Questa settimana il nostro inviato Giovanni Pesce ci parla dell'economia vista da Laputa, e di come anch'essa finisca per diventare una questione di fede.
Introduce anche un tema economico molto interessante, la costruzione delle piramidi: un bene o un male? Per il nostro esperto dipenderebbe dai punti di vista, ma io non sono molto d'accordo con lui: se è vero infatti che lavorare alle piramidi era in quell'epoca una fortuna, lo è altrettanto che non tutti potevano lavorarci, e l'effetto collaterale di queste mega-opere pubbliche di dubbia utilità era quindi di strutturare l'intera società come una piramide, dove il peso, la responsabilità cioè di produrre i beni necessari ed indispensabili alla sopravvivenza di tutto l'edificio, grava interamente sulle spalle del piano più basso, il più vasto e l'unico che non riceve vantaggi dalla situazione.
Senza contare che, come diceva Bastiat, la piramide la vediamo ancora oggi, ma quel che non vediamo sono tutti i beni che la sua costruzione ha impedito di produrre: ogni pietra dell'edificio è un campo che non è stato dissodato, un raccolto che non è maturato, del cibo che è mancato. Poi, eventualmente, capita che il deserto arrivi fin sotto alle piramidi.
Insomma, ancora una volta il dispaccio telepatico stimola ottime riflessioni, che vi auguro insieme ad un buon fine settimana.
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Di Giovanni Pesce
Quando ero giovane, pensavo che l’economia fosse una scienza rigorosa, come l’astronomia o l’architettura.
Poi ho incominciato a vedere che gli economisti litigavano tra di loro e nessuno era in grado di risolvere alcun problema pratico.
Al liceo mi hanno magnificato Marx e all’università mi hanno costretto a studiare Keynes; cose normali per gli studenti degli anni ‘60 e ‘70.
Il mio sogno era quello di trovare la formula magica per “carburare” l’economia; non so spiegarmi meglio, ma pensavo che, con lo studio ed alcuni esperimenti, avrei trovato un mix (intervento pubblico, privato, un tocco di risparmio, due pugnetti di investimenti) tale da costituire la ricetta giusta per risanare un’economia.
In realtà avevo letto troppe favole ed ero abbastanza lontano dalla soluzione del problema.
Sono tornato indietro e ho rincominciato da zero con il quesito: Ma allora come funziona questa diavolo d’economia?
Attualmente non lo so; ho solo alcune idee scoordinate tra loro; però mia questa condizione è già una buona base di partenza.
1) La vita umana e l’economia vanno d’accordo?.
No! I momenti migliori dell’economia sono quelli nei quali un’esagerata pressione esterna costringe le masse umane ad esagerare i propri comportamenti sia in meglio ma soprattutto in peggio nei confronti degli altri; i momenti economici topici sono quelli di guerra quando i (pochi) più fortunati si arricchiscono esageratamente e i (molti) più sfigati abbandonano sul tavolo di gioco le proprie risorse ad altre persone.
2) La costruzione di un’opera pubblica come le Piramidi è un’operazione economicamente positiva?
Non esiste una risposta unica; se un mio bis-bis-bis-… avolo fosse rimasto vittima di un incidente del lavoro durante la costruzione delle Piramidi, sicuramente direi no; ma se uno zio possedesse un albergo con vista sulle Piramidi allora direi di si.
In ogni caso, dato che il bis3-avolo aveva comunque ottenuto un buon lavoro, la risposta dovrebbe essere SI..
3) Qual è stato il miglior economista?
Incredibilmente la miglior performance economica che ho studiato è quella della Germania dei primi anni ‘30: da paese ad inflazione a quattro cifre è diventata, in pochi mesi, un modello di efficienza economica; il risvolto della medaglia però consisteva nel fatto che i padrini che hanno dato un aiuto economico a quel governo abbiano poi chiesto una serie di azioni nefande come ritorno dovuto.
