Monday, July 14, 2008

Nero su bianco

“There is no nonsense so arrant that it cannot be made the creed of the vast majority by adequate governmental action”
(Bertrand Russell)

Se c'è qualcosa che può rivelare la sostanziale identità di intenti dei due candidati alla successione di Giorgio II l'Osceno, lo troviamo senza dubbio nelle loro originali idee sulle guerre in corso. John McCain, ad esempio, durante il suo discorso a Columbus, Ohio, probabilmente in preda ad un delirio mistico da far impallidire il mago Otelma, prevede il futuro forse leggendolo nelle interiora dei GI americani sparse per le strade polverose di Bagdad.
Leggiamo:

“Entro il gennaio 2013, l'America saluterà il ritorno a casa della maggior parte dei soldati e soldatesse che si sono sacrificati terribilmente perché l'America potesse essere sicura nella sua libertà. La guerra in Iraq sarà stata vinta.”
E ancora:
“Non è un programma; è la vittoria. È la vittoria, come ho sempre predetto. Non sapevo quando avremmo vinto la Seconda Guerra Mondiale; sapevo semplicemente che l'avremmo vinta.”
Tra cinque anni avremmo dunque il piacere di scoprire se gli USA avranno vinto la guerra in Iraq, qualsiasi cosa possa significare, e se la previsione si rivelerà azzeccata. Per il momento dobbiamo accontentarci di sapere che, in caso di vittoria elettorale, questo demente ha intenzione di trascorrere il mandato guerreggiando allegramente in Mesopotamia.

Ma che dire del contendente nero (“...alle falde del Kilimangiaro”), speranza delle sinistre “pacifiste”? Ah be', lui le truppe le vuole portar via. Dall'Iraq. Per spostarle in Afghanistan.
Settemila soldati americani in più sul fronte dell'Afghanistan. E' la promessa del senatore di Chicago Barack Obama, il candidato democratico alle presidenziali di novembre, convinto che Washington debba smobilitare al più presto dall'Iraq e rafforzare l'impegno contro i talebani sul confine tra Afghanistan e Pakistan, la nuova roccaforte di al Qaida.

Obama, che ha dedicato alla questione un intervento nella pagina degli editoriali del New York Times oggi, ha precisato cosa ha in mente per l'Afghanistan. Parla di due brigate da combattimento in più, per un totale di circa settemila uomini, tanto per cominciare.

“Se sarò presidente, ci sarà un cambio di strategia. Cominceremo con l'inviare almeno due brigate da combattimento in più a sostegno delle forze che si trovano già sul campo”. Obama è convinto che “servano più soldati, più elicotteri, più agenti di intelligence e più personale di appoggio per completare con successo la missione. Non resteremo ostaggi della necessità di garantire basi in Iraq a difendere una politica sbagliata”.
Eccola qua la “politica sbagliata”: non il fatto di condurre guerre di aggressione imperialiste per trasferire i soldi del taxpayer nelle capienti tasche del complesso militar-industriale. Quello è giusto. Bisogna solo scegliere meglio le vittime, e lui è qui per questo.

Morale della favola: che si scelga il bianco o il nero non ha la minima importanza, se la scelta è solo per il colore del sudario.

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