Tuesday, February 26, 2008

Piccolo Glossario della Neolingua #28

“A thing is not necessarily true because a man dies for it.”
(Oscar Wilde)
“Fortunato quel paese che non ha bisogno di eroi,” scriveva Bertold Brecht. Ma non c'è stato che possa farne a meno, per nutrire il suo mito col sangue del sacrificio. E il sacrificio è richiesto in qualche misura a tutti, se non dell'intera vita comunque di una parte di essa, che allo stato-divinità deve essere dedicata.
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Sacrificio
Significato originario:
1 nei culti pagani e in molte religioni non cristiane, offerta di doni o vittime alla divinità compiuta per manifestare la propria sottomissione, per esprimere riconoscenza o per renderle onore: s. umano; offrire un animale in s. agli dei | estens., la cerimonia che accompagna tali offerte: durante il s. il sacerdote invocò gli dei
2 relig. ⇒ sacrificio della croce
3a offerta spirituale del credente a Dio che comporta la totale accettazione della volontà divina: offrire in s. a Gesù le proprie sofferenze
3b offerta della propria vita per sostenere un ideale o per il bene di altri: era pronto al s. di sé per la libertà della patria | morte, perdita umana: le guerre costano il s. di molte vite
3c estens., grave rinuncia deliberatamente sopportata in vista di un dato scopo: il successo gli è costato grossi sacrifici | iperb., rinuncia a comodità o a ciò che è gradito: alzarmi presto alla domenica è un s.

Come è facile constatare leggendo le definizioni offerte dal vocabolario, il lemma sacrificio origina nel linguaggio prettamente religioso, e descrive il gesto di offrire in dono alla divinità sia i frutti della terra e del proprio lavoro che, in casi estremi, la propria vita, come ringraziamento per il fatto di averli ricevuti in dono in primo luogo.

Ed è proprio grazie allo smodato uso che i rappresentanti politici fanno di questo lemma che possiamo comprendere una volta di più quanto l'ideologia statalista sia in realtà una dottrina religiosa: per essi, questo dobbiamo credere, la nostra prosperità, la nostra sicurezza e la nostra stessa vita discendono dal supremo organismo dello stato, al quale dobbiamo la nostra riconoscenza. In cambio, e per meritarci la promessa di un futuro sempre più luminoso nel prossimo paradiso terrestre, è dovuto da parte nostra il periodico sacrificio di una parte delle nostre sostanze, e talvolta della vita.

È a questo punto però che la contraddizione esplode nella sua chiarezza: il sacrificio della vita con lo scopo di ottenere un paradiso al di qua della morte non ha molto senso. A questo problema si ovvia con le cerimonie solenni per i militari caduti in qualche angolo di mondo – i missionari democratici – con grande sfoggio di retorica militaresca in cui la patria assume contorni immateriali, trasfigurandosi. Gli eroi sono immortali nel ricordo, e il loro sangue scorre nelle vene dell'organismo sociale rinvigorendolo. La via per il paradiso democratico è lunga e necessita di sacrifici, il cui giusto corrispettivo è da trovarsi in concetti vagamente mistici quale il “sentimento di identità nazionale:”

Come Comandante più elevato in grado dei reparti colpiti da questo lutto – anche a nome dei familiari dei caduti – ringrazio il Consiglio Regionale, le Autorità e tutti gli intervenuti, per questa commemorazione che evidenzia la sensibilità della Regione Campania davanti alla tragedia che ha investito le Forze Armate e i civili impegnati nella delicata e difficile missione “Antica Babilonia” in Iraq.

Questa seduta straordinaria costituisce un momento solenne che ben sintetizza le numerose manifestazioni di straordinaria solidarietà e di profondo affetto pervenuteci in questi giorni dai vertici delle Istituzioni e da cittadini di ogni estrazione sociale.

Sono queste espressioni, il sostegno di tutti, che hanno ulteriormente rafforzato il sentimento di identità nazionale e la vicinanza della gente alle Forze Armate e che costituiscono per esse giusta gratificazione dei loro sacrifici.
Ci si sente maggiormente italiani quando muoiono alcuni militari – in un posto dove non dovevano essere, peraltro? Si è avvicinato forse l'agognato paradiso statale che si suppone essere sempre a distanza di qualche sacrificio in più? Non hanno forse più prosaicamente cessato di esistere alcune vite che avrebbero potuto essere probabilmente più produttive, e che finché sono durate sono oltretutto costate ulteriori sacrifici da parte degli altri componenti dell'organismo sociale? Questa però sarebbe solo un'interpretazione razionale, e la razionalità rifiuta l'idea della sacralità dello stato.

Non c'è allora migliore strumento per indottrinare le masse con questa fittizia sacralità del sangue offerto in sacrificio, immagine capace di risvegliare potenti ricordi ancestrali utili per manipolare le menti e la volontà del popolo. Ma la vita non discende dallo stato, né la prosperità o la sicurezza: i nostri sacrifici servono soltanto a mantenere questa piaga purulenta in cui si annidano voraci parassiti disposti a tutto pur di mantenere la loro confortevole posizione.

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