve termine, gli speculatori prendono in prestito qualcosa che non possiedono, la vendono e poi “coprono” le spese ricomprandola a prezzo inferiore. La speculazione sul marco tedesco fu resa possibile dal fatto che la Banca del Reich rendeva disponibili massicce quantità di denaro liquido per i prestiti, marchi che venivano creati dal nulla annotando entrate sui registri bancari e poi prestati ad interessi vantaggiosi. Quando la Banca del Reich non riuscì più a far fronte alla vorace richiesta di marchi, ad altre banche private fu permesso di crearli dal nulla e di prestarli, a loro volta, a interesse (7).

Secondo Schacht, quindi, non solo non fu il governo a provocare l’iperinflazione di Weimar, ma fu proprio il governo che la tenne sotto controllo. Alla Banca del Reich furono imposti severi regolamenti governativi e vennero prese immediate misure correttive per bloccare le speculazioni straniere, eliminando le possibilità di facile accesso ai prestiti del denaro fabbricato dalle banche. Hitler poi rimise in sesto il paese con i suoi Certificati del Tesoro, stampati dal governo su modello del Greenback americano.

Schacht disapprovava l’emissione di moneta da parte del governo e fu rimosso dal suo incarico alla Banca del Reich quando si rifiutò di sostenerlo (cosa che probabilmente lo salvò al Processo di Norimberga). Ma nelle sue memorie più tarde, egli dovette riconoscere che consentire al governo di stampare la moneta di cui aveva bisogno non aveva prodotto affatto l’inflazione prevista dalla teoria economica classica. Teorizzò che essa fosse dovuta al fatto che le fattorie erano ancora inoperose e la gente senza lavoro. In questo si trovò d’accordo con John Maynard Keynes: quando le risorse per incrementare la produzione furono disponibili, aggiungere liquidità all’economia non provocò affatto l’aumento dei prezzi; provocò invece la crescita di beni e di servizi. Offerta e domanda crebbero di pari passo, lasciando i prezzi inalterati.



1 - Matt Koehl, "The Good Society?", www.rense.com (13 gennaio 2005); Stephen Zarlenga, The Lost Science of Money (Valatie, New York: American Monetary Institute, 2002), pagine 590-600.

2 - John Weitz, Hitler's Banker (Inghilterra: Warner Books, 1999).

3 - S. Zarlenga, op. cit.

4 - Henry Makow, "Hitler Did Not Want War," www.savethemales.com (21 marzo 2004).

5 - Henry C. K. Liu, "Nazism and the German Economic Miracle," Asia Times (24 maggio 2005).

6 - Stephen Zarlenga, "'s 1923 Hyperinflation: A 'Private' Affair," Barnes Review (Luglio-Agosto 1999); David Kidd, "How Money Is Created in ," http://dkd.net/davekidd/politics/money.html (2001).

7 - Stephen Zarlenga, "'s 1923 Hyperinflation", op. cit.

Commenti (9)
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Paxtibi said...

Iolao, sapevo già delle idee politiche della Rosa Bianca. Che dire, brutti tempi quelli in cui l'unica opposizione al socialismo nazionalista viene dal socialismo internazionalista...

Ciò non diminuisce però il coraggio di quegli studenti, né inficia il loro diritto ad esprimere le loro idee per il quale si batterono.
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Anonimo, ancora con questa favola dei "miracoli economici di Hitler"?

Suvvia... i miracoli non esistono, e la ricchezza non si crea dal nulla.

Sarebbe ora che Pinocchio la finisse di dar retta al Gatto e alla Volpe e di credere che i soldi crescano sugli alberi.




Nazism is Socialism
Adam Young

By the standards of the Left, Adolf Hitler would have been deemed a "great statesman," had he died before he started the war (or if he had won it). That's because the left tends to measure greatness by the amount of land and number of people under one man's thumb. By that standard, Hitler was a great socialist-which is precisely what he and his part aspired to become.

The problem began in the Weimar Republic. In order to counterbalance the Reichstag, the president of Germany was given broad powers: he was directly elected, could make treaties and alliances, was supreme commander of the armed forces, could dissolve the Reichstag and submit any of its laws to a referendum, and, under the infamous Article 48, had the power to suspend civil and political liberties "in case of emergency."

