Tuesday, February 24, 2009

Grandi menzogne per grandi cervelli

“Persons with anything life sustaining to sell, fellow citizens as well as foreigners, were refusing to exchange their goods for money.
They were suddenly saying to people with nothing but paper representations of wealth, “Wake up, you idiots! Whatever made you think paper was so valuable?”

(Kurt Vonnegut, Galapagos)

Nel suo brillante romanzo Galapagos, Kurt Vonnegut descrive la fine della civiltà, e dell'umanità stessa come la conosciamo, un tracollo provocato, in ultima analisi, dall'eccessiva quantità di menzogne prodotta dai nostri cervelli “troppo grandi.” Da queste menzogne derivano una serie di conseguenze non intenzionali che finiscono per spazzar via la razza umana dalla faccia della terra, fatto salvo uno sparuto gruppo di esemplari, capitato per caso nell'isolato arcipelago.

Può darsi che Vonnegut avesse ragione, che non sarà possibile per l'umanità sfuggire alle conseguenze delle sue menzogne, ma l'idea che l'autore sembra sottintendere con il suo artificio letterario è che, forse, così come sfruttiamo le nostre capacità cerebrali per mentire, potremmo invece utilizzarle per diradare la coltre di falsità che ci circonda, e riguadagnarci così il diritto di vivere una vita da uomini e non da foche spensierate su qualche isola nel Pacifico.

Vivere da uomini, senza dubbio, significa essere liberi. Essere governati come bestiame certamente non ricade in questa definizione. Piuttosto, è a buona ragione una delle conseguenze di alcune delle menzogne più plateali della nostra storia di ballisti: che l'istinto più forte dell'uomo sia l'aggressione, che solo una repressione autoritaria (ovvero: aggressione!) possa contenere tale istinto, e che tutti gli uomini siano uguali (tranne, ovviamente, coloro i quali sono investiti dell'autorità di cui sopra, il cui istinto aggressivo, per qualche misterioso processo alchemico si trasforma in benigno paternalismo).

Dalle radici di queste falsità di base si sviluppano quindi una serie di rami, viticci, escrescenze, che tutto avviluppano e che in effetti finiamo per considerare “la nostra realtà,” anche se della realtà non sono che un simulacro, neanche tanto ben riuscito. Consideriamo, per esempio, la storia del nostro paese, che tutti ben conosciamo perché recitata ripetutamente – Goebbels docet – sia nei centri d'indottrinamento obbligatorio (che, ovviamente mentendo, vengono chiamate “scuole”), sia nelle molte occasioni in cui lo stato celebra se stesso e le sue dubbie glorie: ci viene narrato che la nostra nazione nasce dalla liberazione, ad opera di alcuni eroi, delle popolazioni del sud.

Ora, molto spesso si ha l'impressione che, per scoprire la verità delle cose, siano necessarie lunghe e approfondite ricerche ma, se questo è vero in molti casi in cui la nebbia della storia rende ostica la decifrazione della realtà, svelare le falsità più sfacciate richiede soltanto di mettere in funzione le prodigiose capacità dei nostri grossi cervelli liberandoli magari dalle spesse incrostazioni di propaganda che li ricoprono. È sufficiente provare ad elencare i casi in cui l'invasione di un esercito straniero è stata motivata da reali intenzioni “liberatorie.” Il grosso cervello non ci metterà molto, la risposta è: nessuno.

