Tuesday, February 5, 2008

Piccolo Glossario della Neolingua #26

“In general, the art of government consists in taking as much money as possible from one party of the citizens to give to the other”
(Voltaire)
Un lemma fondamentale: il partito, organizzazione mitizzata dalla retorica democratica che non è altro che l'esercito di una guerra civile permanente combattuta con le schede elettorali al posto dei fucili.
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Partito
Significato originario:
1 associazione volontaria e strutturata di cittadini che condividono un’ideologia o un programma politico e mirano allo svolgimento di un’attività politico–sociale comune (abbr. P.): p. progressista, moderato; p. di maggioranza; p. di destra; p. d’opposizione; tessera di p., comitato di p.; p. di governo | l’apparato dirigenziale e strutturale di tale organizzazione: quadri di p., beghe di p.
2 estens., gruppo, schieramento di fautori di un’ideologia o di sostenitori di una particolare rivendicazione: il p. degli interventisti; il p. della scheda bianca | fazione: il p. di Pompeo, il p. dei guelfi, dei ghibellini
Istituzioni basilari della democrazia, i partiti sono il luogo d'elezione – è proprio il caso di dirlo – per chi ambisce alla scalata sociale senza troppa fatica e soprattutto senza il disturbo di offrire qualcosa di utile alla società. Il capo di un qualsiasi partito, anche dell'un per cento, è riverito come neanche i nobili dei tempi andati, a lui si chiedono favori, a lui ci si affida per ottenere privilegi, a lui si guarda come ad un modello, ed i perversi effetti di questa riverenza minano alla base l'ordine della società.

A che pro lavorare infatti, se il favore di un funzionario di partito ti può offrire un sussidio, perché preoccuparsi di migliorare i propri prodotti se una legge ad hoc può penalizzare i tuoi concorrenti? E a che serve studiare, se un diligente servilismo e gli agganci giusti possono farti raggiungere le più invidiabili posizioni? Ogni idea, ogni azione provoca delle conseguenze, e innumerevoli sono le conseguenze della malefica divisione del popolo sulla base di interessi contrastanti che ogni partito cerca di far prevalere gli uni a scapito degli altri. Lo Stato, infatti, come notava con la consueta lucidità Bastiat, “è la grande illusione attraverso la quale tutti cercano di vivere alle spalle di tutti gli altri.”

I partiti sono la forma in cui questo desiderio di sfruttamento si esprime nella democrazia. Ma la cosa più curiosa è che il vero scopo di queste organizzazioni è perfettamente espresso dalla stessa etimologia del termine partito; esso deriva infatti dal latino partitus, participio passato del verbo partiri, ovvero: dividere. Latino è anche il motto “divide et impera” (a questo punto potremmo anche fare delle supposizioni sul perché il latino non si insegna più nelle nostre scuole), e questo spiega perché i partiti vengano tenuti in così grande considerazione da chi esercita il potere. Scriveva Mises in Liberalismo:

C'è un gran numero di partiti ed ogni particolare partito è diviso in vari sottogruppi, che presentano generalmente un fronte unito al mondo esterno, ma solitamente si oppongono uno all'altro nei consigli del partito con la stessa veemenza con cui si oppongono pubblicamente agli altri partiti. Ogni partito e fazione particolari si ritiene dedicato ad essere il solo campione di determinati interessi speciali, che si sforza di condurre alla vittoria ad ogni costo. Allocare il più possibile dai forzieri pubblici “ai nostri,” favorirli con tariffe protettive, barriere all'immigrazione, “legislazione sociale,” e privilegi di ogni genere, a scapito del resto della società, è l'intera somma e sostanza della loro politica.
Infatti non esistono differenze sostanziali negli interessi pratici dei diversi individui: ognuno ambisce ad un'occupazione il più possibile gradita ma che soprattutto gli consenta di guadagnarsi da vivere e, eventualmente, di migliorare la propria condizione; tutti desiderano una certa sicurezza, e giustizia in caso di furto o aggressione. Di conseguenza tutti i partiti promettono di soddisfare queste esigenze, e finiscono per differenziarsi solo promuovendo diversi valori etici – che non dovrebbero in nessun caso essere terreno di scontro politico ma esclusiva e legittima scelta dell'individuo – la cui imposizione contribuisce a rendere più profondi i solchi tra i diversi gruppi della società: ogni gruppo guarda con sempre maggiore odio agli avversari, rendendo sempre meno praticabile la riconciliazione ed aumentando anzi la brama di rivalsa ad ogni tornata elettorale.

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