Monday, August 4, 2008

TV reality

“E se nei vostri quartieri tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate, senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone le ‘verità’ della televisione
anche se allora vi siete assolti, siete lo stesso coinvolti.”
(Fabrizio De Andrè, Canzone Del Maggio)
Vorrei tornare sul tema della creazione da parte dei poteri costituiti di realtà fittizie ad uso e consumo delle masse, di ciò che ci viene mostrato e di come questo possa venir manipolato per renderlo più funzionale alla perpetuazione ed all'espansione dello stato. Un'immagine vale mille parole, si dice, invero la potenza delle immagini ha la capacità di superare le nostre barriere razionali e di radicarsi nel nostro subconscio sostituendosi alle convinzioni raggiunte con accurate analisi. E tanto più questo potere è efficace, quanto più si rivolge alla massa: di fronte alla convinzione della massa all'individuo recalcitrante non è concesso che l'esilio, l'emarginazione, il ridicolo.

Mettere in dubbio quel che vediamo, anche quando lo vediamo su un teleschermo, è impresa estremamente ostica, perfino per l'assetato nel deserto l'oasi lontana è una realtà sicura, finché il gusto ruvido della sabbia non gli rivela il miraggio. Tuttavia, dovremmo sempre tener presente che la vera natura della televisione è di produrre finzione – i notiziari stessi non sono che lo specchio di una realtà preparata in redazione, che obbedisce alla guida chiamata linea editoriale: da linee editoriali diverse nascono realtà virtuali diverse, ed è facile comprenderlo osservando la quasi totale incomunicabilità tra spettatori e lettori di testate diverse. Non si tratta di incapacità di comunicazione: più semplicemente abitano mondi differenti. Per la precisione, mondi virtuali differenti.

Propongo allora, dopo quello su Zapruder, un altro video che può intaccare le certezze sulle nostre percezioni e sulla nostra capacità di elaborarle. Per capire quanto siamo soggetti a cedere alla pressione della massa, quanto sia forte la tensione che ci spinge a rimanere all'interno di essa: forse molto più di quanto crediamo o vogliamo credere, forse così tanto da accettare come reali le immagini teletrasmesse di un'opera di fiction. Ognuno potrà poi trarre le conclusioni che crederà opportune. Lo presento, ancora una volta, con un brano di Psicologia delle folle di Le Bon.
La creazione delle leggende che si propagano così facilmente tra le folle, non é soltanto il risultato d'una completa credulità, ma anche delle deformazioni prodigiose che gli avvenimenti subiscono nell'immaginazione degli individui riuniti. Il fatto più semplice visto dalla folla, diventa subito un avvenimento alterato. La folla pensa per immagini, e l'immagine evocata ne evoca essa stessa molte altre che non hanno nessun nesso logico con la prima. Si capisce facilmente questo stato pensando alle bizzarre successioni d'idee a cui ci porta qualche volta l'evocazione di un fatto qualsiasi. La ragione ci fa vedere l'incoerenza di simili immagini, ma la folla non la vede; e confonderà con l'avvenimento stesso tutto quello che la sua immaginazione vi aggiunge, deformandolo. Incapace di separare il soggettivo dall'obiettivo, la folla ammette come reali le immagini evocate nel suo spirito, e che, il più delle volte, non hanno nessuna parentela col fatto osservato.

A tutta prima, parrebbe che le alterazioni che una folla fa subire a un fatto qualsiasi di cui é testimone, dovrebbero essere innumerevoli e diverse fra loro, poiché gli uomini che la compongono hanno temperamenti svariatissimi. Ma non é vero. Per effetto del contagio, le alterazioni sono della stessa natura e uguali per tutti gli individui della collettività. La prima alterazione concepita da uno di essi forma il modo della suggestione contagiosa. [...]

L'illusione sociale regna attualmente su tutte le rovine del passato, e l'avvenire é suo. Le folle non hanno mai avuto sete di verità. Dinanzi alle evidenze che a loro dispiacciono, si voltano da un'altra parte, preferendo deificare l'errore, se questo le seduce. Chi sa illuderle, può facilmente diventare loro padrone, chi tenta di disilluderle é sempre loro vittima.
(Gustav le Bon, Psicologia delle folle)


1 comment:

Giannizt said...

La differenza tra i 17 Comandamenti dell'Antico testamento e i 19 Comandamenti del Nuovo è nella rimozione del divieto di uso delle immagini.

Un'icona conquista più fedeli di mille libri.

Se poi l'immagine è animata e corroborata da un sonoro..., allora la fiducia o fede dello spettatore è catturata.

Ciao Gianni