Invero, il motivo dell'aggressione piemontese nel Regno delle Due Sicilie non aveva niente a che vedere con fantomatiche liberazioni dei sudditi meridionali dal “giogo dell'oppressione borbonica.” È sufficiente rileggere la lunga lista dei soprusi che tali sudditi hanno dovuto subire dalle forze dell'occupazione per rendersi conto che, per quanto possano aver sofferto prima della liberazione, non è nulla in confronto a quanto hanno dovuto subire dopo. Ricordare quali e quante sono le attuali conseguenze che derivano da questa falsità originaria è superfluo, ma giusto per nominarne alcune pensiamo alla“questione meridionale,” alla “commistione di mafia e politica,” all'“emigrazione,” all'“arretratezza culturale” e via elencando. Dell'Italia sorta da questa falsa liberazione, Dostoevskij scrisse nel 1877 nel suo diario:
... per che cosa possiamo congratularci con l'Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? E' sorto un piccolo regno dì second'ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, ... un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un'unità meccanica e non spirituale (cioè non l'unità mondiale di una volta) e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second'ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!
Altra menzogna fondamentale, probabilmente la peggiore di tutte poiché estesa a livello globale e assolutamente pervasiva, è l'infame illusione di poter creare ricchezza dal nulla, ovvero: la moneta irredimibile a corso forzoso. Come scrisse Ayn Rand in La rivolta di Atlante,
L'oro era un valore obiettivo, l'equivalente di una ricchezza prodotta. La carta è un'ipoteca su della ricchezza che non esiste, garantita da una pistola puntata contro coloro da cui ci si aspetta che la producano. La carta è un assegno firmato dai saccheggiatori legali su un conto che non è loro: sulla virtù delle vittime. Verrà il giorno in cui tornerà indietro, con la scritta, ‘Cliente scoperto.’
Discendente diretta di questa enorme menzogna primigenia è la crisi attuale, con tutto il suo carrozzone di bufale accessorie – per dirne una, “i prezzi degli immobili salgono sempre” – prodotte in quantità industriali da quelli che Rothbard chiamava gli “intellettuali di corte,” ovvero economisti ed altri eruditi il cui unico scopo è di conquistarsi il favore dei parassiti ingannando i produttori che li mantengono. Parto malsano dei loro grossi cervelli sono i vari pacchetti di stimolo dell'economia, fondati sull'idea che stampare pezzi di carta possa sostituire la ricchezza reale, idea questa che non dovrebbe richiedere troppi neuroni per comprenderne la somma idiozia.

Tuttavia, anche in questo caso, la macchina statale della propaganda, pur se basata in gran parte sulla semplice ripetizione ad nauseam di concetti deliranti, pare avere la meglio sulle capacità di elaborazione dei nostri grossi cervelli, forse troppo impegnati anch'essi a costruire a loro volta quelle piccole falsità che ormai costituiscono il nostro habitat naturale, quella fitta rete di menzogne che ci protegge dalla verità. Che gli “intellettuali di corte” ci hanno insegnato a temere così come la temono loro.

Perché loro sono incompatibili con la verità, per loro è veleno. Guardate ad esempio Richard Perle, il “Principe delle Tenebre” dei neocon, promotore della dottrina della guerra preventiva: ora nega tutto, non è mai stato un neocon, anzi, non sono neanche mai esistiti i neocon! La verità va negata, sempre. È per poterlo fare impunemente che la libertà viene limitata ogni giorno di più: non si può rischiare che gli uomini, una volta liberi, scostino la tenda che nasconde il mago di Oz svelandone la misera natura.

E gli “intellettuali di corte” ci insegnano allora a temere anche la libertà, così come la temono loro. Sta a noi capire che il presunto rischio dell'essere liberi, unica via per la verità, è uno scherzo in confronto a quelli reali e incombenti della schiavitù.

19 comments:

L'agliuto said...

Caro Pax,
nulla da aggiungere. Siamo tristemente d'accordo, soprattutto se pensi che il mio sangue è schiettamente borbonico.
Di palo in frasca, me lo permetti un parziale OT?
Parziale, perché comunque si tratta di oro.
Bene, premesso che l'inflazione è "l'incremento - così von Mises - della quantità di moneta e di banconote in circolazione e nei conti correnti" mi chiedo quale differenza ci sia tra un incremento dovuto al semplice stampare banconote (senza cioè un parallelo aumento della corrispondente riserva aurea) ed un incremento dovuto all'arrivo di ingenti quantità di oro.
Quest'ultimo è il caso della monarchia spagnola, dopo la colonizzazione delle Americhe. Possibile che si definiscano "inflazione" entrambi i processi? La sola cosa che hanno in comune è il successivo aumento dei prezzi, mi sembra.
Grazie per l'attenzione.

