Monday, May 24, 2010

Il pensiero fa marcire la mente!

Niente dà più fastidio alle autorità costituite di tutto ciò che è libero, tanto che ogni crisi, ogni problema che lo stato mostra di non saper risolvere viene regolarmente attribuito a quelle cose che in qualche misura si possono ancora considerare – o anche solo chiamare – libere.

Un esempio recente di questa attitudine è senz'altro la crisi economica, provocata, come i nostri benefattori non si stancano mai di ripetere, dal mercato libero, troppo libero anche se servirebbe un microscopio elettronico per riuscire a misurare i gradi di differenza tra il nostro attuale ambiente economico e quello della fu Unione Sovietica.

Ma se c'è una cosa - tra quelle libere – che fa davvero saltare i nervi ai gestori del potere, è senza dubbio il libero pensiero, quella pervicace attitudine dell'individuo che ogni governante della storia ha sempre cercato di estirpare, o almeno di far appassire negandogli il suo indispensabile nutrimento: il flusso libero dell'informazione. Butler Shaffer ci racconta degli attuali sforzi di Obama in questo senso.
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Di Butler Shaffer



“Senza censura, le cose possono diventare terribilmente confuse nella mente del pubblico.

~Gen. William Westmoreland

“È una fortuna per i governanti che gli uomini non pensino.

~Adolf Hitler


In un recente discorso di inaugurazione, il presidente Obama ha dichiarato che “le informazioni diventano una distrazione, una diversione” che mette “pressione sul nostro paese e sulla nostra democrazia.” Le innovazioni tecnologiche – internet compresa – producono “un ambiente mediatico 24 su 24 che ci bombarda con ogni genere di discussioni, alcune delle quali non si qualificano sempre così in alto sulla scala della verità.” Ha aggiunto che “con tante voci che reclamano attenzione sui blog, sui canali tv, sulle radio, può essere difficile, a volte, setacciare tutto – per sapere a cosa credere, per capire chi dice la verità e chi no.” Hillary Clinton espresse simili preoccupazioni alcuni anni fa quando suggerì di creare un “guardiano“ per internet, per impedire che proprio tutti potessero esprimere le loro opinioni in pubblico.

Un libro che sto attualmente scrivendo tratta della domanda epistemologica: come sappiamo ciò che sappiamo? Questa è senza dubbio la domanda più importante che l'umanità dovrà mai affrontare, una domanda che ciò nonostante non riusciamo a farci perché i nostri custodi mentali istituzionali trovano che una tale indagine sia troppo pericolosa e minacci il mantenimento dei loro interessi nello status quo. Se le istituzioni sono organizzazioni che sono diventate il loro stesso motivo di esistere, la nostra indagine su come siamo arrivati ad accettare un simile pensiero potrebbe essere devastante per questi sistemi.

La vita stessa dipende dalla nostra capacità di adattarci creativamente ad un ambiente che cambia. È dalla resilienza – non dalla rigidità – che dipende la vita. Ma per agire per realizzare fini favorevoli alla vita, dobbiamo potere identificare, analizzare ed agire in base alle condizioni che ci troviamo di fronte. Ecco perché la libertà è centrale per la sopravvivenza umana, dato che permette alle persone di rispondere alle circostanze secondo il consiglio del loro giudizio individuale. Ma la loro efficacia dipenderà dalla loro capacità di pensare liberamente, così come dalla natura realistica ed esatta delle informazioni sulla base delle quali devono agire.

Il problema che incontriamo è che l'informazione è molto ambigua, incompleta e di qualità definita soggettivamente. Ciascuno di noi cerca, scopre e valuta le informazioni in accordo con le domande delle nostre precedenti esperienze. Oltre a questo, lo studio del “caos” ci dice che il nostro universo è troppo interconnesso con reti di variabilità per permetterci di conoscere tutto ciò che influenza le nostre decisioni. La nostra capacità di predire risultati richiede una “sensibile dipendenza dalle condizioni iniziali,” che si traduce nel nostro essere in grado non solo di identificare tutti i fattori che influenzano gli eventi, ma anche di misurare il grado preciso della loro influenza (se ne dubitate, provate a predire i precisi eventi che si verificheranno nella vostra vita per i prossimi sette giorni).

Incerta com'è, la qualità delle informazioni a nostra disposizione è un fattore principale nel determinare come dobbiamo vivere. Una delle caratteristiche principali di un imprenditore si trova nella sua capacità di identificare ed agire sulla base di informazioni che gli altri non vedono. Se ho trovato una fonte di gingilli che posso comprare a 10 dollari l'uno e so di un consistente gruppo di persone che (a) non sia informato di questa fonte, (b) è disposto a pagarmi 20 dollari ogni gingillo e (c) i miei costi per farli arrivare a questo mercato ammontano a solo un dollaro l'uno, probabilmente farò un affare.

L'informazione è inoltre al centro del nostro agire sociale e politico. Un capo tribù basava la sua autorità sui nostri più primitivi antenati avvertendoli delle minacce esterne – note solo a lui – e del suo speciale contatto con gli dei che lo avrebbero assistito nel suo comando. Come abbiamo visto più di recente, la paura ci induce a radunarci intorno a coloro che ci promettono protezione. Ciò è dovuto alla nostra innocente credenza che i nostri presunti “protettori” abbiano a disposizione più informazioni di noi.

