Friday, January 18, 2008

Got money?

Doppio post sull'inflazione: per prima cosa un nuovo articolo di Marco Bollettino (Ashoka) pubblicato su Luogo Comune, e come bonus la traduzione di un articolo del 1999 – scovato, manco a dirlo, su Mises.org – che già allora avvertiva dei pericoli connessi al passaggio all'euro e suggeriva il ritorno al gold standard.
Chissà quanto bisognerà aspettare per vedere esposta la spiegazione austriaca dell'inflazione sui quotidiani nazionali: evidentemente la capacità di prevedere gli eventi economici non è un requisito sufficiente per venir pubblicati. Non quanto la capacità di stendersi a zerbino, senza dubbio.

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Cos'è veramente l'“inflazione”?

di Marco Bollettino


Quante volte avete sentito parlare di “pericolo inflazione” nelle ultime settimane? Moltissime, vero?

E se qualcuno vi chiedesse che cos’è, esattamente, l’inflazione?

Probabilmente la risposta sarebbe questa:

“L’inflazione è l’aumento continuo e generalizzato del livello dei prezzi”

Questa è la definizione più accettata e diffusa al giorno d’oggi ma, come vedremo, è ingannevole ed imprecisa.

La cosa è evidente non appena ci si domanda quali siano le cause dell’inflazione.

Secondo quanto hanno riportato i giornali ad ottobre il rischio inflazione era dettato dall’aumento del prezzo del pane e della pasta., a novembre era invece la benzina. a “far correre” l’inflazione mentre a dicembre il governatore della Banca Centrale Europea, ...

... Claude Trichet, avvertiva di un pericolo di inflazione in caso di aumento dei salari

A gennaio, infine, il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, fa un bilancio del 2007 e spiega che la causa dell’inflazione sarebbe da ricercarsi “soprattutto negli aumenti dei prezzi internazionali del greggio e dei beni agricoli”.

L’inflazione sarebbe quindi l’aumento dei prezzi ed i prezzi in aumento… causerebbe l’inflazione!

Corollario di questo ragionamento circolare è che i rincari spesso avvengano a causa di comportamenti opportunistici e speculativi da parte dei negozianti e dei distributori e che quindi il governo possa combattere l’inflazione istituendo un garante, il cosiddetto Mr. Prezzi.

Inflazione monetaria

Ma in un mondo in cui progressivamente le parole si sono svuotate del loro significato (si pensi al termine “missione di pace” per indicare gli interventi militari in Iraq ed Afghanistan) anche il termine “inflazione” ha seguito un simile destino.

Se vogliamo quindi comprendere che cosa sia realmente l’inflazione ed in quale modo causi l’aumento continuativo e generalizzato dei prezzi, dobbiamo tornare alla sua definizione originaria, ovvero quella utilizzata dalla scuola austriaca di economia e qui enunciata da Mises:

“L'inflazione, per come questo termine è sempre stato usato ovunque e specialmente in questo paese, sta ad indicare l'incremento della quantità di moneta e di banconote in circolazione e nei conti correnti. Ma la gente oggi usa il termine inflazione per indicare il fenomeno che non è nient'altro che una conseguenza dell'inflazione stessa, ovvero la tendenza di tutti i prezzi e dei salari di aumentare.”

Insomma, come diceva Ugo Tognazzi, “Inflazione significa essere povero con tanti soldi in tasca”

Vediamo ora per quale motivo, in caso di aumento della quantità di moneta in circolazione, i prezzi tendono a salire:

Immaginiamo che Giorgio l'ortolano si rechi al mercato rionale per vendere le sue patate. Dall'esperienza delle settimane passate sa che fissando il prezzo a 2 euro il Kg riuscirà a vendere tutti e 15 i Kg di patate che ha portato con sé.

In piazza ci sono Anna, Beatrice e Carla che sono scese per fare la spesa: ognuna ha deciso di destinare 10 euro all'acquisto di patate dall'ortolano. Passa prima Anna e ne compra 5 kg, poi Beatrice fa lo stesso ed infine, nella tarda mattinata è il turno di Carla, che acquista gli ultimi 5 kg.

La settimana seguente il prezzo delle patate è sempre di 2 euro ma nel frattempo è successo qualcosa. Anna ha infatti sposato un bravissimo falsario ed ora può destinare all'acquisto di patate 20 euro, di cui 10 falsi.