Anonymous said...

"L'oro era un valore obiettivo, l'equivalente di una ricchezza prodotta".

????

Dove sta il valore obiettivo dell'oro... in qualche manuale esoterico o nelle protesi dentarie per il terzo mondo ?

Forse si puó mangiare l'oro?

Ha piú "valore obiettivo" una patata o persino del letame.

Il valore intrinseco dell'oro é un'altra mega menzogna universale (solo piú datata rispetto alla menzogna lira, dollaro o euro).

Il concetto-denaro in se é una menzogna:

che sia digitale, cartaceo o metallico, consente un'accumulazione di ricchezza che in natura é impossibile.

Il denaro e' una promessa di beni futuri ed il futuro non esiste (altra menzogna) e nemmeno questi beni.

Pensandoci bene,

per vivere "onestamente" bisognerebbe vivere come le foche.

aE

L'agliuto said...

Scusa, Pax, se faccio le tue veci.
All'aE precedente bisogna rispondere che, se si ignora il concetto tradizionale di sacralità della moneta, effettivamente l'oro non ha molte attrattive. È incorruttibile, ma anche il corruttibile argento veniva impiegato in numismatica (termine che, tra l'altro, riconduce sia a nomos, "Legge [divina]" che ai numi latini). E il diamante è ancora più incorruttibile, ma non lo si usava a mo' di moneta (altro termine sacro, dal latino 'monere', "ammonire").
In realtà l'oro corrispondeva al padre ed al sole (a Dio ed al leone), immobile come il sommo sacerdote (poi diventato re, negli scacchi) e, come questi, muto. Perciò il silenzio è d'oro. La parola invece è d'argento, come la madre, la luna (la Madonna, se si è cristiani, e la leonessa), mobile come la regina degli scacchi. La regalità (come le regole mensili) è sempre vista al femminile, se rapportata alla mascolinità sacerdotale.
Si tratta di un concetto antico e - quel che più conta - universale.
Ma noi moderni siamo troppo evoluti, per apprezzare queste cose. Tant'è che le regole (da rex, regis) sono scomparse quasi quanto le mestruazioni.

Anonymous said...

ah... bueno.

A proposito di grandi menzogne...
ci mancava solo il divino.

Chissá perché chi odia le nuove menzogne quasi sempre ama le vecchie.

aE

Paxtibi said...

Caro aE, per vivere come le foche bisognerebbe esser nati tali. Magari se tutto va come nel libro di Vonnegut tra qualche milione di anni ci arriveremo.

Nel frattempo, dato che il miglior sistema per sopravvivere che abbiamo trovato è il libero scambio, che per facilitare tale scambio è utile una merce che tutti accettano volentieri, e che questa merce è stata individuata millenni fa nei metalli preziosi, ecco che si spiega il valore "obiettivo" dell'oro.

che sia digitale, cartaceo o metallico, consente un'accumulazione di ricchezza che in natura é impossibile.

Esiste forse la possibilità di vivere "fuori dalla natura"?
Non mi risulta.

Il denaro e' una promessa di beni futuri ed il futuro non esiste (altra menzogna) e nemmeno questi beni.

Questo è vero per quanto riguarda la moneta creata dal nulla e imposta dal corso legale. Un metallo prezioso, invece, come qualsiasi altra merce, è costata lavoro e risorse. Quindi non di beni futuri si tratta ma di un bene presente e tangibile.

Per quanto riguarda l'inflazione, la quantità di oro già in circolazione rende trascurabile il suo deprezzamento in caso di scoperte di nuovi giacimenti. Questo è il vantaggio della moneta-merce: c'è un limite fisico alla sua produzione.

Anonymous said...

Caro Paxtibi, messa cosí mi sembra molto piú credibile...

ma (por suerte!) stanno per scadere i termini della mia condanna quotidiana di schiavo informatico (c'e' chi lo chiama "lavoro" anche se non produco nulla)... per cui, se saró ancora a tempo, proveró a risponderti domani.

hasta mañana
aE

Anonymous said...

