Saturday, March 1, 2008

Zeppelin 129 aka Hindenburg

Devo confessare che il dispaccio telepatico di questa settimana mi coinvolge particolarmente: ho sempre subito il fascino delle grandi navi dell'aria, degli imponenti dirigibili, leggeri ed improbabili come un sogno. Grace Hay Drummond, la giornalista che prese parte al trionfale viaggio del Graf Zeppelin del 1929 (da Friedrichshafen a Mosca, al Giappone, quindi fino a San Francisco per poi attraversare gli Stati Uniti toccando Chicago, Detroit e New York, per poi far ritorno a Friedrichsafen), in una corrispondenza scrisse appassionata: “Il Graf Zeppelin è molto più di una macchina di tela e di alluminio, ha un’anima.” Ebbene, datemi pure del romantico, ma tra le nuvole ho sempre preferito veder librarsi un dirigibile piuttosto che un rombante aviogetto.

Una fresca Paulaner è la compagna ideale per questo volo nel passato con l'inviato da Laputa e la sua capsula temporale. Saliamo a bordo, e buon fine settimana a tutti.
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Di Giovanni Pesce


Vi sono piaciuti i Led Zeppelin? Presumo di si, oltretutto ve li ricordate bene e quando sentite questo nome, pensate a quel famoso gruppo musicale. Vi ricordate, invece, di LZ 129? Non è un brano di musica rock composto dopo l’album Led Zeppelin IV, bensì è il codice della più grande aeronave del mondo, costruita nel 1936 e battezzata con il nome del ex-presidente della Germania: Hindenburg.

Sfortunatamente LZ 129 (Luftschiffbau Zeppelin progetto 129), vero Titanic dell’aria, è passato alla storia per ciò che avvenne il 6 Maggio 1937 a Lakehurst nello stato di New York. Un incendio improvviso iniziò nella poppa dell’aeronave e ne decretò la fine in pochi minuti.

A tutt’oggi non è dato sapere la causa tecnica dell’incendio; di teorie valide ce ne sono tre o quattro ma nessuna riesce a prevalere sulle altre.
A Laputa, l’opinione prevalente sulle cause del disastro è legata alla non-accidentalità dell’evento; nei pub si discute senza avere un’idea precisa della causa però si sottolineano delle concomitanze mediatiche veramente uniche.
  • L’arrivo della aeronave viene ripreso da radio e 9 cameramen; un po’ troppi per un evento di quella portata.
  • La trasmissione radio dell’atterraggio, prima volta della storia, viene registrata.
  • I migliori telecronisti dell’epoca sono presenti sul posto.
  • I cameraman che riprendono la scena, ben coordinati tra di loro, non sono riusciti a riprendere il momento di inizio dell’incendio.
  • Nonostante la drammaticità del fatto nessuno dei 9 cameramen spostò l’obiettivo dal punto inquadrato verso la coda là dove l’incendio era scoppiato.
  • In particolare un cameraman aveva il compito di inquadrare il nome “Hindenburg” sulla parte anteriore sinistra dell’aeronave usando una focale stretta e questi non spostò l’inquadratura neanche di un millimetro.
  • La radiocronaca dell’evento compete per drammaticità con la quasi-contemporanea (30 Ottobre 1938) trasmissione di Orson Welles “Lo sbarco dei marziani.”
Comunque, tornando a LZ 129, il bilancio del disastro fu di 35 vittime, 30 delle quali imputabili a caduta dalla cabina dell’aeronave.
Coloro i quali riuscirono a mantenere la calma sopravvissero all’evento anche senza essere dotati dei talismani di Sheeta che, in un’altra occasione, superò brillantemente qui a Laputa il test denominato “Salto dall’aeronave.”

Peccato perché sarebbe bastato aspettare qualche giorno (5 Luglio 1937) per poter usufruire del nuovo servizio commerciale con aeronavi “più pesanti dell’aria” tra Foynes-Shannon (Irlanda) e New York.

Il disastro di LZ 129 sommato al disastro del dirigibile USA Akron segnò però la fine della grandi navi aeree più leggere dell’aria (tipicamente tedesche) a favore delle nuove macchine transatlantiche più pesanti dell’aria (tipicamente americane).

A mo’ di curiosità, Sheeta mi ha ricordato che l’Empire State Building era stato costruito per essere utilizzato anche come base di aggancio per dirigibili, ma gli eventi hanno superato le intenzioni dei progettisti.

Anche gli avvenimenti più recenti nei cieli di Manahattan hanno fatto discutere gli assetati frequentatori dei watering holes di Laputa; stivali di birra hanno rallegrato la gola, ma che la tesi che l’attacco a LZ 129 Hindenburg sia opera dei pirati del Colonnello Mooska (Romuska Polo Ul Laputa) non è stata bevuta.

3 comments:

clausneghe said...

Ciao amico Pax... Complimenti per il Blog.
E' bello pensare che un domani vedremo volare nei cieli macchine aeree fatte con leghe leggere quasi come l'aria...Recentemente è stata realizzata una lega o schiuma con il peso specifico di pochissimo inferiore all'aria e però estremamente resistente...Sono convinto che questa sia la via da percorrere per eliminare i puzzolenti e obsoleti aviogetti che ci impestano il cielo con le loro deiezioni biancastre e venefiche.
Ciao da clausneghe e auguri.

Paxtibi said...

Ciao Claus e grazie.

Ho letto anche che sia i tedeschi che gli inglesi stanno già sperimentando dirigibili di nuova concezione, utilissimi a quanto pare per la loro capacità di carico e relativa economia. È un vero peccato che il disastro del Hindenburg abbia fatto abbandonare la ricerca su questi velivoli per così tanto tempo.

Gli interessi in gioco erano però parecchi, come lascia capire l'inviato da Laputa, ed anche in questo caso sospettare è più che legittimo.

Anonymous said...

http://henrymakow.com/2013/07/the-hindenburg-another-false-flag.html