In pratica in quei giorni, i tedeschi avevano cambiato moneta, adottandone una nuova alla quale concessero grande fiducia.
4) La molla di tutto è la fiducia o la fede.
Fintanto che regna la fiducia le cose nel mondo degli affari vanno bene; se crolla la fiducia crolla l‘economia. Ne sanno qualcosa degli uomini che stampano i soldi; ne potrebbero stampare a vagoni ed invece stampano solo quelli necessari ad non intaccare la fiducia degli utenti.
Nel campo della medicina, la sola fiducia nel risultato ha, tramite l'effetto placebo, un effetto positivo sulle malattie.
Nell'ambito della religione, la fede religiosa fa accettare piacevolmente cose inaccettabili dal punto di vista economico.
Nell'ambito economico, la fiducia nel risultato “finale” ha un effetto positivo sugli scambi economici.
Sulle note di banca e sulle monete o sulle cambiali si scrivevano inni al concetto di fede/fiducia utilizzando giuramenti, spergiuri, promesse come :"in god we trust" o "pagherò" "cambiabili al portatore" ed altre amenità.
Per dare maggior peso al concetto di fiducia si era soliti mettere sulle monete l'immagine di un Santo o di un Imperatore o un simbolo religioso.
La gestione altrui della nostra fiducia/fede è fondamentale: chi governa le masse presenta un obiettivo di secondo livello più desiderabile dell’obiettivo immediatamente più ovvio e il gregge umano, fiducioso, modifica i propri comportamenti rinunciando al soddisfacimento dei bisogni istantanei per sperare di ottenerne in futuro un soddisfacimento migliore.
Ci possiamo fidare?
Introduce anche un tema economico molto interessante, la costruzione delle piramidi: un bene o un male? Per il nostro esperto dipenderebbe dai punti di vista, ma io non sono molto d'accordo con lui: se è vero infatti che lavorare alle piramidi era in quell'epoca una fortuna, lo è altrettanto che non tutti potevano lavorarci, e l'effetto collaterale di queste mega-opere pubbliche di dubbia utilità era quindi di strutturare l'intera società come una piramide, dove il peso, la responsabilità cioè di produrre i beni necessari ed indispensabili alla sopravvivenza di tutto l'edificio, grava interamente sulle spalle del piano più basso, il più vasto e l'unico che non riceve vantaggi dalla situazione.
Senza contare che, come diceva Bastiat, la piramide la vediamo ancora oggi, ma quel che non vediamo sono tutti i beni che la sua costruzione ha impedito di produrre: ogni pietra dell'edificio è un campo che non è stato dissodato, un raccolto che non è maturato, del cibo che è mancato. Poi, eventualmente, capita che il deserto arrivi fin sotto alle piramidi.
Insomma, ancora una volta il dispaccio telepatico stimola ottime riflessioni, che vi auguro insieme ad un buon fine settimana.
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Di Giovanni Pesce
Quando ero giovane, pensavo che l’economia fosse una scienza rigorosa, come l’astronomia o l’architettura.
Poi ho incominciato a vedere che gli economisti litigavano tra di loro e nessuno era in grado di risolvere alcun problema pratico.
Al liceo mi hanno magnificato Marx e all’università mi hanno costretto a studiare Keynes; cose normali per gli studenti degli anni ‘60 e ‘70.
Il mio sogno era quello di trovare la formula magica per “carburare” l’economia; non so spiegarmi meglio, ma pensavo che, con lo studio ed alcuni esperimenti, avrei trovato un mix (intervento pubblico, privato, un tocco di risparmio, due pugnetti di investimenti) tale da costituire la ricetta giusta per risanare un’economia.
In realtà avevo letto troppe favole ed ero abbastanza lontano dalla soluzione del problema.
Sono tornato indietro e ho rincominciato da zero con il quesito: Ma allora come funziona questa diavolo d’economia?
Attualmente non lo so; ho solo alcune idee scoordinate tra loro; però mia questa condizione è già una buona base di partenza.