All'apertura del mercato Anna acquista subito 10 Kg di patate e se ne va. Quando poco dopo giunge Beatrice e compra gli ultimi 5 chili Giorgio si ritrova senza più mercanzia. Siamo solo a metà mattinata e le patate sono già state tutte vendute: non c'è più nulla per Carla, che torna a casa a mani vuote.

Nei giorni seguenti Giorgio ragiona tra sé e sé: “Poiché non posso portare al mercato più di 15 chili di patate e dal momento che a 2 euro le ho vendute tutte subito, potrei provare ad aumentare il prezzo!”

Detto, fatto. La settimana successiva il prezzo delle patate è di 2 euro e cinquanta al chilo.

Come al solito passa Anna con i suoi 20 euro, con i quali ora può acquistare solo 8 kg di patate, seguita da Beatrice e Carla, le quali si dividono a metà gli ultimi 7 chili, pagando 8 euro e 75 centesimi a testa.

Giorgio l'ortolano se ne torna a casa con 37.5 euro, sette e mezzo in più della settimana precedente.

Che cosa ci insegna questo breve aneddoto esemplificativo?

- I primi a ricevere la moneta nuova incrementano il loro reddito a spese di chi la moneta non la riceve:

Anna riesce in un primo tempo ad acquistare i prodotti al “prezzo vecchio” ed anche dopo l’adeguamento dei prezzi può comprare più patate di quanto riuscisse a fare in partenza (+3 Kg), il tutto a spese di Carla e Beatrice (-1,5 Kg a testa).

- Il prezzo aumenta in seguito ad un incremento della domanda

Giorgio non aumenta il prezzo delle patate perché è un negoziante cattivo e speculatore ma lo fa in seguito ad un aumento della domanda di patate innescata dai dieci euro falsi di Anna. Un eventuale intervento governativo volto a calmierare il prezzo non farebbe altro che peggiorare la situazione (nel cap. XII dei Promessi Sposi Manzoni ne dà una splendida descrizione).

- I prezzi non vengono adeguati in modo istantaneo ed uniforme

Trascorre del tempo tra l’introduzione della moneta nuova e l’aumento effettivo dei prezzi e questi ultimi non aumentano in modo uniforme. Vediamo perché:

Siamo sempre al mercato e stavolta ci occupiamo di Dario il macellaio.

Anna è vegetariana, Carla e Beatrice spendono ogni settimana 10 euro per comprare del filetto ed a fine giornata Giorgio l’ortolano destina un terzo dei suoi ricavi (10 euro) all’acquisto di carne.

Immaginiamo che la prima settimana il prezzo della carne sia di 10 euro al Kg e che Dario abbia in negozio 3 Kg di carne, che vengono tutti venduti. Per tre settimane tutto continua come prima fino alla sera della quarta settimana, quando Giorgio arriva in negozio con 13 euro (ne ha incassati 37,5) e vorrebbe acquistare della carne che però non c'è.

Che cosa accadrà la settimana seguente al prezzo della carne?

Dario lo aumenta ad 11 euro al chilogrammo! Tra l'altro sua moglie Laura sì era lamentata con lui per l’"immotivato" aumento del prezzo delle patate....

Col passare del tempo, man mano che la nuova moneta “circola” nell'economia, vi sono adeguamenti nei prezzi di tutti i beni (ed eventualmente anche nei salari), ma in tempi ed in modalità diverse: la settimana successiva all'introduzione dei 10 euro falsi il prezzo delle patate è aumentato del 25% mentre quella seguente è toccato alla carne rincarare del 10%.

L’effetto globale è proprio quello di un aumento continuo e generalizzato dei prezzi e dei salari accompagnato da un trasferimento di ricchezza reale dagli ultimi a “ricevere la moneta nuova” (i salariati il cui stipendio aumenta solo alla fine) verso i primi ad utilizzarla.

Ma nel mondo reale chi è il falsario e soprattutto chi è Anna?

Banca Centrale, il falsario “a norma di legge”

Nessuno avrebbe dubbi nel definire furto l’attività di un falsario, anche quando i lestofanti sono interpretati da Totò e Peppino, come nel film “La banda degli onesti”.

Quando invece il “falsario” è monopolista e svolge la sua attività per legge ecco che la sua attività cessa di essere furto e diventa “politica monetaria” mentre l’immissione in circolazione di nuove banconote create dal nulla viene salutata come “iniezione di liquidità per stimolare l’economia”.