La causa principale della caduta dell'Impero Spagnolo si chiama alcabala. Quando il tiranno esagera con la tassazione il cittadino aguzza l'ingegno e trova ogni modo possibile immaginabile per aggirare l'ostacolo: evasione, elusione, contrabbando e fuga verso nuove terre dove era facile comprarsi un bel titolo nobiliare e diventare esente dalla tassazione. Secondo Charles Adams il livello dell'evasione fiscale nell'ultimo periodo ariivò a toccare il 90%, le rivolte dei contribuenti furono una caratteristica costante in tutte le province.

L'agliuto said...

Ringrazio l'anonimo precedente, ma ne so quanto prima.
Quel che chiedevo a Pax era: perché si definiscono "inflazione" entrambi i processi 1 - un incremento della quantità di moneta dovuto al semplice stampare banconote (senza cioè un parallelo aumento della corrispondente riserva aurea) e 2 - un incremento dovuto all'arrivo di ingenti quantità di oro?

Paxtibi said...

L'inflazione è un aumento della massa monetaria, quale che sia il tipo di moneta utilizzato.

Ovviamente la moneta creata dal nulla ne è soggetta per sua natura, mentre l'oro tende piuttosto ad apprezzarsi nel tempo.

Anonymous said...

1) “dato che il MIGLIOR sistema per sopravvivere che abbiamo trovato è il libero scambio”

migliore rispetto a quale? Rispetto all’autarchia tribale (durata qualche migliaio di secoli) ? Al regalo cerimoniale? Al baratto, al comunismo incaico, al valore della merce fissato per tradizione (piu o meno valido in tutto l’occidente per le merci comuni fino all’invasione delle americhe). Direi piú propriamente “l’ultimo sistema” che probabilmente non funzionerá neppure per sopravvivere. O pensi che l’Ultimo sia sempre il Migliore?

2) “Esiste forse la possibilità di vivere "fuori dalla natura"?
Non mi risulta”.


Colpito ma non affondato. Correggo: Possono generarsi forme di vita INCOMPATIBILI con la sopravvivenza a lungo o medio termine della propria specie e/o del habitat. Effettivamente l’accumulazione di capitale é “naturale” nell’uomo quanto la riproduzione esponenziale nei Lemming. Ció nonostante, il suicidio massivo di una specie o la distruzione del proprio ambiente vitale si definisce spesso (impropriamente) come “innaturale”. Hai parzialmente ragione. Anche un’eventuale estinzione umana o la distruzione della vita sulla Terra puó considerarsi naturale.

3) “Questo è vero per quanto riguarda la moneta creata dal nulla e imposta dal corso legale. Un metallo prezioso, invece, come qualsiasi altra merce, è costata lavoro e risorse. Quindi non di beni futuri si tratta ma di un bene presente e tangibile.”

Ma é sempre e solo un bene simbolico. Il problema, a mio avviso, non é il suo “materializzarsi”, il problema é l’idea, il concetto, l’essenza Denaro. E le conseguenze sono intrinseche nella sua essenza: il denaro mercifica tutto fino a trasformare l’esistenza e l’esistente in numeri. E quando tutto é mercificato e contabilizzato, non ha neppure piú bisogno di questo “tutto” e inizia a riprodurre solo se stesso. E per fermare questa deriva non c'e' "ancoraggio" che tenga, per dorato che sia. É semplicemente la storia a dimostrarlo.

Per curiositá, quale Era dell’Oro rimpiangi? Gli anni ‘70 con il corrispondente in lingotti nelle casse dello stato o i ducali e filipponi del medioevo?

aE

Paxtibi said...

Direi piú propriamente “l’ultimo sistema” che probabilmente non funzionerá neppure per sopravvivere.

