Friday, May 8, 2009

Chi ha ucciso il libero mercato? Boh!

Ho assistito ieri alla presentazione del bel libro curato da Alberto Mingardi La crisi ha ucciso il libero mercato?, con la partecipazione di Franco Debenedetti e Pietro Garibaldi. Devo confessare, con un po' di rammarico, una certa delusione. Non tanto per i contenuti del libro, che comprende saggi di economisti quali Hayek, Mises, Salin e altri, quanto per il dibattito in sé, che non solo non ha aggiunto nulla a quanto si può leggere nel libro stesso, ma mi ha dato quasi l'impressione di volerne sconfessare le logiche conclusioni.

Sì, perché il libro, adornato da un'accattivante copertina da thriller, si chiude con la teoria del ciclo economico di Mises e la Presunzione del sapere di Hayek (che trovate anche in questo sito), due saggi che, proprio come alla fine di un giallo, indicano senza esitazioni l'assassino: la pianificazione centrale in generale, la banca centrale in particolare.

Intendiamoci: tutti gli intervenuti hanno discusso estesamente della politica monetaria e del suo ruolo nella crisi attuale, di come l'eccessiva disponibilità di credito causata da tassi d'interesse “troppo” bassi abbia distorto il sistema dei prezzi portando alla bolla dei derivati. Ma, e questo il punto, cosa vuol dire “tassi d'interesse troppo bassi”? C'è forse un livello “giusto” dei tassi d'interesse, un tasso conoscibile dal Greenspan o dal Bernanke di turno? Ecco, qui la risposta di Garibaldi e Debenedetti è diversa da quella, presente nel libro, di Hayek: se per quest'ultimo il tasso “giusto” può essere solo quello che scaturisce naturalmente dal mercato libero – e s'intende, non regolato da un ente esterno – per i primi è invece compito della banca centrale decidere quale sia il costo del denaro di volta in volta più funzionale all'economia.

Ora, tralasciando la perplessità suscitata da dei relatori che contraddicono i contenuti dello stesso libro che dovrebbero presentare, mettendo da parte la delusione di un dibattito che si è perso a descrivere il fogliame del mercato dei derivati evitando accuratamente di scendere lungo il tronco per arrivare alle radici del problema – il moral hazard e le sue implicazioni è un argomento che è stato sollevato poi solo dagli interventi del pubblico, e la radice del moral hazard, si sa, è il nefasto monopolio della moneta – non posso non esternare la mia incredulità allorché il buon Mingardi, a precisa domanda, ha definito la scuola austriaca “quasi un culto” e gli economisti che ad essa fanno riferimento come “poco attenti all'attualità” (o qualcosa del genere, cito a memoria). E l'incredulità si è trasformata in disappunto sentendo definire la Fed come “l'istituto più prestigioso, più rispettato da tutti gli esperti,” e quindi degna di una certa fiducia (ohibò!).

Io non sono certo un economista, non sono un professore universitario come gli illustri signori da cui, purtroppo, non ho appreso in quell'ora e mezza di dibattito nulla che già non sapessi. Ma so per certo che ciò che hanno detto, ciò che ha detto lo stesso Mingardi, è in aperta contraddizione con la tesi contenuta nel libro. L'assurdità della situazione, curiosamente, mi ha ricordato un vecchio, simpatico detto degli anni della contestazione, quando le femministe solevano definire i loro compagni “comunisti in piazza, fascisti a letto”; ecco, mi vien da pensare che, al giorno d'oggi, in ambienti peraltro ben diversi, si debba essere “austriaci in rete, keynesiani in aula” pena il venir bollati di settarismo come andava di moda, guarda caso, proprio negli anni di cui sopra.

In conclusione, voglio sperare che non sia questo il caso, che si sia trattato solo di un episodio infelice dovuto magari alla benevola deferenza di Mingardi nei confronti di due personalità di buon livello che, in ogni caso, hanno voluto offrire con la loro presenza un aura di prestigio accademico ad un libro dai contenuti preziosi. Rimane, certo, il retrogusto amaro di alcune parole veramente inopportune e, soprattutto, poco coerenti. Ma nel libro c'è Hayek, c'è Mises, il resto sono dettagli.

25 comments:

Anonymous said...

Su una cosa sbagli: tu SEI un economista. Il fatto che ti manch il diploma statale - vedi Don Baldo - non significa nulla.

Sick boy

Emanuele said...

Mi cibo quotidianamente dei tuoi testi (traduzioni e il resto) e di quelli dell'Istituto Bruno Leoni. Non so che titoli hai tu e Mingardi, dal punto di vista web il "Gongoro" è un altro mondo: per usare Rothbard, il tuo sito è più libertario, l'IBL più utilitarista. Entrambi validi, ma qui la scuola austriaca è di casa, lì è più misto. Non per nulla il nuovo blog dell'IBL si chiama CHICAGO-BLOG. Friedman e Rothbard sono lontanucci ... Un saluto.

Anonymous said...

lA VOCE DEL GONGORO e' liberta' allo stato puto, come deve essere. La rigorosità della teoria austriaca è stupefacente e non può essere dimenticata per questioni di subdolo utilitarismo, utilitarismo che tra l'altro Rothbard criticava pesantemenete e - una volta - anche i fondatori dell'IBL.
Leonardo Facco - A.d. del Movimento Libertario

Anonymous said...

Condivido al cento per cento il pensiero di Pax tibi: o si è "austriaci" o si è "inflazionisti": tertium non datur.
Continua così, la strada del rigore, evidentemente non seguita dal buon Mingardi, è l'unica da scegliere nella speranza di un futuro di vera libertà.
saluti
Savarin

libertyfighter said...

Mingardi ha detto questo ?????
Che pena! Veramente una pena. Fanno bene parecchi del mio Clan di Roma a non fidarsi troppo dell'IBL.
Comunque. Ho sentito Martino. La posizione dei Friedmaniani é strana. In teoria loro vorrebbero un tasso di interesse costante e non modificabile. Il che comunque migliorerebbe la situazione. Non sarebbe la soluzione austriaca, quindi quella corretta, ma eliminerebbe comunque l'arbitrio della FED.
Poi non ho ben capito cosa intendesse, perché si é mostrato daccordo pure su Gold Standard e riserva integrale 100%. Ed è difficile avere un tasso di interesse centralizzato e costante con Gold Standard e riserva integrale...
SPQF
Sono Pazzi Questi Friedmaniani.

Gatto rognoso said...

Non è mia intenzione aprire polemiche su cose che conosco poco e quindi mi auguro vivamente di sbagliare ma la storia - la solita solfa verrebbe da dire - in certi lidi la si conosce bene; tali ..."misunderstanding a ciel sereno" non stupiscono nemmeno più.

Paxtibi said...

La posizione dei Friedmaniani é strana. In teoria loro vorrebbero un tasso di interesse costante e non modificabile.

Il tasso d'interesse fisso dei friedmaniani a me sembra l'escamotage di chi crede che, limitando l'intervento, in qualche modo possa limitarne i danni. In realtà non potendo sapere quale sarebbe il tasso scelto dal mercato, qualsiasi tasso arbitrario sarà sbagliato per definizione, e provocherà comunque una serie di danni a cascata.

Ma la cosa più importante, per come la vedo io, è che il potere di manipolare i tassi è del tutto illegittimo!

Una volta assunto questo, stare a discutere quale tipo di manipolazione faccia più o meno danni è solo un'inutile disquisizione tecnica, alla quale peraltro non può esserci risposta razionale.

Anonymous said...

Beh piano, con un tasso di interesse assolutamente fisso le preferenze si riallineerebbero correttamente, poichè non vi sarebbe inflazione(stampa di moneta) nel lungo periodo. Fermo restando il cavare la riserva frazionaria. Che automaticamente renderebbe inutile banca centrale e tasso fisso.

sick boy

Anonymous said...

Mi spiego meglio: la banca centrale è il problema, ma solo nel momento in cui essa rende possibile la truffa della riserva frazionaria.

Gatto rognoso said...

una banca centrale è un monopolio. riserva o non riserva. o no ?

Paxtibi said...

Beh piano, con un tasso di interesse assolutamente fisso le preferenze si riallineerebbero correttamente, poichè non vi sarebbe inflazione(stampa di moneta) nel lungo periodo.

“Correttamente”? E rispetto a cosa?
Il capitale non è un blob unico, immutabile e senza tempo, non esiste l'assoluta “stabilità dei mercati.”

Vedi anche qui:

Can Friedman's Money Rule Stabilize the Economy?

Paxtibi said...

Ottimo anche questo:

Manipulating the Interest Rate: a Recipe for DisasterThe interest rate is neither the motive for savings nor a reward for abstaining from consumption. It simply expresses individual valuations of future against present goods. The interest rate varies according to peoples' degree of time preference. If, for instance, peoples' time preference declines, people will consume less out of current income and save and invest more. A declining time preference, other things being equal, would argue for a decline in the equilibrium market interest rate.

Impedire al tasso d'interesse di fluttuare seguendo le scelte della gente significa svuotarlo di senso. Peggio ancora: trasformarlo da effetto in causa.

Vedete un po' voi se questo può portare “all'equilibrio del mercato.” Forse all'equilibrio che diceva Linucs in un altro post: morti tutti, trovato l'equilibrio...

Anonymous said...

“Correttamente”? E rispetto a cosa?
Il capitale non è un blob unico, immutabile e senza tempo, non esiste l'assoluta “stabilità dei mercati.”
Correttamente rispetto alle aspettative personali. Nessuno gli cambia le regole o inflaziona.

In realtà, come dice rothbard, il problema è lasciare a qualcuno il potere di cambiare le regole. Alla fine lo farà. E poi la legittimità, come dici tu.

una banca centrale è un monopolio. riserva o non riserva. o no ?Si, ma senza riserva, le banche non devono chiedere in prestito nulla, prestando solo capitale proprio. Cioè, sarebbe un sistema idiota diversamente. LE banche centrali sono state necessarie per impedire le crisi che mandavano gli istituti di credito a gambe all'aria gli uni gli altri in un nanosecondo(in realtà prolungarono solo il boom per una ben più dura recessione) e successivamente fu necessario "esportare" il sistema, per evitare che con l'inflazione l'oro se ne uscisse dal paese (gli stranieri mica volevano i pezzi di carta)

sick boy

Paxtibi said...

Nessuno gli cambia le regole o inflaziona.

A parte il fatto che la teoria di Friedman l'inflazione la prevede comunque, le regole le cambi, come ho detto prima, nel momento in cui decidi e imponi un tasso d'interesse, invece di lasciare, come sarebbe naturale fare, che questo emerga spontaneamente dai processi del mercato, ovvero dalla somma delle preferenze personali.

Anonymous said...

A parte il fatto che la teoria di Friedman l'inflazione la prevede comunque, le regole le cambi, come ho detto prima, nel momento in cui decidi e imponi un tasso d'interesse, invece di lasciare, come sarebbe naturale fare, che questo emerga spontaneamente dai processi del mercato, ovvero dalla somma delle preferenze personali.A parte che non citavo Friedman, io ti dico che il tasso emergerebbe comunque dalle banche commerciali - se non fossero a riserva frazionaria - perchè gli agenti, se non cambi le regole, dopo un po' capiscono il trucco e sono di nuovo in grado di effettuare il calcolo economico e che comunque sarebbe una stronzata e la banca centrale non servirebbe a nulla a quel punto, sarebbe solo uno spreco di denaro. L'intero sistema è costruito per far funzionare nella maniera che si è ripetutamente visto le banche commerciali

Sick boy

Anonymous said...

scusa, per regole intendo ovviamente anche i tassi

Paxtibi said...

Ho capito quel che intendi. Vabbe', ma allora a quel punto, senza riserva frazionaria, il “tasso fisso,” in pratica, non esisterebbe neanche... :-)

Ashoka said...

Sicuramente meglio il libro che non la presentazione, anche se è stato divertente commentare gli interventi dall'ultima fila... "Adesso parla della Fed? Forse ci arriva... palo! Mi sa che non ne parla più..."


Ho letto qualcosina in treno stamattina e non è affatto male. Ogni tanto traspare qualche vena monetarista...

Infettato said...

http://www.radioradicale.it/scheda/277026?format=32

Questa dovrebbe essere la registrazione audio della presentazione...

Paxtibi said...

Grazie Infettato, anche se è quella di Milano. Io ero a Torino, con Ashoka, “all'ultimo banco”... :-)

Anonymous said...

E l'incredulità si è trasformata in disappunto sentendo definire la Fed come “l'istituto più prestigioso, più rispettato da tutti gli esperti,” e quindi degna di una certa fiduciaE nella prossima puntata il Santo Padre rivelerà che il Cristo era in realtà il cavallo zoppo di un rabbino ubriaco...

Davide said...

Uhm, non so se la visione data qui della politica "friedmaniana" sia corretta. Questa, a quanto ne so, prevede che sia fisso non il tasso di interesse, ma il tasso di crescita della quantità di moneta. Quindi i tassi di interesse sarebbero liberissimi di fluttuare, anche di tanto.
L'unico esempio di una cosa del genere che mi viene in mente è la politica di Volcker che, sempre se ho ben capito, fece arrivare i tassi al 20% proprio per raggiungere il target di quantità di moneta aggiuntiva (li ha fatti fluttuare lui, quindi la cosa è un po' laboriosa e contraddittoria, ma concettualmente penso che ci siamo).
Anch'io preferirei una moneta "austriaca", od un gold standard serio, ma tutto sommato se avessimo una k-rule con la moneta che cresce del 3-4% l'anno, e di conseguenza tassi liberi di fluttuare (lo devono essere per forza di cosa, essendo comunque limitata la quantità di moneta), non avremmo tassi di crescita monetaria molto lontani da quelli di un gold standard serio, che comunque è presumibile crescerebbe del 2% l'anno, a spanne.
Rimarrebbe carta straccia garantita da nulla, ma i danni da inflazione sarebbero estremamente limitati rispetto ad oggi, e non avremmo discrezionalità.
Sarebbe un enorme passo in avanti, come lo fu negli anni '80 in Usa e Uk quando si vide qualcosa di riconducibile a questo.

Diciamo che, a parer mio, tornando nel mondo reale è possibile (anche se improbabile) che tra qualche tempo torni un Volcker che attui una politica del genere.
Per un sistema monetario completamente diverso bisogna aspettare che l'attuale fallisca senza alcuna possibilità di replica, e sperare che non ne facciano uno peggiore.

Paxtibi said...

Questa, a quanto ne so, prevede che sia fisso non il tasso di interesse, ma il tasso di crescita della quantità di moneta. Quindi i tassi di interesse sarebbero liberissimi di fluttuare, anche di tanto.

Sì, hai ragione. Abbiamo confuso due discorsi diversi.
Ripeto, comunque, che l'idea di limitare la crescita dell'inflazione dandoti delle regole, quando le regole le hai violate in primo luogo arrogandoti il diritto di creare moneta dal nulla, è al massimo una pia illusione. Infatti quando è stato messa in atto non è durata.

L'occasione fa l'uomo ladro, diciamo noi del lumpenproletariat.

Davide said...

Sono d'accordo.
Non me li vedo neanch'io lasciar fallire le banche che devono fallire quando possono creare moneta dal nulla, e neanche accettare per qualche tempo molta disoccupazione senza fare nulla, come successe appunto una 30ina di anni fa.
Precisavo per correttezza e per capire meglio le cose.

Paxtibi said...

E hai fatto bene.
Vedrò magari di tradurre almeno uno dei due articoli che ho linkato prima, per fare ulteriore chiarezza. :-)