1) La vita umana e l’economia vanno d’accordo?.
No! I momenti migliori dell’economia sono quelli nei quali un’esagerata pressione esterna costringe le masse umane ad esagerare i propri comportamenti sia in meglio ma soprattutto in peggio nei confronti degli altri; i momenti economici topici sono quelli di guerra quando i (pochi) più fortunati si arricchiscono esageratamente e i (molti) più sfigati abbandonano sul tavolo di gioco le proprie risorse ad altre persone.
2) La costruzione di un’opera pubblica come le Piramidi è un’operazione economicamente positiva?
Non esiste una risposta unica; se un mio bis-bis-bis-… avolo fosse rimasto vittima di un incidente del lavoro durante la costruzione delle Piramidi, sicuramente direi no; ma se uno zio possedesse un albergo con vista sulle Piramidi allora direi di si.
In ogni caso, dato che il bis3-avolo aveva comunque ottenuto un buon lavoro, la risposta dovrebbe essere SI..
3) Qual è stato il miglior economista?
Incredibilmente la miglior performance economica che ho studiato è quella della Germania dei primi anni ‘30: da paese ad inflazione a quattro cifre è diventata, in pochi mesi, un modello di efficienza economica; il risvolto della medaglia però consisteva nel fatto che i padrini che hanno dato un aiuto economico a quel governo abbiano poi chiesto una serie di azioni nefande come ritorno dovuto.
In pratica in quei giorni, i tedeschi avevano cambiato moneta, adottandone una nuova alla quale concessero grande fiducia.
4) La molla di tutto è la fiducia o la fede.
Fintanto che regna la fiducia le cose nel mondo degli affari vanno bene; se crolla la fiducia crolla l‘economia. Ne sanno qualcosa degli uomini che stampano i soldi; ne potrebbero stampare a vagoni ed invece stampano solo quelli necessari ad non intaccare la fiducia degli utenti.
Nel campo della medicina, la sola fiducia nel risultato ha, tramite l'effetto placebo, un effetto positivo sulle malattie.
Nell'ambito della religione, la fede religiosa fa accettare piacevolmente cose inaccettabili dal punto di vista economico.
Nell'ambito economico, la fiducia nel risultato “finale” ha un effetto positivo sugli scambi economici.
Sulle note di banca e sulle monete o sulle cambiali si scrivevano inni al concetto di fede/fiducia utilizzando giuramenti, spergiuri, promesse come :"in god we trust" o "pagherò" "cambiabili al portatore" ed altre amenità.
Per dare maggior peso al concetto di fiducia si era soliti mettere sulle monete l'immagine di un Santo o di un Imperatore o un simbolo religioso.
La gestione altrui della nostra fiducia/fede è fondamentale: chi governa le masse presenta un obiettivo di secondo livello più desiderabile dell’obiettivo immediatamente più ovvio e il gregge umano, fiducioso, modifica i propri comportamenti rinunciando al soddisfacimento dei bisogni istantanei per sperare di ottenerne in futuro un soddisfacimento migliore.
Ci possiamo fidare?
1 comment:
L'economia è semplicemente un'analisi; le considerazioni successive ad essa non dovrebbero, come avviene, essere fatte dagli economisti.
L'avvento delle famigerate politche economiche, che distorcono l'andamento naturale delle cose, costringe gli economisti a dividersi su cosa è meglio e cosa è peggio. Ovviamente ognuno a partire da una sua analisi che ora riconduce tutto al risparmio, ora all'investimento, ora alla produzione ora al consumo; ora alla disoccupazione, ora alle tasse, ora all'inflazione. Dipende dall'economista. Il meglio assoluto però, o l'ottimo paretiano visto che siamo in campo quantitativo, si ha senza politiche economiche.
Ah, non confondiamo troppo economia e finanza, specie al giorno d'oggi.
Ciao :-D
Sick boy
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