Wednesday, November 12, 2008

Egalitarismo, rivolta contro la natura #3

Di Murray N. Rothbard

I
l grande fatto della differenza individuale e della variabilità (ovvero diseguaglianza) è evidente nella lunga storia dell'esperienza umana; da cui, il riconoscimento generale della natura antiumana di un mondo di uniformità obbligata. Socialmente ed economicamente, questa variabilità si manifesta nell'universale divisione del lavoro e nella “Ferrea Legge dell'Oligarchia” – la comprensione che, in ogni organizzazione o attività, pochi (generalmente i più abili e/o i più interessati) diventeranno leader, mentre la massa degli altri membri riempirà i ranghi dei seguaci. In ambo i casi, si verifica lo stesso fenomeno: il successo o la guida eccezionali in ogni data attività sono raggiunti da quella che Jefferson ha chiamato “aristocrazia naturale,” coloro che meglio si adattano a quell'attività.

L'antichissima storia della diseguaglianza sembra indicare che tali variabilità e diversità siano radicate nella natura biologica dell'uomo. Ma è precisamente una tal conclusione sulla biologia e la natura umana ad essere in assoluto la più irritante per i nostri egalitari. Persino per gli egalitari sarebbe difficile negare il dato storico, ma la loro risposta è che la colpa è della “cultura”; e poiché sostengono ovviamente che la cultura è un puro atto di volontà, ne consegue che l'obiettivo di cambiare la cultura e di inculcare l'uguaglianza nella società sembra essere raggiungibile. In questo campo, gli egalitari si liberano da qualsiasi pretesa di scientificità; sono scarsamente soddisfatti dal riconoscere biologia e cultura come influenze mutualmente interagenti. La biologia deve essere tolta di mezzo rapidamente e completamente.

Riflettiamo su un esempio deliberatamente semi-frivolo. Supponiamo di osservare la nostra cultura e trovarvi un'asserzione comune che recita, “quelli con i capelli rossi sono eccitabili.” Ecco un giudizio di diseguaglianza, una conclusione che quelli con i capelli rossi come gruppo tendono a differire dal resto della popolazione. Supponiamo, quindi, che i sociologi egalitari studino il problema e trovino che quelli con i capelli rossi, effettivamente, tendano statisticamente ad essere più eccitabili degli altri in misura significativa. Invece di ammettere la possibilità di un certo tipo di differenza biologica, l'egalitario aggiungerà rapidamente che la “cultura” è responsabile del fenomeno: lo “stereotipo” comunemente accettato che quelli con i capelli rossi sono eccitabili è stato infuso in ogni bambino con i capelli rossi in giovane età e lui o lei ha semplicemente interiorizzando questi giudizi e si comporta nella società come ci si aspetta che faccia. A quelli con i capelli rossi, in breve, è stato fatto il “lavaggio del cervello” dalla cultura predominante di quelli con i capelli di un altro colore.

Anche se non stiamo negando la possibilità che un simile processo possa avvenire, questo comune reclamo sembra decisamente improbabile ad un'analisi razionale. Perché la lo spauracchio della cultura egalitaria suppone implicitamente che la “cultura” arrivi e si accumuli in modo aleatorio, senza riferimento ai fatti sociali. L'idea che “quelli con i capelli rossi sono eccitabili” non è nata dal nulla o per intervento divino; in che modo, dunque, l'idea si è prodotta ed ha guadagnato valenza generale?

Uno dei dispositivi egalitari preferiti è di attribuire ogni simile dichiarazione d'identificazione di gruppo ad oscure pulsioni psicologiche. Il pubblico aveva una necessità psicologica di accusare un certo gruppo sociale di eccitabilità e quelli con i capelli rossi sono stati scelti come capri espiatori. Ma perché sono stati scelti loro? Perché non i biondi o le brunette?Comincia a formarsi l'orribile sospetto che forse quelli con i capelli rossi sono stati scelti perché erano e sono effettivamente più eccitabili e che, quindi, lo “stereotipo” della società è semplicemente una generale comprensione dei fatti nella realtà. Certamente questa spiegazione contempla una maggiore quantità dei dati e dei processi in corso ed è inoltre una spiegazione molto più semplice.