Nel tempo, le informazioni fornite non solo dagli altri, ma dalle nostre stesse esperienze, ci dicono non solo che coloro ai quali abbiamo affidato il potere non godono di un maggiore accesso alla “verità” ma, in più, che la maggior parte delle paure che ci incutono sono state fabbricate e propagandate dagli stessi cercatori di potere. Ricordate tutte quelle “armi di distruzione di massa” con le quali gli iracheni progettavano di attaccarci? Avete sentito parlare di quell'inventata “glaciazione in arrivo” (oops, “riscaldamento globale,” oops, “cambiamento climatico”) che continua ad essere modificata ed impiegata negli sforzi politici per controllare la nostra vita quotidiana?

Johann Gutenberg dimostrò al mondo che il flusso libero di informazioni è molto liberatorio. La sua invenzione dei caratteri mobili ha consentito ad uomini e donne di leggere ed informare le loro menti, senza bisogno di figure autoritarie che spiegassero loro la natura delle cose. Il lavoro di Gutenberg è responsabile non solo della Riforma, ma di gran parte del Rinascimento, dell'Illuminismo, dell'era scientifica e, infine, del più creativo e liberatorio di tutti i periodi, la Rivoluzione Industriale.

Col passare del tempo, gli esseri umani hanno cominciato a vedere quanto l'informazione fosse personalmente rilevante alla qualità delle loro vite. Allo stesso tempo, gli uomini del racket politico i cui interessi dipendevano dal fatto che le loro vittime rimanessero in una condizione d'ignoranza controllata istituzionalmente, hanno visto minacciato il loro potere. In una forma o nell'altra, i maniaci del controllo hanno abbracciato la censura e il bruciare libri. Furono le menti delle persone, non solo i loro corpi, ad essere bruciate sulle pire. Fahrenheit 451 di Ray Bradbury mostra fino a che punto uno stato totalitario potrebbe arrivare per conservare il proprio controllo sulla mente delle persone. Mark Twain espresse tale idea in modo più ironico quando disse: “La verità è la cosa di maggior valore che abbiamo. Usiamola con parsimonia.”

Le tecnologie computerizzate continuano ad inventare nuovi sistemi per la creazione e la comunicazione di informazioni, il più familiare dei quali è internet. Creato come rete interna per le agenzie militari, si è diffuso rapidamente – come un genio liberato dalla lampada – nel resto della società. In breve tempo decine di milioni di persone stavano comunicando con innumerevoli altri ogni materiale avessero scelto di trasmettere e ricevere. Il modello del flusso di informazioni strutturato verticalmente che si trova nelle scuole, nelle religioni, nei media e nel governo – basato sull'idea che “vi diremo noi quello che vogliamo che sappiate” è collassato in reti orizzontali gestite da nessuno che abbia un potere monopolista di controllarne i contenuti. Vostro zio Harlow o vostra nipote Marcia possono diventare fonti d'informazione per altri che scegliessero di leggere le loro opinioni.

Ma l'influenza liberatoria dell'informazione a flusso libero è risultata essere un disturbo per i membri dell'establishment dello stato corporativo la cui autorità sugli altri dipende dal mantenimento di una forma mentale subordinata. L'informazione porta le persone a riflettere sulla situazione della loro vita. Cominciano a vedere le bugie, la corruzione, le frodi, la violenza ed il saccheggio che sono stati impiegati – con l'aiuto della propaganda assicurata dalle scuole e dai mass media – per mantenerle nella loro condizione servile. Come gli abitanti disillusi della Fattoria degli Animali, le greggi hanno cominciato a disperdersi. Le pecore stanno abbandonando i loro ovili; il bestiame si precipita verso pascoli più verdi.

Il burattino presidenziale dell'establishment avverte gli americani che le “distrazioni” prodotte dal flusso libero di informazioni ed opinioni creerà più “pressioni.” Un dizionario definisce “pressione” come “l'azione di una forza contro una forza opposta.” Le classi dirigenti non possono tollerare simili influenze compensatrici che rovescerebbero lo status quo che vogliono mantenere. Perché farlo equivarrebbe a riconoscere la legittimità di interessi diversi dai loro. Del resto, lo sforzo per distinguere la “verità” dalla “falsità” impone una grave peso sulla mente individuale. La maggior parte di noi è contenta di permettere che altri sopportino questo peso per noi; di lasciare che le scuole e i media ci forniscano il livello ottimale di conoscenza e di comprensione con il quale possiamo funzionare nelle stalle a noi assegnate come utili servomeccanismi istituzionali. I custodi del nostro pensiero potrebbero riassumerci il loro messaggio con le parole implicite nel discorso del presidente Obama ai neodiplomati: “limitate il vostro pensiero a ciò che è nel nostro interesse farvi sapere. Noi vi terremo informati.”

2 comments:

Anonymous said...

Non so perchè ma questo articolo, (forse per il titolo?) mi ha fatto pensare alla Lega Nord.
Lo hai coniato tu il titolo o lo ha detto il ministro per la semplificazione?

Pyter

Paxtibi said...

Io l'ho solo tradotto. Credo che la semplificazione mentale sia una caratteristica comune dei politici di ogni luogo: alla fine rimane un solo neurone che ripete "NOM-NOM-NOM" come Pacman.