Il meccanismo con cui vengono messe in circolazione le nuove banconote non è semplice: la Banca Centrale Europea non va come Totò a far compere dal tabacchino

Quello che fa è invece regolare il sistema delle banche commerciali stabilendone i requisiti di riserva obbligatoria, ovvero la percentuale dei titoli e soprattutto dei depositi che deve essere depositata presso la Banca Centrale, fissando il tasso di interesse per i propri prestiti ed intervenendo come “prestatore di ultima istanza” ogni volta che le banche si trovano in difficoltà.

Ecco ad esempio i dati pubblicati a dicembre dalla Banca Centrale Europea:



Il broad monetary aggregate M3, ovvero la stima di tutta la moneta circolante e creditizia presente nel sistema, ha registrato un aumento dell'11,5% rispetto allo stesso mese del 2006.

Scordatevi la figura dell’usuraio violento e senza cuore: se siete “Anna” ovvero le banche commerciali, la BCE e la Fed saranno sempre pronte a prestarvi del denaro fresco di stampa!

Non sono le “patate” però l’obiettivo privilegiato degli investimenti bancari. Gli istituti di credito, sicuri di avere le spalle coperte dalla Banca Centrale, si comportano piuttosto come un giocatore d’azzardo che punta su investimenti sempre più rischiosi senza preoccuparsi delle conseguenze.

Così nascono le bolle speculative e così si determinano le crisi che seguono.

Come dite? Sono aumentati i prezzi di latte e uova? Chissà perché!


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Euroinflazione

Di Jeffrey M. Herbener


I membri dell'Unione Economica e Monetaria non hanno potuto nemmeno aspettare l'avvento ufficiale dell'euro il 1 gennaio 1999 per rivelare il suo futuro. Il taglio del tasso di interesse in tutta la UEM nel dicembre del 1998, un tentativo in stile Keynes di anticipare una recessione, era il vero presagio delle cose a venire. Inflazione monetaria ed espansione del credito sono il destino che attendono gli europei e la loro nuova valuta.

Dietro la facciata pubblica dei benefici di una singola moneta, i funzionari della UEM vogliono l'euro allo scopo di coordinare una politica monetaria allentata su tutto il continente. Una singola valuta di carta può essere inflazionata senza il dolore della svalutazione che ne consegue nell'Europa delle molte valute. Come gli asiatici orientali, i russi ed i brasiliani sanno, la svalutazione può essere effettivamente dolorosa. E perfino nei casi in cui l'inflazione monetaria precedente non è sufficiente per causare tale trauma finanziario, la svalutazione contrasta le politiche fiscali e monetarie dei governi.

Se la spinta per la singola valuta interessasse soltanto i benefici dell'eliminazione dei costi e delle incertezze inerenti agli scambi di valuta, allora l'Unione Europea avrebbe optato per una parità aurea pura. L'euro si fa per questi benefici quanto il Nafta per il libero scambio.

Nella sua spinta per il potere politico sul mercato, l'UE ha adottato una strategia pericolosa con l'euro. Perché diversamente dal ristabilire una parità aurea, per partorire l'euro l'UE affronta un rischio della legge economica.

Ogni istituzione che introduce una nuova moneta deve riscattarla con i soldi attuali ad un tasso fisso. Solo allora la gente conoscerà il potere d'acquisto della nuova moneta negli scambi del mercato. Senza prezzi definiti nella nuova moneta per tutte le merci e i fattori allo stesso tempo l'oggetto non può trasformarsi in denaro.

Questa legge regge anche per una valuta iper-gonfiata quale il marco tedesco degli anni '20. Subito dopo che la Reichsbank ebbe azionato le presse tipografiche, i prezzi in Germania cominciarono a salire. Per la fine del 1922, i prezzi erano 1.475 volte il loro livello prebellico. Un anno più tardi, i prezzi erano un trilione di volte più su.

Alla conclusione della prima guerra mondiale ci volevano quattro marchi per comprare un dollaro nei mercati di cambio. Nel luglio del 1922, 493 marchi erano necessari comprare un dollaro, entro il gennaio del 1923 il marco aveva svalutato a 17.792 contro il dollaro ed al picco iper-inflazionistico del novembre 1923 i tedeschi dovevano pagare 4,2 trilioni di marchi per comprare un dollaro.