This was done in 1933 and remained the basis of Hitler's "legality" throughout the Nazi period when he succeeded Hindenburg as president in 1934. Hitler occupied both the presidency and the chancellorship, and their powers were combined into the "office" of führer. The Reichstag passed the Enabling Act, which transferred to the cabinet the Reichstag's legislative functions.

Decrees abolished the states' parliaments or diets, abolished their flags and symbols, and reduced them to provincial status and mere administrative divisions of the central government. With the stabilization of the regime came the sprawling tentacles of the state octopus- an alphabet-soup of executive administrative agencies, forty-two in all (which, by the way, as of 1992, the United States government has fifty-two such executive agencies). And in addition to these forty-two agencies were the regular Cabinet, the Secret Cabinet Council, the Reich Defense Council and its many working committees, the Ministry of Education, the Office of the Deputy Führer, the Office of the Plenipotentiary of War Economy, the Office of the Plenipotentiary of Administration, the Office of the Delegate for the Four Year Plan, the Ministry of Finance, the Ministry of Economics, and so on.

In 1933 Germany had an estimated six million unemployed. Like his contemporaries in the capitals and governments of the world-and like so many politicians today-Hitler had little interest in economics and, in fact, was totally ignorant of economic theory. Although economic centralization had to wait until political opponents and organized opposition was suppressed or liquidated, the Nazis' "new deal" began almost immediately.

For instance, in October 1933, Hitler declared that "the ruin of the German peasant will be the ruin of the German people." New farm programs were instated, along with propaganda about Blut und Bloden. Hitler appointed as head of the Ministry of Food and Agriculture Walther Darre, who in 1929 published a book, The Peasantry as the Life Source of the Nordic Race.

Darre wished to "reform" the production and marketing of food and to raise prices for farmers. Darre's entire program was designed with one objective in mind: to insulate the peasant farmer from the market. To this end, Darre issued the Hereditary Farm Law in 1933, which had the purpose of preventing foreclosure on or the sale of farmland-at the expense of the peasant farmers` liberty. This "law" established that only Aryan Germans who could prove the purity of their bloodline back to 1800 could own a farm.

Every farm up to 308 acres was declared a hereditary estate-it could not be sold, divided, mortgaged or foreclosed on for debt. With the death of its owner, it would pass to his nearest male relative, who in turn was obligated to provide an income and education for his relatives. The peasant farmer was called a bauer or peasant, an "honored title" that he forfeited if he broke the "peasant honor code"-that is, if he stopped farming.

To compliment this the Reich Food Estate was established to regulate the conditions and production of the farmers. Its vast bureaucracy enforced regulations that touched all areas of the farmer's life and his food production, processing, and marketing. It was headed by Darre himself as "Reich Peasant Leader."

The Reich Food Estate had two goals: to jack up agricultural prices, and to make Germany "self-sufficient in food." Darre arbitrarily fixed the prices of agricultural products: within the first two years of the regime, wholesale prices rose 20 percent, and for cattle, vegetables, and dairy products, the rise was even steeper. But the farming sector was not exempt; the additional costs of these artificial prices were passed on to all consumers.

For its first year, the regime concentrated on a program of government grants of loan credit; stimulus bills for public works, such as road-building and forestation; and it "targeted tax cuts" to enterprises that increased capital expenditure and increased their number of employees. But from 1934 onward, the implementation of the Wehrwirtschaft, or war economy, became the model to which business and labor were subordinated and which was designed to function, not just in time of war, but in the period before war began.

The economy of total war was based on rearmament-the construction and maintenance of an enormous war machine to which all of society was subordinated. To do this the regime resorted to inflation. Hjalmar Schacht, the minister of economics, printed Reichmarks, and manipulated their official exchange value so that, at one time, they were estimated to have 237 different official values. He arranged barter deals with foreign governments and invented financial instruments that were issued by the central bank and "guaranteed" by the government, and that were kept "off-budget" to pay for rearmament. German banks were required to accept them, and they were discounted by the central bank. The minister of finance explained to Hitler that these were "merely a way of printing money."