Considerato obiettivamente, sembra essere una spiegazione molto più ragionevole dell'idea della cultura come babau arbitrario e ad hoc. In caso affermativo, allora potremmo concludere che quelli con i capelli rossi sono biologicamente più eccitabili e che la propaganda irradiata su di loro dagli egalitari che li invitano ad essere meno eccitabili è un tentativo di indurli a violare la loro natura; quindi, è questa propaganda a posteriori che può essere più esattamente denominata “lavaggio del cervello.”

Questo non vuol dire, naturalmente, che la società non possa mai fare un errore e che i suoi giudizi delle identità di gruppo siano sempre radicati nei fatti. Ma pare a me che l'onere della prova spetti molto più agli egalitari che ai loro presunti “non illuminati” avversari.

Dal momento che gli egalitari cominciano con l'assioma a priori che tutte le persone, e quindi tutti i gruppi di persone, sono uniformi ed uguali, allora segue per loro che ciascuna e tutte le differenze di gruppo di status, prestigio, o autorità nella società devono essere il risultato di “ingiusta oppressione” ed “irrazionale discriminazione.” La prova statistica dell'“oppressione” di quelli con i capelli rossi procederebbe in una maniera fin troppo familiare nella vita politica americana; potrebbe essere mostrato, per esempio, che il loro reddito medio è più basso di quello degli altri, ed inoltre che la percentuale di uomini d'affari, professori universitari, o membri del Congresso con i capelli rossi è più bassa della loro quota di rappresentazione nella popolazione.

La manifestazione più recente e cospicua di questo tipo di pensiero di quote si verificò nel movimento di McGovern alla Convention Democratica del 1972. Alcuni gruppi furono scelti come “oppressi” in virtù di un numero di delegati alle convention precedenti al di sotto della loro quota percentuale nella popolazione complessiva. In particolare, le donne, i giovani, i neri, i chicanos (o il cosiddetto Terzo Mondo) vennero designati come oppressi; di conseguenza, il Partito Democratico, sotto la guida del pensiero quota-egalitario, ignorò le scelte degli elettori per raggiungere la dovuta quota di rappresentazione di questi gruppi particolari.

In alcuni casi, il distintivo di “oppresso” era una costruzione quasi ridicola. Che i giovani dai 18 ai 25 anni fossero “sottorappresentati” potrebbe essere messo facilmente nella giusta prospettiva da una reductio ad absurdum, certamente un qualche appassionato riformatore macgoverniano avrebbe potuto alzarsi per sottolineare la grave “sottorappresentazione” dei cinquenni alla convention e sollecitare che il blocco dei cinquenni ottenesse immediatamente quanto dovuto. È solo una comprensione biologica e sociale di buonsenso rendersi conto che i giovani guadagnano il loro spazio nella società con un processo di apprendistato; i giovani sanno di meno ed hanno meno esperienza degli adulti maturi, cosicché dovrebbe essere chiaro perché tendono ad avere minor status ed autorità dei loro vecchi. Ma accettare questo significherebbe gettare nella dottrina egalitaria un certo dubbio sostanziale; ancora, sarebbe fumo negli occhi per il culto della gioventù che è stato a lungo un grave problema della cultura americana. E così i giovani sono stati debitamente indicati come “classe oppressa,” e la costrizione della loro quota è stata concepita come semplice riparazione per la loro precedente condizione di sfruttati. [7]
___________________________

Note

[7] Gli egalitari, fra le loro altre attività, sono stati attivamente occupati nel “correggere” la lingua inglese. L'uso della parola “ragazza,” per esempio, è ora considerato una grave diminuzione e degradazione della gioventù femminile che implica la loro naturale sottomissione agli adulti. Di conseguenza, gli egalitari di sinistra ora si riferiscono alle ragazze virtualmente di ogni età come “donne,” e possiamo aspettarci fiduciosi di leggere delle attività di “una donna di cinque anni.”
___________________________

Link all'originale.
Link alla prima parte.
Link alla seconda parte.
Link alla quarta parte.
Link alla quinta parte.

No comments: