Thursday, November 20, 2008

Grand Theft Auto

Non ci sono dubbi: considerare l'attuale sistema economico “capitalista” è possibile soltanto ignorando i fondamentali del libero mercato e della concorrenza. Un sistema in cui pochi grossi gruppi, con buoni contatti nella classe dirigente, si ingigantiscono a scapito di tutte le altre imprese e dei consumatori è un sistema corporativista, punto.

Non sono certo l'accumulo di risparmio – il capitale – né la proprietà privata dei mezzi di produzione a minare la nostra società concentrando le risorse in poche mani e sottraendo così la linfa vitale che anima il mercato, ma il meccanismo che utilizza i poteri dello stato per far pagare a tutti gli sprechi dei pochi eletti.

Se non lo fosse stato già a sufficienza dopo l'approvazione del piano salvabanche dell'amministrazione Bush, dovrebbe essere ormai più che palese leggendo le recenti affermazioni del direttore generale della GM Rick Wagoner, secondo il quale “gli Stati Uniti affronteranno un crollo catastrofico” se il governo non salva l'industria automobilistica.
Wagoner ha citato un recente studio che dimostra che tre milioni di posti di lavoro e più di 156 miliardi di dollari in redditi d'imposta andrebbero perduti se all'industria automobilistica nazionale verrà permesso di fallire.

“Non sono d'accordo con coloro che dicono che non stiamo facendo abbastanza per portare la GM al successo,” ha detto Wagoner, “ad esporci al rischio di fallimento è la crisi finanziaria globale, che ha limitato severamente la disponibilità di credito, e ridotto le vendite dell'industria al livello pro capite più basso dalla Seconda Guerra Mondiale.”
Ma che razza di capitalista sarà mai questo, che ignora la funzione imprenditoriale e implora l'aiuto del governo per riparare alla sua incapacità? Non è certo della “crisi finanziaria globale” la responsabilità degli investimenti sballati, semmai la crisi dovremmo ringraziarla per aver esposto questi errori fornendo anche l'occasione per porvi rimedio. Dovremmo innalzare un monumento, alla crisi, per la sua intrinseca capacità di separare gli imprenditori capaci da quelli che, per dirne una, investono in fabbriche di costosissimi succhiabenzina mentre il costo del petrolio va alle stelle.

Particolarmente disgustoso è poi il tono di minaccia di questo incapace nel prospettare la perdita di posti di lavoro negli USA, un evento che non pare averlo mai preoccupato in occasione delle estese delocalizzazioni che hanno progressivamente trasformato Motown in una città fantasma. Certo, la GM è fallita per troppa generosità, come non capirlo, povero Wagoner: lui è un benefattore!

La Casa Bianca comunque non sembra orientata a soddisfare la richiesta di un pacchetto di salvataggio per il gigante automobilistico dai piedi d'argilla. O almeno, non nei termini voluti da Wagoner, e qui c'è il secondo atto della farsa:
Sia la Casa Bianca che Segretario del Tesoro degli Stati Uniti Henry Paulson hanno espresso martedì la loro opposizione al pacchetto, dicendo che il Congresso dovrebbe preferibilmente adattare un programma esistente di prestiti da 25 miliardi di dollari puntato ad aiutare l'industria automobilistica a sviluppare veicoli più efficienti nel consumo di carburante.
Ovvero, l'aiuto si può dare, ma travestito da efficienza e sostenibilità, parole magiche alla moda dell'alchimismo economico di stato. A questo punto, giusto per ricordare cosa prevede il capitalismo in questi casi, leggiamo cosa scriveva Henry Hazlitt nel suo Economy in one lesson:
È evidente nel caso di una sovvenzione che i contribuenti dovranno perdere precisamente tanto quanto l'industria X guadagnerà. Dovrebbe essere altrettanto chiaro che, di conseguenza, le altre industrie dovranno perdere ciò che l'industria X guadagnerà. Dovranno pagare parte delle tasse usate per sostenere l'industria X. Ed i consumatori, dal momento che sono stati tassati per sostenere l'industria X, avranno molto meno reddito con il quale comprare altre cose. Il risultato sarà che le altre industrie in media dovranno essere più piccole che altrimenti affinché l'industria X possa essere più grande.

Ma il risultato di questa sovvenzione non è soltanto che c'è stato un trasferimento di patrimonio o di reddito, o che altre industrie si sono ristrette in aggregato tanto quanto l'industria X si è ingrandita. Il risultato è inoltre (e qui è dove sta la perdita netta della nazione considerata come unità) che il capitale e la forza lavoro vengono sottratti dalle industrie in cui sono impiegati più efficientemente per essere deviati ad un'industria in cui sono impiegati meno efficientemente. Meno ricchezza è generata. Il tenore di vita medio si è abbassato paragonato a quel che sarebbe potuto essere.
Da tenere a mente quando il magnate-magnaccia di turno implora l'aiuto del governo per “salvare i posti di lavoro”: l'unico posto di lavoro che vuole preservare è il suo, lautamente e ingiustificatamente retribuito, come sua è l'unica ricchezza che gli interessa salvaguardare.

5 comments:

Infettato said...

Il bello di questa crisi è che non si valutano alternative, ossia, o aiuti statali, o licenziamenti cassa integrazione ecc.

Siamo talmente pieni di macchine che ormai si parcheggia anche in salotto....

Ho paura che ormai si è raggiunto il limite della produzione, sommato anche all'onda discendente della finanza globale, diventa una bella miscela...è difficile essere ottimisti.

Movimento Arancione said...

Complimenti per questo articolo e per come conducete il vostro blog, vi seguo sempre con interesse. Continuate così.

Francesco

Paxtibi said...

Ho paura che ormai si è raggiunto il limite della produzione, sommato anche all'onda discendente della finanza globale, diventa una bella miscela...è difficile essere ottimisti.

Il punto è che in economia chi "dirige" il mercato ci sarebbe già, e sono i consumatori. Lo stato invece si sostituisce a questa direzione "democratica" con il risultato di spezzare il collegamento cruciale tra produzione e consumo: così per quanto si produca molti bisogni reali restano insoddisfatti mentre per altri c'è un eccesso di offerta.

Complimenti per questo articolo e per come conducete il vostro blog, vi seguo sempre con interesse.

Grazie, mi fa piacere. :-)

Anonymous said...

Ciao, volevo chiedere, se c'è un modo per pubblicare i tuoi articoli su Facebook, così moltiplicheresti le persone che possono leggerli.
Nicola Albano.

Paxtibi said...

Credo di sì, non ci avevo ancora pensato. Ma non so se aumenterebbe effettivamente il numero di letture...