“At this moment the entire group of people broke into a deep, slow, rhythmic chant of 'B-B! .... B-B! .... B-B!'—over and over again, very slowly, with a long pause between the first 'B' and the second—a heavy murmurous sound, somehow curiously savage, in the background of which one seemed to hear the stamps of naked feet and the throbbing of tom-toms. For perhaps as much as thirty seconds they kept it up. It was a refrain that was often heard in moments of overwhelming emotion. Partly it was a sort of hymn to the wisdom and majesty of Big Brother, but still more it was an act of self-hypnosis, a deliberate drowning of consciousness by means of rhythmic noise.”
(George Orwell, Nineteen Eighty-Four)
I culti della personalità caratterizzano di norma gli stati totalitari o le nazioni che hanno sperimentato di recente una rivoluzione. La reputazione di un singolo capo, spesso caratterizzato come "liberatore" o "salvatore" del popolo, eleva questi a un livello quasi divino. Le immagini del capo appaiono ovunque, così come statue e altri monumenti innalzati alla grandezza e alla saggezza del capo. Slogan del capo ricoprono enormi cartelloni, e libri contenenti i discorsi e gli scritti del capo riempiono le biblioteche e le librerie. Il livello di adulazione può raggiungere vette che appaiono assurde agli estranei. Ad esempio, durante la Rivoluzione culturale cinese, tutte le pubblicazioni, comprese quelle scientifiche, avevano una citazione di Mao Zedong, e tutte le citazioni di Mao apparivano in grassetto e in rosso.
I culti della personalità mirano a far apparire il capo e lo stato come sinonimi, così che diventi impossibile comprendere l'esistenza dell'uno senza l'altro. Aiuta inoltre a giustificare le regole spesso dure della dittatura, e a propagandare nei cittadini la visione che il capo opera come un governante giusto e buono. In aggiunta, i culti della personalità spesso sorgono dallo sforzo di reprimere l'opposizione interna a una elite dominante. Sia Mao Zedong che Josif Stalin usarono il loro culto della personalità per schiantare i loro oppositori politici.
I culti della personalità mirano a far apparire il capo e lo stato come sinonimi, così che diventi impossibile comprendere l'esistenza dell'uno senza l'altro. Aiuta inoltre a giustificare le regole spesso dure della dittatura, e a propagandare nei cittadini la visione che il capo opera come un governante giusto e buono. In aggiunta, i culti della personalità spesso sorgono dallo sforzo di reprimere l'opposizione interna a una elite dominante. Sia Mao Zedong che Josif Stalin usarono il loro culto della personalità per schiantare i loro oppositori politici.
3 comments:
Quelli che hanno plasmato nell'argilla questo nuovo idolo e supermagnete, sono stati abilissimi e furbissimi, bisogna proprio ammetterlo. I reportage dal kenya e dal giappone (obama city!) fanno veramente pensare alla visione di Patmos...
Ma forse è più terribile un'altra cosa: che in Europa non ci sia bisogno di tutto questo. La Russia ha il suo SemiDio, la Cina pure (il Partito), molte nazioni africane lo hanno, sudamericane assolutamente... In Europa no. In Isr. neppure (anzi...). Da noi bastano le teste di legno, i draghi di marmo, le mummie che sbavano, a portare avanti il lavaggio del cervello delle masse. Incredibile.
Ma ci penserà "O", a globalizzare la speranza.
Guarda, io davvero non mi preoccuperei per il culto della personalità. Fallo governare un paio di mesi, e tornerà ad essere considerato un bischero come tutti, come è giusto che accada in democrazia. Speriamo solo che si riveli meno bischero degli altri, come per il momento promette di essere.
Da noi bastano le teste di legno, i draghi di marmo, le mummie che sbavano, a portare avanti il lavaggio del cervello delle masse.
Noi siamo solo una colonia.
Guarda, io davvero non mi preoccuperei per il culto della personalità.
Così dicevano di Ceausescu, per dirne una.
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