In 1936, Göring's Four Year Plan was inaugurated. This made Göring, who was almost as ignorant about economics as Hitler, Germany's economic dictator. In the drive for a total war economy, protectionism was decreed and autarchy the desire-the so-called "Battle of Production." Consumer imports were nearly eliminated, price and wage controls were enacted, and vast state projects were built to manufacture raw materials.

The bureaucratization of the economy necessarily followed suit. Walther Funk, who replaced Walther Schacht as minister of economics in 1937, admitted that "official communications now make up more than one half of a German Manufacturer's entire correspondence" and that "Germany's export trade involves 40,000 separate transactions daily; yet for a single transaction as many as forty different forms must be filled out."

Businessmen and entrepreneurs were smothered by red tape, were told by the state what they could produce and how much and at what price, burdened by taxation, and were forced to make "special contributions" to the party. Corporations below a capitalization of $40,000 were dissolved and the founding of any below a capitalization of $2,000,000 was forbidden, which wiped out a fifth of all German businesses.

The cartelization of industry-which began before the Nazi regime-was made compulsory, and the Ministry of Economics was empowered to form new compulsory cartels or to force firms to join existing ones. The maze of business and trade associations created to lobby the Weimar Republic for various considerations in the law were nationalized and made compulsory for all businesses.

The Reich Economic Chamber was established on top of all these associations. It consisted of seven national economic groups, twenty-three economic chambers, seventy chambers of handicrafts, and one hundred chambers of industry and commerce. From these bureaucracies and the numerous offices and agencies of the Ministry of Economics and the Office of the Four Year Plan rained down a flood of decrees and laws, which in turn created for businesses the need on the one hand for lawyers and a legal department to understand these rules, and on the other, for a systematic regime of bribing officials.

Then, in February 1935 all employment came under the exclusive control of government employment offices which determined who would work where and for how much. And on June 22, 1938, the Office of the Four Year Plan instituted guaranteed employment by conscripting labor. Every German worker was assigned a position from which he could not be released by the employer, nor could he switch jobs, without permission of the government employment office. Worker absenteeism was met with fines or imprisonment-all in the name of job security. A popular Nazi slogan at the time was "the Common Interest before Self"!


http://tinyurl.com/23t6cf

Anonymous said...

"Suvvia... i miracoli non esistono, e la ricchezza non si crea dal nulla."

Ma non lo dite voi che le banche creano denaro dal nulla?



"Sarebbe ora che Pinocchio la finisse di dar retta al Gatto e alla Volpe e di credere che i soldi crescano sugli alberi."

Sarebbe invece ora che la smetteste di venirci a dire che il capitalismo delle banche che creano denaro dal nulla e la globalizzazione sono il paese delle meraviglie.

Paxtibi said...

Ma non lo dite voi che le banche creano denaro dal nulla?

Certo che creano denaro dal nulla, denaro accettato grazie al corso legale. Si dà il caso però che anche questo è denaro creato dal nulla:

Essenzialmente si trattava di una ricevuta rilasciata in cambio del lavoro e delle opere che venivano consegnate al governo.

Ricevuta = pezzo di carta.
quindi lavoro x pezzi di carta.

Sarebbe invece ora che la smetteste di venirci a dire che il capitalismo delle banche che creano denaro dal nulla e la globalizzazione sono il paese delle meraviglie.

Ti vedo molto confuso.

Anonymous said...

Bell'articolo.

Aladar said...

Grazie per avermi rinfrescato la memoria di questo favoloso parallelismo Rogo del Reichstag = Undici settembre.
Veramente inquietante.
Da anni ho una domanda nella testa e nessun libro ha saputo rispondermi: come Hitler ha fatto compiere le atrocita' della Seconda Guerra Mondiale al popolo tedesco - un popolo ricco di filosofia, valori, cultura, scienza.
A scuola ci fanno credere che Hitler e i suoi fossero dei maniaci criminali. Azz, pero' erano psicopatici molto in gamba!!! In 10 anni hanno portato la loro nazione a conquistare l'Europa, anche a livello scientifico (aerei a reazione, missili, etc.).

Anonymous said...

Per quanto il movimento dell'epoca rappresentasse davvero una positiva anomalia storica, ciò che mi premeva sottolineare è che il sabotaggio culturale ha colpito ancora e la Rosa Bianca in futuro potrebbe essere completamente travisata nel suo significato in perfetto stile orwelliano,

Giorgio Mattiuzzo said...

Bel post Paxtibi, è sempre bene ricordare che non tutti i tiranni hanno i baffetti, solo quelli che perdono. Gli altri sono "statisti".

Interessante però notare come, per salvare l'idea che lo Stato non debba rimanere nel piccolo tugurio cui sarebbe destinato e farsi gli affaracci propri, si sia costretti a riabilitare almeno in parte l'opera di uno psicopatico assetato di sangue. E che si passi per "difensori del capitalismo e delle banche" quando si fa notare che un dittatore criminale era tale anche in campo economico.

Mi permetto di far notare un paio di cose, così come le ho lette (non da un pericoloso capitalista, ma da un giornalista che visse nella Germania nazista e che ha scritto una monumentale storia del Terzo Reich).

Hitler era annoiato dall'economia, anche perché non ne capiva nulla. La gestione economica del Reich venne affidata al Dott. Schacht. Egli diede avvio alla "Wehrwirtschaft", letteralmente "economia di guerra", approntata per funzionare in tempo di pace e in tempo di guerra.

"Il Generale Luddendorff, nel suo libro "La Guerra Totale" ("Der totale Krieg") pubblicato in Germania nel 1935, aveva messo in evidenza la necessità di mobilitare l'economia della nazione secondo quegli stessi principi totalitari applicati altrove allo scopo di prepararsi adeguatamente alla guerra totale".

Nel 1935 il Dott Schacht divenne il Plenipotenziario Generale per l'Economia di Guerra.
E comincia dicendo che il primo problema della Germania è di mettere in moto il programma bellico, ma di nascosto (i patti di Versailles impedivano al Reich di avere un esercito). Ecco allora che Schacht finanzia il programma con i beni confiscati ai nemici dello Stato, soprattutto gli ebrei.

Come è già stato ricordato, Schacht inizio letteralmente a giocare con la moneta, all'inizio mettendosi a stamparlo a cazzo, infine mettendo in circolo qualcosa come 237 differenti valute.

Per esempio si era inventato i "Mefo": erano delle banconote create dalla Reichsbank e garantite dallo Stato, usate per pagare i fornitori di armi. Fino al 1938 rimasero segreti, perché ufficialmente non esistevano (per nascondere la corsa agli armamenti). Il ministro delle finanze spiegò a Hitler che in pratica stavano "stampando moneta" (alla faccia di chi diceva che non lo aveva fatto).

Il ministero dell'economia venne affidato a Karl Schmitt, "magnate delle assicurazioni, che aveva passato la vita a prestare soldi e a collezionare interessi". Tanto per capire dov'era il "socialismo" di Hitler, dove era il suo "statalismo".

Ovviamente gli amici e finanziatori del nazismo fecero soldi a palate. Ma i lavoratori?

"il lavoratore tedesco del Terzo Reich divenne un servo industriale, legato al suo padrone, il datore di lavoro, come il contadino medievale era legato al signore del castello." Nel 1934 la Carta del Lavoro "aveva messo il lavoratore al suo posto ed elevato il datore di lavoro alla sua vecchia posizione di padrone assoluto – soggetto, ovviamente, all'interferenza dello Stato onnipotente."

Gli stipendi erano regolati in pratica dai datori di lavoro e dallo Stato e la politica ufficiale di Hitler era quella di mantenere gli stipendi bassi a prescindere, persino quando le industrie non trovavano operai e provarono ad aumentare i salari per attrarne di più.

L'analisi economica dimostra che in pieno boom economico, nel 1938, i lavoratori avevano perso e non poco in fatto di salari, mentre le rendite da capitali e finanza era aumentata del 146% in 6 anni.
La propaganda nazista sputtanava i borghesi e i capitalisti, ma i dati parlano chiaro: gli unici a trarre vantaggio dalla situazione erano gli "odiati" "capitalisti".