L'iper-inflazione si concluse il 20 novembre 1923 quando il governo tedesco sostituì il vecchio marco con il nuovo rentenmark ad un tasso ufficiale di 4,2 marchi per dollaro o un nuovo marco per i vecchi marchi da un trilione.

Nel novembre del 1923, il prezzo di un francobollo tedesco era 500 miliardi di marchi (era 20 pfennigs prima dell'iper-inflazione). Ad un tasso di cambio di un trilione di vecchi marchi per un nuovo marco, un cliente sapeva di pagare 50 pfennigs per un francobollo. Se lo stipendio orario di un operaio di fabbrica era di 4 trilioni di vecchi marchi, un imprenditore sapeva di dover pagare 4 nuovi marchi. Senza aver fissato il tasso di cambio fra i vecchi ed i nuovi soldi, la gente non avrebbe potuto stimare i prezzi nella nuova valuta e non avrebbe quindi potuto usarli come denaro.

Quando i tedeschi sostituiscono per la seconda volta in questo secolo il loro marco, l'euro deve essere denaro non soltanto per i tedeschi ma per tutti gli europei. Cominciando in gennaio, l'euro sarà introdotto in ciascuno degli undici paesi della UE che hanno soddisfatto le condizioni per la partecipazione alla UEM. Il 2 maggio di quest'anno, i rappresentanti dei 15 stati membri dell'UE hanno deciso i tassi fissi di cambio fra ciascuna delle valute domestiche degli undici paesi della UEM e l'euro. Un euro sarà equivalente a 1,98 marchi tedeschi, a 13,91 schillings austriaci, a 6,33 franchi francesi, a 168,20 pesetas spagnole, a 202,70 escudos portoghesi, a 1958,0 lire italiane, a 40,78 franchi belgi, a 2,23 fiorini olandesi, a 6,01 marchi finlandesi, a 0,80 punt irlandesi ed a 40,78 franchi lussemburghesi.

Per rendere l'euro moneta, la Banca Centrale Europea (BCE) o la banca centrale di ogni Stato membro o entrambe devono redimere gli euro per ogni valuta domestica al relativo tasso fisso. Ma fissando il tasso di cambio di ogni valuta domestica contro l'euro, i paesi della UEM fissano il tasso di cambio di ogni valuta domestica contro ogni altra valuta domestica. Se scambio 1,98 marchi per un euro e così 13,91 schillings, devo quindi cambiare 7.025 schillings per un marco. Quando la BCE acconsente per redimere 1,98 marchi per un euro e 13,91 schillings per un euro, sta acconsentendo a redimere 7.025 schillings per un marco.

Per tre anni dopo la sua introduzione, fino a gennaio 2002, l'euro verrà usato dai governi e dalle istituzioni finanziarie. Assetti finanziari saranno denominati, conti saranno tenuti, debito verrà emesso e le riserve saranno tenute in euro. I primi rapporti hanno sostenuto che l'euro verrà scambiato contro altre valute nei mercati internazionali di cambio. Ma la recente agitazione finanziaria sembra avere sciolto questa ambizione. Per ora, le dichiarazioni pubbliche implicano che l'euro sarà soltanto un ECU glorificato, l'attuale "unità di conto" del paniere dell'UE.

Questa ritirata è comprensibile poiché, sui mercati valutari internazionali, i tassi di cambio sono in perpetua fluttuazione. Ed i tassi di cambio europei in particolare hanno una storia di volatilità. Ogni variazione del tasso di cambio del mercato fra due valute ed il tasso fisso di redenzione genererà vantaggiose possibilità di arbitraggio per gli speculatori di valuta.

Per esempio, se lo schilling svaluta contro il marco nei mercati internazionali a 10 - 1 mentre la BCE riacquista gli schillings a 7.025 - 1, allora gli speculatori di valuta venderanno un marco per 10 schillings sul mercato di valuta estero, porteranno i 10 schillings alla BCE e li cambieranno con 1,42 marchi per un guadagno del 42%. Quello che gli speculatori guadagnano, la BCE perde, e alla fine la BCE esaurirebbe la propria riserva di marchi.

Le sue riserve potrebbero essere riempite soltanto tramite i contributi degli stati membri dell'UE. Ma questo richiederebbe tassazione domestica o inflazione monetaria. L'inflazione di una valuta domestica eserciterà soltanto la pressione su di essa a svalutarsi contro altre valute aggravando il problema originale. Tasse addizionali provocherebbero invece risentimento e resistenza.