Diciamo che lo considero il più efficace nel produrre un certo livello di benessere diffuso. Il fatto che “non funzioni” non deriva certo dalla sostanza del sistema di scambio ma dalle condizioni in cui si verifica attualmente. C'è una bella differenza tra lo scambiarsi liberamente i frutti del proprio lavoro e il farlo dovendo mantenere una sovrastruttura parassita sempre crescente.

Effettivamente l’accumulazione di capitale é “naturale” nell’uomo quanto la riproduzione esponenziale nei Lemming.

Sono due modi per mettere al riparo la specie in vista di tempi peggiori. Perfettamente naturali.

Ma é sempre e solo un bene simbolico.

No, è un bene tangibile. Il valore che gli viene dato è soggettivo, ma siccome praticamente da sempre, per motivi diversi, questo valore è stato riconosciuto da quasi tutti, ecco che è diventato mezzo di scambio. Non c'è niente di strano o di esoterico in tutto ciò, solo motivazioni pratiche.

Il problema, a mio avviso, non é il suo “materializzarsi”, il problema é l’idea, il concetto, l’essenza Denaro.

Dici bene, “a tuo avviso”: è una valutazione soggettiva, come quella di chi accetta volentieri l'oro in cambio dei propri prodotti o servizi.

il denaro mercifica tutto fino a trasformare l’esistenza e l’esistente in numeri.

Le valutazioni soggettive delle cose esistono a prescindere dall'esistenza del denaro. Il denaro in sé facilita semplicemente l'incontro di queste diverse valutazioni.


Per curiositá, quale Era dell’Oro rimpiangi? Gli anni ‘70 con il corrispondente in lingotti nelle casse dello stato o i ducali e filipponi del medioevo?

Cosa c'entrano gli anni '70 con il medioevo?

Comunque non ho rimpianti di epoche che non ho vissuto.

Anonymous said...

ok, non le rimpiangi, scusami... ma neppure mi rispondi.

Come scrisse Ayn Rand in La rivolta di Atlante,
L'oro era un valore obiettivo, l'equivalente di una ricchezza prodotta.


QUANDO l'oro era "un valore obiettivo"?

Paxtibi said...

Quando? Quando era usato come moneta.
Ma non solo: ancora oggi viene usato come deposito di valore.

Il punto è che solo una merce come può essere l'oro è un mezzo di scambio onesto, perché quello che fai è praticamente un baratto.

Quando invece la moneta la crei dal nulla come accade oggi, nel baratto entra una terza parte – quella che la moneta l'ha emessa – che si impadronisce indebitamente del bene scambiato.

Poi ognuno può avere in testa il suo sistema economico preferito, dal comunismo anarchico alla pianificazione centrale assoluta – sebbene sarebbe il caso che, eventualmente, lo metta in pratica con chi ne condivida l'idea – ma rimane il fatto che il sistema attuale, erroneamente definito “libero” mercato, sia fondato su una truffa gigantesca.

E le truffe vanno eliminate e punite, non accettate supinamente.

Anonymous said...

Ció che vorrei farti capire é che la moneta essendo una convenzione si crea sempre dal nulla.

Che poi il monopolio di questa creazione lo tenga lo stato, la banca privata o il singolo cittadino é un'altra questione.

E' comunque irrilevante la materia che compone la moneta.

Per esempio nel default dell'Argentina del 2001, il "trueque" (baratto) non si complementava con l'oro, ma con "bigliettini" di credito stampati (o semplicemente scritti) da clubes de trueque auto organizzati.

Il "valore obiettivo" di quel bigliettino era ed é lo stesso di un'oncia d'oro. Se credi che poi lo potrai cambiare per patate o letame lo accetti, se no no.

aE

Paxtibi said...

Ció che vorrei farti capire é che la moneta essendo una convenzione si crea sempre dal nulla.

Sbagli: potresti usare delle conchiglie, per convenzione. Ma non potresti crearne quante ne vuoi. In carcere si usano le sigarette, per esempio: evidentemente tra carcerati non si fidano di bigliettini scritti dai loro compagni di cella...

E' comunque irrilevante la materia che compone la moneta.

Assolutamente no. Sarebbe come dire che è irrilevante che il pane che scambi per il mio pesce è solo immaginario.