"Come i servi della gleba, i lavoratori della Germania di Hitler si trovarono ad essere sempre più incatenati al loro posto di lavoro, solo che non era il datore di lavoro ad incatenarli, ma lo Stato."

(tradotto, ridotto e riportato da W.L. Shirer, The Raise and Fall of the Third Reich, New York 1959³, pp. 258-265

Anonymous said...

"Certo che creano denaro dal nulla, denaro accettato grazie al corso legale."

Caro Pax, e poi sarei io il confuso...ma non avevi appena affermato che:

"Suvvia... i miracoli non esistono, e la ricchezza non si crea dal nulla."



Prima dici che si tratta di favole:

"Anonimo, ancora con questa favola dei "miracoli economici di Hitler"?"

Poi, evidentemente, non sono più favole:

"Si dà il caso però che anche questo è denaro creato dal nulla:
"Essenzialmente si trattava di una ricevuta rilasciata in cambio del lavoro e delle opere che venivano consegnate al governo.""
(accettate grazie al corso legale)



Naturalmente nel caso di moneta stampata dalle banche centrali lo stato si indebita con esse (es. Germania di Weimar),

mentre nel caso di emissione di moneta diretta da parte dello stato non c'è debito pubblico ma credito pubblico (es. Germania di Hitler)



Peccato, però, che la tua "buona fede" non ti permetta di vedere oltre i fumi della solita solfa mistificatoria.

Paxtibi said...

Caro anonimo, io ormai alla buona fede tua e dei tuoi compari ho cessato di credere da tempo, e queste contorsioni logiche non fanno che confermare la mia opinione, così come il fatto evidente che ciò che è stato qui postato da me e da Giorgio non l'hai nemmeno letto, o fingi di non averlo fatto.

Purtroppo, per quanto tu faccia finta di non capirlo, un pezzo di carta non si trasformerà mai in ricchezza, neanche se tutti gli abitanti dell'universo l'accettassero in cambio del loro lavoro.

Provo a mettertela semplice: chi emette denaro finto si appropria di beni o servizi altrui in cambio del nulla, stop.

Che da quel momento in poi venga considerato un valore e utilizzato per scambiarsi merci non cambia questa realtà: A ha lavorato per B, ma B non ha lavorato per A, ha solo schiacciato il pulsante della stampante. Di conseguenza, B ha truffato A, oltretutto sotto la minaccia delle armi (leggi = corso legale).

E tutto questo prima ancora di parlare dell'inevitabile inflazione che si verificherà inevitabilmente nel tempo, derubando ulteriormente i lavoratori costretti ad accettare la carta straccia in cambio della loro fatica.

Credito pubblico? Certo, i lavoratori avranno un credito presso gli stampatori, un credito destinato ad aumentare perennemente e a non essere mai ripagato, mentre gli stampatori continueranno ad arricchirsi proprio come fanno ora.

Per questo non mi sorprendo affatto di vedere tizi come te infestare la rete nell'ovvio tentativo non di risolvere il problema, ma di farsi consegnare la stampante.

Detto questo, ti comunico con mio sommo gaudio e sollazzo, che intendo cestinare impietosamente ogni nuovo messaggio indirizzato a questo scopo.

La vostra propaganda andate a farla da altre parti. Il Gongoro non è qui per aiutare voi furbetti a mettere in atto la vostra truffa personale.

Adieu.

Nicolò said...

Non gli basta fottersi sei mesi di stipendio. No. Pure le parole. Dopo che Berlusconi ha sputtanato qualsiasi -liberale- in questo paese, appropriandosi del sostantivo Libertà e di tutti i suoi derivati, adesso Tabacci e Baccini fanno rigirare nella tomba Hans e Sophie Scholl:


Mario Baccini e Bruno Tabacci, transfughi dell'Udc e fondatori di un nuovo soggetto politico centrista e moderato, l'hanno annunciato oggi: la Rosa Bianca è qualcosa di più di un vago progetto.

Paxtibi said...

Per Tabacci e Baccini mi sembrava più appropriato la "Cosa Stanca."