Neppure la conversione completa della prestazione economica e l'armonizzazione perfetta della politica fiscale e monetaria fra gli undici paesi dell'UE assicurerebbero il mantenimento dei tassi di cambio fisso fra le loro valute. Le svalutazioni e gli apprezzamenti delle valute fuori del blocco dell'euro possono rompere i collegamenti fissi. La svalutazione russa del rublo ha il potenziale di esercitare molta più pressione a cambiare il valore del marco che della peseta poiché la banca tedesca ha investito pesantemente nel debito russo.

Se i fallimenti bancari in Germania inducono la massa monetaria a restringersi o crescere meno velocemente del tasso armonizzato che mantiene il tasso di cambio del marco contro la peseta, allora il marco si apprezzerebbe contro la peseta. L'unico modo di impedirlo è che la Bundesbank neutralizzi la deflazione monetaria con un'inflazione monetaria più veloce. Ma questo disturberebbe l'armonizzazione della politica monetaria fra i paesi.

L'UE non può eludere per sempre la legge economica usando l'euro soltanto come "unità di conto." Se deve transformarsi in moneta, alla fine l'UE deve consentire il commercio nazionale ed internazionale dell'euro a tassi di estinzione fissi. Il programma corrente è di avere un semestre, dopo la fine dell'introduzione triennale il 1 gennaio 2002, dove l'euro sarà usato dalla gente negli undici paesi della UEM, insieme alle loro valute domestiche, per comprare e vendere le merci. Il 1 luglio 2002, secondo il programma, ogni valuta domestica perderà la sua condizione di moneta a corso legale e sarà ritirata dall'uso.

Le prospettive per questo schema sono dubbi nel migliore dei casi. E non sono necessarie se l'UE è seria nel dare ai popoli europei i benefici della moneta comune. Il raggiungimento del quell'obiettivo richiede soltanto di abbandonare l'invenzione di una nuova moneta artificiale e controllata dal governo e di ristabilire la vecchia e naturale moneta del mercato: l'oro.

Ritornare alla parità aurea non presenterebbe il problema che la UE affronterà con l'introduzione dell'euro. Ogni Stato membro semplicemente renderebbe la propria scorta di denaro redimibile in oro ad un tasso fisso che esaurisca le proprie riserve di oro. Se la Germania ha 100 milioni di marchi in moneta e 50 milioni di once in riserve d'oro, allora dovrebbe promettere di riacquistare un marco per la metà di un'oncia d'oro. Se la Francia ha 500 milioni di franchi in moneta e 25 milioni di once in riserve d'oro, allora dovrebbe fissare il tasso di cambio di un franco per un ventesimo di un'oncia d'oro. Se ogni paese facesse lo stesso allora l'oro si trasformerebbe nella moneta comune in tutta l'Europa.

I prezzi di tutte le merci sarebbero definiti, fondamentalmente, in oro e le valute domestiche sarebbero accettate dappertutto. La gente saprebbe che se il prezzo di una bottiglia di vino francese a Parigi è di un franco allora potrebbe essere comprato per 10 pfennigs poiché ciascuno di questi prezzi in valuta è un ventesimo di un'oncia d'oro. E finché le valute saranno al cento per cento sostenute dall'oro, il venditore di vino francese potrà accettare il pagamento in franchi o in marchi poiché sta ricevendo, in entrambi i casi, la proprietà della stessa quantità di oro. Alla stessa maniera, a tutti gli operai sarebbero pagati gli stipendi in oro.

Una parità aurea pura offrirebbe i benefici della valuta comune: eliminando sia la necessità di commerciare le valute per comprare e vendere merci internazionalmente, sia l'incertezza delle fluttuazioni del tasso di cambio. E, diversamente dall'euro, il denaro in una parità aurea non può essere manipolato dai funzionari di governo. Significherebbe la fine dell'inflazione dei prezzi e dei cicli delle bolle che derivano dall'inflazione della banca centrale e dall'espansione del credito monetario.

Ma perchè aspettare l'Europa? L'America ha l'economia principale e la valuta più importante del mondo. Sarebbe bene per una riforma monetaria internazionale cominciare a rendere il dollaro di nuovo buono quanto l'oro.

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