Il "valore obiettivo" di quel bigliettino era ed é lo stesso di un'oncia d'oro. Se credi che poi lo potrai cambiare per patate o letame lo accetti, se no no.

Se chi lo emette è disposto a redimerlo con l'oncia d'oro, mi sembra più probabile, e più logico, che qualcuno lo accetti in cambio di un po' di patate.

Di quanto possa variare la quantità di patate dipenderà poi dalla disponibilità dei due beni in gioco, ma non ci sarà comunque una terza parte che vive parassitando gli scambi altrui.

Anonymous said...

Per esempio nel default dell'Argentina del 2001, il "trueque" (baratto) non si complementava con l'oro, ma con "bigliettini" di credito stampati (o semplicemente scritti) da clubes de trueque auto organizzati.

Il "valore obiettivo" di quel bigliettino era ed é lo stesso di un'oncia d'oro. Se credi che poi lo potrai cambiare per patate o letame lo accetti, se no no.

aE

Infatti il free-banking andrebbe benissimo, poi sarei curioso di vedere se la preferenza dei consumatori andrà ai pezzetti di carta emessi dal nulla o a quelli garantiti da una riserva d'oro. Si chiede umilmente di metter da parte il corso forzoso (aka forzato) e lasciarci liberi di emettere moneta.

Gatto rognoso said...

Mi permetto di inserirmi nella querrelle economica per fare una "piccola" precisazione storica ad un articolo sostanzialmente corretto.

Visto che dopo anni di denuncia nei confronti di quel terrorista del "Peppe"e dei suoi "amici", prontamente rimbalzate contro il muro dell'omertà filo unitaria meridionale, ho cominciato da qualche tempo a vedermi additato da sedicenti filoborbonici - non qui - come complice della "monarchia a delinquere" sabauda in quanto "padano" (nessun riferimento politico), almeno su questo blog, evitiamo facili generalizzazioni da ipertrofia cerebrale e ricordiamoci che certe porcate sono cominciate nel '59 (e quest'anno si "festeggia") ai danni del lombardo veneto, quello che "fatturava" 26 milioni di lire all'anno, contro i 6 milioni del regno borbonico... e senza tanti plebisciti, truffaldini o meno, almeno per parte lombarda (grazie del "regalo" cecco beppe...)
Evidentemente - va che novità - i parassiti hanno mirato prima di tutto al portafoglio (e meno male che la Prussia ha "salvato"il Veneto per qualche anno).
Non dimentichiamoci le commistioni fra parassiti (dove mangia uno, possono mangiare in due, basta stringersi un pò) che hanno portato al tradimento della classe dirigente e degli alti gradi dell'esercito borbonico vendutisi senza troppi scrupoli alla cosca di Torino.
E non dimentichiamoci infine che se è pur vero che l'ex regno delle due sicilie venne colpito da un fenomeno migratorio senza precedenti, quasi da risultare endemico, che vide la più grande massa umana dello stivale partire in un colpo solo, il triste primato dell'emigrazione spetta però al Veneto, nel momento in cui ebbe la "fortuna" di essere "liberato".
Solo per la precisione.

Paxtibi said...

Gatto rognoso, possiamo effettivamente aggiungere la “liberazione” del Veneto alla lista delle menzogne.

Non dimentichiamoci le commistioni fra parassiti (dove mangia uno, possono mangiare in due, basta stringersi un pò) che hanno portato al tradimento della classe dirigente e degli alti gradi dell'esercito borbonico vendutisi senza troppi scrupoli alla cosca di Torino.

A dimostrazione che chi governa mette al primo posto il proprio interesse a scapito di qualsiasi altra considerazione solidale o identitaria che dir si voglia.

Anonymous said...

E il Friuli Venezia Giulia ce lo vogliamo scordare? Qui stiamo ancora a piangere Francesco Giuseppe e l'efficienza asburgica ;)
In quanto all'emorragia migrante successiva alla liberazione, poche altre regioni possono competere con la nostra...

eB